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Autore: _Niente_Paura_    02/05/2021    0 recensioni
"Era cominciata la battaglia per la riconquista di Stadibrant e lei avrebbe dato tutto il suo sangue per riavere ciò che le spettava.
Per lei, per suo padre, per la sua gente e per il suo orgoglio, sarebbe stata la luce nell'ora più buia."
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache della Fiamma Nera'
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Nell'ora più buia

 

Erano passati anni da quando Rea era caduta nella trappola del Conte Luna Morta, erano anni che Logan era morto e che li aveva lasciati soli.
La loro lotta era ad un punto di stallo, e dunque era necessario dover cercare alleati e muovere guerra. Eppure i comuni di Bakkenmork non erano sufficienti, sebbene finalmente avessero raggiunto un buon equilibrio tra le potenze.
Così Rea , insieme a Rodrick Jensen, uno dei tre capi della compagnia mercenaria Cerbero, andarono alla ricerca degli storici nemici dei Mutaforma.
Questi s'erano impossessati di Stadibrant a seguito di una guerra civile, grazie anche all'aiuto della Gente Bianca.
Eppure qualche secolo fa vi erano i Cacciatori di draghi, i quali cacciavano i mutaforma dragonidi, ma ad un tratto non si sentì più parlare di loro
«Dobbiamo sconfiggerli?» domanda retorica da parte di Rea, la quale cominciò a fissare con i sui occhi penetranti Cyndonia «Bene! Ci servono gli alleati»
«Abbiamo Edgar ed Igor Fedor!» scosse la testa Rea, i tratti del viso s'erano induriti ancor di più
«Non basta, ci servono le viverne dei cacciatori!»
«Ma almeno hai idea di dove siano? Non si hanno loro notizie da secoli» rimbeccò Cyndonia sbattendo una mano sul tavolo
«Da quando sappiamo qualcosa su Sukkrage, hanno una politica isolazionista, non abbiamo neanche mappe ben precise!»
«E tu senza mappe vuoi buttarti in pasto al nemico?»
«Ho per caso scelta Cyndonia?» sbottò Rea abbassando la voce ma sussurrando tale frase in modo tagliente. Gli occhi divennero fessure, le labbra erano strette e i muscoli erano contratti, nessuno al mondo avrebbe voluto aver dinanzi quello sguardo «Pensi che non sappia che sia un suicidio? Qual'è l'alternativa? Restare in questa merda di casa e piangermi addosso insieme a tutti gli esiliati?» cacciò un profondo respiro, lo sguardo dorato era ancora glaciale come poche cose
«Rea … non fare azzardi, accontentati»
«Sai come va avanti la storia?» rispose Rea con fare impettito, lo sguardo sempre su Cyndonia, il quale sembrava non riuscire più a reggere il confronto «Dimmi un po', se tutti noi non facessimo qualcosa per cambiare, come potremmo mai andare avanti? Il condottiero è colui che ha il coraggio di andar avanti perfino nell'ora più buia. Se non ho coraggio io, che sono l'ultima Rjuk, chi deve avercelo? La gente ha bisogno di qualcuno che ci provi, e se fallirò almeno morirò mentre ci avrò provato, non sarà colpa mia» e a tale affermazione Cyndonia sembrò aver finito le parole «Ogni qual volta che mi trattate così con dolcezza mi fate salire la bile, so perfettamente che mi guardate così in quanto donna» borbottò lei serrando i pugni e digrignando i denti «Volete considerarmi bella e carina come una rosa? Bene! Io sarò la rosa sia che la serpe che si nasconde dietro essa» sospirò ancora, prese un profondo respiro, poi si voltò verso la porta «Cyndonia, ti lascio il comando dela comunità dei sopravvissuti. Con me verrà Rodrick Jensen, qualora li troveremmo e saremmo ancora vivi … tornerà Rodrick ed attaccheremo Stadibrant da sud, mentre Edgar ed Igor ai lati» e cos'altro poteva fare Cyndonia se non annuire?

L'avevano chiamata Operazione disinfestazione lucertole, e passarono un anno intero alla ricerca di questi Cacciatori di draghi. Inutile dire che rimanerono a bocca aperta quando capirono che chilometri di terra erano stati sbalzati in aria.
Quando Rodrick ritornò nessuno riusciva a credere alle proprie orecchie. Igor scoppiò in lacrime, mentre il fratello gli accarezzava la testa rassicurandole. Finalmente v'era, anche se effimera, possibilità di poter riprendersi Stadibrant. Dovevano solo aspettare a sud della capitale il segnale del fumogeno.

