Vacilla il prediletto
Draco è mille pezzi che se rimessi insieme non hanno senso.
Cerca di darlo almeno alla sua vita, un senso. Ma a un bivio, rimane immobile. Astoria la conosce da più tempo.
Astoria è somiglianza, è certezza. Greengrass e Malfoy sono due cognomi strani – quando li sente non avverte più la gloria e l’onore, solo il decadimento. Cognomi antichi e sporchi a cui non rimane niente se non la memoria, che fa ancora più male; e rimane forse anche la speranza, pallida e remota, di raccogliere i cocci e costruire qualcosa. Perché Astoria è affinità, è comprensione – sono nati nella purezza ma cresciuti nello sporco, nel marcio di idee e convinzioni a cui nessuno dei due crede più. Astoria è vicina, prima e dopo la guerra, e a Draco non dispiace. Perché Astoria è sicurezza ed è, in un certo senso, un’ode al passato. Rendono onore a quel che è stato (forse non dovrebbero), ma rinnegano quel che non c’è mai stato (ne sono contenti). (Il suo settimo anno a Hogwarts esiste due volte, perché, dopo la guerra, sua madre insiste affinché riprenda gli studi. Draco ubbidisce perché è stanco dei bivi e forse prendere la decisione più immediata è la scelta migliore.)
Luna la conosce a stento, all’inizio.
Luna è diversità, è incertezza. Malfoy e Lovegood sono due cognomi diversi – quando li sente sembra vogliano graffiargli le orecchie fino a fargliele sanguinare. Però Luna gli insegna che un cognome è un cognome e si può essere più di questo. Luna è libertà, in tutti i sensi. I suoi ragionamenti, che dapprima paiono solo deliri, acquistano senso man mano che impara a conoscerla, a decifrare i molteplici modi in cui vede il mondo. Luna ha gli occhi limpidi e in essi Draco può quasi vedervelo riflesso, quel mondo – non ci sono cognomi, non ci sono tradizioni che vanno rispettate e tradizione che vanno abbandonate. Agli occhi di sua madre e suo padre è sempre stato il prediletto.
Agli occhi degli altri, non lo sa. Agli occhi di Astoria è uno specchio in cui rivedersi,
un’isola in un oceano sconfinato. E gli piace, Astoria – è simile, ma diversa quanto basta. Agli occhi di Luna è forse un’incognita (lei lo è per lui, sicuramente),
un soggetto strano ma tutto sommato innocuo (ora, almeno). E non gli dispiace, Luna – è diversa, ma simile quanto basta. C’è la sicurezza, e c’è il rischio.
A un bivio, vacilla il prediletto.
*
La voce della morte prematura di Rolf Scamander gli arriva quasi per caso. Non dice nulla; non sa come reagire. *
«Mi dispiace per Astoria.» È cambiata la ragazza, ora donna, non lo sguardo – gli occhi di Luna sono sempre quelli, limpidi e sinceri. Draco l’ha rivista poche volte da quando sono terminati i suoi studi a Hogwarts, ma crede che, anche se l’avesse conosciuta una vita, comunque non riuscirebbe a capirla. Lo abbraccia, gli chiede come sta, fa domande su Scorpius. Sulla punta della lingua, Draco ha il nome di Rolf – non sa se lasciarselo sfuggire. Quando è diventata somiglianza
pur rimanendo libertà, Luna? A un bivio, vacilla il prediletto.
“Eppure resta che qualcosa è accaduto,
forse un niente che è tutto.” «Luna?»
«Dimmi, Draco.» (Le labbra liberano un nome.) |