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Autore: ElfaNike    26/04/2021    3 recensioni
Una storia leggera per respirare un po' in questo periodo così pesante. Scritta di getto in ventiquattr'ore.
La perfezione può davvero permettere di trovare il partner ideale? L'imperfezione può davvero essere causa di friendzone eterna?
Sono tutte domande a cui si confronteranno Adrien e Ladybug da un lato, e Marinette e Chat Noir dall'altro. Chissà che vagando al chiaro di luna non si possano trovare risposte...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le giornate si susseguirono nel grigiore per Adrien e Marinette. Il ragazzo osservava la ragazza da lontano e lei cercava in tutti i modi di non mostrare il suo disagio.
Nino aveva capito che c’era di mezzo qualcosa di sentimentale, ma da bravo ‘bro’ aveva deciso di non fare domande e di cercare di distrarre il più possibile Adrien, invitandolo a destra e a sinistra, proponendogli eventi in giro per Parigi, comparendo davanti a casa sua molto spesso.
Alya aveva chiesto già il giorno dopo l’appuntamento con il ragazzo come fosse andata, e Marinette non poté non nasconderle che non era andato molto bene. La sua amica ne fu sconvolta.
-Non è possibile, Marinette! È tutto l’anno che ci riempi la testa con Adrien di qua e Adrien di là, e adesso mi vieni a dire che era tutta una finta?!-
-Ma no, Alya!- la ragazza le corse dietro lungo il marciapiede -Non è quello! Ero davvero innamorata di lui!-
-E allora cosa??- Alya si fermò di colpo.
-Ho solo... nel frattempo... ho incontrato qualcun altro...- Marinette si grattò la guancia con un dito, ma a quella notizia Alya era già partita.
-Ma davvero? In effetti ti vedevo strana in questo periodo... cioè, più strana. Per niente agitata. Quasi felice.-
-Lo ero.-
Alya si aprì allora in uno dei suoi migliori sorrisi: -Ma daaaaai! E chi è? Posso saperlo?-
Marinette ridacchiò, ma si rifiutò categoricamente di rispondere. In quel momento, Luka apparve in sella alla sua fidata bici di un giallo improponibile, e offrì un passaggio a Marinette.
La ragazza accettò, e Alya li osservò allontanarsi per le strade di Parigi con l’aria di chi aveva capito tutto.
Dal canto suo, Adrien si era buttato nella scherma per cambiarsi un po’ le idee. Si batteva con precisione e micidialità. Kagami faticava a stargli dietro ma apprezzava la sfida: man mano che si susseguivano i duelli i due ragazzi miglioravano al punto di lasciare indietro qualunque altro avversario.
All’uscita della palestra rimanevano a lungo a chiacchierare sui passi e le stoccate. Marinette passava di lì in bicicletta: lui la guardava con tristezza abbracciata a un altro ragazzo, lei lo sbirciava con malinconia trovare finalmente un pochino di serenità con un’altra ragazza.
La fine del profondo sentimento che l’aveva una volta abitata le lasciava una profonda amarezza e il rimpianto di aver perso uno dei legami a cui lei teneva di più non le permetteva più di dormire serenamente.
 
La ruota dei loro sentimenti, che si era arenata con la progressiva disillusione dei due, riprese a girare grazie a Papillon. E Chat Noir pensò, qualche tempo più tardi, che avrebbe voluto offrirgli un mazzo di rose nere per ringraziarlo. Sarebbe stato un epilogo divertente a tutte le battaglie che li aveva visti opporsi.
L’akuma comparve in piena notte. Adrien fu svegliato da Plagg, a cui suonava la pancia: Ladybug cercava di contattarlo.
Il ragazzo si trasformò in quattro e quattr’otto e rispose prontamente alla chiamata.
‘C’è un akuma nella zona del centro. gli comunicò rapidamente l’eroina.
Lui si strofinò la faccia: -Sono le quattro di notte... cosa ci fai sveglia a quest’ora, Milady?-
‘Sono uscita a prendere un po’ d’aria. Ci vediamo alla Tour Eiffel’. Ladybug riattaccò. Era in piedi sul suo balcone, ancora nel punto in cui aveva aspettato Chat Noir fino a quel momento.
Con malinconia guardò l’enorme sagoma scura in lontananza seminare la confusione per strada, e si disse che, se non altro, per la prima volta dopo parecchio tempo aveva la possibilità di parlare al suo partner di battaglie.
 
