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Autore: Lady I H V E Byron    19/04/2021    0 recensioni
(Crossover Kingdom Hearts X Descendants X Once Upon A Time
Si dice che gli Heartless seguano solo i cuori più forti e con una forte prominenza all'Oscurità.
Ma sarà davvero così?
E se invece fosse il piccolo, innocente cuore infranto di un bambino a controllarli?
Genere: Dark, Malinconico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Xehanort, Xigbar
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Altro contesto
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Note dell'autrice: ehi, ehi, ehi! Come butta? Buttiamoci in un nuovo progetto! Tranquilli, stavolta sarà solo di tre capitoli. E, inoltre, è il preludio di un progetto futuro, ma avevo comunque voglia di scrivere qualcosa. Tuttavia, occhio agli spoiler.
Noterete elementi che, forse, avrete letto nelle mie storie precedenti, nei crossover "Kindgom HeartsXDescendants", solo che stavolta ci sarà un terzo crossover, con Once Upon A Time, sebbene abbia stravolto uno, forse due personaggi...
E, in questo capitolo, ho voluto mettere degli accenni a "Phenomena" di Dario Argento, film che ho visto di recente e che, da un certo punto di vista, mi ha affascinata...
Detto ciò, buona lettura!

 

Passato - La solitudine
 

Altri cinque bambini erano scomparsi.
Altre vittime del cosiddetto “Assassino degli Innocenti”.
Rapiva i bambini, senza farsi notare dalla gente.
Tre giorni dopo, i bambini rapiti venivano ritrovati, solitamente in posti periferici, lontani dai luoghi in cui erano stati rapiti. Morti.
Secondo le autopsie, erano morti annegati.
Era stato ordinato di non lasciare mai i bambini incustoditi; se necessario, non farli proprio uscire di casa fino all'arresto di questo assassino.
Nessuno conosceva il movente che spingeva questa persona ad uccidere esseri innocenti quali erano i bambini.
Alcuni genitori avevano paura di questo assassino. Altri avevano deciso di usarlo come minaccia contro i figli discoli e capricciosi, per farli intimidire.
Ma esistono bambini che non hanno genitori: gli orfani.
E gli orfani abitano tutti insieme in un unico edificio, in un orfanotrofio o in una casa-famiglia, sorvegliati costantemente dagli adulti.
Alcuni, però, non rispettavano gli ordini.
Era accaduto, infatti, in una casa-famiglia, che un gruppo di bambini approfittasse di un attimo di distrazione degli adulti per scappare e giocare nel parco.
Uno di loro restava indietro, continuando a guardarsi le spalle.
-Non credo dovremmo andarcene...- mormorò, con un filo di voce -E se poi lo scoprono?-
Uno dei bambini, il più grande, si rivolse a lui, altezzoso.
-Cos'è? Hai paura, per caso, zebra?-
Il bambino con cui stava parlando, infatti, aveva corti capelli neri, mossi, con un ciuffo grigio sul lato destro. Non era piebaldismo, altrimenti sarebbe stato bianco: era grigio, come l'argento.
Ciononostante, gli altri bambini lo chiamavano “zebra”, scordandosi di proposito il suo vero nome.
Non era solo per quel ciuffo, che veniva preso di mira: tutti i bambini che abitavano quella casa-famiglia avevano una storia, chi era stato abbandonato dai genitori, chi era stato portato via dai genitori perché gente ambigua... solo quel bambino non aveva una storia.
Nessuno sapeva il motivo per cui fosse stato portato lì.
I “genitori” della casa-famiglia lo avevano trovato sul loro uscio, avvolto in una coperta, con un bigliettino con su scritto il suo nome ed un messaggio.
Tenetelo al sicuro.”
I bambini sussurravano sempre alle sue spalle, non certo cose piacevoli.
-Secondo me lo hanno abbandonato perché è pazzo.-
-Forse è vero. Hai visto che ciuffo strano che ha? Per me è maledetto.-
Era diverso dagli altri e non aveva una storia. I primi motivi per cui veniva allontanato.
Spesso, doveva essere lui ad avvicinarsi agli altri, per giocare insieme.
I bambini più grandi ne approfittavano: lo mettevano costantemente alla prova, per verificare il suo coraggio. O per trovare una scusa per deriderlo ulteriormente.
Quella trasgressione era una di esse: volevano solo giocare a palla, nel parco vicino alla casa.
Un furgoncino stava passando proprio lì accanto.
Niente di sospetto o spaventoso. Era un semplice furgoncino di dolcetti.
