Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: Ellygattina    05/05/2021    2 recensioni
In una delle sue prime missioni, Levi fa una brutta caduta durante uno scontro con i giganti, ma per sua fortuna, nel Corpo di Ricerca, ci sono persone pronte a tutto per aiutarlo.
Attenzione: spoiler se non avete visto l'oav su Levi “No regrets”.
*Questa storia avrebbe dovuto partecipare all'iniziativa “Battleship challenge” indetta dal gruppo fb Hurt/Comfort Italia - Fanart & Fanfiction.*
(Storia presente anche su AO3 con lo stesso nickname.)
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il cielo era già minaccioso quella mattina all'alba ma il Corpo di Ricerca non poteva permettersi di rimanere fermo troppo a lungo quando era in missione fuori dalle mura e il comandante Erwin aveva dato comunque l'ordine di ripartire.

Per qualche ora era andato tutto bene e i soldati avevano subito poche perdite negli occasionali scontri. I problemi iniziarono però nel primo pomeriggio, quando le squadre di ricognizione segnalarono un nutrito gruppo di giganti in rapido avvicinamento su due lati e le nuvole divennero in breve tempo ancora più scure.

Il Corpo di Ricerca fu quindi costretto a virare in direzione di una provvidenziale foresta, che se non altro avrebbe permesso loro di utilizzare i dispositivi per il movimento tridimensionale e mettere al sicuro i materiali che stavano trasportando, ma fu subito chiaro a tutti che sarebbe stato uno scontro molto pericoloso. Combattere tra gli alberi durante un temporale non era proprio il massimo, e il vento sempre più forte avrebbe inoltre aumentato parecchio il rischio di incidenti, ma rimanere allo scoperto su un terreno pianeggiante con la visibilità ridotta da acqua e nuvole basse non era neanche pensabile.

Sotto la guida di Erwin, di lì a poco i soldati sfrecciarono in aria, cercando di abbattere il maggior numero di giganti nel minor tempo possibile.

Tra i rami si muoveva sicuro anche Levi, che nonostante la poca esperienza sul campo, dimostrò come sempre il proprio valore evitando per un soffio la morte di tanti commilitoni.

Purtroppo il vento e la pioggia, aggiuntisi in breve tempo, erano un ostacolo anche per i più esperti, però, e a un certo punto, trovandosi davanti un gigante che non aveva visto fino all'ultimo, fece una mossa azzardata per evitare la sua mano già pronta ad afferrarlo.

Funzionò, per fortuna, ma uno dei cavi del dispositivo perse la presa sul legno e Levi, sbattuto prima di schiena contro il tronco da cui era partito e poi in avanti su un grosso ramo reso scivoloso dall'acqua, finì per precipitare da una grande altezza senza riuscire a fermarsi.

Prima ancora di realizzare bene cosa stesse succedendo, il giovane si ritrovò infine a terra ai piedi di un albero con la netta impressione di essersi rotto almeno metà delle ossa. Incapace di muovere un solo muscolo, dovette quindi rassegnarsi ad attendere che qualcuno, umano o gigante che fosse, sbloccasse la situazione. Nessuno dei suoi compagni ancora in aria sembrava essersi accorto di nulla e in breve tempo chiuse gli occhi per tentare almeno di alleviare le sue sofferenze.


Non seppe mai quanto tempo fosse passato quando percepì una presenza vicino a lui e una voce lontanissima che sembrava chiamare il suo nome. Si sforzò di aprire gli occhi e dire qualcosa ma le palpebre erano troppo pesanti e dalla bocca gli uscì solo un lieve lamento a malapena udibile.

La persona al suo fianco però dovette sentirlo perché un attimo dopo delle dita gli sfiorarono una guancia prima di scendere in una carezza a lato del collo in cerca del battito e questa volta Levi, incuriosito da un tocco tanto delicato, riuscì a dare una fugace occhiata al mondo esterno, trovandolo più buio e caotico di quanto ricordasse. Qualunque suono gli rimbombava infatti nel cervello e anche le immagini, poco più che macchie di colore indistinte, gli vorticavano intorno in maniera decisamente anomala. La testa, ancor più di prima, sembrava davvero sul punto di esplodere e gli stimoli che riceveva peggioravano la situazione.

