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Autore: Ahimadala    03/05/2021    6 recensioni
Hermione Granger ha fatto il possibile per restituire la memoria ai suoi genitori dopo la fine della guerra.
Tuttavia, nel tentativo di combattere il suo stesso incantesimo, qualcosa é andato storto.
L' eroina del mondo magico si ritroverá con un insolito e rarissimo dono, che la costringerà a scoprire stravolgenti ed imbarazzanti verità.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lucius/Narcissa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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San Mungo
Settembre 1998

Il dottor Friedrich sospirò sonoramente, rimuovendo i suoi occhiali e strofinandosi gli occhi con una mano. Poi rivolse il proprio sguardo esausto verso la ragazza davanti a sè.

"Allora?" chiese la grifondoro, incapace di trattenersi. Il suo piede picchiettava nervosamente contro il pavimento per l'impazienza.

"Beh" sospirò l'uomo, rimettendosi di nuovo gli occhiali e rileggendo il referto sulla scrivania. "Nessuno dei nostri guaritori è stato in grado di annullare l'incantesimo".

Il labbro di Hermione tremò leggermente.

"Tuttavia" continuò il dottore, con gli occhi della ragazza nuovamente puntati su di sè, "ho motivo di sospettare che la responsabilità sia sua".

Prima che lei potesse inondarlo di domande, proseguí. "L'incantesimo obliviante che ha utilizzato, singorina Granger, non è solo potente, ma è intriso di una profonda traccia magica" incrociò le mani davanti a sè. "Forse, e sottolineo forse, la reversione dell'incantesimo potrebbe avere successo se venisse svolta dalla stessa traccia magica che lo ha impresso".

"D'accordo" rispose prontamente Hermione, prima che l'uomo potesse offrirle altre spiegazioni.

"Ma la avverto, non è magia semplice. Avrà bisogno di settimane di allenamento con i nostri guaritori per riuscire a padroneggiare correttamente l'incantesimo. Ed anche in quel caso, purtroppo, non è detto che..."

"Voglio provare" replicò decisa la grifona. "Qualsiasi cosa".

***

Gennaio 1999

"D'accordo, signorina Granger. Faccia un respiro profondo e sollevi lentamente la sua bacchetta. Appena si sentirà pronta potrà lanciare l'incantesimo".

Hermione fece come le fu indicato.

Non si era sentita così nervosa nemmeno quando aveva obliviato i suoi genitori.

E adesso, forse, dopo sei mesi di tentativi e dopo aver contattato i migliori specialisti in incatesimi di memoria di tutta europa, sarebbe finalmente riuscita a restituire la memoria alle due persone più importanti della sua vita, che giacevano addormentate davanti a lei.

Avevano tutti detto la stessa cosa: non era stato possibile rimuovere l'incantesimo perchè la magia con cui era stato impresso era troppo forte. La cosa l'aveva lasciata interdetta. Aveva sempre saputo di essere una strega più che capace, ma così tanto da lanciare un incantesimo irreversibile?

Si era domandata, dopo aver ricevuto quella stessa risposta da ben tre guaritori diversi, cosa ne fosse stato di Dolohov e Yaxley, i mangiamorte che aveva obliviato poco dopo aver cancellato la memoria ai suoi genitori. Di loro tuttavia non vi era più traccia, non erano più stati ritrovati.

Fece come le era stato detto, respirando profondamente.

Un giovane ragazzo, avvolto in un camice bianco, si avvicinò a lei.
"Prima lancia il legilimens" disse. "Devi seguire il flusso dei ricordi che hai impiantato in loro. Tra di essi troverai una porta, un punto di debolezza" ripetè, come se stesse parlando del procedimento per la prima volta. "Deve essere presente da qualche parte. Devi aggrapparti a quello, e poi lanciare l'incantesimo che revertirà il processo".

Hermione annuì, ascoltando attentamente nonostante conoscesse quelle istruzioni ormai a memoria.

Tese il braccio destro.