L'uomo che si era affacciato dal finestrino aveva una faccia piena, cordiale, serena, simpatica, con dei folti baffi bianchi che coprivano il labbro superiore della faccia.
Aveva aperto il retro del suo furgoncino, incitando i bambini a darvi un'occhiata ed assaggiare uno dei suoi dolci.
I bambini, entusiasti, abbandonarono la loro palla e corsero verso quell'uomo simpatico.
Questi offrì loro dei lecca lecca, con un sorriso cordiale sul volto.
I lecca lecca avevano un gusto fruttato, molto saporito e dolce.
Ma anche un retrogusto molto strano, acidulo, come fosse limone.
Ma non assomigliava al limone.
Prima di poter commentare, tutti caddero in un sonno profondo.
Al loro risveglio, erano in una stanza buia.
L'uomo gentile si presentò di fronte a loro, con una maschera ed un completo da clown.
Era lui l'Assassino degli Innocenti. Ed avevano scoperto come catturava le sue vittime.
-State buoni...- sibilò, aprendo la gabbia; non assomigliava affatto alla voce rassicurante ed allegra con cui si era rivolto loro qualche istante prima; era fredda, cinica, crudele -Se fate i bravi, finirà subito tutto...-
Osservò le sue nuove vittime una per una.
Il suo occhio folle cadde sul più piccolo: il bambino dal ciuffo grigio.
-Tu! Tu sarai il primo! Avanti, vieni, c'è un bel bagnetto che ti aspetta...-
Cercò di prenderlo per un braccio, ma la vittima indietreggiava, sempre più impaurito.
Gli altri bambini non avanzarono per proteggerlo, anzi: si radunarono, lesti, in un angolo, abbracciandosi l'un l'altro, per proteggersi e per darsi forza.
-Forza! Non fare i capricci!- i passi dell'assassino diventavano più pesanti e furenti, man mano che seguiva il bambino -Nessuno si era mai lamentato fin ora! Sei un vero discolaccio! Un bambino non deve mai disobbedire agli adulti! Forza! Muoviti!-
Stava cercando di afferrargli un braccio, invano. Il bambino non voleva seguirlo.
L'uomo sospirò.
-Va bene, non mi lasci altra scelta. Dovrò usare le maniere forti...-
Dalla sua tasca aveva estratto un coltello. C'erano già delle macchie di sangue, probabilmente di altre giovani vittime.
Riuscì ad afferrare la sua vittima per la maglietta ed alzare il pugnale.
Il bambino non sapeva cosa altro fare, per scappare.
Non gli rimase che urlare, coprendosi il volto con le braccia, per non osservare quell'arma puntata su di lui.
Quell'urlo assordò i presenti: i bambini si tapparono le orecchie. Anche l'assassino era tentato, ma non doveva perdere la presa su di lui.
-Stai zitto! Mi stai assordando!-
Non si era accorto della piccola pozza oscura apparsa poco lontano dal bambino dal ciuffo grigio.
La stanza era illuminata solo con una lampadina, quindi si confondeva bene con le zone oscure.
Da questa pozza era uscito un essere: una formica gigante con enormi occhi gialli.
I bambini si strinsero sempre più l'un l'altro.
Anche l'assassino si accorse di quella creatura.
Arretrò, lasciando il bambino.
-Ma cosa...?- si rivolse a questi, sgomento, dietro la maschera -Sei il demonio!-
La creatura fece un grande balzo in avanti, verso l'uomo con la maschera da clown, facendolo cadere.
Urla mostruose, che divennero suoni agonizzanti, quando la creatura aveva affondato la zampa artigliata nel suo petto, estraendo il suo cuore.
Il bambino dal ciuffo grigio non reagì; rimase immobile, dalla sorpresa, non dalla paura.
Ma i suoi amici urlarono di terrore.
Il corpo dell'Assassino degli Innocenti svanì in una nube oscura, quando la creatura fece svanire il cuore.
Non ci sarebbero state più vittime.
Se non fosse accaduto ciò che avvenne un attimo dopo.
La creatura era rimasta ferma, dopo aver estirpato il cuore dal petto dell'uomo.
Il bambino destinato ad essere la prossima vittima si era piegato sulle sue ginocchia, osservando quella creatura, senza provare alcun timore.
-Vieni avanti, non ti faccio niente.-
Aveva allungato una mano in avanti, a palmo aperto.
Fissava quella creatura: i suoi grandi occhi gialli non esprimevano emozioni. E il corpo assomigliava davvero ad una formica gigante.
Era apparsa quando più ne aveva bisogno. Era stato il suo angelo custode.
Non sembrava terrificante, ai suoi occhi.
Essa si avvicinò a lui, con confidenza. Anzi, sembrava stesse obbedendo agli ordini.
Lasciò che la mano del bambino gli carezzasse la testa.
-Oh... sei davvero carino...-


Siamo qui per servirti, mio signore.


