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Autore: LadyHeather83    25/04/2021    2 recensioni
Aveva bisogno di un abbraccio per farla stare meglio, per fargli sentire che su di lui poteva contare.
Non serviva che parlasse.
Ma fu lei a proferire parola.
Un sussurro appena accennato, ma che arrivò limpido alle orecchie del collega.
Una parola inaspettata che gli fece perdere un battito.
“Ritrasformami”.
Chat Noir strinse di più gli occhi quando realizzò che Lady Bug era tornata nella sua forma civile.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Sonata al chiaro di luna

 

Il cielo di quella serata prettamente primaverile era puntellato di stelle e la luna piena e grande stava regalando uno spettacolo fantastico.

Nell’aria aleggiava una leggera brezza che faceva ondeggiare i capelli di entrambi i super eroi mentre si concedevano una pausa dalla ronda notturna.

Ma ancora pochi minuti e per i due sarebbe arrivato il momento di salutarsi.

Lady Bug e Chat Noir erano seduti sull’orlo di un cornicione con le gambe penzolanti e con entrambe le braccia stese dietro la schiena.

Le mani erano talmente vicine da potersi sfiorare, ed era quello che faceva ogni tanto Chat Noir, un gesto che però sembrava rendere indifferente la sua amica.

Ogni tanto le lanciava un’occhiata per vedere la sua reazione, però quello che il gattone non poteva vedere era il cuore di Lady Bug mancare ogni volta un battito quando le loro dita si sfioravano.

Da quando aveva cominciato a vedere Chat Noir con altri occhi?

Forse da quando aveva rotto con Luka?

Forse da quando aveva deciso definitivamente di lasciarsi Adrien alle spalle?

Forse…non le era mai stato così indifferente, e in quei mesi lo aveva anche imparato a conoscere meglio scoprendo un lato di lui dolce e sensibile, oltre a quello da clown che era abituata a vedere e che la faceva divertire.

Con lui stava bene.

Poteva parlare di tutto senza essere giudicata, sapeva che l’avrebbe capita e non avrebbe mai posto domande scomode o che l’avrebbero messa in serio imbarazzo.

Chat Noir era diventata una buona spalla su cui piangere e confidarsi.

“Serata tranquilla” Disse il gattone stiracchiandosi per poi ritornare nella medesima posizione.

Erano rimasti a parlare per più di un’ora del più e del meno, cercando di non entrare nei particolari, ma Chat Noir aveva come la sensazione che Lady Bug volesse dirgli qualcosa.

Era strana, si comportava con modi impacciati come solo una persona di sua conoscenza faceva: Marinette.

Marinette aveva parlato molto con Tikki nelle settimane precedenti, ed era giunta alla decisione che avrebbe rivelato presto a Chat Noir chi era.

Il kwami della creazione del canto suo, aveva cercato di farla ragionare dicendole di aspettare ancora, che era troppo pericoloso, di aspettare almeno di sconfiggere Papillon.

E alla risposta secca di MarinettePoi ne verranno altri dopo di lui, lo so, me lo ha detto Bunnix”, Tikki sospirò rassegnata.

Aveva ragione, dannatamente ragione.

Lady Bug non aveva risposto, ma era rimasta assorta nei suoi pensieri.

“Qualcosa non va, milady?” Le aveva chiesto toccandole la spalla e facendola scattare.

Era tesa perché stava cercando il modo migliore per tirare fuori l’argomento e probabilmente negli ultimi dieci minuti non aveva nemmeno ascoltato quello che stava dicendo.

“Ah! Chi. Cosa. Che? Un’akuma? Dove?” Si alzò cercando la fonte del pericolo con la sua super vista.

Chat Noir le sorrise e si alzò anche lui.

Le adagiò le mani sulle sue spalle “Nessuna akuma, milady. Ti vedo tesa. Sicura di stare bene?”

Lady Bug si morse un labbro.

Doveva dirglielo, o meglio, chiedere che cosa ne pensava lui di rivelare le proprie identità.

Lo guardò dritto negli occhi e sospirò mentre si torturava le dita delle mani.

