Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: Starfallen    04/05/2021    1 recensioni
Parigi 1780
Marinette è un esponente della nuova nobiltà -noblesse de robe - e come tale, lei e la sua famiglia sono trattati dagli esponenti dell'alta società parigina come gente di poco conto. Dovrà imparare a farsi strada tra gli intrighi e le maldicenze di quella che è si la corte più bella d'Europa ma allo stesso tempo un pericoloso covo di vipere.
Adrien Agreste, au contraire, ricco rampollo di una delle famiglie più in vista della corte, nato e cresciuto alla reggia di Versailles, mal sopporta gli obblighi che il suo titolo gli impone, pur sapendo di far parte di un mondo crudele, cerca in tutti i modi di evadere da quella scomoda realtà che pare idilliaca dall'esterno, ma è dura e spietata all'interno.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fine Giugno 1781
 

****

 
Non c’era davvero niente di meglio che trascorrere una giornata all’aria aperta per smaltire i mesi di clausura trascorsi tra le mura del convento che per sua fortuna non avrebbe rivisto fino a settembre.
Ma ora non era il caso di penare a Panthémont.
 
Una giornata a cavallo si poteva solo essere un toccasana paragonabile solo al rientro a corte per lei, l’unica nota negativa era l’assenza di Juliette che era partita per Cherbourg con la sua famiglia subito dopo la fine delle lezioni e per via della cagionevole salute della madre non si sarebbero viste per tutta l’estate.
Si erano abbracciate sulla soglia del cancello del convento, promettendosi di scriversi spesso, poi Juliette era salita sulla carrozza con i suoi genitori per dirigersi verso la Normandia, mentre lei sola sulla sua carrozza in direzione della reggia.
 
Ma, ora che era finalmente a casa puntava solo a passare quanto più tempo possibile col suo adorato Adrien, e nella splendida giornata che li attendeva avrebbe sicuramente sfruttato ogni momento possibile per stare al suo fianco, inoltre non aveva avuto modo di ringraziarlo di persona per le splendide peonie che le aveva inviato qualche mese prima, per scusarsi della sua assenza alla cena con la sua famiglia.
 
Era rimasta molto colpita dalla spontaneità del suo gesto, la conosceva così bene da indovinare anche il suo fiore preferito.
Lui era davvero perfetto! 
 
Pensò alle diverse occasioni che avrebbero avuto in quella meravigliosa giornata di luglio che miracolosamente era abbastanza ventilata, e non afosa ed insopportabile, come cavalcare insieme fianco a fianco o fare una romantica passeggiata nel boschetto.
Sorrise quasi inconsciamente pensando a ciò mentre finiva di sistemare i finimenti della sua giovenca, Jean Antoine invece le stava sistemando la sella en berceau*, mentre Sabrina – che sembrava essere sparita nel nulla – era andata a prenderle lo sgabellino per consentirle di salire in maniera decente.
 
‘Ma dove accidenti è finita?’ Si domandò alquanto seccata mentre si sistemava la reningotte, aveva scelto uno splendido completo in seta rossa con il doppio petto in satin blu, i bottoni laccati d’oro risaltavano sul suo petto con un intreccio alla militare, in mano aveva i guanti in seta bianca e il frustino.
La sua acconciatura era semplice, senza troppi fronzoli perché preferiva tenere i capelli parzialmente sciolti quando cavalcava, infatti aveva optato per una semplice crocchia bassa che non le costringeva troppo la testa, e come tocco di classe indossava un delizioso tricorno nero bordato di velluto rosso. 
 
Si voltò, chiedendosi scocciata dove si fosse andata a cacciare, quando finalmente Sabrina si palesò traballante e con il panchetto, lei roteò gli occhi seccata, ma quello che vide oltre la sua ancella la fece irritare ancora di più del suo assurdo ritardo.
Adrien, il suo Adrien era li, a non più qualche metro da lei con quel suo ridicolo amico, e invece di raggiungerla stava li, a dare corda a quella… quella… petite rat ecco cos’era!
Un’altra cosa che non fu affatto felice di constatare era che tra loro sembrava esserci una certa intesa.
‘Ridicolo! Assolutamente ridicolo!’ pensò.
 
Come osava quella dare tanta confidenza al Suo futuro marito? Come si permetteva?
Sabrina arrivò, e depose ai suoi piedi lo sgabellino: “Finalmente! Sei andata a prenderlo direttamente nelle Americhe?” – “Mi perdoni mademoiselleChloé la ignorò, si volse, e sollevandosi appena le vesti salì sul panchetto, Jean René le porse la mano per farla salire.
 
E una volta su infilò la gamba destra nel fources alto e si sistemò adeguatamente il vestito per non sembrare una svergognata.
Finalmente si trovava ad un livello degno di lei, voltò nuovamente il capo in direzione di Adrien, che ora stava – a quanto le sembrava – salutando Nino, di cui Dio solo era a conoscenza dei suoi indecenti programmi, ma a lei questo non importava.
 
Tornò a rivolgersi verso il vero oggetto del suo interesse che stava montando a cavallo, con innata classe ed eleganza, ma nel vederlo non avvertì nel suo cuore la capriola che si aspettava.
Scosse la testa scacciando quel pensiero, le fu facile quando vide una cosa a suo giudizio inaudita!
 