 

«È nel momento più buio che ognuno di noi riesce a capire chi è. C'è chi scappa, chi si paralizza per il terrore e poi c'è chi urla. Che sia chiaro, non un urlo qualsiasi, non di dolore o di rabbia.
Quando lo senti tendi le orecchie e sgrani gli occhi per lo stupore, e ti chiedi “Ma è fisicamente possibile che qualcuno possa vivere così appieno?”» si schiarì la voce Cyndonia, mentre i compagni di ventura lo osservavano con gli occhi spalancati per lo stupore «Cedetemi quando vi dico di non aver mai visto un essere vivente così! Lei è una forza della natura, piena d'energia e speranza»
«Non sarai mica innamorato di lei?» chiese con tono sarcastico Rodrick, il quale aveva allungato il gomito punzecchiando il narratore
«Rod, come al solito non ne capisci una sega» sentenziò Cyndonia osservando l'altro con il volto accigliato
«Come sei permaloso però!» rispose questo sbuffando
La sera s'era ormai calata, mentre il fuoco faceva scricchiolare le braci e la legna. In cerchio vi erano i compagni di ventura, una ventina di persone, le quali erano in attesa del segnale.
Era una tiepida sera d'estate, il cielo era nero ma dipinto da bianche luci stellate. La volta celeste era così nitida da poter distinguere ogni corpo celeste.
Tanti fuochi danzavano sotto la timida luce lunare, un esercito di 10000 uomini era in allerta in attesa di una colonna di fumo verde.
«Stavo dicendo» riprese dopo alcuni minuti Cyndonia, il quale poggiò la ciotola dopo aver consumato lo stufato «Abbiate fiducia, tornerà»
«Speriamo che realmente i cacciatori di draghi ci aiutino» intervenne Marrano con tono preoccupato. Erano un gruppo ben nutrito, vi erano molti uomini ma tra loro spiccavano tre donne ed una ragazzina
«Non vedo perchè dovrebbero rifiutare. Sono secoli che si danno addosso con i mutaforma, e a noi serve indebolirli» rispose prontamente Cyndonia
«Ma se vorranno un pezzo di Stadibrant?» chiese Rod mentre si strafogava di pane. Cyndonia lo squadrò da capo a piedi, mentre sul suo volto si dipingeva una certa incredulità. Rodrick era l'antitesi di Cyndonia, era il classico mercenario di Rejern. Aveva un lungo volto scavato, una barba tagliata con cura di color rossiccio e dei folti ricci castani. Gli occhi di un blu scintillante incrociarono quelli neri di Cyndonia
«Non pensarci Rod, non è affare di un mercenario!» rispose Cyndonia con un cenno della mano sdegnato.
«Eh ho capito! Ma perchè voi di Varnikem c'avete un palo su per il culo?» chiese l'altra parte mentre teneva tra i denti un pezzo di pane, il quale lo strattonava con foga digrignando i denti
«Come si fa a trattarti da persona quando ti comporti peggio di un animale?»
«Sei troppo raffinato» rispose con semplicità Rodrick ingoiando l'ultima goccia di pane. Di tutta risposta Cyndonia schioccò la lingua al palato
«Che voi abbiate un palo nel culo è vero però!» intervenne Marrano
«Voi mercenari siete tutti gli stessi» disse Cyndonia alzandosi di scatto «Adesso se non vi dispiace vado a godermi un po' di riposo, magari a breve riceveremo il segnale» ed improvvisamente una colonna di fumo verde si levò alta in cielo
«Ma te la sei chiamata?» chiese Rod con tono divertito, a tale dichiarazione Marrano scoppiò a ridere insieme a Rod
«Muovetevi idioti, non abbiamo tempo da perdere» infuriò Cyndonia, il quale s'era precipitato senza troppi complimenti alle tende per prendere il necessario
«Si marcia su Stadibrant!» avevano cominciato ad urlare le sentinelle, e la voce cominciò a diffondersi per tutto l'esercito.
La gente s'alzava, cominciava ad avanzare impaziente, gli occhi puntavano verso nord e bramavano la città.
Mentre il vento s'alzava forte, e nubi di polvere venivano spazzate via. Gli zoccoli scalpitanti di due quarter horse echeggiavano nella pianura. Due messaggeri erano partiti per avvisare i due eserciti alleati.

 

Lo scenario che si stava delineando quella notte era quello di uno scontro sanguinolento, la gente reclamava il sangue reale, mentre guardava con astio gli oppressori. L'esercito, capeggiato dai 20 compagni di ventura, era stato messo insieme dalla necessità. La fanteria era composta per lo più da esiliati e contadini stanchi, i quali avevano metto a disposizione i propri cavalli da tiro. Certo, tali cavalli non erano eleganti come potevano esserlo dei lusitani, razza solitamente usata dagli eserciti reali, ma erano utili per il trasporto.

Altra cosa era la cavalleria, la quale s'era divisa a metà e stava ai lati della fanteria. La compagnia del Cerbero era riuscita ad assoldare ben 400 cavalieri, oltre a 1000 lance piazzate davanti la fanteria.

A destra vi era Flaviano, uno dei tre comandanti della compagnia, il quale rimirava con attenzione i propri sottoposti e li incoraggiava alzando la lama in cielo.

La superficie della lama rifletteva la luna ed era come se il bagliore fendesse l'oscurità di quella notte.

