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Autore: Padmini    27/04/2021    3 recensioni
Cosa sarebbe successo se Severus Piton non si fosse fidato ciecamente di Silente e avesse deciso di agire in prima persona per difendere la sua amata Lily e fosse arrivato prima che Voldemort la uccidesse?
Genere: Avventura, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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La Decisione

Non c’era nulla che non andasse quel giorno. Il cielo era sereno, non erano previsti temporali e tutti si stavano solo preparando per l’imminente notte di Halloween.

Severus Piton, però, chiuso nel suo appartamento a Spinner’s Ends, non riusciva a stare fermo, andava avanti e indietro per la stanza, incapace di trovare pace. Aveva parlato con Silente qualche tempo prima, quindi avrebbe dovuto essere tranquillo, no? Nessuno avrebbe potuto mettere in dubbio la parola di Albus Silente, uno dei migliori, no, il miglior mago che il mondo magico avesse mai visto. Allora perché aveva quel pensiero in testa che continuava a tormentarlo? Un dettaglio, sarebbe bastato un dettaglio per distruggere il piano meticolosamente predisposto da Silente?

Si sedette, si prese il volto tra le mani e chiuse gli occhi, pensando a cosa avrebbe potuto fare Albus per aiutarlo. Quando avevano parlato della profezia e della decisione del Signore Oscuro di prendere di mira i Potter, lui aveva preferito non dirgli nulla riguardo il suo piano per proteggerli, limitandosi a pretendere da parte sua fedeltà e fiducia illimitate. In un’altra occasione avrebbe rifiutato e se fosse stato un altro mago a porre quelle condizioni magari si sarebbe esercitato volentieri con l’incantesimo levicorpus, ma non poteva non fidarsi di Albus Silente e, cosa ancor più importante, c’era la vita di Lily in gioco.

Fidati, Severus, fidati di me, saranno al sicuro, torna pure alla tua vita, non dovrai temere le conseguenze di questo tuo errore.

Eppure, nonostante quelle parole, non riusciva a dormire, ma non capiva il perché. Sentiva che qualche pezzo del puzzle, così attentamente pianificato da Silente, sarebbe impazzito, stravolgendo il quadro, mandando all’aria tutto. Il punto era: quale pezzo? Sicuramente un dettaglio che sarebbe andato al di fuori del suo controllo, qualcosa su cui Silente non avrebbe avuto poteri. Cosa? Chi? Chi andava contro le regole? Chi agiva senza pensare alle conseguenze?

Severus si alzò di scatto dalla poltrona, il suo respiro si era fatto affannoso, come se avesse corso.

“Se Silente volesse mettere al sicuro qualcuno userebbe un incanto fidelio, non c’è dubbio” disse ad alta voce, ripetendo ciò che continuava a ripetersi da giorni “Se facesse un incanto fidelio sarebbe lui il custode segreto, giusto?” continuò, iniziando a passeggiare avanti e indietro per la stanza “L’Oscuro Signore non ha mai osato sfidarlo, quindi …”

Si fermò, il suo corpo si congelò mentre un pensiero prendeva forma nella sua mente.

“No, no, no … non è possibile! Non è possibile che Silente abbia davvero … Oppure sì?”

Il suo sguardo si spostò verso la finestra, come se cercasse di visualizzare il sassolino che sarebbe stato la causa di un’imminente frana.

Non attese oltre, si smaterializzò nell’appartamento che, da quanto aveva capito, era abitato da quel decerebrato di Sirius Black.


 

Non temporeggiò nemmeno un istante. Se in un’altra circostanza avrebbe pensato e ripensato se bussare alla porta di quell’odioso grifondoro, quel giorno non poteva avere ripensamenti o dubbi.

“Black! Apri! Subito!”

Bussò, bussò, bussò ancora, prese a pugni la porta, la fretta, la disperazione, l’ansia gli avevano dato coraggio, lo stavano privando di ogni briciola di orgoglio.

Dopo un minuto, che a lui parve un’ora, sentì i passi di Sirius e, pochi istanti dopo, il cigolio della porta che si apriva. Al di là della soglia, un imbronciato grifondoro lo squadrava da capo a piedi, tenendolo sotto tiro con la bacchetta puntata, pronta per un eventuale incantesimo di difesa o attacco.

“Si può sapere cosa vuoi, Mocciosus?” gli chiese, più scocciato che in vena di scherzi.

“Entra, sbrigati, entra, non ci devono vedere insieme.” sbottò Severus, spingendolo dentro e chiudendosi la porta alle spalle.

“Infatti, non mi sembra una buona idea che un Mangiamorte come te sia venuto da me.”

“Sei in pericolo. Lo sai, vero? Non sei così stupido da non saperlo.”

“Siamo tutti in pericolo, Mocciosus. Da quando Tu-sai-chi è al potere siamo in pericolo. Nota bene, in quel “siamo” non includo anche te. Tu, a quanto pare, sei tra i suoi servitori più fedeli!”

Severus sospirò.

“Va bene, lo so, lo so. Non sono qui per parlare di questo. Devo sapere una cosa molto importante e ti chiedo di essere sincero.”

“Sì, certo. Adesso vengo a dire a te delle informazioni importantissime dell’ord-”

“Non c’entra l’ordine. O, almeno, non del tutto.”

“Mocciosus …”

“Silente ti ha chiesto di aiutarlo a nascondere i Potter, giusto?”

Sirius aprì la bocca ma non rispose.

“Immagino che debba prenderlo per un sì. Sei diventato il loro custode segreto, giusto?”