"Legilimens".

Un leggero fascio di luce lasciò la sua bacchetta, coprendo la breve distanza che la separava dal corpo di sua madre.

Ma appena quel flusso di energia sfiorò la tempia della donna, Hermione si ritrovò accecata: le sue cornee bruciarono. Fu un dolore brevissimo, ma talmente intenso da farle credere di star prendendo fuoco.
Il calore risalí verso la sua testa, diffondendosi all'interno della sua scatola cranica, incendiando ogni sua fibra nervosa.

La sua vista iniziò ad appannarsi e udí il suono della propria bacchetta ricadere sul pavimento.

Un momento dopo, il buio.

***

Sentiva qualcuno parlare.

La pressione va bene la temparatura corporea anche. Nessun segno di risveglio, di nuovo, che turno infinito questa settimana.

Era strano: la voce sembrava così vicina ma allo stesso tempo cosí lontana.

Un'altra voce, più dolce, si sovrappose alla precedente.

Sono passati due giorni.Spero che si svegli presto. Che ore sono? Ah, le cinque e mezzo. Mi aspettano alla tana tra un'ora.

Questa la riconobbe: era Harry.

Che cosa avrà combinato questa volta?
Sarebbe stato bello se ci fosse stata anche lei alla tana. Mamma continuerà a chiedere di lei. Spero che Harry non chieda a Ginny di sposarlo.
Con Charlie via e George già sistemato mamma mi tormenterà. Come spiegarle che tra noi è finita?

Si sforzò di aprire gli occhi. Le luci della stanza l'accecarono, costringendola a richiuderli immediatamente. La sua testa era in fiamme.

Ron era lì, aveva sentito la sua voce. Perchè parlava così di lei in sua presenza?

"Ron" balbettò flebilmente.

"Hermione" esclamò sbalordito il rosso, affarrendo la sua mano e voltandosi al tempo stesso verso la porta. "Si é svegliata" urlò, attirando l'attenzione dell'infermiere di turno a quell'ora.

Il resto successe molto in fretta.

Harry e Ron furono allontanati da lei, ed Hermione si ritrovò sommersa da camici bianchi. Almeno cinque o sei persone iniziarono a parlare allo stesso istante, sovrapponendosi l'una all'altra.

La sua testa stava per scoppiare. Si portò le mani alle orecchie, sperando che quelle voci cessassero.

Perché parlavano cosí di lei?

 Perché erano tutti così interessati al suo cervello?

É stato il primo incantesimo a rimbalzare su di lei perciò-

É un vero peccato che sia successo proprio a lei. Dubito che il suo cervello sia rimasto illeso, il danno neuronale sembrava piuttosto diffuso-

Perchè non parla? è tanto grave?
Non sembrava che il danno avesse coinvolto anche i centri del linguaggio ma meglio ricontrollare.
E se si fosse esteso?
Per la barba di Merlino, se raggiungesse il tronco encefalico-

É il caso più interessante che mi sia mai capitato in tutta la carriera-

Hermione si immobilizzò improvvisamente, rendendosi conto che portarsi le mani alle orecchie non l'aveva affatto aiutata a non sentire quelle voci.

Fissò i medici che aveva davanti, che a sua volta la osservavano come se fosse un raro esemplare allo zoo.

Nessuno di loro stava parlando, si rese conto. Le loro labbra erano ferme, i loro occhi saettavano tra lei e le cartelle che avevano in mano, sfogliando pagine su pagine probabilmente riguardanti la sua storia clinica.

Cercò di concentrarsi su quella prima voce, quella che aveva attirato la sua attenzione.

I suoi occhi atterrarono su un dottore basso e occhialuto in fondo alla stanza. Lo fissò intensamente.

Se l'incantesimo fosse rimbalzato... Potrebbe essere successo che- no, no. Non é possibile, é rarissimo. Nessuno c'é mai più riuscito dopo che-

L'uomo sollevò improvvisamente lo sguardo, incrociando gli occhi di Hermione. La grifona guardò altrove, ma la voce dell'uomo- o quella che credeva fosse la sua voce- non abbandonò le sue orecchie.