Il bambino sobbalzò.
Quella voce lo aveva colto di sorpresa.
Chi aveva parlato? Era sicuro di non averla immaginata.
Non era con le orecchie che l'aveva udita: era nella sua mente.
Quella creatura gli aveva parlato; e stava persino eseguendo una lieve riverenza.
Il bambino più grande lo indicò, con aria spaventata.
-Avete visto tutti?! Lo ha invocato lui! Ecco perché lo hanno abbandonato! È un mostro! Ci ucciderà tutti!-
Il citato sentì il respiro mozzargli in gola.
Quegli sguardi... prima vi vedeva solo derisione e denigrazione. Ora vedeva solo... terrore.
Cercò di fare un passo in avanti.
-Ma ci ha salvato la vita...-
-Stacci lontano, mostro!-
Scapparono tutti quanti, urlando, verso l'unica uscita di quella stanza.
Notare come quella creatura era comparsa era più importante della morte dell'Assassino degli Innocenti.
Avevano trovato la scusa per allontanarlo sempre di più. Lo avrebbero raccontato persino ai “genitori”, e loro avrebbero contribuito alla sua discriminazione.
Erano rimasti solo in due in quella stanza, dove, per anni, si erano consumati ignobili infanticidi.
-Ti hanno chiamato “mostro”.- mormorò il bambino, con tono rassegnato; sapeva che quei bambini non erano veri amici, ma odiava stare da solo -Entrambi ci hanno chiamati “mostri”. I miei amici mi hanno abbandonato.-
Osservò di nuovo la creatura negli occhi.
-Vuoi essere mio amico? Vorrei tanto avere qualcuno con cui giocare. Sono così solo...-
Allungò di nuovo un braccio, toccando nuovamente la testa della formica gigante.
Questa non si tirò indietro. Accettò la carezza.
-Io mi chiamo Neal. Da adesso siamo amici.-
Neal aveva cinque anni, allora.
Successivamente quell'esperienza, venne sempre più allontanato dagli altri bambini: era stato raccontato della creatura oscura, e di come fosse apparsa con il suo urlo.
Con la scomparsa dell'Assassino degli Innocenti, i bambini potevano finalmente giocare tranquillamente nel parco.
Tutti tranne Neal.
Si recava nel cortile, dove lo attendeva la creatura oscura che lo aveva salvato: spesso, non veniva da sola. Altre creature simili ad essa apparivano, di fronte al bambino.
Le loro forme erano strane, ed alcuni di loro avevano un aspetto terrificante, ma non sembravano aver intenzione di fargli male.
Ma il luogo più sicuro dove incontrarli era la cantina: gli altri bambini riuscivano sempre ad incriminarlo per cose che non aveva fatto.
Per punizione, veniva mandato in cantina, senza cena.
Le creature oscure, però, riuscivano sempre a rubare del cibo, e portarlo al loro padrone.
Neal li chiamava “compagni di gioco”, ma loro lo consideravano il loro padrone.
Gli piaceva giocare con le creature oscure, ed era affascinato dalle loro forme. Nessuna di esse gli incuteva timore.
Addirittura, gli piaceva ritrarli nei suoi disegni.
Disegnava spesso se stesso che teneva per mano i suoi “amici oscuri”, le formiche giganti, quelli ciccioni, quelli che sembravano cappelli cinesi colorati e quelli con la testa dentro un pesce di metallo.
Purtroppo, però, veniva spesso visto, in cortile, con le creature oscure. Gli altri bambini lo guardavano scuotendo la testa e raccontandosi altre storie cattive su di lui.
Ormai girava voce che chiunque si avvicinasse a lui, era maledetto. Neal era isolato da tutti.
La goccia arrivò quando il bambino più grande, ormai divenuto quindicenne, aveva scovato uno dei tanti disegni di Neal e lo aveva mostrato agli altri, ridendo delle creature oscure.
Non lo chiamavano più “zebra”, ma “stregone”.
Avevano deciso di fargli uno scherzo.
Era in corso un black out, quella sera.
Neal stava percorrendo il corridoio che lo conduceva verso la sua camera da letto.
L'interruttore non si accendeva più.
Lui, per fortuna, non aveva paura del buio.
-Neal...- udì, come un sibilo.
Lui si voltò: era impossibile definire da dove provenisse quella voce. Ma sentiva dei passi avvicinarsi sempre più a lui.
Notò una sagoma tutta bianca che ondeggiava.