Fu questione di pochi secondi perché la nausea, sempre più forte, lo convincesse a richiudere gli occhi con un gemito mentre l'uomo biondo che aveva intravisto lo tastava piano per controllare i danni, facendolo quasi urlare di dolore per tutto il tempo.

Riuscì a trattenersi mordendosi forte l'interno delle guance e al termine dell'esame, semisvenuto, non si sforzò nemmeno di capire cosa gli stesse dicendo. In quel momento avrebbe solo voluto tornare nel buio e nel silenzio totali che lo avvolgevano fino a poco prima. Dalle palpebre chiuse filtrava infatti un minimo di luce e i rumori intorno a sé - passi, voci e grida a cui faticava a trovare un senso - erano quasi una tortura.

Un attimo dopo si sentì sollevare piano da delle braccia forti e il respiro gli si spezzò tra i denti con un sibilo. Avrebbe voluto dire all'uomo di lasciarlo lì a riposare ma la voce non volle saperne di uscire.

«Scusa, Levi, ma devo portarti all'accampamento. Hai bisogno di cure» gli sussurrò mentre il giovane perdeva di nuovo conoscenza.

Rinvenne poco dopo quando delle gocce d'acqua gelida lo colpirono in pieno viso, scivolandogli poi nei vestiti già zuppi.

Rabbrividì e cercò istintivamente di cambiare posizione, ricevendo in cambio una fitta lancinante che gli attraversò tutto il corpo. Gli sfuggì un gemito di intensa sofferenza e quando riaprì gli occhi a fatica per cercare di capire la situazione, ne incontrò subito un paio azzurri e preoccupati. Levi si chiese dove li avesse già visti e lentamente il nome del suo comandante riemerse dai suoi pensieri confusi.

«Resisti, ci siamo quasi» lo rassicurò piano Erwin, cambiando appena la postura per ripararlo maggiormente dall'acqua che filtrava tra le foglie. Il temporale si era spostato altrove, per fortuna, ma il vento e la pioggia infuriavano ancora, sferzando senza pietà i soldati impegnati a soccorrere i feriti e recuperare i corpi dei caduti in un punto in cui la foresta non era in grado di fornire, purtroppo, un grande riparo.

Da quando era diventato comandante, capitava di rado che il biondo si occupasse di questa terribile incombenza, ma vedendo i pochi uomini che gli si erano radunati intorno alla fine dello scontro, alcuni dei quali era fondamentale che rimanessero all'accampamento per curare i feriti, aveva deciso di dare a sua volta una mano nel tentativo di salvare più vite possibili. Per questo si era messo a esplorare, con i suoi sottoposti, la zona al limitare degli alberi dove avevano combattuto, e a un certo punto, nella penombra, aveva individuato la sagoma di un corpo che non avrebbe mai voluto vedere a terra. Per fortuna, nonostante fosse evidentemente in pessime condizioni in quel cantuccio che doveva averlo protetto dai loro temibili avversari, l'amico respirava ancora ed Erwin, dopo un rapido controllo, si era affrettato a prenderlo in braccio, con la massima attenzione, per portarlo nell'accampamento che avevano allestito nella zona più fitta della foresta, dove era meno probabile che i giganti riuscissero a raggiungerli. Doveva aver fatto proprio una brutta caduta per ridursi così e il biondo ringraziava il cielo di averlo trovato ancora vivo ogni volta che i suoi occhi si posavano sul suo volto. Per un attimo aveva davvero temuto il peggio vedendolo immobile e pieno di ferite ai piedi di un albero in una posizione innaturale ma era bastato il lieve lamento del più giovane per sentirsi rinascere. Con un sospiro di sollievo aveva provato a toccarlo e un attimo dopo gli occhi di Levi, stranamente vacui, si erano aperti per qualche secondo. La sua espressione e gli spasmi del suo corpo mentre valutava i danni non erano un buon segno ma sperava che Hange, più esperta di lui in medicina, fosse in grado di rimetterlo in sesto come sempre.

L'amico continuava intanto a scivolare dentro e fuori dall'incoscienza, gemendo debolmente ad ogni piccolo movimento che lo scuoteva. Purtroppo, zuppi e congelati com'erano, capitava spesso che rabbrividissero e avanzare nella foresta sempre più buia con un ferito tra le braccia esponeva in continuazione entrambi al rischio di piccoli e grandi contraccolpi che per il compagno dovevano essere molto dolorosi ma Erwin non aveva intenzione di adagiarlo su uno dei carri che in quel momento fungevano da barelle a più posti. Rami e pietre sotto le ruote avrebbero avuto come minimo lo stesso effetto e preferiva stargli vicino finché soffriva così tanto.

