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Autore: jomonet    06/05/2021    2 recensioni
Quando l’oscurità ci avvolgerà e attorno a noi vi sarà solo disperazione e sofferenza, all’ora, dimmi, chi ci porterà la luce? Chi sarà il nostro faro nella notte più buia?
Due spiriti o, come alcuni sostengono, solo due vagabondi, loro saranno la speranza e la libertà.
I due amanti della giustizia brilleranno nell’oscurità come la luna argentea nel cielo e schiariranno le profonde tenebre come il primo sole del mattino.
La Signora Dipinta e lo Spirito Blu.
Genere: Avventura, Azione, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Katara, Quasi tutti, Zuko
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La notte abbracciava il villaggio con le sue lunghe braccia puntellate da tantissime stelle coperte in parte da alcune nuvole grigie, che nascondevano una metà della luna piena. Quel stesso giorno il paesino sperduto tra le montagne del Regno della Terra aveva ospitato l’Avatar per un paio d’ore, accompagnato dai suoi amici più stretti, e per l’occasione avevano organizzato una piccola festa in suo onore. Molte persone di quel luogo erano amareggiate e disperate a causa della crisi economica che quel povero villaggio soffriva, ma grazie alla visita, seppur veloce, dell’Avatar germogliò un piccolo seme di speranza nei cuori di quel popolo. Purtroppo, quel leggero e luminoso torpore, che aveva cominciato a riscaldare le loro anime, fu portato via, rubato da un gruppo di vandali che, dopo la ripartenza dell’Avatar, attaccò il villaggio. Vennero rase al suolo diverse case, molti uomini e bambini rimasero feriti a causa di alcune esplosioni e le donne furono lasciate legate ai margini del loro pontile che dava sul fiume. 

Il villaggio non si era mai ripreso dalla fine della guerra, poiché almeno ogni mese la stessa banda di vandali, gli “Wak”, così si facevano chiamare, invadevano tutte le loro proprietà. Non dissero nulla all’Avatar, giacché non avevano intenzione di distrarlo dai suoi impegni politici che avrebbe tenuto l’indomani con il Re della Terra. Eppure, qualcuno fra il suo gruppo, se ne accorse. Silenziosamente e attentamente aveva osservato la miseria di quelle persone e aveva notato le ferite celate inutilmente sotto le tuniche color marrone tipiche di quel popolo. Questo qualcuno capì perfettamente che quella gente mentiva, che c’erano alcune persone nascoste tra gli alberi a guardare la festa e ad attendere la loro partenza, che i bambini erano veramente tristi e privi totalmente di spensieratezza e di speranza.

Il villaggio sapeva che quella notte gli Wak sarebbero tornati. Lo aveva urlato il loro capo nella piccola piazza, una volta salito sulla piccola fontana centrale e sguainato il suo grosso martello verso l’alto, mentre i suoi uomini finivano di legare le donne al piccolo filo di metallo, che impediva le persone di cadere in mare dal ponticello. Fortunatamente nessuno le molestò e nessuna fu buttata in acqua, ma furono separate dal resto del popolo, lasciandole sedute sulla tavola di legno.

Tuttavia, il villaggio era all’oscuro che quella notte avrebbero avuto un’altra visita, totalmente inaspettata e puramente magica, benevola e protettrice. Quella povera gente indifesa avrebbe avuto l’occasione di conoscere la Signora Dipinta e lo Spirito Blu

 

La luna brillava nel cielo, riflettendo la sua luce argentea sulle piccole onde del fiume e tentando di non udire le grida impaurite dei bambini durante il secondo attacco da parte dei vandali. La palla argentea tremava al suono orribile di quei pianti disperati e stanchi, perciò preferì nascondersi tra le nuvole grigie e illuminare la strada solo ai pochi degni della sua luce, ossia ai due spiriti che, con orrore, stavano assistendo a quel vandalismo ingiustificato e terribile da sopra un albero.

— Io devo andare. — sussurrò lei.

Lo Spirito Blu la bloccò per un polso, scuotendo la testa in segno di disapprovazione. Le indicò il capo che si stava avvicinando alla fontana per godersi lo spettacolo e, solo quando quest’ultimo si sedette, lasciò libero il braccio di lei che, con un semplice gesto, catturò il principale dei vandali e lo imprigionò in una lastra di ghiaccio.

I compagni, che stavamo finendo il loro lavoro, vedendolo improvvisamente trasformato in una statua fredda, si bloccarono e si guardarono attorno, tentando di capire come una cosa del genere potesse essere accaduta. Si girarono e si voltarono più volte, ma accanto a loro vi erano solamente gli abitanti del villaggio spaventati che si stringevano forti fra di loro. Uno dei vandali alzò lo sguardo verso la luna e notò una figura che, dall’alto di una casa, si stagliava nel vento freddo della notte e lo osservava attentamente. Lentamente slegò la cinta, dove teneva la sua spada di metallo, mentre con gli occhi si soffermava a guardare il cappello, coperto da veli, e il lungo vestito che ondeggiavano velocemente sotto la luce argentea. Tirò totalmente fuori la sua arma e la puntò contro la figura. I suoi compagni lo seguirono, ricreando la sua stessa mossa.

