Sonata al chiaro di luna
Il
cielo di quella serata prettamente primaverile era puntellato di stelle e la
luna piena e grande stava regalando uno spettacolo fantastico.
Nell’aria
aleggiava una leggera brezza che faceva ondeggiare i capelli di entrambi i super
eroi mentre si concedevano una pausa dalla ronda notturna.
Ma
ancora pochi minuti e per i due sarebbe arrivato il momento di salutarsi.
Lady
Bug e Chat Noir erano seduti sull’orlo di un cornicione con le gambe penzolanti
e con entrambe le braccia stese dietro la schiena.
Le
mani erano talmente vicine da potersi sfiorare, ed era quello che faceva ogni
tanto Chat Noir, un gesto che però sembrava rendere indifferente la sua amica.
Ogni
tanto le lanciava un’occhiata per vedere la sua reazione, però quello che il
gattone non poteva vedere era il cuore di Lady Bug mancare ogni volta un
battito quando le loro dita si sfioravano.
Da
quando aveva cominciato a vedere Chat Noir con altri occhi?
Forse
da quando aveva rotto con Luka?
Forse
da quando aveva deciso definitivamente di lasciarsi Adrien
alle spalle?
Forse…non le era mai
stato così indifferente, e in quei mesi lo aveva anche imparato a conoscere
meglio scoprendo un lato di lui dolce e sensibile, oltre a quello da clown che
era abituata a vedere e che la faceva divertire.
Con
lui stava bene.
Poteva
parlare di tutto senza essere giudicata, sapeva che l’avrebbe capita e non
avrebbe mai posto domande scomode o che l’avrebbero messa in serio imbarazzo.
Chat
Noir era diventata una buona spalla su cui piangere e confidarsi.
“Serata
tranquilla” Disse il gattone stiracchiandosi per poi ritornare nella medesima
posizione.
Erano
rimasti a parlare per più di un’ora del più e del meno, cercando di non entrare
nei particolari, ma Chat Noir aveva come la sensazione che Lady Bug volesse
dirgli qualcosa.
Era
strana, si comportava con modi impacciati come solo una persona di sua
conoscenza faceva: Marinette.
Marinette aveva parlato
molto con Tikki nelle settimane precedenti, ed era
giunta alla decisione che avrebbe rivelato presto a Chat Noir chi era.
Il
kwami della creazione del canto suo, aveva cercato di
farla ragionare dicendole di aspettare ancora, che era troppo pericoloso, di
aspettare almeno di sconfiggere Papillon.
E
alla risposta secca di Marinette “Poi ne verranno altri dopo di lui, lo so, me
lo ha detto Bunnix”, Tikki
sospirò rassegnata.
Aveva
ragione, dannatamente ragione.
Lady
Bug non aveva risposto, ma era rimasta assorta nei suoi pensieri.
“Qualcosa
non va, milady?” Le aveva chiesto
toccandole la spalla e facendola scattare.
Era
tesa perché stava cercando il modo migliore per tirare fuori l’argomento e
probabilmente negli ultimi dieci minuti non aveva nemmeno ascoltato quello che
stava dicendo.
“Ah!
Chi. Cosa. Che? Un’akuma? Dove?” Si alzò cercando la
fonte del pericolo con la sua super vista.
Chat
Noir le sorrise e si alzò anche lui.
Le
adagiò le mani sulle sue spalle “Nessuna akuma,
milady. Ti vedo tesa. Sicura di stare bene?”
Lady
Bug si morse un labbro.
Doveva
dirglielo, o meglio, chiedere che cosa ne pensava lui di rivelare le proprie
identità.
Lo
guardò dritto negli occhi e sospirò mentre si torturava le dita delle mani.
Stava
per rispondergli, ma venne interrotta dall’orologio della cattedrale di Notre Dame che scandiva le dieci di sera.
“Devo
andare, domani c’è scuola ed è tardi” Mise la mano sullo yo-yo pronta per
lanciarlo sul tetto vicino.
Chat
Noir la fermò.
“Aspetta…” Un alito di vento li colpì entrambi e la città
sembrava essersi fermata di colpo.