Dopo un tempo che gli parve lunghissimo, raggiunse finalmente l'accampamento rassicurando Levi quando lo sentì muoversi appena con un mugolio infastidito e gli occhi serrati nel vano tentativo di ripararsi dalla luce delle torce.

Con un sorriso mesto, lo portò nel punto più riparato dalla furia degli elementi in cui erano stati radunati i feriti e Hange, vedendoli da lontano, li raggiunse di corsa.

«Cos'è successo?» chiese preoccupata.

«Non lo so. L'ho trovato svenuto ai piedi di un albero al limitare della foresta e temo abbia diverse ossa rotte.»

«Probabile» confermò lei con un sospiro, dopo una rapida occhiata, prima di fare strada verso un posto ancora libero.

Levi gemette ancora quando Erwin lo adagiò delicatamente sulla coperta appena stesa a terra da Hange ma si rilassò di nuovo, per quanto possibile, nel sentire le dita del biondo accarezzargli piano la fronte aggrottata per il dolore. Purtroppo l'amica aveva bisogno di aiuto per poter togliere i vestiti bagnati senza causare guai peggiori e il comandante, sia pure a malicuore, fu costretto a ignorare le deboli proteste del giovane per fare la sua parte, ma cercò comunque di rassicurarlo ad ogni lamento che gli giungeva alle orecchie.

Quando ebbero finito, la mano di Erwin tornò subito sulla sua fronte mentre Hange, con la visuale finalmente libera, controllava i danni borbottando qualcosa tra sé di tanto in tanto.

Il biondo avrebbe voluto seguire meglio quel che diceva per cercare di capire la gravità della situazione ma ben presto fu troppo impegnato a tener fermo Levi sul suo giaciglio e sussurrargli parole di conforto mentre questi cercava istintivamente di sfuggire al dolore che la donna gli provocava muovendo un arto o tastandolo con delicatezza.

«Ti sei proprio rovinato in questo scontro, Levi» commentò alla fine Hange, osservando mesta l'amico.

«È molto grave?» domandò preoccupato Erwin.

«No ma lo aspetta un lungo periodo a letto nelle prossime settimane» sospirò lei, immaginando già le proteste del diretto interessato alla scoperta della diagnosi. Levi odiava dover stare in disparte mentre le persone a cui teneva rischiavano la vita ma questa volta non aveva scelta. Non era neanche pensabile che in pochi giorni riprendesse la vita di sempre con diverse fratture a gambe, braccia e costole. Per fortuna le vertebre avevano resistito agli urti ricevuti e il trauma cranico non sembrava troppo grave, ma ci sarebbe comunque voluto parecchio per rimetterlo in piedi.

Mentre spiegava la situazione al comandante, Hange valutò anche rapidamente le ferite provocate da alberi e rocce nel corso della battaglia per poi andare a preparare una siringa di antidolorifico. Aveva avuto bisogno della collaborazione di Levi, per quanto possibile, per cercare di capire l'entità dei danni all'apparato muscolo-scheletrico, ma gli avrebbe risparmiato almeno il dolore delle medicazioni. Alcuni tagli e graffi erano sporchi di terra e frammenti di legno di varie dimensioni, sicuramente conseguenza dei rami spezzati nella caduta, erano conficcati nella pelle qua e là.

Vedendola tornare accanto all'amico con l'occorrente per l'iniezione, Erwin ricominciò a parlargli a bassa voce per tenerlo tranquillo, preparandosi a malincuore a bloccarlo di nuovo in caso di bisogno, ma il giovane si limitò a stringere un attimo gli occhi quando l'ago gli punse un braccio, senza accennare il minimo movimento. Era troppo intontito dal dolore e dalla stanchezza per capire davvero cosa stava succedendo ma la presenza del comandante chino su di lui, sia pure un po' sfocato le rare volte che ne cercava lo sguardo, lo aiutava a rilassarsi, al punto che non fece neanche caso né al tocco poco delicato di Hange, né alla medicina che gli veniva iniettata lentamente in vena. Accolse però con gioia lo strano torpore che lo invase di lì a poco, permettendo al suo corpo esausto di abbandonarsi del tutto all'oblio.