La figura sollevò entrambe le sue mani e, in pochi secondi, tutte le armi di metallo caddero per terra, facendo un forte rumore che fu sommerso dalle loro grida spaventate. All’improvviso non sentivano più il loro corpo, non avevano il controllo su alcun muscolo e i loro arti si muovano da soli, senza che il loro cervello potesse fare qualcosa per bloccarli. Sbatterono più volte l’uno contro l’altro, fino a quando la figura sopra il tetto non abbassò le mani, lasciandoli momentaneamente liberi dalle sue grinfie. I vandali cercarono di riprendere del fiato, stremati per terra, senza forze. Sentivano il loro corpo pesante e debole, come se avessero corso interrottamente per tutto il Regno della Terra.

Lo stesso ladro che aveva puntato per primo la spada contro la figura, tentò di alzarsi in piedi e di riprendere la sua arma, ma in quel momento fu fermato da un fulmine che terribilmente si stagliò brillante nel cielo pieno di stelle lucenti. Per qualche secondo tutto si illuminò di bianco e di azzurro e un forte rumore rimbombò nel villaggio e nelle orecchie di tutti, seguito da uno stridio di spade, che dolcemente diveniva sempre più udibile, provenendo come una stridula melodia dalle prime case. Il vandalo si voltò verso quel rumore e un’altra figura, più alta, nera e con una maschera blu, si stava avvicinando a passo lento, mentre le sue spade erano ferme dinanzi al suo corpo stabile e deciso. 

Un altro dei ladri si alzò immediatamente da terra e, rubando una lancia dal portico di una casa, si scagliò con tutta la sua forza e con tutta la sua adrenalina contro la figura con la maschera, che in quell’istante si bloccò, attendendolo pazientemente. Il vandalo sferrò un colpo preciso con la sua arma verso il petto dell’altro, ma questo si spostò velocemente verso destra, gli rubò la lancia dalle sue mani e, con un movimento rapido, le dita della figura mascherata si posarono sulla sua fronte per appoggiare delicatamente la sua testa contro il terreno. 

Lo Spirito Blu continuò indisturbato la sua avanzata, mentre il vandalo rimaneva a giacere sul suolo, sforzatosi troppo a causa della sua azione avventata e per niente ragionata. Lasciò la lancia ai piedi di un gruppo di abitanti che stavano assistendo quello spettacolo inaspettato e completamente impressionante. Si chinò sia col corpo che col capo verso di loro, prima di tornare a seguire la sua via e a raggiungere la piccola piazza.

Un altro degli Wak tentò di reggersi sulle sue gambe e, rivolgendosi alla figura col cappello che non si era mossa neppure di un millimetro, pregò di lasciarli andare.

— Ridateci il nostro capo e lasceremo questo posto. —

— Per sempre. — aggiunse un altro.

La Signora Dipinta alzò una mano e all’improvviso il blocco di ghiaccio si spostò verso l’entrata del villaggio, scivolando e superando velocemente lo Spirito Blu e il ladro che ancora era steso per terra. 

Tutta la compagnia dei Wak, aiutandosi a vicenda, seguì la statua bianca e, una volta arrivati vicino al bosco, si voltarono verso la figura del cappello, attendendo che quella potesse sciogliere il loro capo.

La Signora Dipinta sollevò nuovamente una mano e, in poco tempo, l’acqua ghiacciata si trasformò in semplice acqua come per magia.

Il capo si guardò attorno e, spaesato, si aggrappò alle braccia dei suoi compagni, che gli indicarono furiosamente le due figure. Gli occhi del capo si focalizzarono innanzitutto su quella più vicina a loro, ossia sullo Spirito Blu che, con le spade abbassate, attendeva. Con un movimento rapido del martello, il vandalo chiamò la terra, la quale improvvisamente si alzò sotto i piedi della figura mascherata che venne scaraventata contro la parete di una casa. 

Lo Spirito Blu tornò nella sua posizione d’attacco, ma nuovamente non riuscì a spostarsi in tempo dalle rocce appuntite che si formavano rapidamente sotto i suoi piedi. Dopo uno, due e tre balzi, si ritrovò sul confine del pontile. Si voltò verso la Signora Dipinta che immediatamente intervenì per proteggerlo: allungò le sue braccia e fermò il corpo del capo, immobilizzando ogni suo arto. 

— T- Tu. — balbettò a denti stretti, mentre le sue ginocchia toccavano il suolo. — T- Tu. — richiamò l’attenzione di uno dei suoi. — Pr- Prendi le mu- munizioni e lanciale co- contro que-llo vici-no al ma- mare. —

Il compagno annuì e, obbedendo, prese alcune piccole bombe dalla sua cintura e le buttò contro il pontile di legno, dove la figura mascherata si stava rialzando in piedi con un po’ di fatica. In pochi secondi tutta quell’area fu ricoperta da fumo e fuoco. Il legno bruciò e le donne, che dalle loro dimore osservano quello stesso luogo in cui quello stesso pomeriggio erano state legate e poi slegate dagli altri abitanti, pregavano per lo sconosciuto cavaliere mascherato.