Stava per rispondergli, ma venne interrotta dall’orologio della cattedrale di Notre Dame che scandiva le dieci di sera.

“Devo andare, domani c’è scuola ed è tardi” Mise la mano sullo yo-yo pronta per lanciarlo sul tetto vicino.

Chat Noir la fermò.

Aspetta…” Un alito di vento li colpì entrambi e la città sembrava essersi fermata di colpo.

Le auto avevano smesso di percorrere quella via principale e in lontananza risuonava una soave melodia.

“Ti va di ballare? Poi ti prometto che ti lascio andare”.

Lady Bug non rispose, ma si chiuse in lui con un abbraccio, stringendolo forte a se appoggiando poi la testa nell’incavo del suo collo, proprio come aveva fatto con Adrien a New York.

Che buon profumo aveva, dove lo aveva già sentito?

Inspirò più profondamente perché quell’essenza attivasse qualche neurone del suo cervello e gli rivelasse la risposta.

Chat Noir non si aspettava quel gesto, ma si limitò ad assecondarla, del resto era quello che voleva: ballare, cullarla tra le sue braccia come fosse una bambina bisognose di cure.

Ed era quello che le sembrava Lady Bug in quel momento, qualcosa attanagliava i suoi pensieri, e forse quell’abbraccio, la sua presenza vicina sarebbe riuscita a farla sciogliere un po’.

Aveva bisogno di un abbraccio per farla stare meglio, per fargli sentire che su di lui poteva contare.

Non serviva che parlasse.

Ma fu lei a proferire parola.

Un sussurro appena accennato, ma che arrivò limpido alle orecchie del collega.

Una parola inaspettata che gli fece perdere un battito.

“Ritrasformami”.

Chat Noir strinse di più gli occhi quando realizzò che Lady Bug era tornata nella sua forma civile.

Non stava più stringendo una tuta magica, ma quello che sentiva era il tessuto morbido dei suoi abiti.

Non se lo aspettava e non era pronto.

Silenzio.

Un fruscio debole.

Marinette deglutì pensando di aver fatto una cazzata, di essersi lasciata trasportare dal momento.

E se si fosse spaventato dopo aver visto chi aveva davanti?

Aprì lentamente un occhio giusto per vedere la sua reazione e si meravigliò quando lo vide con entrambi gli occhi ben sigillati.

Marinette e Chat Noir continuarono a cullarsi stretti l’uno all’altro anche se la musica era finita da un pezzo.

“Non mi guardi nemmeno, vero?” Chiese con una punta d’amarezza.

Chat Noir in realtà non sapeva cosa fare.

Non se lo aspettava, lui voleva solo consolarla.

Non avevano mai parlato di rivelare le loro identità, anzi era stata lei a ribadire il fatto che conoscerle sarebbe stato pericoloso per entrambi.

“Non è come pensi…” Le sue mani iniziarono a tremare e Marinette aveva avvertito quel tremolio sulla sua schiena.

Sorrise.

…Marinette” Aggiunse poi lasciandola di stucco.

Aveva riconosciuto la sua voce, il suo profumo di crema e cioccolato, quello che gli entrava nelle narici ogni mattina a scuola quando gli passava accanto.

Anche lei iniziò a tremare quando udì che Chat Noir la conosceva, ed era sicura che non avesse ancora aperto gli occhi.

Si, si erano visti qualche volta, ma era da un po’ che non interagiva più con lei.

Continuarono a danzare ancora stretti l’uno all’altro, nessuno dei due aveva intenzione di staccarsi.

M-ma come hai fatto?”

Chat Noir non rispose alla sua domanda “Ritrasformami”.

Un bagliore verde attraversò i suoi occhi e il profumo di Adrien n.4 le entrò nelle narici.

Marinette lo strinse ancora più forte e lo stesso fece Adrien.

“Secondo te non riconosco la voce e il profumo della ragazza che amo?”

“Pensavo amassi Lady Bug”

“Tu sei Lady Bug, e amo ogni sua sfumatura”

Nessun dei due comunque aveva intenzione di aprire gli occhi, come se farlo potesse in qualche modo spezzare la magia del momento, o peggio ancora, destarli da quel bellissimo sogno, se lo era.