-Sooonoo il fantasma di questa casa!- ululò, alzando le braccia; era chiaramente uno dei bambini sotto un lenzuolo -O potente stregone, sono vostro servo!-
Neal gli passò accanto, ignorandolo.
Si imbatté contro un'altra sagoma. Tante sagome. Comparivano alle sue spalle, dalle porte di ogni camera.
Erano vestiti e truccati con i propri costumi di Halloween. Tutte creature mostruose.
-Io shono un vampiro! Al voshtro shervizio, mio shignore!-
-Auuuu! Io sono un lupo mannaro!-
-Io sono un diavolo! Comandatemi, o signore delle tenebre!-
Vampiri, scheletri, fantasmi, lupi mannari, diavoli, streghe... erano tutti intorno a lui.
Neal cercò di scappare da quelle mani che continuavano a toccargli la maglia o i capelli, per metterlo a disagio.
Ma loro lo inseguivano ad ogni passo che faceva.
Giunsero tutti in salotto.
Un ultimo ragazzo, vestito da prete, lo stava aspettando: il più grande, il primo ad averlo allontanato, nel giorno in cui era stato rapito dall'Assassino degli Innocenti. Aveva un estintore in mano.
-Io sono un esorcista!- esclamò -Andatevene da questa casa, demoni!-
Attivò l'estintore contro Neal, che arretrò con un lieve urlo di sorpresa, coprendosi gli occhi.
Ridevano delle sue urla, dei suoi tentativi di fuga, dei suoi implori.
-Mio signore! Comandatemi!-
-Vi adoriamo, signore delle tenebre!-
-Siamo al vostro servizio!-
-Vi proteggeremo!-
-Vi adoriamo!-
Neal continuava a tenersi le mani sui capelli, ignorando i loro sguardi, ma straziato dalle loro frasi schernitrici.
Si prendevano gioco di lui. Dei suoi amici oscuri.
I “genitori” erano accorsi, assistendo con sgomento allo spettacolo.
-Adesso basta! Smettetela!- esclamò il “padre”, severo.
Ma loro non prestarono ascolto.
-Vi prego, basta!- implorò Neal.
Niente li avrebbe fermati: la sofferenza del bambino era la loro forza.
-Vi adoriamo! Vi adoriamo! Vi adoriamo!- continuavano ad urlare.
Qualcosa, dentro Neal, stava crescendo. Era oscuro, potente. E bruciava.
Voleva uscire. O lui sarebbe esploso.
Non ebbe altra scelta. Voleva scappare da quella situazione a tutti i costi.
Urlò.
Urlò la sua rabbia.
Gli altri arretrarono all'istante: non era un urlo normale.
Un urlo normale consisteva solo nella fuoriuscita di aria ed un sorprendente aumento del volume della voce.
Intorno a Neal si era estesa un'enorme aura oscura, che circondò l'intero salotto.
Era come se un vento si fosse esteso su di lui, dal basso, a giudicare come si muovevano i suoi capelli.
Persino i suoi occhi erano cambiati: da scuri si erano improvvisamente colorati di giallo.
Da quell'aura oscura, esse apparvero: le creature oscure, gli Heartless.
Non solo le formiche giganti, gli Shadow: ma anche Soldati, Blu Ciccio, Neoshadow, Invisibili, e Darkballs.
Tutti i presenti erano paralizzati dalla paura. Non vi era via in cui scappare.
Un solo attimo.
Le lacrime stavano scendendo dagli occhi di Neal.
Tornò a guardare in avanti: il suo sguardo era vuoto, sebbene stesse sorridendo.
-Anche io vi amo.-
La sua voce era un sussurro.
Riecheggiò nella stanza.
I corpi dei suoi “fratelli” e “genitori” giacevano per terra, privi di sensi.
Furono circondati da una nube oscura. Lentamente, stavano svanendo nel nulla.
Neal era rimasto solo. Con i suoi Heartless.
Era ad essi, infatti, cui stava parlando.
-Amo ognuno di voi.- ripeté; li guardava tutti con orgoglio -Vi amo tutti. Voi siete la mia famiglia. Siete tutto per me. Resterete sempre con me? Non mi abbandonerete mai?-
Seguì un breve momento di pausa.
Gli Heartless gli stavano comunicando la loro risposta: cieca fedeltà, obbedienza, supporto.
-Non posso più fidarmi di nessuno se non voi.- disse Neal, ancora con sguardo vuoto; i suoi occhi erano tornati scuri -Non sono più da solo. Ora ho voi. Non ho bisogno di altro.-
A dieci anni, Neal lasciò la casa-famiglia in cui era cresciuto.
Non era stato adottato.
Non aveva bisogno di una famiglia.
Aveva ottenuto molto di più...
 

   
 
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