«Con questa andrà molto meglio, vedrai» lo rassicurò inutilmente l'amica quando estrasse l'ago prima di alzarsi di nuovo per prendere dalle casse sistemate in un angolo tutto ciò che le sarebbe servito per medicarlo.

Erwin non disse nulla, limitandosi ad accarezzare piano il volto pallido e freddo di Levi che stava intanto scivolando nel sonno. Era un sollievo non sentirlo più lamentarsi per il dolore che aveva purtroppo contribuito a provocargli e per qualche minuto, approfittando del momento di relativa calma nell'infermeria improvvisata, aiutò a lavare e disinfettare le ferite prima di coprirle delicatamente con le bende senza ottenere la minima reazione.

Ben presto però un soldato lo richiamò ai suoi doveri di comandante per aggiornarlo sulla situazione e il biondo, chiaramente combattuto, non poté fare a meno di girarsi un attimo verso l'amico.

«Vai adesso. Ci penso io a lui» lo rassicurò la donna in un sussurro, nascondendo un sorriso intenerito e malizioso al tempo stesso, ed Erwin, dopo un'ultima esitazione, si convinse infine ad allontanarsi leggermente più tranquillo. Sapeva che Levi avrebbe preferito che restasse al suo fianco - il bisogno di affetto e protezione, di solito ben nascosto, veniva sempre fuori quando stava particolarmente male -, ma era certo di lasciarlo in buone mani e si ripromise di tornare di nuovo appena possibile.

Raggiunse quindi il soldato, che lo aspettava a qualche metro di distanza, e lo seguì dall'altra parte dell'accampamento mentre Hange continuava il suo lavoro con la massima attenzione per non peggiorare ancora le cose. Era strano vedere l'amico così tranquillo e silenzioso mentre gli medicava le ferite e rimetteva in posizione le ossa rotte prima di immobilizzare gli arti danneggiati ma di sicuro era meglio così. Bene o male, avrebbe avuto fin troppo tempo nelle settimane successive per sentirlo inveire contro di lei...

Finito il suo compito, lo coprì bene con un'altra coperta prima di raggiungere a sua volta l'ennesimo carro appena tornato alla base. Per fortuna il comandante aveva assegnato all'infermeria un buon numero di uomini con conoscenze mediche abbastanza elevate, ma la situazione sfavorevole alla battaglia aveva procurato davvero molti feriti di varia gravità e i momenti successivi ad ogni nuovo arrivo erano sempre parecchio frenetici.

Dovette passare qualche ora prima del ritorno di Erwin e Hange, avvertita da un compagno della sua presenza nello spiazzo ormai pieno, gli si avvicinò con un sorriso stanco aggiornandolo sulle condizioni di Levi, che era appena andata a controllare. Non si era più svegliato, per fortuna, e il suo sonno sembrava tranquillo per effetto dell'antidolorifico.

Il comandante, visibilmente sollevato, si sedette di nuovo al suo fianco e gli sfiorò subito la fronte per sentire la temperatura, stando attento a non toccarlo in corrispondenza di una ferita alla tempia che gli aveva fatto prendere un colpo quando l'aveva trovato nella foresta. Stare al caldo e all'asciutto doveva avergli giovato, dal momento che il suo volto aveva già ripreso un colore più normale e persino i tremiti del suo corpo sembravano essersi attenuati. Era arrivato in tempo per salvarlo, per fortuna, e per un po' rimase seduto accanto a lui in attesa che si svegliasse, contemplando intanto dispiaciuto i segni dell'incidente di cui nessuno si era accorto.

Ci sarebbe voluto parecchio prima di vederlo sfrecciare di nuovo tra i rami con quello stile tutto suo e si ripromise di stargli vicino il più possibile per aiutarlo a riprendersi in fretta nel modo migliore. Si sentiva responsabile per lui da quando l'aveva praticamente costretto a entrare nel Corpo di Ricerca, legandolo sempre di più a sé alla morte dei suoi amici, e di certo non poteva lasciare Hange a fronteggiarlo da sola per chissà quanto tempo. Levi era sempre stato un paziente problematico che il più delle volte si placava soltanto in sua presenza ed Erwin voleva fare la sua parte per il bene di entrambi.