 

Fu un attimo. L’ acqua lo sommergeva da ogni parte. La sua maschera lo aveva abbandonato, nuotando verso l’alto e tentando di tornare a galla a differenza sua, che lentamente scendeva sempre più in basso verso l’abisso. Percepiva a mala pena delle piccole bolle che gli accarezzavano ogni centimetro della sua vesta nera, dei suoi guanti e del suo viso. Una piccola schiuma dolce gli solleticava attorno alla cicatrice, regalandogli una piccola sensazione familiare. L’ immagine del fuoco dirompente esploso improvvisamente attorno a lui e delle sue fiamme a proteggerlo, si fece largo delicatamente nella sua mente, riportandolo a quella realtà fatta interamente di blu e di acqua salata. Socchiuse appena gli occhi e notò davanti a sé un largo vestito rosso aprirsi tra tantissime piccole bolle bianche e due braccia allungate verso il suo volto. Tentò di riprendere il controllo sulle sue mani per aggrapparsi alla visione angelica della Signora Dipinta che, ricamata dolcemente dai suoi stessi abiti e morbidi, nuotava agilmente verso di lui. I suoi lunghi capelli ondeggiavano morbidamente, accarezzando il suo sguardo blu come il cielo e il suo viso preoccupato, ma deciso e pieno di amore. In quel momento la luce argentea della Luna illuminò l’acqua nera, facendo risplendere le azzurre iridi profonde di lei e qualsiasi bolla che li separava. La maschera blu era legata al collo di lei, galleggiando lentamente tra i loro petti. Per un istante che sembrò durare quasi un’eternità, come se tutto quanto fosse scomparso e all’improvviso ci fossero solo loro al mondo, le mani della Signora Dipinta imprigionarono delicatamente il volto dello Spirito Blu e teneramente le loro labbra si unirono, facendoli diventare una cosa sola, mentre attorno a loro un vortice d’acqua ricco di schiuma bianca e di grandi onde sottomarine li trasportava verso l’ultima casa, la più lontana dal gruppo dei vandali.

 

— Stai bene? — chiese innanzitutto lei, tenendo sempre tra le sue dita il viso di lui.

L’ altro si sistemò meglio tra le braccia della ragazza e, cercando di aprire le sue palpebre, bisbigliò un semplice “sì”.

— Sei sicuro? —

— Sì. — il ragazzo si appoggiò contro il muro della casa. — Sanno che siamo qui? —

— No. —

— Perfetto. — lui rubò la mano di lei, fermandola da i suoi veloci movimenti intenti a slegare il nodo attorno al suo collo per liberare la maschera dello Spirito Blu, ancora legata lì. — Grazie, amore. — prese un respiro. — Per avermi salvato. — sorrise appena. — Un’altra volta. —

Lei gli regalò un dolce bacio sulla fronte. — È sempre un piacere, Spirito Blu. — poi le sue sopracciglia si incurvarono, mostrando uno sguardo preoccupato. — Sei sicuro di voler tornare a combattere? — gli mise una mano sul petto. — Hai ancora bisogno delle mie cure. —

— Ce la faccio. — la rassicurò. — Forse utilizzando un po’ del mio fuoco, riesco a rimettermi in sesto prima. —

Lei inarcò un sopracciglio. — E come? —

Il ragazzo si guardò attorno un po’ spaesato. — Riscaldandomi? — Fece spallucce. — Ma… — all’improvviso si fece serio. — Il tuo trucco… — sfiorò delicatamente il mento di lei, percorrendo lentamente i suoi lineamenti facciali e cadendo con le dita tra i morbidi capelli marroni fino a giungere sulle braccia scoperte e pulite. — Non puoi tornare di là così. —

— Attaccherò dall’acqua e li farò scomparire da questo villaggio. — rispose con forte decisione sia nella voce che nello sguardo semichiuso. — E così nessuno mi potrà riconoscere. —

— Io farò da esca. —

Improvvisamente gli occhi azzurri si addolcirono dinanzi a quelli determinati e gialli di lui. — Sta’ attento. —

— Sta’ tranquilla. — un sorriso beffardo comparì lentamente sotto la cicatrice. — Correranno a gambe elevate. —

La ragazza sollevò lo sguardo verso il cielo. — Io lo dicevo solo perché non mi va di salvarti per ben due volte di fila in una serata. — inarcò le sue braccia.

Prima di alzarsi in piedi, lui le lasciò un veloce bacio a stampo e slegò completamente la sua maschera dal collo della Signora Dipinta. — Tu attacchi dal fiume e io li farò voltare verso le montagne. —

— Così non si aspetteranno niente. — la ragazza indossò nuovamente il suo cappello velato. — Tieni gli occhi aperti sul capo. — gli lanciò un’occhiata gelida. — Oppure quando torniamo dagli altri ti trasformo in un blocco di ghiaccio. — lo avvertì. — Non ti farò entrare nemmeno per un secondo nella nostra tenda. —

— Tu lo sai che posso scioglierlo, sì? — le rispose lui con nonchalance. — L’ ho già fatto in passato. Non te lo ricordi? — la stuzzicò.

— Dormirai sopra ad un albero. — lo ammutì con uno sguardo freddo. — In qualsiasi modo finirà la serata. — legò strettamente la maschera dello Spirito Blu dietro la nuca di lui.

— Ti amo, anche io. — le disse con leggera ironia, non appena lei tornò davanti a lui, ma poi si fece serio. — Amo quanto tieni a me e… — si avvicinò lentamente al volto di lei. — Amo quando fai prevalere il tuo lato oscuro. —

Lei gli diede un leggero schiaffo sul braccio. — Andiamo. Dobbiamo salvare queste persone. — si voltò per andarsene e buttarsi in acqua, ma decise di girarsi verso di lui per regalargli un’ultima importante battuta. — Ti amo. — e così sparì tra le onde del mare. 

