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Autore: nikita82roma    30/04/2021    7 recensioni
Ambientato nel corso del finale della seconda stagione, dopo l'invito di Castle a Beckett ad andare negli Hamptons con lui, ma dopo questa piccola storia prende una via del tutto diversa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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L’aveva invitata negli Hamptons quella mattina. Era stato terribilmente serio e la voleva lì con lui, più di quanto volesse ammettere e volesse dare a vedere e proprio per questo ci aveva scherzato su e l’aveva presa in giro, facendole delle assurde proposte per dissimulare, per sembrare sempre lui, quello fastidioso e infantile. Sapeva che lei stava con Demming, che quell’invito era inopportuno, li aveva visti baciarsi poco tempo prima e proprio in quel momento aveva capito quanto ci tenesse realmente a lei, che era qualcosa di diverso, che non era un gioco, non lo era mai stato. E sapeva anche che non avrebbe dovuto invitarla, perché non stava bene e lui era pur sempre un gentiluomo, ma non avrebbe dovuto invitarla soprattutto perché temeva un suo rifiuto o meglio una sua sfuriata, però per lei valeva la pena rischiare e Castle voleva veramente che lei andasse negli Hamptons con lui. Se ne era accorto nel momento stesso in cui immaginava che lei dicesse sì e che arrivassero veramente lì insieme: sarebbe stato speciale, sarebbe stato diverso. Avrebbe visto un Richard Castle inedito, avrebbe provato in un contesto inusuale a mostrarsi per quello che era veramente, per qualcosa in più. Kate Beckett era speciale. Forse lo aveva capito da subito, forse aveva voluto far finta di non ammetterlo a sé stesso, ma quella donna era veramente speciale. Non gli aveva solo riportato l’ispirazione perduta, ma anche fatto affiorare aspetti di lui che credeva non ci fossero più, nascosti sotto anni di perfette recite dello scrittore playboy, del milionario sciupa femmine che colleziona appariscenti bionde al suo fianco. Su una cosa aveva ragione: avrebbe veramente voluto vederla in costume e non solo... 
Non gli aveva detto di sì, ma non gli aveva nemmeno detto di no. Pensava a questo mentre la osservava e la ascoltava parlare del caso. Doveva andare adesso. Ryan e Esposito erano già andati, non ci sarebbero state novità a breve.
Beckett si era alzata e si era appoggiata alla sua scrivania davanti alla lavagna, anche lui lo aveva fatto. Le passò vicino salutandola e fece una cosa inusuale ma che gli venne spontanea. Un bacio sulla guancia. 
Si chiese da solo il perché quando separò le labbra dalla sua pelle che aveva un profumo inebriante: profumava di buono, profumava di lei. Sembrò più sorpreso lui del gesto di quanto non lo fu lei, le guardava stupita e un po’ accigliata, con l’espressione di chi si aspettava una risposta che non arrivava o almeno una battuta o qualcosa così. Non lo minacciò di sparargli e forse era già una conquista.
“Mi stai rubando altre prove del caso?” Gli chiese però con aria di sfida e lui non capì subito la sua battuta ed il riferimento a quel bacio del primo caso a cui avevano lavorato insieme. Poi capì e sorrise, riacquistando almeno un po’ della sua solita baldanza.
“Mi hai scoperto detective! Beh, se c’è qualcosa chiamami, come sempre, dico... per il caso...” balbettava ancora. “A domani” la salutò poi prima di sparire nell’ascensore. 

“Castle... hai un secondo?”
Se ne sarebbe andato alla fine di quel caso e lo avevano appena risolto. Era la sua festa, il suo saluto. Sarebbe andato negli Hamptons per finire il libro e lei doveva assolutamente parlargli prima che lo facesse.
“Certo.” Si allontanarono dagli altri che li stavano seguendo con lo sguardo. Castle se ne accorse mentre Beckett stava torturando la bottiglia di birra appena presa. Le fece un cenno facendole vedere quello che stava vedendo anche lui. La loro sintonia era immediata.
