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Autore: crazy lion    27/04/2021    1 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza di fatti vissuti da Demi e dalla famiglia nel libro di Dianna de La Garza Falling With Wings: A Mother's Story, non ancora tradotto in italiano.
Demi non ne può più. Vittima di bullismo a scuola, schiacciata dall'ansia e dall'autolesionismo, distrutta dall'anoressia, è arrivata allo stremo. E dopo una giornata scolastica infernale, avrà uno dei suoi crolli.
N.d.A.: la storia tratta di una bambina di dodici anni che si taglia. La scena non è descritta in modo esplicito, ma non leggete se siete sensibili alla tematica.
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare veritiera rappresentazione del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Demi Lovato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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ANIMA LACERATA

 
Demi entrò a scuola con lo sguardo basso. Non aveva amici, né compagni con i quali si trovasse bene. Si diresse in classe seguendo la fila degli altri ragazzini e rimase per ultima, quasi in disparte, tanto a nessuno importava di lei.
Si sedette in ultimo banco. La lezione di inglese iniziò poco dopo e sul suo tavolo volarono pezzettini di carta e gomma che i compagni le lanciavano.
"Dai, Misha, coloriamole un braccio" disse un suo vicino, David, a un compagno che stava nel banco davanti.
Il battito del cuore di Demi accelerò all'impazzata. Che cosa volevano farle? David le prese un braccio e le sollevò la manica, ma lei oppose resistenza.
"No!" esclamò, alzando la voce.
"Signorina Lovato, faccia silenzio. La lezione è iniziata da poco e sto spiegando."
"Mi scusi, professoressa" disse la ragazza.
Non aveva possibilità di spiegarle ciò che stava accadendo. Anche se le avesse creduto, i suoi compagni avrebbero negato e mostrarle quei pezzi di carta e gomma non sarebbe servito a niente. Li gettò per terra con una manata e si concentrò su David che le aveva sollevato completamente la manica.
"Uh, ma guarda" sussurrò, vedendo le sue cicatrici, alcune vecchie e bianche, altre più fresche e rosse. "Cosa cazzo non va in te?"
"Là in fondo, smettetela di chiacchierare o vi mando dal Preside" disse l'insegnante, poi riprese la spiegazione.
"Fallo" disse Misha, "così ci divertiamo."
Risero entrambi senza farsi udire, poi David prese un pennarello verde e, tenendo il braccio di Demi con una presa salda fino a farle male, iniziò a colorarlo. Lo riempì di segni dal polso fino alla spalla, poi le tirò giù la manica non prima di aver mostrato a Misha quello che definì "il mio capolavoro".
Gli occhi di Demi si riempirono di lacrime, mentre i compagni ridevano sotto i baffi e lei, con un groppo in gola, avrebbe voluto urlare, però non ci riusciva. Cercò di recuperare il filo della lezione, ma concentrarsi dopo un atto di bullismo del genere era difficile e la giornata era appena iniziata, chissà quante gliene avrebbero fatte. Mentre le lacrime cominciavano a rotolarle giù lungo le guance, la ragazzina scrisse righe e righe di appunti e svolse gli esercizi che l'insegnante assegnò., poi prese nota dei compiti per casa alla fine dell'ora.
Una volta suonata la campanella andò in bagno a lavarsi. Il colore non venne via facilmente, dovette sfregare con forza e con l'aiuto delle salviette vicino al lavandino, ma alla fine ci riuscì. Tornò in classe e vide che i suoi quaderni, i libri e l'astuccio erano per terra, gettati alla rinfusa sul pavimento. Lo zaino non poteva essere caduto da solo creando quel disastro.
"Chi è stato?" chiese, con voce flebile. "C-chi ha fatto questo?"
"Io no" dissero in molti e nessuno si colpevolizzò per quel gesto.
La ragazza raccolse tutto con gli occhi lucidi e rimise ogni cosa al suo posto. Alcune matite erano inutilizzabili, erano state calpestate. Le gettò nel cestino con rabbia. Non ne poteva più di quegli atti di bullismo, continuavano da due anni ormai ed era stanca.
A ricreazione andò in bagno e sentì qualcuno chiudere a chiave la porta dall'esterno. Fu allora che si accorse che quella interna era stata tolta. Era in trappola. Uno dei suoi compagni doveva averle fatto un altro "scherzo". Aveva mangiato una brioche al cioccolato per non apparire come quella strana che non mette in bocca niente, ma ora le voci si facevano più presenti e pressanti.
"Sai che succede se mangi, non ti sentirai bene con il tuo corpo, che non sarà più perfetto. Tutti ti guarderanno e diranno che sei una cicciona, una balena, una flaccida grassona orrenda. È questo che vuoi?"