Anche quella nullità si era finalmente decisa a salire, ma… ma come accidenti l’aveva fatto? Au califourchon**?
‘Che volgare svergognata, dove si crede d’essere?’
Inarcò un sopracciglio sconcertata, era dai tempi di Diane de Poitiers*** che a corte non si assisteva ad una simile indecenza.
Cosa poteva aspettersi in fondo da quella petite rat proveniente direttamente dai bassifondi della città, soprattutto ora che si stava mettendo in mostra in quel modo scandaloso.
Incitò il suo cavallo a muoversi, voleva distogliere il suo sguardo da quello spettacolo ridicolo, e concentrarsi sulla bellezza e sulla perfezione di quella giornata.
 
 
 

****

 
Alya prese il lembo del lenzuolo e lo tirò verso il fondo del letto, nel frattempo Mylen stava aprendo le finestre per mandar via l’odore della notte e arieggiare la camera di Marinette.
 
Sorrise pensando alla sua amica che ora probabilmente stava cavalcando serena, magari proprio con il giovane di cui le aveva tanto parlato, al punto che ormai le sembrava quasi di conoscere.
Un pochino la invidiava, non le sarebbe dispiaciuto prendere parte anche lei alla gita a cavallo nei giardini della reggia, immaginava già l’aria fresca sferzarle il viso e il vento scompigliarle i capelli.
 
Era una splendida sensazione, sopratutto considerando quanto l’aria dalla città fosse irrespirabile d’estate, con il caldo torrido che faceva ristagnare i cattivi odori del lungo Senna.
Anche se lei poteva dirsi senz’altro fortunata, perché da quando la vita della sua più cara amica era cambiata in meglio, altrettanto aveva fatto la sua, e quella della sua intera famiglia.
 
Per tutti loro era un vero onore essere entrati a servizio della famiglia Dupain, non solo per l’amicizia che legava Sabine e Marlene, ma anche monsier Tom era un uomo come pochi, in più avevano inconsciamente salvato la loro situazione familiare.
Infatti era grazie a loro se Nora si era potuta sposare, avendo in dote la locanda e preservando la vecchia attività di famiglia che altrimenti sarebbe andata in mano a terzi, in più avevano evitato a lei e alle sue sorelline una vita fatta di rischi continui.
 
Nora era l’unica che poteva cavarsela, anche discretamente vista la sua imponenza fisica ma lei, o Ella o Etta avrebbero corso molti più rischi cosiderata l’abituale clientela della locanda.
Ma li, in una casa benestante circondata dalle persone migliori del mondo non poteva accaderle niente, a lei come alle sue sorelle, in più la cara Sabine aveva insistito – sfidando e vincendo anche l’ostinazione di suo padre – per far studiare sia lei che le bambine, infatti Alya a differenza di altre cameriere sapeva sia leggere che scrivere, e quest’ultima cosa le piaceva un sacco, adorava riportare sul suo diario – anche se in realtà si trattava prettamente di fogli sparsi – tutti i fatti che le accadevano durante il giorno.
 
Anche Marinette aveva la stessa abitudine, ma lei ora teneva i fogli elegantemente raccolti e legati inseme da un nastro di seta e lo teneva riposto accuratamente del suo scrittoio, mentre i suoi erano sparsi alla rinfusa nel soppalco che faceva da camera a lei e alle sue sorelle.
 
Bonjour mes filles!” – “Bonjour madame!” Madame Dupain entrò nella stanza con uno splendido mazzo di fiori e le ragazze fecero una profonda riverenza: “Sono appena tornata da una passeggiata in città e passando vicino al negozio dei Lorène**** non ho saputo resistere dall’acquistare dei fiori.” – “ E avete fatto bene madame!” disse senza remore la giovane – “I loro sono i fiori più belli di tutta Parigi!”
  
“Hai perfettamente ragione, in più Simone è una ragazza veramente deliziosa.” Disse avvicinandosi al tavolino da toeletta della figlia, dove vi era adagiato un vasetto, decisamente troppo piccolo per il buquet che la donna teneva in braccio.
“Aspettate madame, vado a prenderne un altro!” – “Merci Alya.”  La donna le sorrise amorevolmente, lei le fece una veloce riverenza e si affrettò ad uscire per dirigersi frettolosamente verso le cucine.
 
 

˜

“Maman, c’è abbastanza acqua nella brocca o devo andare alla fontana?” – “No mon cœur, quell’acqua è lurida, devi uscire e andare ad attingere alla fontana.”  
Annuì e si diresse verso la porta della cucina che dava sull’esterno dell’abitazione con il grosso vaso cinese in potcellana bianca con splendidi dragoni decorativi blu cobalto che madame si era fatta spedire dal suo paese d’origine tra le mani e sbucò nella vietta che costeggiava il fiume.
 
Si diresse lungo la via e dopo pochi metri svoltò nel vicolo dove si trovava una graziosa fontanella in pietra che sgorgava acqua fresca che riversava nel suo bacino.
Si sporse appena, facendo attenzione a non riempire troppo il vaso e soprattutto cercando di non romperlo: “Dunque siete di servizio oggi mademoiselle!”  
Sobbalzò appena ma senza mollare però la presa sul vaso, sapeva a chi apparteneva quella voce e quando si alzò incrociò lo sguardo color nocciola del suo interlocutore, era tornato dunque, era stato un ragazzo di parola.
 
 

****

 
Gabriel alzò gli occhi dai bilanci di amministrazione dei suoi terreni su cui aveva lavorato tutta la notte, finalmente i conti tornavano, e le entrate erano tornate regolari. Bene, un problema in meno di cui doversi preoccupare.
 