“D’un tratto mi sento scema” Sussurrò.

“Perché?”

“Perché non ho capito prima che eri tu”

“Non è colpa tua, non lo potevamo capire”

Un mezzo rintocco scandì le dieci e mezza.

“Dovremo andare, se non vogliamo rischiare di addormentarci a lezione domani”. A Marinette costò molto dire quelle cose, sarebbe stata volentieri tutta la notte abbracciata ad Adrien facendosi cullare dalle sue braccia forti e sicure, dal calore del suo corpo.

Si rese conto che l’amore che provava per lui non era svanito, ma era stato solo sopito, e questo le aveva dato modo di cominciare ad amare un lato di lui che mostrava solo quando era trasformato in Chat Noir.

“Credo passerò in ogni caso la notte in bianco, penserò a quanto scemo sono stato a non accorgermi che la sei sempre stata accanto a me”

“Lo hai detto tu, non potevano saperlo”

“Si, ma non me lo perdonerò mai”

“Posso confessarti una cosa?”

“Certo”

“Ti ricordi quella volta che sei stato colpito dalle frecce di Dark Cupido? E ho dovuto baciarti per rompere l’incantesimo?”

“Ricordo la foto che abbiamo visto da Nadia Chamack

“Beh!...mi è piaciuto”

Adrien sorrise sghembo senza aprire gli occhi.

“Ti va di rifarlo?”

Marinette perse un battito e le si seccò di colpo la bocca.

“Si”

Entrambi si fermarono e si staccarono per un attimo, giusto il tempo di guardarsi finalmente negli occhi e realizzare che quello che stavano vivendo era la realtà e non un sogno.

Marinette sorrise “Sei sempre stato tu.”

Adrien era proprio davanti a lei, bello come non mai al chiaro di luna, gli mise una mano sulla guancia.

“Si, milady” Appoggiò la mano sulla schiena avvicinandola a lui, doveva ammettere che l’agitazione si stava impossessando di lui.

Avrebbe finalmente baciato la ragazza che amava e se lo sarebbe pure ricordato.

Nessun nemico che gli avrebbe cancellato la memoria, nessun nemico che l’avrebbe colpito con le sue frecce nere annebbiandogli la mente.

Sarebbe stato speciale e vero.

Marinette chiuse gli occhi mentre avvicinava le sue labbra a quelle sottili di lui.

Una scossa attraversò entrambi quando le loro bocche si unirono.

I kwami che fino a quel momento erano rimasti in disparte, esultarono di gioia facendo staccare i loro portatori.

Plagg!” Lo rimproverò Adrien.

Tikki!” Incalzò Marinette.

I due ragazzi chiedevano solo un po’ di privacy e vivere quell’incontro nel modo migliore possibile.

“Scusate! Ma siamo felici, finalmente non vedrò più il moccioso baciare solo la foto di Lady Bug” Imitò il gesto.

Adrien avrebbe voluto sparire all’istante, soprattutto dopo lo sguardo meravigliato di Marinette.

“E io finalmente non la sentirò più sospirare il suo nome mentre abbraccia il cuscino dopo aver spruzzato il profumo di Adrien!” Tikki sorrise.

“Che cosa?” Chiesero all’unisono i due portatori scoppiando poi in una fragorosa risata.

Adrien guardò Marinette “Non serve che lo fai più, potrai sentire il mio profumo direttamente addosso a me!”

“E a te non serve baciare una mia foto, potrai farlo tutte le volte che vorrai”

Tipo…adesso?” Le chiese alzandole il volto con due dita per poi premere le sue labbra contro le sue.

*

FINE

*

Convenevoli finali: Ciao a tutti spero che questa one shot vi sia piaciuta, l’ho scritta di getto e spero che il risultato possa essere decente.

Vi mando un grosso abbraccio e vi ricordo, sempre se volete, di leggere le altre mie storie dedicate a questi due tonni.

Ringrazio chi vorrà lasciare un suo parere, ma anche chi leggerà soltanto.

Un abbraccio forte, Erika

 

  
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