 

Il cielo si oscurò. Le nuvole grigie si impossessarono improvvisamente di ogni parte della distesa blu scuro che alleggiava pesantemente sopra al villaggio, abbracciando con le loro lunghe braccia affilate la forma tonda della luna. Il capo degli Wak, con un ghigno perfido e privo di alcuna buona intenzione disegnato sul suo volto barbuto, camminava traballante verso le prime case con in mano un bastone infuocato sull’estremità. Le fiamme rosse scure illuminavano le imperfezioni scolpite lungo il collo e sulle guance segnate da tagli e cicatrici cucite dopo aver fatto a botte in qualche locale disperso tra le montagne del Regno della Terra. Gli occhi bruciavano tra le sue palpebre sottili e inespressive, più ardenti delle fiamme stesse che si riflettevano nel loro verde scuro, infuocando le nere pupille e diramandosi lentamente fin dentro la sua oscura anima tormentata e malvagia. Con il cuore avvolto in una coperta buia, privo di rimpianti e di sensi di colpa, si avvicinò liberamente ad  una delle prime due abitazioni tra le urla imploranti dei villeggianti, caduti sulle proprie ginocchia per pregare e coprire i loro volti bagnati dalle lacrime.

— Ve ne prego! — esclamò uno di loro con la faccia appoggiata contro il terreno. — Ve ne prego! Non fatelo! Non bruciate le nostre case! —

Il capo degli Wak l’osservò dall’alto della sua altezza con sguardo disprezzante e disgustato. — Ho avuto fin troppa pazienza. — sputò un po’ di saliva accanto alla testa abbassata dell’abitante. — Mi sono stancato. — sogghignò, diffondendo per tutto il villaggio la sua risata agghiacciante e crudele, priva di spessore, ma ricca di una cattiveria fredda e pura. Avvicinò il suo bastone ardente verso la porta della casa e, fissando negli occhi i villeggianti spaventati, lo alzò in alto, facendo sfiorare le tante lingue rosse della fiamma il tetto. Delle onde si scontrarono contro il perimetro del fiume, bagnando un po’ della vegetazione attorno al bacino e catturando la sua attenzione. Rivolse una furtiva occhiata verso l’acqua agitata del torrente, ma non intravide alcuna figura pericolosa o nemica. — Addio. — disse, tornando a focalizzarsi sul suo piano distruttivo e privo di pietà per quel povero villaggio, e agitò velocemente il braccio per lanciare il bastone contro la casa. Il pezzo di legno gli scivolò dalla mano, roteò su se stesso e riuscì a volare solo per un piccolo tratto, poiché all’improvviso una spada lo centrò perfettamente, perforandolo in tempo e conficcandolo nella strada fatta esclusivamente da terra. Il capo degli Wak spalancò gli occhi, rimanendo in cantato da quell’inaspettato imprevisto e dalle piccole e poche fiamme rimaste a incenerire la superficie del legno che si spensero improvvisamente davanti a lui, come per magia. — Dominatori… del fuoco? — sussurrò tra sé. — Impossibile… — subito alzò rabbiosamente lo sguardo sulle persone impaurite del villaggio, squadrando ed esaminando ciascun loro volto uguale e indifferente, ma poi si girò verso alcuni suoi compagni che sollevarono dubbiosamente le spalle. — Sapete se questi… — indicò con un dito il villaggio, continuando a rivolgergli la schiena. — Sapete se tra di loro ci siano dominatori del fuoco? — grugnò qualcosa sottovoce. 

Uno dei suoi si fece avanti. — No, signore. — 

— E allora… come mai quella fiamma si è spenta da sola? —

— Per il vento? — 

— No. — Lo zittì bruscamente il capo, mentre si avvicinava lentamente al bastone infilzato da una spada che brillava sotto la luce argentea della luna. 

— Da queste parti oggi è passato l’Avatar e… forse… — volle continuare il compagno. — Ha insegnato qualche trucchetto a questi… —

— Silenzio. — il capo alzò una mano per bloccare le sue inutili chiacchiere. — So riconoscere un vero dominio del fuoco. — contrasse istintivamente una cicatrice lungo il suo collo. — E questa spada… — bisbigliò, accucciandosi accanto ad essa per analizzarla. — Quella persona… non è morta. — serrò lo sguardo, mentre altre forti onde si scontravano contro il bacino del fiume. — Impossibile. — afferrò l’impugnatura della spada in una stretta e si raddrizzò sui suoi piedi. — A meno che… quella persona mascherata non sia… —

Lentamente un sottile filo dell’acqua del fiume si insediò tra l’erba verde della vegetazione che lo costeggiava, correndo velocemente tra la natura per raggiungere furtivamente i piedi del capo. Serpeggiando abilmente tra le scarpe del gruppo riunito dei ladri, giunse invisibile tra le gambe del suo obiettivo e, in men che si dica, percorse rapidamente il suo corpo, mentre lui si dimenava alla ricerca del fantasma che gli camminava tra i vestiti. L’acqua raggiunse silenziosamente la sua vera meta: l’elsa. In pochi secondi ricoprì agilmente tutta la spada, iniziando a congelarsi dalla punta d’acciaio.

