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Autore: Asmodeus    28/04/2021    1 recensioni
[Dal testo: ] È una di quelle sere così, sbagliate senza nessun motivo particolare, anche se prima di cena andava tutto bene.
Anche le migliori coppie possono avere dei momenti bui, in cui è difficile riuscire a vedere la luce. A volte basta telefonarsi per far passare tutto, o aspettare l'indomani e ritrovarsi felici come prima. Ma come fare, se si è entrambi col morale sotto i tacchi nello stesso momento, e per di più non si può nemmeno uscire di casa?
~ Questa storia partecipa all'iniziativa "Apri le challenge" indetta da Gaia Bessie su Facebook.
Genere: Fluff, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Martino Rametta, Niccolò Fares
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’utilità del latino

MARTEDÌ
22:17
27 aprile 2021

 



È una di quelle sere così, sbagliate senza nessun motivo particolare, anche se prima di cena andava tutto bene.
Erano usciti con gli altri nel pomeriggio: uno spritz insieme al Baretto, come al liceo, e tanta vita da raccontarsi, come se non si vedessero da un’eternità. Una boccata d’aria salutare, che aveva sciolto la tensione accumulata dagli esami troppo vicini e dalla poca vita sociale.
Poi il ritorno a casa, la cena insieme tranquilli come sempre, Disney+ pronto per il rewatch dei film Marvel e… boom, il finimondo.

Niccolò non sa se è stato semplicemente vedere la pioggia ricoprire la città di oscurità mentre scuoteva la tovaglia fuori dalla finestra, e Martino non capisce se invece è stata solamente l’ansia per le mille sbobine ancora da finire. Fatto sta che entrambi si sono seduti sul divano con l’umore sottoterra e nessuna voglia di stare insieme, né tantomeno di guardarsi un film abbracciati.

Convivere è bellissimo – pensano la maggior parte del tempo – perché hai sempre vicino a te la tua ancora di salvezza, il tuo porto sicuro, la casa a cui tornare quando fuori c’è la tempesta e hai bisogno delle braccia del tuo ragazzo per proteggerti dal temporale.

Convivere è bruttissimo – realizzano quella sera – perché quando si è scazzati in due l’atmosfera è cupa il doppio e passa anche la voglia di litigare, ché poi ci devi anche dormire insieme col tuo ragazzo, e non puoi aspettare di vederlo finché non ti passa tutto.

«Vorrei non fossi qui».
Finiscono per dirselo anche ad alta voce – ormai sanno leggersi nella mente, anche senza guardarsi, anche fissando atoni l’uno la spia rossa della tv ancora spenta, l’altro la tazza con la tisana alle erbe che normalmente accompagna le loro serate relax.
Sanno entrambi il perché lo pensano.
È la mancanza di poter comporre quel numero che hai imparato a memoria, e sapere che dall’altra parte il tuo ragazzo è pronto ad ascoltarti e a farti stare meglio con la sua voce meravigliosa, nonostante tu stia da schifo.
È l’impossibilità fingere che tutto sia ok finché si riesce, fin quando l’assenza dell’altro non si fa presenza nel tuo cuore e tutto si sistema da solo.
È che i problemi li affronti sempre meglio in due – ma se si sta male nello stesso momento, chi copre il ruolo dell’eroe invincibile, che tutto può e tutto risolve?

Eppure, sono entrambi lì sul divano, a due palmi di distanza, che anche quando sono scazzati le calamite tra i loro cuori non permettono di allontanarsi troppo l’uno dall’altro.
Continuano a fissare quei dettagli che sono vuoto e possibilità per le loro menti di vagare senza limiti, allontanarsi da quella fisicità sofferente in cerca di una soluzione.
È l’unica arma che hanno per combattere i loro demoni, che stavolta hanno provato un assalto combinato per provare a spezzarli – e alla fine riescono a sfruttarla a dovere.

«Fluctuat nec mergitur1» sospira Niccolò, riempiendo quel silenzio interrotto solo dalla pioggia.
Lo ha letto sul fianco di quell’orribile tazza che i suoi gli hanno regalato di ritorno da Parigi, che per qualche strana ragione invece piace tanto a Martino che, invece, Parigi non l’ha mai vista.
È poco più che un sussurro, che lui nemmeno si accorge di aver pronunciato e non letto semplicemente con la mente, ma è sufficiente per compiere il miracolo.
Martino non reagisce subito a quelle parole, ma poi si accende all’improvviso, come se avesse trovato la soluzione al problema più importante del mondo – e così è, in effetti.
Si alza dal divano e si fionda in camera da letto, riemergendo pochi istanti dopo con uno sguardo fiero.
Si avvicina al divano, accovacciandosi di fronte a un Niccolò perplesso più che mai.
Poi apre la mano, rivelando una boccettina piena di uno scintillante liquido blu, con un bigliettino attaccato al tappo ancora sigillato.