"Lasciami stare, ti prego!" esclamò Demi ad alta voce, ma quella continuò a sussurrarle parole velenose all'orecchio.
Parole che, però, avevano un loro senso, una logica, che erano reali.
Si chinò sul water, si infilò due dita in gola e vomitò il contenuto del suo stomaco. Dopodiché si sentì meglio. Non aveva una bilancia con sé, altrimenti l'avrebbe utilizzata, ma già il fatto di aver gettato fuori quelle calorie la faceva stare più tranquilla.
La campanella suonò di nuovo e lei era ancora lì. Pensò di tagliarsi, ma non aveva niente con sé, nemmeno una lametta di un temperino. Iniziò a battere sulla porta e a chiamare aiuto, ma il bagno era un po' isolato, lontano dalle classi, e nessuno la sentiva.
"Sono qui!" gridava. "Aiutatemi, sono chiusa dentro!"
Scosse la maniglia infinite volte, diede calci alla porta, ma niente da fare. Iniziò ad ansimare sempre più forte, l'ansia le bruciava e schiacciava i polmoni, il petto si alzava e si abbassava con respiri spezzati a un ritmo malato. Sudava copiosamente e respirava con affanno. Si aggrappòò alla maniglia sperando di romperla, ma non funzionò, allora bevve un po’ d’acqua dal lavandino per calmarsi, però non servì a molto.
“Che cosa posso fare?” si chiese.
Mise un dito nella serratura, mentre il terrore di rimanere incastrata si impossessava di leie e lo mosse, ma non cambiò niente. Batté pgugni e calci, urllò fino a rimanere senza voce, ma sembravano tutti sordi, lì dentro. Si immaginò di morire lì, in quel bagno, schiacciata da un attacco di panico senza fine.
Dopo una mezz'ora la sentì un inserviente, che le aprì la porta.
"Come stai?" le chiese.
Demi stava piangendo, le lacrime le inzuppavano i vestiti e le impedivano di parlare.
"Vieni, vieni."
Con dolcezza, l'uomo la guidò fuori e la portò in portineria, mentre la ragazza barcollava, malferma sulle gambe. La fece sedere. Lei tremava da capo a piedi e non riusciva a controllare il suo corpo. Respirava ancora male e non era in grado di smettere di piangere. Il tempo, lì dentro, in quel bugigattolo stretto, le era parso eterno, non sembrava passata solo mezz'ora ma ore intere. L'uomo le portò un bicchier d'acqua e una cioccolata calda.
"I soldi" disse lei con voce roca.
"Non ti preoccupare per quelli, ho pagato io, ma non devi ridarmeli. L'ho fatto col cuore. Ora chiamo tua madre e ti faccio venire a prendere."
"No!" No, o avrebbe scoperto del bullismo e non doveva. In realtà in parte lo sapeva già, ma non quanto grave fosse la situazione e le aveva detto di ignorare quelle persone. Demi non voleva che venisse fuori tutto quello che le facevano. Non voleva che scoprisse ogni cosa, o i suoi compagni avrebbero negato, si sarebbero comportati come degli angeli e non sarebbero stati puniti. "No, non ha importanza. È stato solo uno scherzo, voglio tornare in classe."
"Sei sicura?"
"Sì, sto bene, davvero."
Bevve e poi si alzò, seguita dall’inserviente che la accompagnò in aula. Saputo quanto accaduto, la professoressa si adirò molto, ma non punì duramente nessuno considerandola una ragazzata. Demi ci rimase molto male, ma si disse che era anche colpa sua che non raccontava tutto ciò che succedeva in classe. Era colpa sua se i suoi compagni non venivano puniti per le loro azioni, era colpa sua se era grassa e la prendevano in giro per il suo peso, era colpa sua se si tagliava e qualcuno l'aveva scoperto.
Una volta a casa, la mamma la chiamò per il pranzo.
"Com'è andata a scuola?" le chiese.
"Bene" rispose la ragazzina, mascherando la tristezza e il dolore dietro un sorriso.
Era diventata bravissima a farlo.
"Siediti, è pronto."
Dallas, Madison e Eddie erano già ai loro posti.
"Prima vorrei farmi una doccia, a educazione fisica abbiamo sudato molto."
Era vero, avevano corso tantissimo e lei, tenendo sempre le maniche lunghe per nascondere i tagli, ancora di più.
"Va bene, ma fa' presto."
"Prestissimo, promesso."