Ora aveva solo bisogno di un consulto finale con sua moglie sugli ultimi dettagli per le esportazioni all’estero e poi poteva tornare a “godersi” ciò che rimaneva dell’estate, magari avrebbero trascorso alcune settimane nel nord, nella loro residenza in Normandia.
Ma di tutto ciò ne avrebbero discusso al di lei ritorno.
 
Raccolse tutte le sue infinite scartoffie, come le definiva affettuosamente Emilie, dove erano elencati in modo ben preciso ed ordinato tutte le entrate dei locatari che i potenziali committenti esteri e non, per poi dirigersi verso i suoi appartamenti, voleva approfittare della solitudine per riposare.
 
Emilie si era recata con Adrien alla gita a cavallo nei terreni confinanti alla reggia, prevista per quel giorno, così lui aveva tutto il tempo per sbrigare i suoi affari senza troppi pensieri, purtroppo negli ultimi mesi Adrien era diventato difficile da gestire, e con Emilie spesso assente faticava a tenerlo a freno.
Amava suo figlio quasi quanto sua moglie, ma doveva ammettere con se stesso di non essere in grado di gestire le sue esuberanze.
 
In più c’era tutta la questione – ancora in corso – dell’affare americano con Bourgeois che si sarebbe concluso una volta che il conflitto che si stava combattendo oltre oceano fosse arrivato ad una fine, e come atto finale il matrimonio dei loro figli avrebbe suggellato definitivamente l’accordo e l’unione delle loro famiglie, non appena la figlia di questi fosse stata pronta.
Sapeva che Adrien non era felice all’idea, ma doveva imparare a conviverci, prima l’avrebbe fatto, meglio sarebbe stato per lui e per tutti loro.
 
Emilie era molto più brava di lui nel comprendere e soprattutto nel gestire il figlio, infatti erano molto simili, non solo nell’aspetto, ma anche nell’animo, tra loro c’era un’intesa perfetta, e lui tante volte si sentiva come se fosse di troppo.
Con quel pensiero che gli brulicava in testa, attraversò l’anticamera, e spinse la porta della stanza da letto: “Ben arrivato mon cher.”
 
La voce soave di sua moglie gli arrivò alle orecchie prima ancora di incontrare il suo sguardo. Per la sorpresa fece cadere i fogli a terra: “Oh, attento!” Emilie si alzò e gli andò incontro, mentre lu l’ammirava avvicinarsi, leggiadra e magnifica, avvolta in un bellissimo vestito à l’anglaise di un arancione che ne risaltava i meravigliosi capelli biondi come il grano a primavera.

Si piegò con lei per raccogliere le carte che gli erano cadute sul pavimento: “Devi fare attenzione mon cher, vous êtes tres maladroit!” gli strizzò l’occhio malandrina, lui la fissò imbambolato per alcuni istanti prima di sistemarsi gli occhiali sul naso e ridarsi un contegno: “Emilie, ti sembra il caso?” – “Pour faire quoi?” chiese con finta aria innocente.

Si rialzarono con ciascuno in mano dei fogli e si diressero al tavolo dove prima era seduta la donna, per sistemare i fogli.

All’uomo non passò inosservato il grazioso piattino in porcellana bianca di sevres finemente decorato in cui lei aveva riposto delle pêches che stava gustando prima del suo arrivo: “Come mai non sei andata alla gita?” – “Oh, non me la sono sentita, questa mattina mi sono svegliata e ho avuto qualche capogiro.”

Gabriel inarcò un sopracciglio a quell’affermazione: “Sicura di star bene?”

Il sorriso caldo e amorevole che gli rivolse gli fece capire che non c’era niente che non andasse.L’ammirò mentre sistemava i suoi fogli con una cura e una meticolosità che erano tutte sue, aveva qualcosa di particolare, se possibile, ai suoi occhi sembrava ancora più bella del solito, lei voltò lo sguardo e gli sorrise teneramente, ricambiò il suo sorriso, per poi tornare a soffermare la sua attenzione sul suo spuntino: “Di grazia, quante ne hai già mangiate?” – “Un po’, perché?”

“Sembra che siano diventate il tuo pasto preferito da qualche… settimana a questa parte.” – “Hai ragione, sembra proprio che non possa farne a meno.” Depose i fogli ed impugnò la forchettina d’argento con cui infilzò la parte restante della pesca.

Lo guardò con la sua solita espressione furba, le ricordava tanto la faccia di una bambina che ha combinato una marachella e cerca di non farsi punire dal padre.

“Emilie, stai cercando di dirmi qualcosa.” – Non era una domanda, conosceva bene quell’espressione, l’aveva più volte vista sul viso della moglie e di un Adrien ancora infante, e sapeva bene che voleva dire: ‘Ho combinato qualcosa e sono colpevole!’ 

L’uomo inarcò un sopracciglio, non sapeva se stare al suo gioco oppure iniziare a preoccuparsi: “Emilie mon amour, sai che non amo le sorprese, perché non mi dici cos’hai combinato?”

Le si avvicinò ulteriormente, le cinse la vita con un braccio e l’attirò a se con fare maliziosamente sospetto: “Per la cronaca mon cher, cette chose l’abbiamo combinata insieme.” Le ultime parole lei gliele sussurrò lasciva all’orecchio. Poi si allontanò un poco, per ammirare il marito in viso.