E se invece lo fosse davvero? Perché non parla? E se mi avesse sentito? Se mi avesse letto nel pensiero?

Improvvisamente la sua voce, nella testa di Hermione, venne silenziata. La grifona si voltò istintivamente, vedendo il piccolo dottore stempiato schizzare fuori dalla stanza d'ospedale.

Lunatico.

Vuole farsi licenziare.

Sono stanco di coprire i suoi turni-

Che idiota ad ignorare uno dei casi più interessanti che ci siano mai capitati-

Ma si rende conto di chi è lei-

Hermione si sforzò di riflettere, aggrappandosi a quelle poche parole prima che venissero spazzate via dal flusso di informazioni che affluiva alle sue orecchie.

Aveva davvero letto... Il suo pensiero?
Erano i pensieri di tutti che sentiva?

Le voci rimbombarono ancora nella sua testa dolorante.

Faceva male.

La sua vista si appannò.

"Non mi- " balbettò con la bocca asciutta. "Non mi sento molto bene".

E poi, ancora una volta, il buio. 

E il silenzio.

***

É sorprendente, dopo un incidente del genere un ricovero in così poco tempo

L'incantesimo rimbalzato sembra non aver provocato alcun danno

Sarà stato un semplice abbassamento di pressione

Probabilmente si è trattato di un calo di zuccheri

É sveglia

Aprí lentamente gli occhi, ritrovandosi nuovamente circondata da camici bianchi. Harry e Ron erano in fondo alla stanza.

Il suo sguardo cercò invano il piccolo dottore stempiato e occhialuto di prima.

"Ecco, beva" le disse una donna, porgendole un bicchiere. "É disidratata, ha semplicemente avuto un calo di zuccheri".

Hermione afferrò il bicchiere, leggendo il cartellino sul camice della donna:  Patricia Potts, aveva sentito parlare di lei.

"Quando posso tornare a casa?" chiese. 

La donna si voltò verso il resto dei propri colleghi, che continuavano a scambiarsi degli sguardi perplessi. "Beh" sospirò infine, mettendo da parte la cartella che aveva in mano. "I vari controlli che abbiamo effettuato non hanno dimostrato alcuna presenza di lesioni dovute all'incantesimo rimbalzato, fortunatamente". 

Hermione stava per intromettersi, ma la donna fu più veloce di lei a continuare.

"Tuttavia, crediamo che sarebbe più sicuro per lei se restasse ancora qualche giorno in osservazione. Incidenti del genere sono parecchio rari e non sappiamo se il danno provocato è realmente assente oppure tarda a manifestarsi".

É incredibile che stia così bene dopo il trauma che ha subito. Il suo cervello dovrebbe essere fritto. É inspiegabile, eppure...

"Per quanto?" chiese la ragazza.

"Almeno due o tre giorni, in modo da poter accorrere immediatamente nel caso in cui si manifesti qualche... complicazione"

Hermione chiuse gli occhi, domandandosi al contempo quanti danni il suo incantesimo avesse realmente provocato. Forse sarebbe stato il caso di dire a qualcuno della sua condizione, ma non c'era nessuno che le ispirasse pienamente fiducia nell'ospedale. Se solo potesse restare da sola con Harry e Ron magari...

"Va bene" disse infine, desiderosa che tutti i presenti lasciassero la sua stanza. Sentiva di poter svenire un'altra volta. Le voci, o meglio i pensieri, di tutti si sovrapponevano nella sua testa e divenivano asfissianti. 

Harry e Ron rimasero con lei ancora per un po' dopo che i medici lasciarono la sua stanza, ma non durò a lungo. L'orario di visite si concluse da lì a poco e nessuno dei tre era particolarmente in vena di chiacchiere.