“Ti va di andare a fare due passi o... di bere qualcosa altrove, se non hai da fare o non devi partire subito...” Kate si mordeva l’interno della guancia, mentre Rick guardò l’ora. Ci pensò giusto un istante prima di mettersi la giacca.
“Sì, mi andrebbe. Mi andrebbe molto.”
Beckett appoggiò la bottiglia di birra sulla scrivania, prese la sua giacca e andarono verso gli ascensori. 
Camminarono fianco a fianco per un po’ e Kate sembrava aver perso quella sicurezza che aveva trovato poco prima chiedendogli di parlare. Rimasero in silenzio, perché lui non se la sentiva di chiedersi cosa volesse dirgli, anche se era una situazione così anomala e anche lei era così diversa. 
“Entriamo?” Gli chiese alla fine passando davanti ad un piccolo locale nel quale non era mai stato, ad un paio di isolati dal distretto. Rick non potè dire di no, Kate aveva già la mano sulla porta e la stava aprendo. In ogni caso non lo avrebbe fatto. 
Non c’erano molte persone a quell’ora del pomeriggio e Castle sorrise nel vedere quel locale così eccentrico, con la carta da parete con improbabili frutti dai colori fluo e divanetti semicircolari colorati che circondavano i piccoli tavoli rotondi. Seguì diligentemente Beckett che andò verso il più lontano dall’ingresso e da ogni altra forma di essere vivente presente lì. Lui le si sedette vicino e in quel momento lei considerò il fatto che forse aveva scelto il luogo meno adatto di tutti e che quella vicinanza non facilitava nulla di quello che voleva dire, avrebbe dovuto pensarci prima e scegliere il posto dove andare, non entrare nel primo luogo a caso, però almeno così poteva evitare di guardarlo negli occhi.
“Conoscevi già questo posto?” Le chiese dopo che avevano ordinato due birre, senza pensarci troppo.
“In realtà no”. Sembrava sconsolata guardandosi intorno. Se c’era un posto agli antipodi di ciò che aveva in mente per quel momento, era quel posto, con quei colori troppo accesi, la musica di sottofondo fastidiosa e tutta quell’aria roba così finta che si sposava così male con il bisogno di sincerità che la stava opprimendo, più dell’arredamento kitsch.
“Beh è carino. Stravagante, ma carino.” Asserì guardandosi intorno con lo sguardo catturato da due statue di fenicotteri giganti che sbucavano da piante finte che fungevano da separè tra due zone del locale. 
“Il fatto che tu ritenga qualcosa stravagante è preoccupante”. Provò a divagare e alleggerire, con scarsi risultati, almeno per lei, perché Rick sembrava molto più a suo agio di lei: lo guardò alzare le spalle e prendere un sorso di birra che un ragazzo aveva appena portato loro.
“Senti, Beckett... non volevo metterti in imbarazzo l’altro giorno chiedendoti di venire negli Hamptons... io lo so che stai con Demming e... stavo giocando...” le disse poi sorprendendola, parlando per primo.
“Non era un vero invito?” Gli chiese ritirandosi ed allontanandosi da lui, che percepì il suo movimento e la distanza che si era creata.
“No. Cioè sì.” Sbuffò contro se stesso. “Era un vero invito, un invito verissimo. Solo non volevo metterti in una posizione spiacevole con il tuo ragazzo, volevo che non ti dovessi sentire in imbarazzo per questo...”
“Non sto con Demming. Non è il mio ragazzo. Non più...”
“Ah...” deglutì a vuoto. “Mi dispiace... cioè no... No, non no. ‘No’ in questo caso non è una cosa da dire... quindi ecco... insomma... come mai? No, scusa, non sono fatti miei...” Si sarebbe preso a schiaffi per quanto era stupido e per non riuscire a fare un discorso sensato senza risultare ridicolo e insensibile, ma Kate invece era così seria che non si stava nemmeno accorgendo del suo imbarazzo e delle sue gaffes, che provava a nascondere giochicchiando con il cellulare tra le mani che sembrava più piccolo del solito, fino a quando non lo lasciò sul tavolo vicino al bicchiere.