I suoi occhi grigi erano sgranati e le guance appena arrossate, dal canto suo Emilie non potè trattenersi dall’esibire un sorriso malizioso, fece poi sfarfallare le ciglia con finto fare innocente.
Nella testa di Gabriel si affollavano un’infinità di pensieri su Emilie ed il suo strano comportamento, aveva parlato di capogiri giusto? Non né era più certo perché quando sua moglie cominciava con quei suoi giochetti faticava a restare lucido.

La vide mentre infilzava con la forchettina l’ennesima pesca, la guardò assottigliando lo sguardo, un pensiero andava formandosi nella sua testa, ma… non poteva essere.

“Emilie… tu…?” Il sorriso che gli rivolse sciolse ogni dubbio:Oui, o meglio, è molto probabile.” Gabriel la guardò sconvolto, non ci poteva credere, era passato così tanto tempo dall’ultima volta che a stento ricordava com’era riceverne notizia.

Un brivido gli attraversò la schiena e con uno slancio di entusiasmo prese la moglie per i fianchi, la sollevò e la fece volteggiare in aria.

“Oh amore mio ma è meraviglioso!” – “Volevo aspettare a dirtelo, ma i sintomi si stanno facendo sempre più insistenti e presto l’avresti scoperto comunque.”
“Perché volevi aspettare?” – “In caso… beh, sai, ricordi com’è sempre andata, dopo Adrien…” – “Lo so, ma stavolta sarà diverso, vedrai.” La baciò con tutta la passione che aveva in corpo e lei rispose con estrema naturalezza, circondandogli il collo con le braccia.

“Allora, direi che è il caso di festeggiare.” – disse l’uomo stringendo saldamene a se la moglie – “Non vedo perché no.”

Si baciarono appassionatamente fino a perdere il controllo.  

 

****

 
“Andiamo amico, non puoi abbandonarmi così, non è leale da parte tua!” Disse Adrien mentre lui e Nino scendevano la scalinata del cortile, dove li attendevano i loro valletti che stavano finendo di preparare i loro cavalli per l’imminente passeggiata nei pressi della reggia.
“Desolato, ma come te, anche io ho le mie indagini da svolgere.” – “Andare alla locanda a fare mambassa non è indagare.” Replicò piccato il biondo, sapeva che da qualche tempo a quella parte Nino si recava spesso in una locanda della capitale a fare, il signore solo sapeva cosa, dato che non gli aveva mai detto nulla.
 
A lui era stato appena revocato il divieto di uscire dalle proprie stane ma  sfortunatamente non gli era ancora concesso varcare i cancelli della reggia. Per questa ragione non gli era stato più possibile tornare a trovare Marinette a casa sua. Si erano però rivisti alcune volte nel cortile della reggia, avevano anche più volte passeggiato nei pressi delle tante fontane dei giardini – si era personalmente assicurato di non farla avvicinare troppo – conversando spensierati.
 
Era davvero una piacevole compagnia la sua, quando erano insieme gli sembrava che il tempo si fermasse: “Guarda il lato positivo, alla scampagnata parteciperà anche il tuo filarino.” – “Finiscila Nino! È estremamente offensivo nei suoi riguardi!” – il moro inarcò un sopracciglio e alzò le braccia in segno di scuse – “Comunque, non dovendo dar corda a me, avrai tutto il tempo per occuparti di lei.”
 
Mosse la testa con fare allusivo, Adrien volse lo sguardo dove indicava l’amico, e la vide, graziosa ed adorabile nel suo vestito à l’anglaise bianco crema con degli elaborati decori verde mela, mentre collaborava col mozzo di stalla nella sistemazione dei finimenti, lei stava sistemando il morso nella bocca del suo cavallo, con estrema naturalezza e padronanza della situazione.
La fissava completamente rapito, non si rese neanche conto di aver arrestato il passo, finché Nino richiamò la sua attenzione dal fondo della scalinata.
 
Allor, vuoi restare tutto il giorno a contare le nuvole o ti spicci?” Adrien si riscosse e lo raggiunse, poi lo prese sottobraccio di prepotenza e lo trascinò, senza dire una parola, in direzione della ragazza: Bonjour mademoiselle!” esordì una volta che le furono vicino.
Evidentemente il loro arrivo fu una sorpresa per lei, perché sobbalzò facendo cadere rovinosamente a terra il secchio contenente le carote del cavallo, rovesciarne il contenuto.
 
Mon dieu, êtes vous monsieur Agreste!” – disse portandosi una mano al petto per sentire i battiti del suo cuore, nel tentativo di calmarsi, aprì appena il fishu per allentare la pressione sul busto - “Desolé mademoiselle, non era mia intenzione farvi paura!” – “Oh no no no monsieur, non dovete truccarvi… je voulais dire crucciarvi.” – gli rivolse un sorriso, sincero ma anche molto nervoso, probabilmente era ancora scossa dallo spavento ma non voleva dirlo per non offenderlo.
 
“Siete emozionata per la passeggiata di oggi?” – “OUI!” – disse slanciando in aria le braccia con molto entusiasmo, poi, essendosi resa conto dell’aver praticamente urlato, sorrise in modo teso, e cercò di ridarsi un contegno – “Sono molto contenta, considerato che amo andare a cavallo, il nostro stalliere, che è anche il padre della mia più cara amica, mi ha fatto appassionare!”
La ragazza sorrise, e i suoi spledidi occhi celesti s’illuminarono.
 