Hermione, in fondo, ne era grata. La situazione con il rosso era ancora parecchio tesa e ritrovarsi così dentro la sua testa... 
Non era qualcosa a cui poteva pensare. Non adesso, almeno. Non finchè non avesse capito cosa le stava succedendo.

Aveva bisogno di passare del tempo da sola, di riflettere e analizzare i fatti. Aveva sempre fatto così, era abituata a risolvere i problemi da sola.

Era da sola quando aveva obliviato i suoi genitori. Era da sola quando aveva girato l'Europa alla ricerca dei migliori guaritori di ogni paese. Sapeva stare da sola, aveva affrontato cose peggiori.

Si godette il silenzio e la solitudine dopo che i due ragazzi se ne furono andati, osservando il sole tramontare fuori dalla finestra, pensando a quanto desiderasse essere a casa sua per potersi perdere nella lettura e nelle ricerche.

La notte arrivò presto e la grifona cadde in un sonno profondo. Stare sveglia, circondata da folle di persone, era estenuante. 

Non si rese conto di quanto tempo fosse passato quando una voce la svegliò, ma dal fatto che la sua stanza fosse ancora immersa nell'oscurità dedusse che non doveva esser passato molto tempo da quando aveva preso sonno.

Qualcuno era nella sua stanza. Perchè si trovava al buio?

Solo un goccio di veritaserum. Non è poi così grave, dormirà per il resto della notte.
Non posso parlare dei miei sospetti a quegli altri, ruberebbero la mia idea. Oh, se fosse vero-

Hermione si mise seduta sul letto, mentre i suoi occhi si abituavano all'oscurità. Un medico le dava le spalle, maneggiando delle boccette su un tavolino in fondo alla stanza. Era lo stesso dottore basso e occhialuto che era schizzato fuori dalla stanza al suo risveglio di qualche ora prima.

L'uomo si voltò, sussultando dallo spavento quando si accorse che Hermione era sveglia.

"Buonasera" disse, indossando il sorriso più falso che la ragazza avesse mai visto.

Fatta eccezione per un'imprecazione, da quel momento in poi la grifona non fu più in grado di udire la sua voce- i suoi pensieri. 

"Stavo proprio per svegliarla, signorina Granger" disse l'uomo, accedendo le luci della stanza con un colpo di bacchetta. "Si è dimenticata di prendere una pozione, è fondamentale per il suo ricovero".

"La dottoressa Potts mi ha dato tutto" replicò la grifona, sforzandosi di prender tempo. Era veritaserum. Lo aveva sentito. E non era un'idota: ne riconosceva il colore e la consistenza all'interno della boccetta.

Ma perchè non riusciva più a sentire i pensieri dell'uomo? 

Forse l'effetto dell'incantesimo che era rimbalzato su di lei era svanito. Era stata solo una cosa momentanea.
Avrebbe dovuto sentirsi sollevata, eppure si sentì come se le mancasse qualcosa. La presenza di quell'uomo nella sua stanza iniziava ad angosciarla, e nonostante non sentisse più i suoi pensieri era sufficiente guardarlo in faccia per dubitare delle sue intenzioni.

Iniziò a sudare.

"Oh" si bloccò per un momento, lisciandosi il camice. "La dottoressa si sarà confusa, deve esserci stato un err-"

Entrambi sobbalzarono quando la porta della stanza si aprì. "Signorina Granger va tutto bene? Credevo stesse dormendo" la dottoressa Potts notò solo in un secondo momento il dottore stempiato in un angolo. "Pricett, cosa ci fai qui?" domandò, squadrandolo dalla testa ai piedi. 

Abbiamo dovuto spostare tutti i turni per questo idiota

"Io..." esitò l'uomo, infilandosi furtivamente la piccola boccetta della pozione nella tasca del camice. "Stavo andando via" concluse infine, dileguandosi oltre la soglia della porta alla velocità della luce.

"Mi scusi, signorina Granger" disse infine la donna, rivolgendosi ad Hermione. "Ha bisogno di qualcosa?"

