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Autore: oscuro_errante    06/05/2021    1 recensioni
All'indomani della guerra Klingon-Federazione, gli ammiragli Katrina Cornwell e Jonathan Turner lottano con il senso di perdita causato dalla morte di Gabriel Lorca e con alcune decisioni prese durante gli ultimi mesi della guerra. Riusciranno a venire a patti con se stessi e con i loro sentimenti reciproci?
Genere: Guerra, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christopher Pike
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Terra, Parigi, 2258

«Ammiraglio Turner, trasmissione in arrivo dal capitano Christopher Pike, della U.S.S. Enterprise,» chiamò l'assistente di Turner dall’intercom, aggiungendo che era un messaggio ad alta priorità, criptato e solo per i suoi occhi. L'imponente vice ammiraglio, capo della sicurezza della Flotta Stellare, alzò lo sguardo dal PADD che stava leggendo, un po' preso alla sprovvista dalle informazioni appena fornite dal suo assistemte, un Tenente umano di nome Malik Stoke.

Cosa diavolo era successo di così importante da indurre il capitano dell'Enterprise a contattarmi con un messaggio di così alta priorità? si chiese Turner, mentre si irrigidiva un po'.

«Me lo giri pure qua, Tenente,» ordinò infine, alzandosi e camminando davanti alla sua scrivania, sulla quale si appoggiò con le braccia al petto. Pochi secondi dopo, la robusta figura del capitano Christopher Pike, comandante della nave ammiraglia della Federazione Enterprise, comparve di fronte a lui.

«Capitano Pike,» salutò l'Ammiraglio Turner, «l’ho vista in condizioni migliori.» L'uomo di fronte a lui era piuttosto esausto, molti graffi sul viso, con uno sguardo di disperazione negli occhi, l'atteggiamento un po' teso. «Come è andata la missione?»

«Ci siamo riusciti,» fu l'unica risposta data dal Capitano, che sembrava più a disagio che mai. Turner inarcò un sopracciglio: «Perché percepisco un "ma" in arrivo, Capitano Pike? E perché,» continuò, «l'Ammiraglio Cornwell non mi sta facendo rapporto come da ordini precedenti?»

A quest'ultima domanda, il Capitano Pike si irrigidì ancora un po', prima di sistemarsi l'uniforme e riferire: «È mio dovere informarla che l'ammiraglio Katrina Cornwell è stato ucciso in azione poche ore fa, davanti ai miei occhi, nel tentativo di disattivare un siluro incastrato nel nostro scafo.»

Jonathan Turner raggelò e rimanendo completamente immobile. Poi: «Grazie, Capitano. Spero di vederla al più presto qui a Parigi,» prima di aggiungere, con un cenno del capo, «Buona fortuna, Capitano. Turner chiude.» E l'immagine olografica del capitano Pike svanì, lasciandolo solo.

Andata, pensò mentre ordinava al suo assistente di non essere disturbato. Andata. Non poteva crederci. Dopo tutto quello che avevano passato prima di ammettere finalmente il loro interesse amoroso l'uno per l'altra, lei era morta. Andata davvero. Per sempre. Guardò fuori dalla finestra. Cosa avrebbe fatto adesso? Era completamente vuoto, solo, e non solo metaforicamente.

Guardò fisso fuori dalla finestra per un po', piangendo internamente la propria perdita. Poi, dopo un po', tornò alla sua scrivania: avvertiva su di sé lo spiacevole dovere di informare i parenti ancora in vita della tragica notizia. Prima di contattarli, però, passò in rassegna tutti i rapporti che il Capitano Pike aveva trasferito al Comando della Flotta Stellare mentre erano in contatto. Infine, si rassegnò a fare ciò che doveva fare. Lasciando gli uffici del Quartier Generale della Flotta della sede parigina, andò al centro di teletrasporto più vicino e chiese all'ufficiale ivi presente di teletrasportarlo in Colorado, dove viveva la famiglia Cornwell.

Entrambi gli anziani sorrisero quando lo videro, completamente ignari di quello che avrebbe detto loro di lì a poco, sorriso al quale cercò di rispondere come poteva: si conoscevano da anni, e i due Cornwell erano stati molto felici quando Katrina aveva detto loro che lei e Jon erano finalmente una coppia. Anche se Jonathan stesso era ovviamente felice di vederli, avrebbe davvero preferito non doverli incontrare per dir loro che la loro unica figlia, un ammiraglio decorato della Flotta Stellare, era morta in prima linea.

«Scusate se vi disturbo a quest'ora tarda del mattino...» iniziò l'Ammiraglio, solo per essere interrotto dal signor Cornwell: «Sai che non disturbi mai, figliolo, entra! Allora, cosa sta succedendo a Parigi? Hai già avuto notizie di Katrina?»

Prima che lui potesse rispondere, la signora Cornwell arrivò e lo abbracciò calorosamente, dopodiché i tre si andarono a sedere sul divano del soggiorno. Lì, finalmente, prese la parola: «Ho avuto notizie dal capitano Pike, della U.S.S. Enterprise...» Turner fu interrotto dal signor Cornwell, che chiese: «La nave ammiraglia, vero? Katrina ci ha detto che sarebbe stata a bordo per la missione che le è stata assegnata.»