Le
auto avevano smesso di percorrere quella via principale e in lontananza
risuonava una soave melodia.
“Ti
va di ballare? Poi ti prometto che ti lascio andare”.
Lady
Bug non rispose, ma si chiuse in lui con un abbraccio, stringendolo forte a se
appoggiando poi la testa nell’incavo del suo collo, proprio come aveva fatto
con Adrien a New York.
Che
buon profumo aveva, dove lo aveva già sentito?
Inspirò
più profondamente perché quell’essenza attivasse qualche neurone del suo
cervello e gli rivelasse la risposta.
Chat
Noir non si aspettava quel gesto, ma si limitò ad assecondarla, del resto era
quello che voleva: ballare, cullarla tra le sue braccia come fosse una bambina
bisognose di cure.
Ed
era quello che le sembrava Lady Bug in quel momento, qualcosa attanagliava i
suoi pensieri, e forse quell’abbraccio, la sua presenza vicina sarebbe riuscita
a farla sciogliere un po’.
Aveva
bisogno di un abbraccio per farla stare meglio, per fargli sentire che su di
lui poteva contare.
Non
serviva che parlasse.
Ma
fu lei a proferire parola.
Un
sussurro appena accennato, ma che arrivò limpido alle orecchie del collega.
Una
parola inaspettata che gli fece perdere un battito.
“Ritrasformami”.
Chat
Noir strinse di più gli occhi quando realizzò che Lady Bug era tornata nella
sua forma civile.
Non
stava più stringendo una tuta magica, ma quello che sentiva era il tessuto
morbido dei suoi abiti.
Non
se lo aspettava e non era pronto.
Silenzio.
Un
fruscio debole.
Marinette deglutì
pensando di aver fatto una cazzata, di essersi lasciata trasportare dal
momento.
E
se si fosse spaventato dopo aver visto chi aveva davanti?
Aprì
lentamente un occhio giusto per vedere la sua reazione e si meravigliò quando
lo vide con entrambi gli occhi ben sigillati.
Marinette e Chat Noir
continuarono a cullarsi stretti l’uno all’altro anche se la musica era finita
da un pezzo.
“Non
mi guardi nemmeno, vero?” Chiese con una punta d’amarezza.
Chat
Noir in realtà non sapeva cosa fare.
Non
se lo aspettava, lui voleva solo consolarla.
Non
avevano mai parlato di rivelare le loro identità, anzi era stata lei a ribadire
il fatto che conoscerle sarebbe stato pericoloso per entrambi.
“Non
è come pensi…” Le sue mani iniziarono a tremare e Marinette aveva avvertito quel tremolio sulla sua schiena.
Sorrise.
“…Marinette” Aggiunse poi lasciandola di stucco.
Aveva
riconosciuto la sua voce, il suo profumo di crema e cioccolato, quello che gli
entrava nelle narici ogni mattina a scuola quando gli passava accanto.
Anche
lei iniziò a tremare quando udì che Chat Noir la conosceva, ed era sicura che
non avesse ancora aperto gli occhi.
Si,
si erano visti qualche volta, ma era da un po’ che non interagiva più con lei.
Continuarono
a danzare ancora stretti l’uno all’altro, nessuno dei due aveva intenzione di
staccarsi.
“M-ma come hai fatto?”
Chat
Noir non rispose alla sua domanda “Ritrasformami”.
Un
bagliore verde attraversò i suoi occhi e il profumo di Adrien
n.4 le entrò nelle narici.
Marinette lo strinse
ancora più forte e lo stesso fece Adrien.
“Secondo
te non riconosco la voce e il profumo della ragazza che amo?”
“Pensavo
amassi Lady Bug”
“Tu
sei Lady Bug, e amo ogni sua sfumatura”
Nessun
dei due comunque aveva intenzione di aprire gli occhi, come se farlo potesse in
qualche modo spezzare la magia del momento, o peggio ancora, destarli da quel
bellissimo sogno, se lo era.
“D’un
tratto mi sento scema” Sussurrò.
“Perché?”