La grifona scosse la testa, sollevata dall'intervento della donna e felice di ritorvarsi di nuovo da sola.

Se prima aveva qualche dubbio, adesso ne era più che certa: non poteva dire a nessuno della sua condizione.

***

Seppur con risentimento da parte del personale, Hermione Granger ottenne la sua vittoria: fu dimessa dal San Mungo con due giorni d'anticipo.

Essere l'eroina del mondo magico aveva i suoi vantaggi.

Era enormemente sollevata e al contempo euforica, impaziente di restare finalmente da sola e dedicarsi alla lettura. Doveva aver qualche libro a casa sull'argomento, insieme a diversi manuali di incantesimi di memoria e medicina magica che aveva intenzione di esaminare fino alla nausea.

La sua curiosità di scoprirne di più fu tale da surclassare la delusione nello scoprire che Ron non era venuto a prenderla.

Furono Ginny ed Harry ad accoglierla appena uscita dall'ospedale, accompagnandola al proprio appartamento.
E fu solo dopo una tazza di thé e diverse suppliche che la ragazza riuscì a convincere i suoi amici a lasciarla da sola.

"Si si, andiamo" disse Harry, mentre Hermione lo accompagnava frettolosamente verso la porta.
"Hai ancora dieci giorni di malattia" continuò il ragazzo che è sopravvissuto. "Usali per riposarti e rimetterti, Herm".

"Lo farò" replicò la grifona, scambiandosi un abbraccio col suo migliore amico.

Ginny, accanto a loro, sorrise. "Il ministero può sorpavvivere qualche giorno senza la sua paladina".

Harry rivolse uno sguardo seccato alla propria ragazza. "Disse quella che era di nuovo sulla sua scopa il giorno dopo una caduta da sette metri di altezza".

"Ehi ehi" lo riprese la rossa. "Parliamo di Herm, non di me".

"Prometto di non fare vedere la mia faccia per i prossimi dieci giorni" ribadí ancora una volta Hermione, osservando i suoi due amici smaterializzarsi oltre la soglia del suo appartamento.

Rimase immobile per un secondo a fissare il punto in cui si trovavano.

Finalmente sola.

***

Dopo i suoi primi esperimenti, e dopo aver capito come funzionava questa nuova e strana abilità che si era ritrovata a possedere, decise che era finalmente arrivato il momento di tornare al lavoro. Aveva già accumulato  fin troppi arretrati, ci avrebbe messo una vita a recuperare.

Era ancora più che convinta dell'idea che non parlare a nessuno di quello che era successo fosse la cosa migliore per il momento. Almeno finchè non avesse capito cosa c'era di così strano e perchè quel guaritore sembrava particolarmente incline ed esaminare il suo cervello con intenzioni tutt'altro che buone. 

E poi, forse, avrebbe potuto approfittare di questo dono a suo vantaggio.

Se non altro, per i giorni successivi all'incidente, la possibilità di leggere la mente degli altri le aveva permesso di evadere dai suoi stessi pensieri e di distrarsi dal lacerante dolore dovuto alla consapevolezza di non poter più restituire la memoria ai suoi genitori.

Aveva organizzato tutto.
Sarebbe uscita la mattina presto, in modo da evitare la confusione che si creava nei corridoi del ministero all'ora di punta: questo avrebbe dovuto essere sufficiente per non sovraccaricare la sua mente. 

Dopodichè, nei giorni successivi, avrebbe dovuto trovare il coraggio di visitare le librerie di Diagon Alley: da ciò che aveva scoperto dai pochi libri che aveva sull'argomento a casa, le tecniche di occlumanzia avrebbero potuto aiutarla. C'era un libro in particolare al quale era interessata: la biografia di una donna americana nata con il dono di legiliminens naturale.

A quanto pare era una cosa molto rara, ed un'abilitá non facile con cui convivere, sebbene decisamente interessante e ambita da molti.