— Cosa… — esclamò il suo possessore spaventato, abbandonando velocemente l’impugnatura. — Com’è possibile?! — sgranò gli occhi. — Allora… non è… e se non è… allora… cos’è? Chi è? — 

L’arma sbatté contro il terreno, ma il ghiaccio non si ruppe in mille pezzi, bensì rimase aggrappato e intatto attorno all lama della spada. 

— Questo è… il dominio… dell’acqua… — si voltò verso il bastone di legno che aveva un buco perfettamente centrato. — E allora prima…? Io ne sono sicuro. — ingoiò un po’ di saliva colmo di rabbia. — Era il dominio del fuoco! — strinse le sue mani i due pugni. — Uscite allo scoperto! — gridò contro il cielo, stanco di essere preso in giro da i due amanti della giustizia. — Chi siete? —

Un fulmine squarciò la volta celeste, disegnandosi rapidamente tra due nuvole grigie dai contorni spaventosi e terrificanti.

— Chi siete? — ripeté il capo degli Wak con profondo odio contro il vuoto.

Un’altra volta delle onde si scontrarono contro il bacino del fiume, facendolo voltare immediatamente verso di loro, ma in quel momento un nuovo fulmine colpì il cielo e con la coda dell’occhio gli parve che la sua fonte fosse la fontana del villaggio. Senza perdere tempo, si girò nuovamente verso il centro di quelle case. Davanti a lui emergeva la stessa figura mascherata a cui aveva ordinato di far saltare in aria. La maschera blu risaltava tra il buio che incombeva, brillando per metà sotto la luce argentea della luna. La spada si sciolse improvvisamente dal ghiaccio, ma comandata ancora dall’acqua che la circondava, si alzò e volò rapidamente nella mano vuota del cavaliere mascherato.

— Allora… ecco… cosa sei! — gli urlò contro il capo degli Wak. — Fatti sotto dominatore dell’acqua! — portò le mani davanti al suo corpo, come a volere richiamare la terra.

La figura silenziosa unì le sue spade e le ripose all’interno della loro custodia allacciata sulla sua schiena.

Sul volto del capo si disegnò un ghigno malvagio e furbo, ma che cominciò ad affievolirsi non appena delle scintille scoppiettarono attorno alle mani del cavaliere, come tanti piccoli fuochi d’artificio elettrizzanti. Erano fulmini. Piccoli, ma pur sempre letali. — Aspetta… non capisco! Come… — balbettò. — Co- Come… tu… non puoi… — le labbra gli tremarono per la prima volta. — Allora… cosa sei? — 

La figura chiuse tutte le sue dita ad eccetto dei suoi indici e dei suoi medi e iniziò a ruotare le sue mani, creando delle linee elettriche azzurre e bianche che si riflettevano sul sorriso beffardo disegnato sulla sua maschera. 

— Non puoi… l’acqua e… il fulmine… come? — Ingoiò paurosamente un po’ di saliva. — Sei l’Avatar? No… impossibile. — si rispose da solo. — Allora, chi sei? Uno spirito?

I fulmini svanirono, dissolvendosi nell’aria fresca, come se non fossero mai stati evocati. 

— Sei… uno spirito… — balbettò il capo.

Grazie alla spinta ricevuta dall’acqua della fontana, lo Spirito Blu emerse di nuovo davanti agli occhi di tutti gli spettatori su di un tetto di un’abitazione e, correndo e saltando, cominciò a percorrere velocemente su ciascuna casa, muovendosi furtivamente verso il lato opposto del fiume. 

Il capo degli Wak lo seguì con lo sguardo e, insieme a tutta la sua banda, si spostò per raggiungerlo e attenderlo sotto la dimora su cui la figura si appollaiò comodamente con le gambe piegate.

— Che volete fare, signore? — gli domandò un ladro. — È… è uno spirito. —

— Io… non… — poi si bloccò. — Aspetta… — si mangiucchiò violentemente un labbro.

— Dovremo inchinarci? — chiese un altro vandalo.

— Forse. — gli rispose un compagno.

— Credo che il… — questo si interruppe a metà della frase, notando la mano alzata del loro capo per farli zittire.

— Tu… — il capo si rivolse allo Spirito Blu con voce bassa e indagatrice. — Tu non eri da solo… — le sue parole furono fermate da un forte rumore pesante di onde.

— Si sta arrabbiando! — sibilò un ladro.

— Sentite il fiume, signore! — esclamò un altro. — Pare infuriato! —

Il capo degli Wak socchiuse maggiormente le palpebre. — Dov’è il tuo amico… o forse… ma, sì, certo… era una donna! — lanciò un’occhiata di pura sfida alla figura silenziosa. — Dov’è la vostra compagna? —

L’acqua iniziava a battersi con più violenza contro la vegetazione circostante al bacino, richiamando l’attenzione dell’intera banda dei vandali.