A strapparlo alle sue riflessioni fu un gemito sofferente e un attimo dopo, abbassando lo sguardo, incontrò quello confuso e leggermente spaventato del compagno.

«Che è successo?» domandò questi a fatica con una piccola smorfia, rinunciando subito al debole tentativo di guardarsi intorno.

«Sei caduto da un albero durante la battaglia, immagino, ma non preoccuparti. Guarirai» lo rassicurò Erwin. «Come ti senti?» aggiunse poi con leggera apprensione, facendo segno di nascosto ad Hange, che si trovava a poca distanza, di avvicinarsi a loro.

«Sono stato meglio» ammise piano Levi, a malincuore, dopo un attimo di silenzio.

«Dev'essere finito l'effetto dell'antidolorifico. Te ne do subito un'altra dose» intervenne la donna dopo un rapido calcolo, voltandosi per andare a prendere l'occorrente.

«Non ne ho bisogno, Quattrocchi» la gelò subito il giovane, riprendendo in un attimo qualche briciola di energia e facendo intanto del suo meglio per nascondere la sofferenza che cercava di smentirlo.

«Io invece penso di sì» ribatté lei con calma, preparando comunque la siringa mentre gli occhi blu dell'amico sembravano trafiggerle la schiena.

«Non ho chiesto il tuo parere» insistette Levi in tono tagliente.

«Hai un trauma cranico e diverse ossa rotte, direi che il mio parere serve eccome» lo rimbeccò Hange in tono di rimprovero, voltandosi poi verso il biondo per chiedergli con lo sguardo di darle una mano. Sapeva che l'amico non sopportava di essere sedato e non avere quindi, di conseguenza, il pieno controllo della situazione, ma questa volta era davvero da pazzi rifiutare. Vedeva dal suo sguardo che in realtà soffriva molto ed era pronta a dare battaglia per il suo bene.

«Ti ho detto che non mi serve!» ribatté ancora il giovane, testardo, incenerendola con un'occhiataccia, ma i due compagni si accorsero entrambi dell'ennesima fitta che lo fece sussultare leggermente.

«Sai anche tu di averne bisogno, Levi. Lasciati aiutare» intervenne a quel punto il comandante con il suo solito tono calmo, decidendo di mettere fine a quell'inutile sofferenza.

Come sempre, lo vide esitare un attimo prima di rifiutare di nuovo un paio di volte, con sempre minor convinzione, finché Hange non ne approfittò per dare il colpo di grazia alla sua flebile resistenza.

«E va bene. Se preferisci che ci pensi Erwin...» disse allegra, guadagnandosi l'ennesima occhiataccia da Levi e uno sguardo sorpreso dal biondo, che però si riprese in fretta.

«Sai che qualcuno deve farlo» gli fece notare giustamente l'uomo, strappandogli un lieve sospiro.

«Questa me la paghi, Quattrocchi» borbottò imbarazzato e infastidito insieme.

«Certo, certo» rispose tranquilla lei, decisamente soddisfatta per la sua resa, porgendo la siringa, ancora coperta, ad Erwin prima di andare da un altro soldato che si lamentava piano lì vicino.

«Ti prometto che resterò qui fino al tuo risveglio» lo rassicurò il comandante quando fu certo che si fosse allontanata e Levi annuì con un'altra piccola smorfia, dandogli tacitamente il permesso di procedere. In fondo lo sapeva dall'inizio che sarebbe finita così ma non poteva proprio fare a meno di ribellarsi il più possibile di fronte a qualunque cosa minasse la sua capacità di controllo. Per troppo tempo aveva dovuto guardarsi le spalle sempre e comunque e non essere in grado di farlo era forse la cosa che lo spaventava di più, anche se ormai era consapevole di potersi fidare abbastanza di Erwin da lasciargli il compito di vigilare al suo posto per qualche ora, con la certezza che davvero sarebbe rimasto al suo fianco per tutto il tempo come Hange, impegnata ad assistere i feriti, non avrebbe mai potuto fare. Senza contare che il comandante, sebbene affermasse il contrario, aveva a suo parere la mano più delicata per le iniezioni, e anche questo non guastava.