Si vestì lentamente quella mattina, nervosa ma al contempo eccitata all'idea di rientrare finalmente a lavoro. Si chiese se fosse realmente pronta a scoprire cosa tutti pensavano di lei, e la sua mente saettò nuovamente a Ron per la milionesima volta in quei giorni.

Scrollò le spalle, abbottonandosi la camicetta. Lo avrebbe certamente scoperto, non aveva senso stressarsi pensandoci e ripensandoci su all'infinito.

Tempo al tempo.

Finì di prepararsi ed uscì, materializzandosi dietro l'ingresso segreto del ministero. Le strade erano silenziose e poco trafficate, proprio ciò che si aspettava uscendo di casa in così largo anticipo.

Ebbe perfino la fortuna di ritrovarsi da sola in ascensore, e non incontrò nessuno finchè le porte non si aprirono e non si ritrovò all'ultimo piano dell'edificio, dove il suo ufficio si trovava. 

Tre teste si sollevarono nella sua direzione non appena la sua figura apparve alla fine del corriodio. Hermione deglutì, improvvisamente nervosa.

 "Hermione" le venne incontro Cameron, la donna che lavorava nell'ufficio accanto al suo e che odiava esser definita la sua assistente, sebbene, nella pratica, il suo lavoro consistesse effettivamente nello smistare i casi e le proposte di legge che poi atterravano sulla scrivania dell'eroina del mondo magico.

Hermione si sforzò di sorridere e ignorare i pensieri che lasciarono la mente della donna, ma non fu facile. Aveva sempre sospettato di non esserle particolarmente simpatica, ma non aveva idea che la donna riversasse su di lei così tante delle proprie frustrazioni. 

L'eroina della burocrazia.
Così l'aveva definita.

Dopo pochi convenevoli Hermione la liquidò, calcolando visivamente i pochi metri che ancora la separavano dalla porta del suo ufficio. Poteva farcela senza incontrare nessuno, si disse.

O forse no.

"Signorina Granger, così di buon'ora".

Hermione si voltò, sorridendo. "Dean" salutò, riconoscendo la sua voce, felice di vedere un volto familiare e di non sentire commenti offensivi nei propri confronti. 

Durante il corso dei suoi anni ad Hogwarts, Hermione e Dean non avevano mai avuto un rapporto particolarmente stretto, ma la situazione era decisamente cambiata da quando entrambi avevano iniziato a lavorare al ministero nello stesso dipartimento.

"Boss" la schernì il ragazzo, offrendole il suo solito caffè. "Ricovero record".

"Avrò anche rischiato di friggermi il cervello, ma odio ancora che mi chiami così" rise, prendendo un sorso.
"Grazie" aggiunse, indicando il bicchiere fumante.

"Oh, figurati" replicò il ragazzo con fare teatrale. "Farei di tutto per ingraziarmi il capo, sai".

Hermione finse di dargli una gomitata. "Allora, cosa mi sono persa?"

Il giovane camminò insieme a lei fino alla porta del suo ufficio. "É tutto sulla tua scrivania, organizzato in ordine di priorità" abbassò la voce. "Cameron insisteva per organizzare i documenti in ordine di data, il che è stupido perchè sappiamo tutti che il primo caso che andrai a cercare sarà quello su-"

"Su diritti e tutele per Lupi Mannari" concluse Hermione, rendendosi conto troppo tardi del suo errore.

Dean la guardò con aria stranita. "Come fai a sapere che ne abbiamo già discusso?"

 La seduta è stata anticipata proprio mentre eri ricoverata pensò il ragazzo.
É stato un po' strano in effetti, sembrava che qualcuno volesse che Hermione non fosse presente-

Hermione, sebbene perplessa da quell'ultima informazione, scrollò le spalle come se niente fosse. "Io so tutto" disse, ammiccando goffamente e  fermandosi davanti alla porta del proprio ufficio.

"Già, ecco perchè sei il capo" sospirò Dean, dandole una pacca sulla spalla e allontanandosi verso la propria postazione in fondo al corriodio.