“Perché
non ho capito prima che eri tu”
“Non
è colpa tua, non lo potevamo capire”
Un
mezzo rintocco scandì le dieci e mezza.
“Dovremo
andare, se non vogliamo rischiare di addormentarci a lezione domani”. A Marinette costò molto dire quelle cose, sarebbe stata
volentieri tutta la notte abbracciata ad Adrien
facendosi cullare dalle sue braccia forti e sicure, dal calore del suo corpo.
Si
rese conto che l’amore che provava per lui non era svanito, ma era stato solo
sopito, e questo le aveva dato modo di cominciare ad amare un lato di lui che
mostrava solo quando era trasformato in Chat Noir.
“Credo
passerò in ogni caso la notte in bianco, penserò a quanto scemo sono stato a
non accorgermi che la sei sempre stata accanto a me”
“Lo
hai detto tu, non potevano saperlo”
“Si,
ma non me lo perdonerò mai”
“Posso
confessarti una cosa?”
“Certo”
“Ti
ricordi quella volta che sei stato colpito dalle frecce di Dark Cupido? E ho
dovuto baciarti per rompere l’incantesimo?”
“Ricordo
la foto che abbiamo visto da Nadia Chamack”
“Beh!...mi
è piaciuto”
Adrien sorrise sghembo
senza aprire gli occhi.
“Ti
va di rifarlo?”
Marinette perse un
battito e le si seccò di colpo la bocca.
“Si”
Entrambi
si fermarono e si staccarono per un attimo, giusto il tempo di guardarsi
finalmente negli occhi e realizzare che quello che stavano vivendo era la
realtà e non un sogno.
Marinette sorrise “Sei
sempre stato tu.”
Adrien era proprio
davanti a lei, bello come non mai al chiaro di luna, gli mise una mano sulla guancia.
“Si,
milady” Appoggiò la mano sulla
schiena avvicinandola a lui, doveva ammettere che l’agitazione si stava
impossessando di lui.
Avrebbe
finalmente baciato la ragazza che amava e se lo sarebbe pure ricordato.
Nessun
nemico che gli avrebbe cancellato la memoria, nessun nemico che l’avrebbe
colpito con le sue frecce nere annebbiandogli la mente.
Sarebbe
stato speciale e vero.
Marinette chiuse gli
occhi mentre avvicinava le sue labbra a quelle sottili di lui.
Una
scossa attraversò entrambi quando le loro bocche si unirono.
I
kwami che fino a quel momento erano rimasti in
disparte, esultarono di gioia facendo staccare i loro portatori.
“Plagg!” Lo rimproverò Adrien.
“Tikki!” Incalzò Marinette.
I
due ragazzi chiedevano solo un po’ di privacy e vivere quell’incontro nel modo
migliore possibile.
“Scusate!
Ma siamo felici, finalmente non vedrò più il moccioso baciare solo la foto di
Lady Bug” Imitò il gesto.
Adrien avrebbe voluto
sparire all’istante, soprattutto dopo lo sguardo meravigliato di Marinette.
“E
io finalmente non la sentirò più sospirare il suo nome mentre abbraccia il
cuscino dopo aver spruzzato il profumo di Adrien!” Tikki sorrise.
“Che
cosa?” Chiesero all’unisono i due portatori scoppiando poi in una fragorosa
risata.
Adrien guardò Marinette “Non serve che lo fai più, potrai sentire il mio
profumo direttamente addosso a me!”
“E
a te non serve baciare una mia foto, potrai farlo tutte le volte che vorrai”
“Tipo…adesso?” Le chiese alzandole il volto con due dita per
poi premere le sue labbra contro le sue.
*
FINE
*
Convenevoli finali: Ciao a tutti spero che questa one shot vi sia piaciuta, l’ho
scritta di getto e spero che il risultato possa essere decente.
Vi
mando un grosso abbraccio e vi ricordo, sempre se volete, di leggere le altre
mie storie dedicate a questi due tonni.
Ringrazio
chi vorrà lasciare un suo parere, ma anche chi leggerà soltanto.
Un
abbraccio forte, Erika