— Signore! Non lo tratti male!  — 

— Capo! Capo! Il fiume! — un ladro si voltò verso l’acqua, indicandola con un braccio terribilmente tremolante. — Sta straripando! —

— Signore! — lo strattonò un suo compagno spaventato. — Le onde stanno per allagare il villaggio! Dobbiamo andarcene! —

Il capo si girò verso il rumore assordante dell’acqua, che si scontrava freneticamente contro la terra, nel momento esatto in cui l’onda più alta e grossa delle altre si schiantò furiosamente contro la riva, bagnando con la schiuma le pareti e i tetti di alcune case. — No… — la sua voce tremò involontariamente nella sua gola. — È… —

— Signore, andiamo! — 

— Siamo in pericolo! —

— Io… — balbettò un vandalo. — Io… Io me ne vado. — e spinto dalla paura, cominciò a correre verso i folti alberi del bosco per scappare e nascondersi tra di essi, ma qualcosa lo bloccò, o meglio, la vista di qualcuno seduto su di un ramo alto lo fermò a metà strada, facendogli traballare le gambe e le braccia. La sua mente offuscata dal panico e il suo corpo guidato esclusivamente dall’istinto lanciò spontaneamente l’arma attaccata sulla cinta contro la figura che ergeva tranquillamente tra le foglie. Sgranò gli occhi, non appena lo spirito balzò istantaneamente in piedi e deviò la direzione del pugnale con la punta di una delle sue luminose spade, conficcandolo sul tronco dell’albero accanto. — Si- signore! — urlò il vandalo, chiamando l’attenzione dei suoi compagni.

Il capo degli Wak si voltò immediatamente verso il suo sottoposto che indicava con un dito traballante lo Spirito Blu, in piedi su di un ramo con una lama argentea puntata contro di lui.

— M- mi… fulminerà? — balbettò lo stesso vandalo pietrificato dalle abilità veloci e soprannaturali della figura mascherata.

— No. — disse freddamente il capo, serrando nuovamente i pugni con rabbia. — Lui… vuole combattere. —  aprì improvvisamente le mani e la terra sotto i loro piedi cominciò a tremare. — Ti sei messo contro l’umano sbagliato, spirito. — 

— Signore… ma ne è sicuro? — lo fermò uno dei ladri. — È… è uno… spirito. — ingoiò tremante un po’ di saliva. — Non si dovrebbe combattere contro uno spirito, bensì dovremo adorarlo. —

— Io non mi inginocchierò dinanzi a nessuno. — gli rispose con gelo.

— Ma signore… —

— Mi pare che prima l’abbiamo abbattuto con facilità. —

— Sì, ma è risorto! —

Lo sguardo del capo si fece cupo e impassibile. — Allora lo farò risorgere fino a quante volte lo vorrò. — sollevò le mani verso l’alto e subito due rocce si elevarono. Con uno slancio feroce, lanciò le due rocce contro lo Spirito Blu che le deviò saltando da un ramo ad un altro. — Scappi? — gli urlò contro, ridendo malvagiamente sotto i baffi e facendo qualche passo in avanti verso il bosco.

La sua banda lo seguiva cautamente, sperando di essere al sicuro e di essere protetti dal dominio della terra del loro principale. Il vandalo pietrificato al centro tra le due parti, si mosse velocemente per nascondersi in mezzo agli altri suoi compagni, mentre il loro capo richiamava nuovamente due rocce che furono violentemente spaccate in due metà da una lunga lingua d’acqua proveniente dal fiume. Si ergeva in alto, riuscendo quasi a sfiorare la luna, e si spostava a destra e a sinistra ondulando, come un’enorme onda vivente. In un’istante circondò tutto il gruppo dei vandali, ruotando velocemente su se stessa, mentre si insinuava lentamente tra di loro, afferrandoli uno ad uno. Li sollevò in aria grazie ad una cinta d’acqua che si attorcigliava attorno a tutte le loro vite. Solo il loro capo aveva anche le mani imprigionate dentro ad una bolla d’acqua, per far si che non potesse utilizzare il suo dominio e fermare la potenza della lingua d’acqua. Tutti si dimenavano con le gambe davanti gli sguardi sbalorditi e meravigliati degli abitanti del villaggio, che seguivano l’evento con puro stupore e una leggera paura. La grande onda stava trasportando tutta la banda degli Wak sempre più vicino al bacino del fiume, buttandoli uno ad uno nell’acqua dolce per trasporli il più lontano possibile da quel villaggio. Ad ogni tuffo  di un ladro, i villeggianti gridavano di gioia, esultando allegramente per la loro vittoria e osannando l’acqua e lo Spirito Blu che, dall’alto di un albero, osservava silenziosamente l’opera della sua amata Signora Dipinta, nascosta anche lei tra le folte foglie dell’altro bosco costeggiante.

Solo quando tutti i vandali finirono tra le braccia del fiume, mentre venivano spinti dalla corrente e urlavano di non voler più tornare in un posto come quello benedetto dagli spiriti, lo Spirito Blu si inchinò verso il gruppo degli abitanti, che risposero alla stessa maniera, e scomparì, saltando da un albero ad un altro. In quell’istante l’altra figura fuoriuscì dalle foglie, circondandosi da alcune bolle d’acqua e coprendosi il volto con il cappello e i veli azzurri. Il fiume si alzò nuovamente verso l’alto e si diresse calmo dalla Signora Dipinta che, dopo aver fatto anche lei un inchino dinanzi alle persone, fu raccolta delicatamente, come un fiore, dalle dita buone dell’acqua. Quando anche i paesani si inginocchiarono per lei, il fiume si abbassò e la figura vestita da un lungo e largo abito rosso scomparì. Silenzio. Solo il rumore del ruscello che scorreva indifferente riempiva l’atmosfera ormai calma e pacifica del villaggio. Tutti gli abitanti si abbracciarono calorosamente, piangendo e gioendo increduli per essere giunti alla fine delle torture a loro recate dagli Wak. Alzarono le braccia verso la figura tonda della luna argentea e ringraziarono felicemente i due spiriti che li avevano salvati dopo tante sofferenze e preghiere. Le nuvole grigie abbandonarono il cielo, mostrando una volta scura punteggiata da moltissime stelle luminose, simbolo di libertà e di speranza.

