Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Roe Jaeger    18/04/2021    2 recensioni
Ereri per la Challenge #springbreakbingo del gruppo facebook Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction - GRUPPO NUOVO.
Durante una missione, Eren insiste nel non volersi ritirare ma quando cade da cavallo tocca a Levi andare a salvarlo.
Per Ellygattina.
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Oneshot scritta per la Challenge #springbreakbingo del gruppo facebook Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction - GRUPPO NUOVO dedicata a Ellygattina per il suo compleanno. Perdona il ritardo cara :)
 
Mio Capitano

Il segnale di ritirata del Comandante Erwin era stato recepito da tutti i soldati, ma Eren era ancora alle prese con qualche titano. Armin e Mikasa cercavano in tutti i modi di tirarlo fuori da quella situazione ma a lui piaceva proprio tanto, almeno secondo il personale gusto di Levi Ackerman, andare in cerca di guai. 
Il Capitano sbuffò, stufo di dover sempre salvarlo, gettandosi ugualmente in suo soccorso. 
«Cos’hai nella testa che ti impedisce di capire che ci dobbiamo ritirare?» gli chiese Levi non appena ne ebbe l’opportunità. 
«Capitano mi scusi, ma mi sembra che la battaglia non sia ancora finita» rispose Eren. In una caduta precedente si era ferito una mano e le gambe lo stavano abbandonando, ma lui non demordeva. 
«Monta a cavallo e seguimi, stupido. Ti copro io nel frattempo» sbuffò Levi. 
«E se non lo facessi, mio Capitano?» chiese Eren con una punta di desiderio nella voce. 
«Quando saremo all’interno delle mura penserò io personalmente a spezzarti le gambe, però adesso monta a cavallo!» esclamò Levi, abbattendo un gigante. 
Eren si morse il labbro inferiore, stanco di dover obbedire così ciecamente agli ordini del suo compagno, ma salì sul cavallo e si allontanò dai giganti seguito da Levi. 
Mikasa e Armin erano felici che almeno il Capitano Levi fosse riuscito a convincerlo. 

Non avevano fatto molta strada e i titani erano ancora pericolosamente vicini, quando Armin e Mikasa persero di vista Eren. Forse non riusciva a cavalcare bene nelle condizioni in cui si era ridotto per eccesso di zelo.
Pochi secondi dopo, lo videro cadere rovinosamente dal cavallo. 
«Eren!» esclamò Mikasa preoccupata, mentre Armin stava per fermarsi per prestargli soccorso. 
«Continuate ad andare avanti, voi due!» ordinò il Capitano. «A lui penso io!» aggiunse, tornando indietro verso Eren. 
Mentre cavalcava per raggiungere il giovane Jaeger poco distante, Levi si accorse di come il ragazzo avesse scelto il luogo peggiore per cadere: erano nel bel mezzo di un prato senza alberi a circondarli: in caso di attacco nemico il movimento tridimensionale sarebbe stato inutile lì. E non ci voleva un genio né un abile stratega a capire che presto sarebbero stati circondati dai giganti. 
«Stai bene, idiota?» gli chiese Levi, facendolo salire sul proprio cavallo. Quello di Eren si era dato alla fuga. «Ce la fai o devo aiutarti?» 
«Sono messo male, amore, è vero, ma non così male... ce la faccio.» 
«Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così in pubblico? Un'altra ragione per spezzarti le gambe una volta rientrati.» 
In quel momento un gigante apparve davanti al cavallo e Levi era convinto fosse giunta la loro ora, quando Eren diede un pugno al gigante e... «Che cazzo sta succedendo?» chiese il Capitano, vedendo tutti i giganti che correvano nella direzione opposta al Corpo di Ricerca, allontanandosi dagli umani. 
«Non lo so» Eren si morse un labbro «ma direi che questa è l’occasione giusta per rientrare.» 
Levi annuì, null’affatto convinto che Eren non sapesse. 

«Con il potere dei giganti è riuscito a curarsi le gambe e la mano» stava dicendo Levi a Mikasa e Armin «ma gli è salita la febbre.» 
«Capitano, perché Eren è a casa sua?» chiese Armin. 
Mentre Levi pensava una scusa plausibile, un sussurro di Eren attirò la loro attenzione: «Amore... dove sei...?» 
Mentre Eren tastava il letto e a tentoni lo cercava, Levi avvampò. Mikasa e Armin erano perplessi. 
«Capi...tano...» lo chiamò nuovamente Eren. 
«Sono qui, sono qui» disse il più grande, avvicinandosi a lui e stringendogli la mano tra le sue. Gli mise una mano sulla fronte per accertarsi di come stesse: scottava terribilmente. Levi inumidì l’asciugamano e glielo mise sulla fronte. «Cerca di non sforzarti, idiota. Ma con il potere dei giganti non dovrebbe passarti anche la febbre?» 
«Un gigante guarisce da tutto solo se è egli stesso a volerlo...» disse con un fil di voce Armin, spingendo Mikasa fuori dalla stanza. «A presto, Capitano.» 
E Levi rimase solo con Eren, fissandolo e chiedendosi perché gli piacesse tanto giocare all’ammalato. Poi si ricordò che aveva per dottore lui e gli fu tutto più chiaro. 
   
 
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