Turner si limitò ad annuire, prima di continuare: «Mi ha riferito che la missione è stata un successo, ma hanno avuto una lotta sanguinosa e Katrina...» - fece un respiro profondo e li guardò - «...Katrina è morta nel tentativo di proteggere l'equipaggio da un siluro rimasto conficcato nello scafo dell'Enterprise. Il Capitano Pike mi ha contattato qualche ora fa per fornirmi tutte le informazioni sulla sua morte. Non è stato in grado di teletrasportarla perché molti sistemi dell'Enterprise, come il teletrasporto, sono stati gravemente danneggiati durante il combattimento.»

Rimasero tutti seduti in silenzio per un po', nessuno in grado di dire qualcosa mentre i tre piangevano nel loro cuore la perdita di una figlia, un'amica, un'amante, una compagna. In quel silenzio, Turner promise tranquillamente a Katrina che non avrebbe mai abbandonato la sua famiglia ora che la loro unica figlia se n'era andata per sempre, andata in una lotta a cui non avrebbe mai dovuto partecipare, ma in cui lei aveva insistito per essere direttamente coinvolta. Come non poteva fare altrimenti.

«Ti dispiacerebbe rimanere qui per un giorno?» chiese la signora Cornwell, dopo un po' di tempo passato in silenzio. Turner alzò lo sguardo dalle mani, piegate in grembo, e le offrì un piccolo cenno: «Non mi dispiacerebbe affatto. Ho già dato ordine al mio staff di non disturbarmi e ho presentato una richiesta al Comando della Flotta Stellare che mi permetterebbe di rimanere con voi per tutto il tempo di cui avete bisogno. Dopo tutto, ho diversi mesi di licenza di cui approfittare e non sono mai stato in grado di farlo.»

***

Erano passati alcuni mesi dalla morte dell'Ammiraglio Katrina Cornwell: Jon Turner passò molto del suo tempo con la famiglia di lei o da solo, cercando di capire cosa potesse fare. Come sempre accade in questi casi, fu costretto a fissare alcuni appuntamenti con un Consigliere. Di nuovo. L'ultima volta che ne aveva avuto bisogno, la guerra Klingon-Federazione era appena finita, lui aveva perso un caro amico e si era salvato non molto tempo prima da un rapimento e da lunghi mesi di torture per mano klingon.

Poco prima del suo ritorno in servizio attivo, stava tornando a casa dopo aver trascorso qualche giorno con la famiglia Cornwell. Era arrivato da pochi minuti a Parigi grazie al teletrasporto e stava camminando nei pressi dell’ambasciata Xindi, quando da un momento all'altro si trovò teletrasportato in una sala teletrasporto spaziosa e completamente aliena. Si guardò intorno spaesato, senza capire bene cosa stesse succedendo intorno a lui. Fece appena in tempo a scendere dalla piattaforma dove era stato depositato, quando un individuo che assomigliava molto ad un essere umano, e che non aveva notato fino ad allora, gli si avvicinò dalla sua destra, una mano tesa verso di lui.

«Ammiraglio Turner, è un piacere conoscerla finalmente! Mi scusi per il ritardo, ma abbiamo avuto un periodo difficile in questi mesi! Prego, mi segua,» salutò l'uomo, sulla trentina, con un tono deferente. Preso alla sprovvista, l'ammiraglio Turner afferrò la mano che l'altro uomo gli stava offrendo, prima di seguirlo. Mentre camminava, l'altro uomo riprese a parlare, ma l'ammiraglio non poté fare a meno di fermarlo e chiedere: «E lei è...?»

«Scusi,» rispose l'umanoide, «non gliel’ho detto! Mi chiamo Daniels e sono un agente temporale e operativo del 31° secolo!»

«E dove mi trovo esattamente?»

«Lei è a bordo di una delle nostre migliori navi, ammiraglio, anche se per la Prima Direttiva Temporale non potrei dirle tutto, naturalmente!» Daniels sorrise, mentre entrambi gli uomini continuavano a camminare lungo i corridoi. «E se sta per chiedermi se sono lo stesso Daniels con cui ebbe a che fare uno dei vostri defunti capitani della Federazione, Jonathan Archer, sì, sono esattamente lo stesso uomo, in effetti!»

«Suppongo che i viaggi nel tempo le permettano di essere in più posti in tutte le linee temporali nello stesso momento,» osservò ironicamente Jonathan Turner, prima di aggiungere: «Ma a cosa devo il piacere di essere prelevato dalla mia linea temporale, esattamente?»

«Oh, è piuttosto semplice, vede?» Rispose Daniels, mentre conduceva l'ammiraglio verso un turbolift: «Lei non lo sa, ma nella sua linea temporale sarebbe morto pochi istanti dopo che l’abbiamo presa. Un attacco terroristico,» aggiunse, quando Turner gli rivolse uno sguardo sorpreso, «si è semplicemente trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, oserei dire. Ah,» si offrì, «le spiegherò più tardi!»

«E perché mi ha salvato, esattamente?» Turner si ritrovò a chiedere con sorprendente calma, lasciando da parte qualsiasi... domanda storica per il momento.

«Oh beh,» rispose l'altro uomo mentre arrivavano finalmente a destinazione, «è stato a causa sua.»

«Katrina...» sussurrò Jon, fermandosi di colpo quando individuò la donna che aveva pianto negli ultimi mesi. «Com'è possibile? Il capitano Pike mi aveva detto che lei era morta...» Era incredulo, naturalmente. Aveva sofferto e pianto per mesi la perdita della donna che, per quel che ne sapeva, era stata davvero sul punto di morire se non fosse stato per l'intervento di Daniels.

Daniels lasciò che i due si prendessero il loro tempo poi, considerando che entrambi fossero considerati morti nella loro linea temporale, offrì loro alcune possibilità per un futuro insieme.

   
 
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