 

— Che dormita, ragazzi! — esclamò Sokka compiaciuto, stiracchiandosi le braccia dopo esser uscito dalla sua tenda. 

— Sokka, non urlare! — lo richiamò Toph, che desiderava ancora riposarsi per un altro po’.

— Tesoro… — Suki gli punzecchiò la spalla, uscendo dietro di lui. — Non urlare… credo che solo noi siamo svegli. — indicò con un dito la tenda silenziosa di Katara e Zuko. 

— Tu dici…? —

Suki annuì seriamente. — Stanotte li ho sentiti parlare… erano qui fuori. — si grattò distrattamente una tempia. — Ma non so cosa stavano dicendo… avevo troppo sonno e le loro voci erano davvero basse. —

Sokka scrollò indifferente le spalle. — Avranno discusso su qualche faccenda della Nazione del Fuoco. Zuko si fa consigliare sempre da mia sorella. — si avvicinò ad Appa per buttarsi tra le zampe calde e morbide.

Suki si massaggiò incuriosita il mento. — Mh. Allora è davvero una cosa seria tra di loro! —

— Buongiorno! — esclamò ironicamente Toph dalla sua tenda fatta di rocce. — Dalla fine della guerra quei due non hanno fatto altro che stare appiccicati, nonostante gli impegni del nuovo Signore del Fuoco. — appoggiò le piante dei suoi piedi sulla terra. — Uff. A quanto pare sarà inutile continuare a dormire. — bisbigliò tra sé, rimuovendo le due lastre di roccia e alzandosi in piedi con uno slancio. — E credo che in un futuro vicino Katara si trasferirà nel palazzo di Zuko come ambasciatrice della vostra Tribù dell’Acqua. — aumentò di poco il tono per farsi sentire dagli altri.

— E come fai a saperlo? — Sokka inarcò un sopracciglio e serrò le sue palpebre, mentre il suo corpo si afflosciava sempre di più tra il pelo morbido dell’amico bisonte.

— Semplice. — Toph si grattò distrattamente il naso. — Zuko mi ha detto che vorrebbe proporlo a Katara e sono pienamente convita che lei accetterà. —

— Si amano. — sentenziò Aang sbucando dalla testa di Appa, dove aveva ascoltato tutta la loro conversazione. — Si meritano entrambi una vita piena di felicità e di amore. — sorrise timidamente. — E credo che insieme facciano proprio una bella squadra. —

— Ve li immaginate… insieme… come i Signori del Fuoco? — domandò Suki, coprendosi la bocca con le dita per nascondere un grande sorriso, ma lasciando gli occhi brillanti scoperti a tradire la sua emozione nata da quel pensiero genuino e bello. 

— Chi vorreste come Signori del Fuoco? — chiese curiosamente Zuko, uscendo dalla sua tenda con a fianco Katara. — Mi dovrei preoccupare? —

— Certo! — ridacchiò simpaticamente Toph. — Stiamo escogitando un piano per toglierti la corona e lasciarla ad Appa. — 

Una fragorosa risata si diffuse per tutto il gruppo di amici.

— Ok, questa non me l’aspettavo. — sorrise spensieratamente Zuko.

Katara scosse velocemente la testa, mentre raccoglieva parte dei suoi capelli mossi in uno chignon.

— Perché non li lasci sciolti? — le propose il corvino a bassa voce, avvicinandosi al suo orecchio.

Katara sollevò un sopracciglio, lanciando un’occhiata indagatrice agli occhi d’oro del ragazzo, che le rivolgeva uno sguardo tremendamente furbo e intenso. — Mh. — incrociò le braccia al petto. — Perché se dovrò combattere, ho bisogno di avere una visuale libera e ampia. —

Zuko si cinse maggiormente in avanti, sfiorando con il respiro il collo della ragazza. — Ti proteggo io. —

Katara ridacchiò sinceramente. — Ah, sì? Eppure… mi era sembrato che… — abbassò di molto il suo tono per non farsi ascoltare dagli altri che nel frattempo avevano iniziato a rimuovere le tende. — Stanotte abbia fatto tutto io. — alzò orgogliosamente il mento in alto. — Ti ho salvato la vita. Come sempre. —

Zuko si allontanò con le braccia sollevate in aria in segno di arresa. — Hai ragione. Colpito e affondato. — e dicendo così, scomparì dalla sua vista per raggruppare le loro cose abbandonate dentro la loro tenda. 

— Partiamo tra dieci minuti. Il Re della Terra ci attende! — Katara annunciò al resto del gruppo, applaudendo per un paio di volte per dar maggiore ritmo al gruppo ancora addormentato.

— Non vedo l’ora… — bisbigliò Sokka con una piccola bava che gli penzolava dalla bocca.