Per un istante il suo dolce sorriso gli parve quello di sua madre e il biondo ebbe un tuffo al cuore.
Mademoiselle, mi dispiace interrompervi.” – la voce di Nino ruppe il magico momento che si era creato tra loro, ed Adrien dovette ammettere con se stesso di essersi completamente scordato della sua presenza – “Ho urgenza di sbrigare delle commissioni e mi servirebbe il mio amico.” – “Ah, non venite con noi monsieur?” – “No mademoiselle, sarà per un’altra volta.” Così dicendo presero congedo da lei.
 
Quando furono ai loro cavalli e adeguatamente distanti da lei il moro esordì: “Amico, credimi se ti dico che è già tua, ed anche tu mi sembri parecchio infatuato.” – “Ancora con questa storia? Ti dico che non è così, è già buono se tollera la mia presenza.” Nino rise scrollando la testa, come fa chi sa di avere a che fare con un caso perso: “Dammi retta, la tollera eccome la tua presenza, in tutti i sensi!”
Lo sguardo interrogativo che gli rivolse fece alzare gli occhi al cielo al moro.  
 
“Lascia perdere.” – disse con tono quasi esasperato, alle volte l’ingenuità di quel ragazzo raggiungeva dei livelli tali che nemmeno lui sapeva come gestire, si voltò ed inforcò la staffa e con un rapido movimento montò a cavallo – “Te lo spiegherò quando sarai più grande. Ci vediamo alla soirèe!” E così dicendo diede di speroni, girò il cavallo e sfrecciò in direzione del cancello principale.
Adrien lo guardò allontanarsi, sospirò, si volse verso il suo splendido frisone nero alto e possente, inforcò e montò anche lui.
 
Dal metro e settanta del suo stallone vedeva tutto lo splendido panorama dei giardini della reggia da un’altra prospettiva.
Vide certamente Chloé, che stava cominciando a far passeggiare la sua giovenca per farla riscaldare, e poco dopo vide Marinette che montava a cavallo… ad arcione? Questa era nuova!
Chi se l’aspettava questa sorpresa, lui di certo ne era particolarmente intrigato!
 
Sicuramente l’avrebbe sfidata, chissà se era vero che le donne cavalcavano meglio au califourchon.
Ma questo decise che lo avrebbe scoperto da solo una volta partiti.
 

˜

Purtroppo non era andata come aveva tanto ardentemente sperato, poco prima della partenza infatti era si erano presentati – con un ritardo a dir poco vergognoso – entrambi i fratelli Couffaine, e Luka, con la penosa scusa di assicurarsi di proteggere e all’occorrenza soccorrere la sorella aveva monopolizzato l’attenzione di Marinette.
 
E come se già non fosse abbastanza sgradevole osservare quel serpente cercare di circuire la ragazza, Chloé aveva preso lui in ostaggio, come un’ape su di un gelsomino, già dalla partenza. Ora che avevano raggiunto il luogo dove si sarebbe svolto il pick – nick organizzato dalle dame più âgée, lui nel mentre stava legando i finimenti del suo cavallo ad uno dei rami dell’albero.
Una volta terminato ripeté la stessa azione col cavallo di Chloé.
 
Mademoiselle, aspettate, vi aiuto a smontare!” – Come sentì Luka pronunziare quelle parole e strinse i pugni tanto da far sbiancare le nocche – Adrien.” – “No grazie monsieur, faccio da me.”
Si rilassò nell’udire Marinette declinare l’offerta di Luka: Adrien.” – Guardò con insistenza in direzione dei due, quando vide la ragazza smontare da cavallo e accarezzare dolcemente l’animale… “ADRIEN!”
 
Le continue richieste di attenzione di Chloé lo costrinsero a distogliere lo sguardo dal vero oggetto delle sue attenzioni.
“Mi aiuti a scendere?” – “Oui Chloé.” – Si avvicinò al cavallo della bionda e tese le braccia, aspettando che la ragazza si lasciasse scivolare lungo il fianco dell’animale.
Quando fu a terra si accollò al suo braccio: “Vogliamo andare a fare una passeggiata sulle rive del lago?”
Chiese languida la ragazza, Adrien sospirò affranto, sia per la situazione in cui si trovava, che per quello che vedeva.
 
Marinette e Luka a braccetto insieme, che si dirigevano verso il punto in cui era stato allestito il convivio, storse il naso, doveva trovare il modo di raggiungerli.
“Chloé, stanno cominciando a distribuire il pranzo, vogliamo approfittarne?” La vide sgranare gli occhi, si scostò da lui come se avesse detto una cosa inaudita, poi sorrise nervosamente: Oui… come vuoi tu…” l’espressione sul viso di Chloé lo fece preoccupare: “Sicura che vada tutto bene?” appoggiò premurosamente una mano sul suo braccio, lei annuì, ma comunque non si convinse.
Purtroppo non aveva tempo per indagare, perciò di sua iniziativa si diressero dove tutti si erano riuniti i partecipanti, e con suo immenso sollievo, vide Marinette insieme alle sue amiche, e non più vicino a Luka.
 
Sentiva una strana sensazione, all’altezza dello stomaco da quando Couffaine le si era affiancato durante la cavalcata, che però non riusciva a spiegarsi.
Sentiva le mani formicolare e fremere dalla voglia di afferrarlo per il bavero e rifilargli un pugno deciso sulla faccia.
Una dama porse loro un piatto con della carne fredda e foglie d’insalata.
 