I due si lanciarono nella lotta con una muta serietà, e si rivolsero appena la parola. L’akuma fu sconfitto nel giro di pochissimo, ma il vero confronto non era ancora iniziato.
-Allora, Milady... bien joué.- sorrise mestamente il gattone allungandole il pugno.
Ladybug lo guardò ma non rispose al gesto. Invece chiese: -Stai bene, Chat Noir?-
Lui la guardò inarcando un sopracciglio: -Certo. Sono in piena forma. Perché me lo chiedi?-
-Ti vedo... spento. È forse successo qualcosa che ti ha ferito?-
Il ragazzo mise le mani sui fianchi e guardò tristemente altrove: -Non sono sicuro che tu possa capire...-
Ladybug gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla: -Resto la tua partner di avventure, Chaton. Sai che a me puoi dire tutto.-
Lui girò, se possibile, ancora più la testa altrove, poi però si arrese: -Credo che la ragazza di cui ti parlavo sia innamorata di un altro.-
Ladybug trattenne una risatina nervosa: -Cosa te lo fa pensare?-
-L’ho vista girare in bici con lui un sacco di volte.-
-E sei sicuro che non sia solo un amico?-
Chat Noir fece spallucce: -Fra me e un ragazzo come lui... che cosa potrebbe scegliere una ragazza fra gli akuma e una chitarra?-
-Ma tu le hai mai parlato per chiarire?-
Lui volle rispondere ‘Sì, e mi ha rifiutato’, ma si trattenne, mordendosi il labbro. In effetti lei l’aveva solo visto nei panni di Chat Noir, e la sua vera identità era sempre stata meticolosamente tenuta segreta. Parlarle nei panni di Adrien, da quel punto di vista, non era davvero ‘chiarire’.
-Forse non abbastanza.-
-E allora, se io fossi nei suoi panni... non che io lo sia davvero, eh! Magari mi sarei avvicinata a qualcun altro proprio perché con te non sono riuscita a chiarire...-
Chat Noir non mosse la testa, ma girò gli occhi nella sua direzione: -Credi che debba parlarle di nuovo? E se mi rifiutasse, ora che ha trovato un altro?-
A quelle parole Ladybug si mise a ridere: -Non puoi chiederlo alla ragazza che hai rifiutato per lei. A questo punto spero che fra voi vada tutto bene... e basta.-
Chat Noir le posò le mani sulle spalle: -E tu, Ladybug? Come stai? Ti ho ferito molto, quando abbiamo parlato l’ultima volta?-
L’eroina sorrise con un’alzata di spalle: -Solo nell’orgoglio. Ma siamo io e te contro il mondo, no? Non posso sopportare di vedere il mio chaton depresso, per cui sbrigati a parlare a questa ragazza. Mi racconterai la prossima volta.- e gli fece tintinnare il campanello al collo con un dito.
-Mi hai convinto, Milady! Domani sera le parlerò! Grazie mille!- e con slanciò la abbracciò stretta.
Ladybug ricambiò ridendo dalla confusione. Oggetto di dichiarazione e friendzone nella stessa sera, questa era una prima.
 
La sera dopo Marinette si mise in attesa sul suo balcone con il cuore rinfrancato. Sperava che al gattone non venisse fifa proprio quel giorno, e si appoggiò coi gomiti sul corrimano guardando la luna sopra la cattedrale.
Chat Noir la guardava da sopra i comignoli alle sue spalle, coperto dal buio e dal silenzio. Aveva una fifa blu, molto più di quando aveva parlato a Marinette come Adrien. In quel caso era quasi sicuro di come stavano le cose, ma adesso si rendeva conto che stava per affrontare lo stesso passo in una condizione di vulnerabilità: mai aveva parlato con qualcuno così a lungo, mai si era scoperto così tanto.
Prese un profondo respiro e si portò alla luce fioca delle lanterne: -Ciao.-
Marinette si girò: -Ciao. Quanto tempo.-
Chat Noir saltò a pié pari sul corrimano, e con lo stesso movimento atterrò a pié pari nel balcone accanto a lei: -Hai ragione. Non mi sono più fatto vivo. Scusami...-
Lei sollevò le spalle: -Fa niente. Adesso sei qui, va bene lo stesso.- trattenne l’euforia, e l’impazienza di abbracciarlo, di dirgli tutto subito in un fiume di parole.
I due si appoggiarono coi gomiti alla ringhiera e lei chiese: -Roba da eroi che ti ha impedito di venire?-
-Non proprio...- lui chinò la testa.
-E allora cosa?-
Chat Noir fece spallucce: -Ero spaventato a parlarti.-
-E perché?-
-Perché... tu sei diventata molto importante per me, Marinette. Non mi sono mai sentito così bene con me stesso come quando ero con te in queste settimane.-
-E poi cos’è successo?-
-Ti ho vista con un ragazzo.- spiegò lui in tutta semplicità.
Marinette rimase interdetta. Sapeva che quello era il problema, ma non immaginava che lui ne parlasse così. Questo rendeva tutto più semplice. Per una volta.
La ragazza si mise a ridere e si girò, appoggiando schiena e gomiti alla ringhiera: -Hai ragione, c’è stata un po’ di confusione ultimamente da quel punto di vista.-
-Cosa intendi?- lui girò la testa verso di lei.
-Ero innamorata di un ragazzo. Posso dirti chi è adesso, perché è finita. È Adrien Agreste, sicuramente lo conosci. Lo vedi su tutti i manifesti pubblicitari di Parigi.-
Lui annuì, e interiormente rise con amarezza a quella situazione così ironica.
Lei continuò: -Lui si è dichiarato, ma io l’ho rifiutato. Ci è voluta una forza che non credevo di avere, ma l’ho fatto.-
-Dopo tutto quello che mi hai detto di provare per lui?-
-È molto più di questo. Non credo di amare meno Adrien, in questo momento. Però ho trovato qualcuno di cui mi sono innamorata più profondamente.-
-Il ragazzo con la bicicletta?-
-No. Lui è un carissimo amico. Ma sa che amo un altro.-
-E allora chi?!- Chat Noir, esasperato, aveva capito dove voleva andare a parare lei, ma non aveva più fiducia nei lieto fine e non osava prendere l’iniziativa. Dillo tu, per favore... pregò con tutte le sue forze.
Marinette fece un passo di lato e si avvicinò a lui: -Proprio non ti viene in mente?-
Allungò piano il collo, per lasciargli il tempo di capire, il tempo per decidere. Lui ormai non aveva più dubbi, l’euforia gli faceva sentire il cuore nelle orecchie e il profumo di Marinette, così vicino, così familiare, gli bloccò le sinapsi. Non colse il pudico rispetto di quella lentezza e in mezzo secondo le diede un bacio disperato e felice, che interruppe giusto il tempo di alzarsi dalla ringhiera per abbracciarla intorno alla vita e stringerla e sé mentre la baciava ancora, mentre lei gli passava le braccia attorno alle spalle.
La rivelazione, se di rivelazione poteva davvero parlare, prese almeno un paio di minuti, in cui i due si godettero il contatto reciproco, l’abbraccio, i baci, che Chat Noir non risparmiò alle guance, alla fronte, al collo di Marinette.
Lei rideva e lo lasciava sfogare, e respirava molto meglio dopo quella liberazione.
Chat Noir si allontanò finalmente di qualche centimetro e la guardò negli occhi con un groppo di felicità in gola: -Vieni con me.- le sussurrò.
Lei annuì, lui la prese in braccio e lei si strinse forte alle sue spalle. Con una sequenza di agili salti, con uno sbilanciamento in cima al bastone, Chat Noir atterrò in cima alla Tour Eiffel e fece scendere Marinette. Poi le sfilò il cellulare dalla borsetta e aprì internet. In pochi movimenti, il Clair de Lune di Debussy riempì l’aria.
Il ragazzo strinse la vita di Marinette con la sinistra, e con la destra sollevò la mano di lei. Il resto della sera passò così, con la melodia che riempiva l’aria e loro due a volteggiare sotto la luna.
 