Durante gli anni a Hogwarts Severus aveva imparato a intuire i pensieri altrui dall’espressione del loro viso e, in particolare, aveva imparato a conoscere Sirius Black, colui che, più di tutti, lo prendeva di mira con i suoi scherzi crudeli. Non c’era spavalderia nel suo sguardo, non c’era il suo solito atteggiamento da divo, poteva chiaramente intuire che qualcosa dentro di lui si era spezzato, un dubbio stava insinuando nella sua mente, stava controllando tutti i passaggi mentali che lo avevano portato a prendere determinate decisioni, cercando la falla, il punto debole che avrebbe fatto crollare il castello delle sue certezze. Notò che il braccio che teneva la bacchetta, che fino a quel momento aveva tenuto ben teso e in perfetta posizione, stava leggermente abbassandosi, come se i suoi pensieri fossero troppo occupati altrove. Severus ne approfittò, non lasciò che rispondesse e, senza preavviso, estrasse la bacchetta e la puntò verso di lui. Non pronunciò la formula, ma il legilimens funzionò: vide tutti i suoi pensieri, i suoi ricordi, lo vide mentre chiedeva a Peter Minus di prendere il suo posto come Custode Segreto. Interruppe il contatto. Peter Minus? Peter Minus? Quel codardo, incapace e piagnucoloso? No, non poteva essere, non poteva essere. Certo, sarebba stata la scelta meno prevedibile, chi mai avrebbe pensato che potessero scegliere lui come custode segreto? Nessuno, ma nemmeno nessuno avrebbe mai pensato che proprio quel Peter Minus, solo poche settimane prima, si sarebbe fatto tatuare il Marchio Nero. Nessuno lo sapeva, era un Grifondoro in mezzo a una maggioranza netta di Serpeverde, ma per qualche strana ragione il Signore Oscuro aveva deciso di accoglierlo tra i suoi sottoposti. Ci aveva pensato a lungo e, quel giorno, la risposta era arrivata, improvvisa e dolorosa come un crucio.

Severus arretrò di qualche passo, il suo cervello stava lavorando rapidamente, doveva concentrarsi sulla prossima mossa. Andare dal Signore Oscuro sarebbe stato inutile e dannoso, ma Peter Minus sarebbe stato un facile bersaglio da sottomettere per ottenere la verità.

Sirius era impallidito, aveva capito che Severus gli aveva frugato nella mente e aveva trovato ciò di cui aveva bisogno. Fu una questione di istanti, Severus si smaterializzò nell’istante in cui Sirius gli lanciò uno stupeficium, che si perse nell’aria.


 

Sapeva dove trovare Peter Minus e per questo motivo fu grato di essere nella cerchia ristretta di Mangimorte che condividevano con il Signore Oscuro le informazioni più riservate, che partecipavano alle riunioni. Lui era entrato da relativamente poco, il suo Marchio Nero era ancora fresco, anche se non come quello di Minus, ma era riuscito a scalare rapidamente i ranghi, grazie alle sue capacità e anche grazie all’aiuto di Lucius Malfoy, fino a riuscire ad ottenere un posto tra i più fedeli e utili. Si era allontanato dalla fanteria, non aveva più a che fare con quei poveri stolti, il cui solo obiettivo era obbedire ciecamente a chi era più intelligente e potente. Per questo motivo era stato presente alla cerimonia del Marchio Nero di Minus. Per questo sapeva dove trovarlo.

Si smaterializzò in casa sua e, come previsto, lo fece sobbalzare.

“Oh … Severus, sei tu …” squittì, con quella sua voce acuta, così fastidiosa.

Per un istante valutò di domandargli qualcosa, poi la razionalità ebbe la meglio e scagliò anche su di lui un incantesimo per leggergli la mente. Non gli servì scavare a lungo, i pensieri erano semplici e lui non aveva alcuna barriera per difenderli. Lo vide mentre, tronfio d’orgoglio, rivelava al Signore Oscuro la posizione dei Potter, una semplice villetta nel villaggio di Godric’s Hollow.

“Tu l’hai già fatto … l’hai …” represse un insulto “Dimmi la posizione esatta. Dimmela.”

“Di cosa stai parlando?” chiese, ignaro delle informazioni che Severus era riuscito ad estrapolare dalla sua mente.

“So tutto, Minus. Tutto. Ora, non perdere tempo, dimmi l’indirizzo esatto della casa dei Potter. Immediatamente.”

“Perché dovrei?” balbettò lui “Per lasciarti prendere tutto il merito?”

“No, idiota!” sbottò lui, infastidito “Ormai avrai i meriti e l’onore per aver tradito i tuoi amici, non preoccuparti” disse, sapendo che non avrebbe colto il suo sarcasmo.

“Allora perché vuoi saperlo?”

“Tu sei nuovo, Minus, non sai come funzionano le cose. Dimmelo, ho bisogno di raggiungere l’Oscuro Signore.”

“Per aiutarlo?” chiese Minus, ancora sospettoso.

“MINUS!” gridò Piton “Vuoi davvero sperimentare un incantesimo senza perdono?”

Peter Minus arretrò di qualche passo.

“Lo faresti davvero?”

“Minus, voglio quell’informazione. Ora.”

Severus estrasse nuovamente la bacchetta e la puntò contro la gola del codardo grifondoro il quale, ancor più spaventato, estrasse dalla tasca interna della sua giacca un foglietto piegato.

“Q-qui …” mormorò, porgendoglielo.

Severus lesse l’indirizzo, lo memorizzò, gli restituì il biglietto e, senza salutare, si smaterializzò a Godric’s Hollow.

   
 
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