Prese il piattino in porcellana e lo porse alla bionda: “Tieni Chloé, mangia pure quello che vuoi, io non ho molta fame.” – “S… sei… sei sicuro Adrien caro?” Annuì e i sedette sulla tovaglia, Chloé lo imitò sedendosi vicino a lui, ma non toccando alcun che di quello che vi era nel piatto.
Dal canto suo Adrien non ci fece nemmeno troppo caso, impegnato com’era nell’osservare Luka e soprattutto Marinette.
 
Decise che non gli importava delle conseguenze, ma da quella sera sarebbe tornato a far visita alla ragazza.
 
 

****

 
Smontò da cavallo accanto a monsieur Couffaine, in un primo momento si era sentita in imbarazzo per essere l’unica fanciulla a cavalcare come un uomo, mentre tutte le altre fanciulle cavalcavano aggraziatamente all’amazzone, purtroppo per lei non c’era stato verso di imparare quel tipo di monta, o meglio, al passo non riscontrava problemi, certo era forse un po’ scomoda ma il vero problema arrivava quando il cavallo era lanciato al galoppo – anche solamente al trotto in vero – e lei perdeva rapidamente il ritmo, rischiando di cadere rovinosamente.
E considerata la sua goffaggin e il suo essere maldestra, aveva deciso che non era il opportuno rischiare, evitando così le sue solite figure.
 
Ma monsieur Couffaine era stato davvero cortese, rassicurandola, e facendole capire che non ci fosse nulla di male, anzi questa sua peculiarità la rendeva unica a corte.
Non poté nascondere, almeno a se stessa, quanto quella considerazione -fatta per altro da un giovane così distinto – la lusingasse.
Una volta che ebbe poggiato a terra i piedi a terra recuperò il suo ombrellino parasole, e la sua borsa di cuoio in cui teneva dentro il suo telaio per ricamare e dei fogli da disegno.
 
Si volse verso monsieur Couffaine che le rivolse un sorriso, ma non fu l’unica cosa che vide, infatti, qualche metro più in la si trovavano anche monsieur Agreste insieme a quell’antipatica che il giorno di capodanno le aveva rovinato il vestito con il sugo di carne.
 
Si domandò come mai, un animo nobile come il suo perdeva il suo tempo con una persona tanto disprezzabile!
“Tutto bene mademoiselle?” – Marinette tornò a guardare Luka: Oui, monsieur.” – “Ho notato un’ombra scendere sui vostri splendidi occhi, per questo volevo assicurarmi che andasse tutto bene.”
Gli sorrise, cercando di sembrare più sincera possibile: Oui monsieur, Il n'y a rien de mal.
Lui le offrì il suo braccio, per condurla nel punto in cui tutti si erano riuniti, lei accettò di buon grado la sua cortesia, e, quando furono nel punto in cui erano tutti riuniti, con suo grande piacere vide che avevano già cominciato a distribuire il pranzo.
 
In un angolo più esterno della tovaglia vide anche le sue amiche che come la videro la salutarono: “Marinette, vieni qui a sedere con noi!” – “J'arrive mes amie!” disse sventolando la mano nella loro direzione.
“Vi lascio andare mademoiselle, spero di avere l’onore di passare altro tempo con voi più tardi.”
Disse il ragazzo catturandole una mano e scoccandovi un bacio sul dorso, Marinette non poté fare a meno di arrossire a quel gesto.
 
“A dopo allora, monsieur…” disse allegramente.
Involontariamente il suo subconscio le fece fare ancora il paragone col giovane mascherato, che purtroppo non era più venuto a farle visita dopo quell’unica volta.
Magari era stata anche colpa sua, col suo atteggiamento poteva averlo spaventato o lui stesso aveva avuto dei problemi.
Si congedò da monsieur Couffaine con un sorriso e si diresse verso le sue amiche continuando a pensare a Chat Noir, come l’aveva giocosamente soprannominato, chiedendosi se mai l’avrebbe rivisto.
 
 

˜

 
‘Che giornata!’ pensò Marinette, una volta rientrata nelle sue stanze si era cambiata e rinfrescata, quella sera Alya – stranamente silenziosa quella sera –  le aveva chiesto di organizzare una serata di chiacchiere, come facevano già abitualmente ogni mese, anche se quella sera era particolarmente stanca per via della giornata inensa che aveva avuto, ma era comunque felice di trascorrere del tempo con lei. Dopo averla aiutata con le sue abluzioni era momentaneamente scesa in cucina a preparare una tisana, così avrebbero potuto chiacchierare allegramente, magari sarebbero uscite sul terrazzo, godendo dell’aria fresca della sera.
 
Ora era adagiata sul suo letto fresca e profumata nella sua camicia da notte in lino e stava approfittando della solitudine per poter stare – finalmente – un po’ sdraiata a pancia in su sul suo enorme materasso, in realtà voleva soltanto riposare.
 

A cena aveva raccontato entusiasta la sua giornata ai suoi genitori: “Nel pomeriggio con mademoiselle Aurore e le altre abbiamo confezionato delle coroncine con margherite ed altri fiori che abbiamo trovato nel meraviglioso campo che era nei pressi del luogo in cui ci siamo fermati.” - Aveva detto euforica mentre si serviva del gâteau di patate, accompagnata da foglie d’insalata – “E poi monsieur Agreste ha… ha fatto degli apprezzamenti su alcuni miei disegni fatti per il ricamo.” A quella sua affermazione la madre le aveva rivolto uno sguardo indagatore, accennando il suo sorriso particolare: “Non è il giovane che si è complimentato con te, alla festa a casa di madame de Noailles due settimane fa, per la tua esibizione con l’arpa?” - Marinette finse di fare mente locale poi rispose in maniera più naturale che potè Oui maman, c'est lui.”