"Non sono il capo" urlò alle sue spalle la ragazza, alzando gli occhi al cielo e afferrando la maniglia della porta. 

Si infilò rapidamente all'interno prima che qualcuno potesse fermarla. Sospirò, togliendosi la giacca e contemplando la montagna di documenti accumulatisi sulla scrivania nelle due settimane in cui si era assentata.

Prese posto sulla sua solita sedia, iniziando ad esaminare i vari fascicoli. Tuttavia fu più dura del previsto: le interruzioni erano ovunque. Ogni volta che qualcuno passava fuori dalla sua porta il flusso dei suoi pensieri la raggiungeva, come se ci fosse una persona intenta a parlarle oltre la soglia.

Spesso alzava la testa dai documenti, convinta che qualcuno la stesse chiamando, solo per rendersi conto che in realtà non era così. 

Si strofinò gli occhi, sentendosi già esausta dopo aver esaminato i primi due file. Fissò l'orologio: erano appena le undici. Aveva impiegato ben due ore per leggere solo due proposte di legge. Non era questo il suo solito ritmo.

Cercò di giustificare sè stessa, ripetendosi che era solo questione di tempo e abitudine, e che avrebbe dovuto procurarsi un manuale di occlumanzia al più presto.

"Si fermi" urlò una voce all'esterno,
o almeno credette che stesse urlando.

"Devo vederla" ripetè un' altra voce vagamente familiare, che tuttavia Hermione fece fatica a riconoscere.

Sí, le aveva udite davvero. Non erano nella sua mente.

"É la decima volta che viene qui, le é già stato detto di non presentarsi piú-"

Il rumore dei tacchi di Cameron riecheggiò lungo il corridoio. Tuttavia Hermione rimase inchiodata alla propria scrivania: non era proprio il momento per ulteriori distrazioni.

Aveva già il suo lavoro da svolg-

"Devo parlare con lei" ribattè la voce maschile.

"Signor Malfoy" lo richiamò Cameron. Hermione sussultò improvvisamente, rischiando di cadere dalla sedia.

Si rese conto che il rumore dei loro passi si era arrestato: erano fermi fuori dalla sua porta.

Rimase immobile per qualche secondo. Cosa avrebbe mai potuto volere Draco Malfoy da lei?
Non era già abbastanza che lei ed Harry avessero testimoniato al processo suo e di sua madre?

Avrebbe dovuto starsene al Manor, sorseggiando i suoi stupidi e costosissimi vini e riflettendo su quanto fosse fortunato a non ritrovarsi a marcire in una cella ad Azkaban come suo padre.

Si alzò dalla sedia, avviandosi verso la porta con l'intenzione di allontanarlo personalmente.

Si accorse che, nel periodo della sua breve riflessione, Dean aveva soccorso Cameron, schierandosi tra il biondo e la porta dell'ufficio di Hermione.

"Malfoy, ti ho detto di andartene" imprecò ancora una volta l'ex grifondoro.

"Dean" lo richiamò Hermione, correggendosi un momento dopo. "Thomas" riprese, con un tono ben più professionale che le procurò un' occhiataccia da Cameron.

Vent'anni e parla come se ne avesse ottanta

Scosse la testa, ignorando quel commento. "Che succede?" domandò, scrutando i due ragazzi.

La sua mente fu inondata da parole e frasi di odio che Dean avrebbe certamente voluto riversare su Malfoy.

Fece un passo avanti, superando il collega e ritrovandosi faccia a faccia con il biondo.

"Non ho idea di quale sia il problema" iniziò. "Ma credo proprio che sia meglio che tu te ne vada, Malf-"

Non finí la frase.
Focalizzò i propri occhi su di lui, incrociando le sue iridi grigie.

Non successe nulla, non sentí alcuna voce nella sua testa.

Non quella di Malfoy.
Non quella di Dean.
Non quella di Cameron.

Neanche i suoi stessi pensieri la raggiunsero.

Silenzio.

   
 
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