— Credo che questa notte tu abbia sognato il lungo bacchetto che ci aspetta. — Suki gli rivolse uno sguardo malizioso. — Non è vero? —

— Non mi ci far pensare… — le iridi azzurre del ragazzo della Tribù dell’Acqua si illuminarono splendenti, rispecchiando le piccole onde del fiume che scorreva accanto al loro accampamento sotto la luce del sole mattutino.

Katara alzò gli occhi al cielo. — Sokka, pulisciti quella bocca! Ci stiamo andando per un incontro diplomatico e non per una festa qualsiasi della corte! — per un istante si coprì sconsolatamente il volto, mentre si avvicinava con calma al bisonte volante appollaiato al centro del gruppo. — Appa sei pronto? — gli chiese gentilmente. — Da qui il tragitto non è lungo. — lo accarezzò dolcemente e come risposta ricevette un mugugno felice da parte dell’animale.

— Quando Druk sarà più grande, avrai meno peso sulle spalle. — si intromise Zuko, sorridendo teneramente ad Appa.

— Appa è felice di trasportare tutti noi! — esclamò Aang, abbracciando il suo bisonte. — Sono sicuro che gli mancherai quando volerai solo con il tuo drago. —

— Ora non ci dobbiamo pensare! — Katara li fermò, inserendosi tra di loro per ricordare nuovamente a tutti lo scopo del loro viaggio. — Non possiamo fare tardi! Sia l’Avatar che il Signore del Fuoco rischiano di fare una brutta figura dinanzi al Re del Regno della Terra. —

Toph sollevò la testa verso l’alto e si buttò all’indietro, cadendo su una sedia fatta di roccia creata in quel momento da lei. — Lo sappiamo, Katara! — sbuffò. — Ce lo hai ricordato non so quante volte! —

— Fa bene a ridircelo di tanto in tanto. — Aang si grattò distrattamente una tempia, sperando di essere riuscito ad affievolire una possibile guerriglia tra le due.

— Aang. — lo chiamò la dominatrice dell’acqua. — Quanto manca per arrivare a Ba Sing Se? — stette per un po’ a coccolare una zampa di Appa per rilassarlo, mentre parlava con il suo amico sul restante tragitto da fare. Solo dopo aver avuto tutte le informazioni che desiderava, andò ad aiutare il suo ragazzo a rimuovere la loro tenda quasi sfatta.

— E comunque… — le bisbigliò Zuko accanto. — Lo Spirito Blu non usa alcun dominio. — 

— Lo so. — Katara tolse un primo bastone. — Non c’è di che. —

Zuko la guardò di sottecchi maliziosamente con l’accenno di un sorrisetto divertito sulle labbra. — Grazie. — le disse amorevolmente. — Sei stata stupenda. Spettacolare. Come sempre. — le prese delicatamente il volto tra le mani e la baciò con passione, travolgendola in un incontro magico e scottante. 

— Ho temuto… per te. — sussurrò contro la bocca gonfia del corvino. — Quando il capo di quella banda ti lanciava contro le rocce, ma… io non ho mai perso la fiducia in te. — gli accarezzò dolcemente la cicatrice, sfiorandogli con le dita la parte più scura accanto alla palpebra.

— Non avevo paura. — la rassicurò, abbandonandosi alla tenera carezza del palmo fresco di Katara. — Perché sapevo che tu vegliavi su di me. —

La dominatrice dell’acqua dovette trattenere a forza le lacrime che le appannarono immediatamente la vista, non permettendole di vedere bene i lineamenti rilassati e appunti del dominatore del fuoco. Bisognosa del calore naturale e accogliente di lui, si precipitò in avanti, buttandosi tra le braccia morbide e gentili di Zuko. — Non mi pento di aver deciso di continuare ad essere la Signora Dipinta. — si strinse maggiormente a lui. — E sono così felice di poterlo condividere con te… che ci sia anche tu. —

È un nostro segreto. — le sorrise amorevolmente con un tocco di malizia nascosta nella parte più esterna della bocca. — Grazie per aver ricuperato la mia maschera dalle acque di Ba Sing Se e di avermi voluto al tuo fianco. — le lasciò un bacio tra i capelli morbidi e profumati. — Ma soprattutto, cara e dolce Signora Dipinta, grazie per aver aiutato lo Spirito Blu a ritrovare la sua via… la giusta via. Più e più volte. —

Katara sollevò il suo sguardo blu in quello d’oro del ragazzo pieno di sincera gratitudine e si sentì sprofondare in un mare dall’apparenza calmo, ma che all’interno celava una tempesta indomabile guidata da un amore vero e profondo, più grande di loro. — Ti amo, Zuko. —

— Ti amo, mia splendida Signora Dipinta. —  e delicatamente le sollevò il mento, facendo avvicinare i loro volti innamorati per far incontrare e scontrare nuovamente e armoniosamente le loro labbra bagnate e ardenti.


Spazio Autrice:

Sì, come avrete capito mi sono presa la briga di inventarmi il nome della banda! lol
Spero vi sia piaciuta! ✨ Mi farebbe molto piacere sapere la vostra! 👀
Amo molto lo Spirito Blu e la Signora Dipinta e non vedevo l'ora di scrivere qualcosa su di loro! 
Voglio cimentarmi in questa sfida di scrivere altre storie, altre notti e altre avventire con questi due come personaggi! 
Grazie dal profondo del mio cuore per aver letto.
Alla prossima! 🤍

jomonet

   
 
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