“Non era quello che stavo cercando adesso.” Gli rispose con sincerità a quella questione che lui pensava rimanesse irrisolta, come tante altre cose tra loro. Si volto a guardarlo, nello stesso momento in cui lo fece anche lui. Erano veramente vicini seduti su quel divanetto che ora sembrava ancora più piccolo.
“E cosa stai cercando?” Le chiese ora con molto meno imbarazzo mentre osservava i suoi occhi che gli sembrava potessero brillare ancora di più sotto la luce al neon di quel luogo improbabile. Erano proprio gli occhi di Kate e quel bagliore vibrante che gli diedero il coraggio di chiederle quello che aveva appena detto, senza pensare che la risposta avrebbe potuto non essere quella che lui voleva. 
Beckett si morse il labbro inferiore e osservò Castle negli occhi, poi lo sguardo si abbassò sulle labbra di lui, leggermente dischiuse. Poteva sentire il suo respiro che le sembrò accelerare. 
“Qualcuno che mi faccia passare bei momenti.” Gli disse con la voce che tremava un po’. Rick annuì e gli sembrava che lei si fosse avvicinata ancora un po’ a lui. “Ho passato dei bei momenti con te Castle nell’ultimo anno.” Non poteva più fingere. Non quando lui era tanto vicino da poter sentire il suo respiro.
“Sì, anche io...” sorrise lui.
Quel sorriso sciolse le sue residue reticenze. Non era pronta a non vederlo più, ora lo sapeva. E gli sarebbe mancato in quei mesi, lo sapeva. Lasciò che il suo corpo dicesse quello che lei non aveva il coraggio di dirgli e le sue labbra si trovarono ben presto su quelle di lui, sorpreso solo per un attimo da quel gesto.
Le cinse la vita con un braccio avvicinandola di più a sé, mentre Kate gli accarezzava il collo e i capelli. Fu un bacio tenero e lento, senza frenesia, senza quell’impeto che Kate sentiva dentro ma che non riusciva ancora a tirare fuori, ma stava assaporando ogni istante di quel bacio e delle labbra di Castle, del suo sapore. Se fosse stato possibile, avrebbe detto che sorrideva mente lo baciava, almeno lei si sentiva così.
Lo squillo del cellulare di Castle interruppe quel loro momento e quando si separarono, lo sguardo di entrambi si spostò su quell’aggeggio che aveva rotto quel momento perfetto e la faccia di Gina, biondissima e sorridente, apparve sullo schermo.
“Scusami...” le disse veramente mortificato prima di rispondere.
“Ciao Gina dimmi...” la lasciò parlare e controllò l’ora “sì... no... cambio di programma... no... no... mi dispiace Gina... no... ti farò sapere...”
“Problemi?” Gli chiese Kate appena riattaccò, non avendo distolto lo sguardo da lui nemmeno per un istante, seguendo il profilo delle labbra e osservando ogni espressione del suo volto, sentendosi per la prima volta in diritto di poterlo guardare veramente.
“No... cioè avevo appuntamento con Gina al distretto tipo... un’ora fa... per fortuna lei è sempre in ritardo...”
“Ah scusami... andiamo allora...” Kate visibilmente a disagio fece per alzarsi ma Rick le prese la mano e la fermò.
“Avevo un appuntamento. Le avevo chiesto di venire negli Hamptons per l’estate, perché tu stavi con Demming. Ma non volevo andarci con lei. Vieni con me...”
“Non posso, Castle... il mio lavoro...”
“Almeno per il week end...” prese la mano di lei e la avvicinò alla sua bocca, sfiorandole il dorso con le labbra.
“Tornerai in autunno?” La sua voce era tremante, aveva veramente paura che le dicesse di no.
“Se tu vuoi tornerò alla fine del week end.”
“Lo voglio.” Gli disse prima di baciarlo ancora.
“Potrei prendere tutto questo decisamente sul serio” disse ridendo sulle sue labbra. Kate gli diede un colpo sul fianco prima di abbracciarlo.
“Stai zitto e baciami, Castle!”
Non se lo fece ripetere. Ci sarebbe stato tempo per tutto.
   
 
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