Rabbrividì quando il comandante scostò un poco la coperta e gli disinfettò l'incavo del braccio sinistro, miracolosamente libero dalle bende, ma cercò di rilassarsi e lasciarlo fare senza pensare all'effetto che la puntura avrebbe provocato. Come sempre quando se ne occupava lui, si accorse a malapena dell'ago che gli bucò la pelle e non poté fare a meno di sospirare di sollievo sentendo il liquido scendere lento nella vena. Non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce ma il dolore era davvero forte e per una volta era grato a entrambi per aver insistito a dargli quell'odiata medicina.

«Dormi tranquillo adesso» disse piano Erwin quando ebbe finito, premiandolo con una lieve carezza che gli scostò i capelli dalla fronte, e Levi chiuse gli occhi per godersela meglio. Non avrebbe mai creduto che sarebbe finita così quando si erano conosciuti ma ora non poteva nemmeno immaginare di continuare quella vita senza di lui.

Ben presto il sonno lo colse di nuovo mentre il biondo si sforzava invece di resistere. Era stanco dopo la battaglia ma non voleva deluderlo. Sapeva quanto fosse importante per Levi che qualcuno restasse vigile per avvertirlo di eventuali pericoli, che in realtà non si erano mai presentati le rare volte che avevano dovuto sedarlo, ma alla fine gli occhi gli si chiusero contro la sua volontà e al risveglio, qualche ora dopo, l'amico lo trovò addormentato con la testa appoggiata a un albero e una mano ancora vicina al suo volto.

«Si è addormentato da poco ma gli ho dato il cambio» lo informò sorridendo Hange, con sua grande sorpresa, prima di abbandonare il blocco su cui stava scrivendo per poterlo visitare, e per una volta il giovane non protestò nemmeno per i suoi modi. Adesso che era un po' più lucido, gli dispiaceva che il comandante avesse passato la notte in bianco per lui, ma non poteva negare che gli avesse fatto piacere quell'ulteriore dimostrazione di affetto nei suoi confronti. Di certo non si sarebbe mai aspettato che “quella Quattrocchi irritante”, come la chiamava tra sé, fosse subito pronta a prenderne il posto senza che Erwin, ne era sicuro, le avesse detto nulla, ma non aveva motivo di non crederle.

Non fu certo felice di sapere, qualche minuto dopo, che lo attendevano settimane a letto ad annoiarsi, ma non osò inveire più di tanto contro di lei prima di cedere di nuovo alla stanchezza e a un'altra dose di antidolorifico. Non se lo meritava, questa volta, e non voleva svegliare il comandante con la loro discussione.

Dopo aver borbottato piano qualcosa sulla sua scarsa delicatezza, si limitò quindi a mettersi più comodo nel caldo rifugio della coperta che lo avvolgeva con il viso rivolto verso la mano di Erwin, ringraziando tra sé, per l'ennesima volta, quello strano istinto che il giorno della sua prima missione, nonostante tutto, gli aveva detto di restare nel Corpo di Ricerca.



Prompt: X fa una brutta caduta e Y deve portarlo al sicuro in pessime condizioni meteorologiche.



Angolo autrice:

Ciao a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! È la mia prima Eruri e non ho idea di cosa sia venuto fuori, ma spero che il risultato sia almeno decente. Fatemi sapere che ne pensate, se vi va, e grazie per il tempo che mi avete dedicato anche solo leggendo! <3

Come ho accennato nell'introduzione, la fic avrebbe dovuto partecipare all'iniziativa “Battleship challenge” indetta dal gruppo fb Hurt/Comfort Italia - Fanart & Fanfiction. Mi raccomando, ringraziate anche l'admin e i membri del gruppo che hanno votato il prompt se la storia vi è piaciuta, perché senza di loro non sarebbe probabilmente mai nata. ;)

Se a qualcuno interessa, ho fondato tempo fa un gruppo facebook principalmente su Fairy Tail ed Edens Zero, ma anche sugli anime e manga in generale. Se volete conoscere altri fan di queste bellissime opere, saremo ben felici di accogliervi qui (attenzione ai possibili spoiler se non seguite le scan online però, anche se cerco di stare attenta). Vi aspettiamo numerosi! :)

Penso di non avere altro da aggiungere, quindi per ora vi saluto, augurandovi una buona serata e buonanotte per dopo.

Bacioni e alla prossima!

Ellygattina

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Ellygattina