Sua madre fece nuovamente quel suo sorriso.
Decise che era meglio non raccontare della sua pessima figura fatta durante il gioco della mosca cieca, quando da bendata era inciampata su un sasso e lui l’aveva afferrata al volo facendola ritrovare adagiata tra le sue braccia – aveva distintamente riconosciuto la sua voce, come poteva non riconoscerla? – “Tutto bene mademoiselle?” Le aveva sollevato appena la benda per constatare che lei stesse effettivamente bene.

Lei dal canto suo era rimasta a fissarlo imbambolata, con gli occhi sgranati e la bocca semi aperta senza dargli una vera risposta, ma annuendo semplicemente con il capo.

Quante maledizioni si era tirata per essere stata tanto sciocca solo lei lo sapeva.  

“Non sai quanto sono felice di vederti così euforica bambina mia.” – le aveva detto suo padre – “Ma cerca sempre di comportarti in modo dignitoso, perché rappresenti tutti noi.”
Marinette alzò gli occhi al cielo senza farsi accorgere: “Suvvia Tom, tua figlia è una fanciulla giudiziosa, e sa come ci si comporta.” – “Oh, ma non dubito certo di lei, ma stare troppo tempo tra quella gente potrebbe fuorviarla.”

Ed ecco che suo padre tornava a farsi castelli in aria, certo lei era conscia che quel mondo aveva i suoi difetti – a cominciare da mademoiselle Bourgeois – ma lei era perfettamente in grado di tenerla al suo posto, come quando aveva fatto quello sprezzante commento su di loro e sulle coroncine che stavano rifinendo, facendo quasi piangere mademoiselle de Lavillant. 
Ça n'arrivera pas papa, te lo prometto.”
Di questo era certa, aveva promesso a se stessa due anni prima che non averebbe mai permesso che la sua nuova condizione sociale di corrompere il suo spirito, lei sarebbe sempre rimasta la stessa Marinette che giocava con Alya nella panetteria dove lavorava sua madre quando era una bambina, prima che l’attività politica di suo padre gli permettesse di acquistare quella e altre.

 
Sorrise al ricordo di quando era piccola, a volte le mancava la semplicità della sua vecchia vita, non che disprezzasse tutte le innumerevoli agevolazioni che la sua nuova condizione le offriva, ma ora aveva un nome e questo portava tanti obblighi e aspettative, mentre prima a nessuno avrebbe importato alcun che delle sue azioni.

Si alzò dal letto e andò ad aprire il suo amato carillon che subito liberò una dolce melodia, in fine si diresse alla finestra e uscì sul balcone ad ammirare la luna, che quella sera si mostrava come una falce, i capelli che aveva deciso di lasciarli completamente sciolti a ondeggiare nella fresca brezza notturna, avrebbe indossato la cuffietta più tardi, ora li voleva lasciare liberi dato che erano rimasti costretti nell’acconciatura tutto il giorno.
Si diresse verso l’ampia balconata del suo terrazzino privato, dove il glicine cresceva rigoglioso.
 
Si sedette sul parapetto, si accoccolò appoggiando la testa sulle ginocchia e chiudendo gli occhi, mentre ascoltava la dolce musica del monile, non seppe dire per quanto tempo rimase li quando: Bonne soire mademoiselle!”
Marinette sobbalzò e aprì di scatto gli occhi, in pochi secondi riportò le gambe oltre il cornicione e si nascose dierto una delle colonnine presenti sul balcone.
Quando dopo pochi istanti si riebbe e la curiosità la vinse, quindi sbirciò appena e cercò nell’oscurità per individuare il punto da cui proveniva quella voce ‘Che sia…?’
 
Era come se i suoi pensieri avessero d’un tratto preso forma, vide emergere dall’oscurità una figura che si avvicinava sempre più al suo balcone: Qui est là?” chiese allarmata, ma non appena la figura si avvicinò la luce delle torce ne rivelò i capelli biondi e il volto celato dalla maschera che ne incorniciava gli occhi verdi: C’est moi, le vôtre Chat.”
Lei rise appena, si portò una mano sulla bocca per coprirsela, non voleva offenderlo: “È colpa mia, è passato tanto, troppo tempo dal nostro ultimo incontro mademoiselle, non mi sorprende che non vi ricordiate di me.”
 
Nonostante la distanza dal suo interlocutore Marinette riuscì a percepire chiaramente una nota d’amarezza nella sua voce: Desolè.” – disse uscendo definitivamente dall’ombra e mostrandosi a lui – “Non vi ho dimenticato monsieur, solo non siete più venuto a trovarmi.”
Vide il giovane alzare il suo sguardo verso di lei e sorriderle, istintivamente cercò di coprirsi ma subito si ricordò che non aveva indossato la vestaglia per uscire sul terrazzo.   
 
“Ne sono coscente, e non sapete quanto me ne rammarico Mylady.” - Disse con un tono estremamente suadente ma anche intriso di rammarico – “Sfortunatamente ho avuto dei problemi… personali.” – “Spero non per causa mia!” si affrettò ad assicurarsi lei, sporgendosi appena dalla balconata.
“Affatto mademoiselle, il responsabile sono solo io” Parlava continuando a tenere il suo sguardo incollato a lei, quasi non potesse farne a meno: “Ma se vorrete da questa sera in avanti verrò a farvi visita finchè ne avrete piacere Mylady.”
 
