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Autore: jarmione    29/04/2021    3 recensioni
Fairfarren
Aveva già sentito quella parola, o meglio, l'aveva letta nei suoi libri.
La si dice a qualcuno che deve affrontare un viaggio arduo.
Era un modo per dire “Che la sorte sia con te” oppure “Che la fortuna sia con te nel tuo cammino”
una parola dolce, con un significato molto profondo.
Perché Gliel'aveva detta?
Che mai poteva accadere, per dirle una cosa del genere?
Genere: Fantasy, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jareth, Nuovo personaggio, Sarah
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avrei dovuto pubblicare domani, ma sono sorti degli imprevisti lavorativi (ci sono davvero) e non (giusto, Fiore del deserto????) e quindi ho anticipato.

Spero vi faccia lo stesso piacere e...vi voglio taaaanto bene e grazie a chiunque abbia avuto la pazienza di leggere fino a qui

 

LEGGETE QUI SOTTO PRIMA!!!

 

1-Comunico, innanzi tutto, che questo epilogo era pronto da almeno un mese, quindi immodificabile (almeno per me)

2-Stavolta grazie solo a Trainzfan per il betaggio in quanto Fiore del deserto sta leggendo questo capitolo per la prima volta e non lo sa cosa la aspetta (love you)

3-Se vi dicessi che è in programma un “2” evito il linciaggio? No chiedo, perchè ho già pronti i biglietti per il Tibet

 

Buona lettura e...FINE

 

 

 

Era l’alba e tutto intorno era silenzioso.

L’odore dell’acqua piovana sulla roccia inebriava le creature e le persone radunate nella piazza centrale del regno.

Nessuno riusciva a capire cosa passasse nella mente dell’altro e questo scaturiva mille domande nelle loro menti.

Chi erano i disgraziati che stavano per morire?

Era davvero così che doveva finire per questi detenuti?

Forse sì, forse no, ma ormai la frittata era fatta e non potevano più tirarsi indietro.

Il grande palco in legno massiccio era stato allestito durante la notte e la trave centrale era già pronta con i cappi e le botole.

Quando i raggi del sole superarono le mura, la porta delle prigioni si aprì e i presenti trattennero il fiato.

Al posto del solito gruppo di guardie, stavolta erano solo due, una a prigioniero.

I detenuti camminavano a passo lento, facendo attenzione a non allungare troppo la gamba per non cadere a causa delle catene che cingevano le caviglie.

Le guardie cercavano di aiutarli a non inciampare e camminare nella direzione giusta in quanto oltre ad avere le mani legate dietro la schiena e, quindi, non avrebbero potuto attutire un'eventuale caduta, i loro volti erano incappucciati, impedendo loro la vista.

Quest’ultima non era stata una loro richiesta, ma delle stesse guardie.

Non volevano far subire ai due l’ennesima umiliazione.

Il popolo non sapeva chi fossero i due malcapitati, erano giorni che se lo domandavano senza successo.

Le guardie, quando erano di riposo e andavano alla locanda a bere, facevano sempre molta attenzione a cosa dicevano e a non cadere nelle domande trabocchetto.

Questo aveva lasciato intendere che, chiunque essi fossero, era una condanna ingiusta.

I due detenuti vennero scortati fin sopra al palco, posizionati sopra le botole e messo il cappio al collo.

Non tremavano e non davano segni di cedimento, sembravano essere pronti a quel momento da sempre.

Erano in piedi, nel buio dei cappucci, con la schiena dritta e il petto in fuori.

Sembravano quasi fieri di quel momento.

Ma nessuno dei presenti sapeva cosa si celasse nel cuore dei due.

Dietro quella corazza coraggiosa si nascondeva una paura peggiore di quella della stessa morte: quella di perdere chi si ama.

Il silenzio glaciale era interrotto solo dai respiri profondi dei prigionieri, che stavano godendo ogni boccata d’aria finché potevano.

La guardia addetta all’esecuzione stava osservando l’enorme orologio della torre, in attesa del rintocco prestabilito.

Secondi lunghi come secoli dividevano la vita dei prigionieri dalla morte.

Un ultimo istante, un ultimo respiro e al primo rintocco un sussurro

 

Fairfarren

 

L’orologio rintoccò le sei.

Il cigolio delle giunture, i respiri che venivano trattenuti...

La leva venne tirata.

  
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