Diede un bacio a Madison, che aveva tre anni, e la piccola ricambiò facendola sorridere. Quella bambina era un angelo. Poi ne diede uno a Buddy, il cane, un Cocker Spaniel, e corse al piano di sopra in bagno. Riempì la vasca d'acqua calda, andò in camera, aprì un cassetto e tirò fuori un astuccio viola da sotto un mucchio di cianfrusaglie, Dentro c'era un pezzo di taglierino. Andò in bagno con quello, si spogliò, si immerse nell'acqua e all'inizio si rilassò, poi prese il taglierino con la mano destra e cominciò a incidere. Un primo taglio, una sottile linea rossa, comparve sul suo polso, un secondo un po' più in su, più profondo. La lama era fredda contro la sua pelle, ma non importava. Aveva chiuso la porta a chiave e si augurò che nessuno sarebbe venuto a bussare. La pelle bruciava, formicolava e tirava. Ecco un terzo taglio, con questo il sangue uscì più abbondante. Si fece numerosi tagli fino alla spalla, fin dove i compagni le avevano colorato il braccio. Alcuni erano semplici graffi, che si stavano già richiudendo, altri profondi squarci che perdevano sangue scarlatto. Quelle erano lacrime, lacrime che non riusciva a versare, non più. Guardando il suo braccio martoriato, la ragazzina si spaventò. Aveva iniziato a tagliarsi un anno prima e ancora nessuno sapeva di quello che faceva, nemmeno il suo migliore amico Andrew.
"Ma che cos'ho fatto?" si chiese. "Ho paura!"
Si rannicchiò su se stessa e pianse, tremando, mentre annusava l'odore nauseabondo del sangue che scorreva pigro. Il cuore prese a batterle a più non posso. E se qualcuno l'avesse scoperta? Come avrebbe giustificato quelle ferite? Aprì il rubinetto della doccia e si lavò, mentre le cicatrici aperte bruciavano a contatto con l'acqua. Dopo essersi lavata si strizzò i capelli e tutto il sangue sparì nello scarico, assieme alla lametta sporca perché il buco era grande.
"Merda" sussurrò la ragazzina, ma ormai era fatta.
Ma il sollievo che la pervase dopo quel gesto fu enorme. Smise di piangere e di tremare, mentre i battiti del suo cuore si calmavano mano a mano che il tempo passava. Intorno a lei c'era un bianco immacolato, il bagnoschiuma e lo shampoo avevano disinfettato un po' le ferite e fermato il sangue, La ragazzina le disinfettò e le fasciò con cura, poi uscì.
Il sollievo era sparito, al suo posto era rimasta la vergogna.
“Guarda che schifo hai fatto” le disse una voce interna. “Non riesci nemmeno a controllarti.”
Se avesse avuto il suo diario sotttomano, l’avrebbe riempito di parole d’odio verso se stessa.
Mangiò controvoglia dopo essersi asciugata i capelli. Debole e spossata, non aveva quasi la forza di sollevare la forchetta.
"Demi, giochiamo?" le chiese la sorellina.
Non avrebbe voluto dirle di no, adorava divertirsi con lei, ma era davvero esausta. Il sangue perso le aveva tolto ogni energia fisica e mentale.
"Dopo, piccola, promesso. Sono troppo stanca, adesso."
Madison le sorrise.
"Va bene."
"Vado a letto" disse ai genitori e alle sorelle.
"Ma è presto!" ribatté Dallas.
"E poi hai appena mangiato, non vorrei che ti restasse tutto sullo stomaco" disse Eddie.
"Sto bene, non preoccupatevi. Non ce la faccio a stare in piedi. Ho bisogno di riposare."
Detto questo andò in camera sua e si gettò sul letto.
"Sei stata una stupida, oggi" le sussurrò una voce all'orecchio. "Hai fatto schifo. Avresti potuto dire la verità e liberarti per sempre di quegli stronzi e invece non l'hai fatto. Sei solo una nullità, una persona che non varrà mai un cazzo."
I suoi demoni continuarono a tormentarla con parole simili.
"Datemi tregua, vi prego!" esclamò la ragazza a un certo punto-
Dopo un paio d'ore la sua mente sembrò acquietarsi, lasciandola cadere in un sonno agitato. La sua era un'anima lacerata, calpestata da bullismo, autolesionismo, anoressia e ansia, distrutta e ridotta a brandelli.
 
 
 
NOTE:
1. vero, nel libro Falling With Wings: A Mother’s Story, Dianna dice a Demi di ignorare i bulli.
2. Buddy è inventato. Compare per la prima volta nella storia Cronaca di un felice Natale scritta con Emmastory. In realtà all’epoca Demi aveva un cane di quella razza, ma era nero – mentre Buddy è bianco – e si chiamava Trump. Anche questa è un’informazione tratta dal libro
3. Andrew è inventato, un personaggio originale creato da me..
   
 
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