«È quello che penso io?» chiede Niccolò, stupito dal realizzare che il suo ragazzo ha custodito quella scemenza per due anni e mezzo.
Martino annuisce orgoglioso: «Non potevo non portarmela dietro quando ci siamo trasferiti. Ero certo che sarebbe tornata utile prima o poi!»
Niccolò continua a guardarlo confuso, non capendo dove voglia andare a parare: «Lo sai che è una stronzata, sì? E poi, come t’è venuta in mente scusa?»
«Il latino», fa spallucce lui. «Non ricordavo cosa volesse dire quel “mergitur” che hai detto prima, ho pensato al dizionario e…»
«E poi sarei io quello matto della coppia», borbotta Niccolò scuotendo la testa, ma finalmente con un sorriso in volto. «E comunque, che ce ne facciamo?»
«Boh!» ridacchia Martino, «è l’antidoto per te, se non sai tu come si usa…». Poi accorcia la distanza tra loro due, e mormora a voce bassa, felice: «Ma forse ha già funzionato, non credi?»
 Niccolò non ci pensa troppo su, ma lascia che quella distanza tra i loro volti si annulli e bacia teneramente le labbra di Martino. È un bacio rapido, casto, ma nel momento in cui i loro corpi si toccano di nuovo si sente decisamente meglio.
«Sì, direi proprio di sì», ammette subito dopo, sorridendogli di nuovo, l’atmosfera cupa e depressa che aleggiava prima su di loro svanita nel nulla.
Martino annuisce, appoggiando la boccettina sul tavolino e accovacciandosi nuovamente sul divano – questa volta incollato a Niccolò.
«Allora prima o poi mi insegni a farne uno anche per me, va bene?»
È una richiesta assolutamente idiota, ma Niccolò accetta convinto.
«Va bene, una di queste sere facciamo insieme anche il tuo barattolino della calma – così la prossima volta lo uso io!»
Si guardano negli occhi ridendo come due bambini complici di chissà quale fantasia solo loro, poi si danno un altro bacio e la serata finalmente prende la piega giusta.
Perché è una di quelle sere così, perfetta senza nessun motivo particolare – basta che stiano insieme.

 

[963 w.]

1 "È sbattuta dalle onde ma non affonda". Motto della città di Parigi, presente sugli stemmi araldici della capitale francese che la raffigurano come una nave che solca un mare agitato.

 

🦒💙📚🦒

[Prompt - Day 27, girone 2: Facciamo i barattolini della calma (Follettina Creation)]

Buonasera a tutti!

Dopo tanto, troppo tempo finalmente ritorno a scrivere su questo fandom (e sì, mi è mancato troppo ç__ç). E come ogni grande ritorno che si rispetti (?), eccomi qui con qualcosa di mediamente triste/malinconico e assolutamente idiota. Non so ancora bene come mi sia uscita fuori questa storia in un periodo nerissimo per quanto riguarda l'ispirazione e la scrittura, ma quando ho letto il prompt della bellissima iniziativa di Gaia ho subito pensato a quella boccettina con "l'antidoto per il pessimo carattere" di Niccolò. Ci sono voluti più giorni del previsto per riuscire a buttar giù qualcosa (e ovviamente arrivo pure in ritardo, cvd), ma alla fine sono riuscito a scrivere qualcosa di vagamente pubblicabile. Il riferimento al motto di Parigi mi è venuto in mente ripensando alle tante storie di Rocco Fasano nella capitale francese, e mi è sembrato in qualche modo perfetto da abbinare a questa coppia un po' scapestrata a volte, ma che riesce sempre a continuare ad andare avanti insieme.

Spero che questa piccola clip su questi due innamorati vi sia piaciuta, e se volete lasciare una recensione sentitevi liberi di farlo, sono super apprezzate! Vi abbraccio forte, grazie per aver letto fino a qui e... a presto! :)

 

   
 
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