Lo vide mentre le strizzava un occhio da lontano, lei si sentì arrossire appena, fortunatamente erano distanti e lui non poteva vedere quel particolare:“Come mai non siete in giardino questa sera?” – “Ho detto ai miei genitori che sarei andata a letto presto.” – “Immagino che la cavalcata di oggi sia stata estenuante.” – “Come lo sapete!?”
Lo vide distintamnte sobbalzare a quella sua non esattamente domanda: “Mi avete seguita forse?” – “Meglio ma chère, vi ho vista partire con il gruppo.”
 
Sgranò gli occhi a quella sua affermazione, allora anche lui frequentava la reggia! “Allora ci siamo, con tutta probabilità già incontrati monsieur.” – “Absolutment! Ed abbiamo anche conversato.
Ora era davvero intrigata, quindi avevano anche già avuto un confronto,
voleva approfondire assolutamente quel discorso, purtroppo non sapeva quanto tempo potevano avere a disposizione, e ancora non se la sentiva di svelare ad Alya quel suo piccolo segreto.
 
“A cosa state pensando mademoiselle?” – “Oh, rien monsieur.” disse portandosi una mano al petto, sentiva il suo sguardo scorrerle lungo il corpo: “Siete davvero graziosa quando siete assorta, lo sapete?” Il rossore che le invase le guance a quell’affermazione non fu affatto discreto, al contrario, tantè che lo vide distintamente ghignare per la reazione che le aveva indotto.
 
“V… verrete anche domani sera monsieur?” – chiese con non poca titubanza, temendo di essere sfacciata – “Solo se volete che ritorni mademoiselle.” –  lei annuì distintamente e lui le rivolse un sorriso che le mozzò il fiato per alcuni secondi – Tres bien, allora vi lascio al vostro dolce riposo Mylady, a domani.” – “A domani monsieur.” Lo vide rivolgerle un’ultima occhiata e un galante inchino per poi sparire nella notte.
 
Sospirò, travolta da mille emozioni, rientrò nella sua stanza dove richiuse il carillon che cessò la sua dolce melodia. Rimase li immobili per diversi istanti, fin quando non sentì dei leggeri colpi alla porta: “Avanti.” Disse senza starci troppo a riflettere, la maniglia si abbassò e comparve Alya, che teneva in mano un vassoio con teiera e tazzine: “Scusa se ci ho messo tanto, trovare il finocchietto è stata un’impresa, mia madre l’aveva infilato per non so quale ragione tra le spezie pepate. Che hai? ”
 
‘Nemmeno il tempo di entrare!’ pensò ridente.
“Rien Alya, sono solo un po’ indolenzita per la cavalcata.” – disse alzando le braccia e stiracchiandosi un poco – “Vieni, andiamo sulla terrazza, c’è un bel fresco e si sta proprio bene.” Così dicendo andò incontro all’amica aiutandola e dirigendosi sul balcone: “Ora possiamo fare due chiacchiere solo tu ed io.”
 

****

 
 
* sella en berceau = sella specifica per la monta all’amazzone, in voga già a partire dalla seconda metà del 500 grazie a Caterina de Medici che introdusse questo stile alla corte di Francia. Questo tipo di monta, considerato più decente per una donna resterà in voga fino al secondo dopoguerra.
 
** califourchon = monta ad arcione, considerata esclusiva degli uomini
 
*** Amante di Enrico II di Francia che era nota per cavalcare ad arcione, ragione per cui Caterina de Medici brevettò la monta all’amazone considerata meno volgare.
 
**** Piccola citazione dall’anime del  “Il Tulipano nero – la stella della Senna-“
 
 
 
  Considerazioni finali:
 
Sono tornata finalmente - squilli di tromba di sottofondo - dopo praticamente un mese ce l'ho fatta a pubblicare!
Scusate se mi sono fatta attendere, purtroppo questo mese si sono accavallate 10000 cose e il tempo è voltato, tant’è che nemmeno io me ne sono resa conto, in più il POV di Alya ha richiesto più tempo del previsto perché non mi convinceva mai del tutto, e alla fine purtroppo ho dovuto ridurlo parecchio.
 
In compenso spero di aver rimediato con questo bel capitolo bello lungo – 6000 e rotte parole - e intenso, dove abbiamo un time skip e una piacevole gita a cavallo in cui i nostri protagonisti si rilassano e si godono una spensierata giornata di fine giugno, ognuno con i propri alti e bassi.
Per quanto riguarda Chloé, continuiamo se pur cautamente ad esplorare la sua dimensione psicologica ed emotiva, in più la sua mise è liberamente ispirato al ritratto di Lady Seymour Worsley, da cui è stato anche tratto uno splendido film con Natalie Dormer.
 
Il nostro caro Adrien ha finalmente finito di scontare parte dei suoi arresti domiciliari, quindi può prendere parte anche lui alla passeggiata e sperimenta un’emozione nuova, la gelosia >.<
E se pur non totalmente libero riesce comunque ad eludere la punizione e nella notte si presenta nuovamente da Marienette, è uno dei miei momenti preferiti, spero sia piaciuto anche a voi.
 
Detto questo ora passerò alla revisone del prossimo capitolo, non faccio più pronostici su quando uscirà per non tirarmela hahahahahahaha
Mi auguro che sia stato di vostro gradimento, ora fatemi sentire cosa ne pensate.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: Starfallen