Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Roe Jaeger    02/05/2021    1 recensioni
Eren è chiuso da una settimana in camera sua perché è stato messo di fronte a una scelta che non vuole fare.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Carla Jaeger, Eren Jaeger, Grisha Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Eren's choice

Quando Eren cominciò a non voler più uscire con gli amici, Mikasa iniziò a chiudersi sempre più in sé stessa e Armin era parecchio sfuggente, Sasha e Jean palesarono, finalmente, che c'era qualcosa che non andasse nei loro amici. 
Eren era sempre stato, fin dai primi anni del liceo dove si erano conosciuti, il collante tra loro, l’anima del gruppo, colui che faceva i salti mortali per tenerli uniti, nonostante le battutacce giornaliere di Jean al suo indirizzo. 
Sasha da parte sua aveva accettato quella scelta, e mentre Mikasa e Armin sembravano fregarsene, Jean si chiedeva cos’avesse il loro gruppo, cosa stesse succedendo a tutti. 
Era una mattina di fine marzo quella in cui, nonostante il caldo fosse alle porte, Eren era sul divano, con una coperta addosso e una cioccolata calda tra le dita. Sua madre protestava appena per l'aria condizionata accesa e suo padre si continuava a chiedere il senso dell'aria climatizzata e la coperta ad avvolgerlo tutto, ma sembrava che Eren fosse perso in chissà quale dimensione parallela, quindi non lo disturbarono neanche quando erano convinti che la cioccolata fosse ormai fredda, perché il loro piccolo Eren, diciotto anni di lì a pochi giorni, continuava a berla tranquillamente davanti alla pubblicità. Non era mai successo che Eren guardasse con tanto interesse la pubblicità, cambiando canale all'inizio di un programma, quindi i suoi genitori avevano ormai capito che c'era un problema e, seriamente intenzionati a scoprire quale fosse, si sedettero sul divano, ognuno a un lato del loro pargolo. 
«Eren, noi dobbiamo parlare», disse la madre, mettendogli una mano sulla gamba. 
«Devi aiutarci a capire che ti sta succedendo», incalzò suo padre, stringendogli una mano. 
«Siamo molto preoccupati per te», continuò sua mamma, spegnendo la televisione, mentre suo padre s'impossessava della tazza di cioccolata bianca e la posava sul tavolino davanti a loro. 
«Sto benissimo, davvero», disse Eren, per nulla intenzionato a vuotare il sacco. 
«Non ce la conti giusta, Eren. Ti è successo qualcosa», iniziò suo padre «Sono due settimane che non esci con i tuoi amici e una che non metti il naso fuori di casa.» 
«Oggi non ti sei proprio vestito e noi siamo davvero preoccupati per te. È successo qualcosa coi con gli altri, lo sappiamo. Cosa ti affligge?», continuò sua madre, preoccupata. 
«È una lunga storia, e a me non va proprio di raccontarvela. Davvero, sto bene ed evitate di preoccuparvi inutilmente.» disse Eren, facendosi sprofondare nel divano. 
«Se non ci dici che è successo è normale che ci allarmiamo.» spiegò sua madre. «Non è per nulla normale chiudersi in casa per una settimana.» 
«Sputa il rospo», proruppe suo padre. 
Eren sospirò scoraggiato, sapeva che non aveva speranze di mantenere il silenzio ancora a lungo. Prese coraggio e disse: «Sono gay.» 
Calò un silenzio imbarazzato che perdurò per alcuni minuti, poi sua mamma prese la parola: «Le tue inesistenti frequentazioni femminili ce l'avevano fatto supporre da tempo, Eren. Vai avanti.» 
Suo padre annuì come per dire che concordava su quel pensiero, così Eren riprese: «Ho un ragazzo. Lui è più grande di me, e sì, siamo già stati a letto insieme, ma il punto non è questo.» 
«E qual è il problema?» chiese pazientemente sua madre. Affrontarlo di petto e dargli addosso non lo avrebbe spronato a parlare, come lo sapeva suo padre lo capiva anche lei. 
«Il problema sono i miei amici. Non hanno accettato la nostra differenza d’età e ho deciso di allontanarli. Lui si chiama Levi. Ah, ovviamente sono sei giorni che non sento neppure lui. Non più voglia di niente. Datemi la mia cioccolata.» 
«Secondo me stai sbagliando ad allontanarli tutti.» disse suo padre, ridandogli la cioccolata. «D’accordo che i tuoi amici non sono stati tanto simpatici nel metterti di fronte a una scelta, ma... lui che c’entra?» 
«Io... non lo so, in realtà.» 
«Schiarisciti le idee, e poi riprenditi quello cui tieni maggiormente. Il resto verrà da sé.» 
Eren li guardò per un attimo dubbioso, anche se il suo cuore sapeva già cosa volesse. 
 
Un’ora dopo era sotto casa di Levi, davanti al citofono, ad aspettare che il suo ragazzo gli aprisse il portone. 
«Sali, stupido.» Da quando quello era diventato il nuovo “pronto”? Nell’ultima settimana, forse? 
Arrivato al piano, trovò la porta di casa Ackerman aperta, e Levi ad aspettarlo nell’ingresso, con un’espressione molto preoccupata in volto. 
«So che i tuoi amici ti hanno messo di fronte a una scelta, io e Mikasa siamo parenti. Io non ti costringerei mai a scegliere tra me e loro, sempre che tu voglia continuare a vedermi, s’intende.» 
Eren borbottò qualcosa di incomprensibile. 
«Ma se vuoi continuare a fare il recluso in casa pur di non scegliere, fa pure. Non ti costringerò a uscire.» 
Eren riuscì a borbottare le sue scuse prima di slanciarsi ad abbracciarlo. 
Aveva sbagliato a non parlarne con lui, che più maturo di lui aveva deciso di fregarsene o meglio di aspettare una sua decisione. Gli anni di differenza che li separavano, in quel momento, Eren li sentì tutti. 
Ma trovò fosse una benedizione che ci fossero.  
   
 
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