Sulla sinistra vi era Rodrick, altra testa della compagnia di Cerbero. Questo, gasato quanto Flaviano, aveva cominciato ad intonare una canzone, mentre cominciavano a scorgere le prime case contadine di Stadibrant

 

Addio, mia bella, addio, l'armata se ne va;

se non partissi anch'io sarebbe una viltà !

Non pianger, mio tesoro, forse ritornerò;

ma se in battaglia io moro, in ciel ti rivedrò.

La spada, le pistole, lo schioppo l'ho con me;

allo spuntar del sole io partirò da te.

Il sacco è preparato, sull'omero mi sta;

son uomo e son soldato; viva la libertà !

Non è fraterna guerra la guerra ch'io farò dall'italiana terra l'estraneo caccerò.

L'antica tirannia grava l'Italia ancor io vado in Lombardia incontro all'oppressor.

Saran tremende l'ire, Grande il morir sarà !

Si mora: è un bel morire morir per la libertà

Tra quanti moriranno forse ancor io morrò;

non ti pigliare affanno, da vile non cadrò.

Se più del tuo diletto tu non udrai parlar, perito di moschetto per lui non sospirar.
Io non ti lascio sola, ti resta un figlio ancor; nel figlio ti consola, nel figlio dell'amor.
Squilla la tromba l'armata se ne va: un bacio al figlio mio; viva la libertà !

 

Nelle retrovie vi erano i restanti compagni di ventura. L'ultima testa della compagnia mercenaria, ovvero Marloy. Questo avanzava con fare impettito, mentre rimirava l'orizzonte e Forte Fenice che si delineava in lontananza. Al suo fianco vi era il fedele Cyndonia, il quale era rimasto al fianco di Rea dall'inizio fino alla fine.
Dall'alto si sentivano le viverne, maestosi animali dragonici, le quali erano cavalcate dai cacciatori. Solcavano il cielo, mentre i cavalieri osservavano il mondo sotto i loro piedi. L'aria accarezzava con foga il volto rosato di Rea, mentre gli occhi erano socchiusi a causa degli spostamenti d'aria.
Ne era passato tempo dall'ultima volta che aveva rivisto Stadibrant, neanche se lo ricordava. Alti edifici si stagliavano verso l'alto, basse casette avevano le luci accese.
I soldati dall'armatura nera e scintillante erano in posizione, così come i mutaforma già in forma dragonica.
Mosse i capelli e li portò dietro l'orecchio, folte onde argentee e corvine svolazzavano mentre la viverna planava dall'alto verso il basso.
Al di sopra dell'esercito vi erano così i cacciatori, i quali finalmente avevano raggiunto l'esercito dei contadini e dei mercenari.
Quasi si commosse Rea nel vedere ad est ed ad ovest gli storici alleati di casa Rjurik. Edgar, il primogenito ad est era in posizione, così come il secondogenito Igor. Scomunicati ed esiliati dai territori di Stadibrant, ora erano pronti a dar la vita per riprendersi il territorio perduto.

 

«Compagni! Il nostro condottiero è ternato!» urlò Rod con quanta più forza avesse in gola, e nel mentre tremò per lo sforzo di un urlo feroce
«Comandante! Ai tuoi ordini!» gridò Flavio levando al cielo la spada lunga. Rea osservò i due capi della compagni del Cerbero e sorrise. Il volto spigoloso parve divenire gentile ad un tratto
«Cavalleria, allargatevi sui fianchi!» ordinò Rea «Cacciatori, intercettate in fuoco dei piccoli draghi»
L'esercito nemico contava in totale 40000 persone, di cui 30000 erano dei mutaforma dragonidi già trasformati. Che sia chiaro, non tutti i draghi erano colossali, anzi quelli si potevano contare sulla punta delle dita.
Erano in totale 4 i guerrieri del fuoco, ovvero i 4 draghi colossali. Azula, Ozai, Iroh e Zuko.
L'esericito avanzava inesorabile, lo sguardo dei soldati era fiero, incoraggiati dai condottieri. Nel cielo i cacciatori, i quali cavalcavano le viverne, si dividevano in tre gruppi.

 

Va specificato che le viverne, a differenza dei draghi, non sono creature dotate di un particolare intelletto e non hanno una forma umanoide. Però anche essi, come i draghi, avevano varie dimensioni e forme. La maggior parte di loro erano di taglia piccola, grandi quanto un cavallo, e in rari casi arrivavano ad essere 10 volte un cavallo. Di viverne colossali, delle stesse dimensioni dei 4 guerrieri del fuoco, non v'era nessuno, se non le 3 viverne cavalcate dai capi clan dei cacciatori di draghi.
Rea stava cavalcando una viverna di medie dimensioni, era grande quanto 5 cavalli circa, e possedeva delle lunghe scaglie rosso fuoco. Si lanciò in picchiata mentre urlava a squarciagola, era cominciata la battaglia per la riconquista di Stadibrant e lei avrebbe dato tutto il suo sangue per riavere ciò che le spettava.
Per lei, per suo padre, per la sua gente e per il suo orgoglio, sarebbe stata la luce nell'ora più buia.

   
 
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