Gli incontri notturni fra i due innamorati segreti divennero quotidiani, e la felicità riempì la vita di entrambi. La stanchezza dovuta alla mancanza di sonno era un leggero effetto collaterale: l’euforia dava energie in maniera più che sufficiente per affrontare il resto della giornata, fra scuola e akuma.
In tutto questo idillio, Marinette non poté non continuare a provare un affetto segreto per il suo Chat Noir anche nelle vesti di Ladybug. Mai gli avrebbe rivelato la sua identità, fedele al suo ruolo di eroina, ma ciò non le impedì di gioire della sua compagnia anche quando lui non sapeva di avere la sua amata accanto.
Per Adrien fu lo stesso. Rivolse per la prima volta la parola a Marinette dopo settimane, dicendole che la trovava più serena e che era felice per questo. Lei sorrise e rispose che anche lei lo trovava più sereno, e questo la riempiva di felicità, poiché l’idea di averlo fatto soffrire l’aveva perseguitata fino a quel momento.
Agli occhi di tutti, i due giovani avevano trovato la serenità grazie a Kagami e Luka, ma nessuno osò dire loro nulla ed entrambi erano troppo presi dalla loro storia per preoccuparsi: tutto agli occhi di tutti era andato al suo posto e andava bene così.
 
Sotto la luna, Chat Noir e Marinette vivevano una felicità incredibile.
Una sera, in una pausa per prendere fiato, il ragazzo si allontanò di qualche centimetro dal volto di Marinette: -Non ti sei mai chiesta chi sono veramente?-
Lei sorrise: -No. So bene che la vera identità degli eroi deve rimanere segreta. Non potrei mai chiederti una cosa del genere.-
-Ma sei sicura di amarmi per chi sono veramente?-
-Sì. Ho visto chi sei veramente, anche senza sapere il tuo vero nome. Ti amo come Chat Noir.-
-Quindi neanch’io potrò mai sapere il tuo, di segreto?-
-Il mio... come?-
-Ti osservo, mia dolce Marinette. Abbiamo tutti i nostri segreti, e mi sono accorto che anche tu hai il tuo.-
Lei gli passò le braccia dietro il collo: -Siamo pari allora.- e si allungò sulle punte per dargli un altro bacio.


 



Angolino dell'autrice:
BUM. Rapido e indolore. Quattro capitoletti semplici semplici per realizzare la mia ship preferita. Che Asdruc faccia del suo peggio, ora, con Adrien e Ladybug: io sono soddisfatta.
Spero che questa storiella abbia dato a chi ha avuto voglia di leggerla per intero un momento piacevole. Io torno ad ascoltarmi Debussy...
A presto
Nike
  
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