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Autore: Kagome    08/05/2021    8 recensioni
La festa della mamma colpisce duramente Adrien. Ma quando Marinette fa del suo meglio per tirargli su il morale, la reazione impulsiva del ragazzo provoca un'escalation di eventi molto inaspettata. Riuscirà Chat Noir a sopravvivere a una sessione di 'Obbligo o Verità' con Marinette e Alya? Senza avere un infarto o mettere a repentaglio la sua identità segreta? Leggete e scopritelo ;) Adrienette/Marichat, angst, fluff e bel reveal!
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una Festa della Mamma Rivelatrice

Scritto da: JuliaFC o Kagome qui su EFP

Beta: Genxha e Sherry

Immagine di Copertina di Rosehealer02 su Deviantart.

Rinunzia Legale: Questa storia è basata su personaggi e situazioni creati da Thomas Astruc. "Miraculous - Tales of Ladybug and Chat Noir" (c) TS1 Bouygues, Disney Channel, Zagtoon, Toei Animation. Questa storia non è scritta a scopo di lucro e non è intesa alcuna violazione del diritto d'autore.

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Parigi era fredda quella notte. Chat Noir rabbrividì per il gelido vento primaverile che gli schiaffeggiava il viso mentre atterrava tra due statue gargoyle in cima a Notre Dame. Sedette a gambe incrociate, guardando la falce sottile di luna che si intravedeva nel cielo nuvoloso e coperto. Presto sarebbe stato buio, le ultime sfumature di luce cremisi e dorata del sole al tramonto erano gli ultimi barlumi di luce prima che il cielo si avvolgesse nell'oscurità. Rimase seduto lì per un po', osservando le luci della città accendersi lentamente, cercando di rilassarsi un po' e di riprendere a respirare regolarmente. Emise un respiro tremante, cercando di trattenere le lacrime.

Oggi era stata dura. Il fatto che fosse domenica non aveva portato la solita dose di gioia. Di solito era più che felice di non avere lezioni programmate per la giornata o di dover fare i compiti, visto che avrebbe potuto dedicare l'intera giornata a stare con lei. Ma non questa volta.

L'anno scorso era già stato molto brutto. No, chi stava prendendo in giro: era stato orribile. Per la prima volta da quando era scomparsa, il fatto l'aveva davvero colpito nel profondo. Gli mancava già più di ogni altra cosa al mondo, ma l'anno scorso l'agonia e la desolazione lo avevano colto di sorpresa. La ferita della sua scomparsa aleggiava sempre, e quel nuovo dolore semplicemente la riaprì di nuovo, facendogli ancora più male.

L'anno scorso si era chiuso in camera sua, aveva detto a Nathalie che si sentiva male e aveva passato tutto il giorno e tutta la notte a letto, a piangere. Dopotutto, non aveva niente di meglio da fare e nessuno da chiamare, o a cui chiedere aiuto. Gli era passato per la mente di chiamare Chloe, ma aveva rapidamente cancellato quel pensiero. Il suo stato emotivo era troppo fragile per sopportare il costante lamento e l'opprimente ricerca di attenzioni della ragazza bionda. No, non quel giorno, non ce la faceva. Quindi era rimasto da solo, e il giorno era venuto e se n'era andato. La ferita si era lentamente rimarginata, invano, visto che sapeva benissimo che non si sarebbe mai rimarginata completamente.

Quest'anno però era diverso; prima di tutto, ora sapeva che quel giorno lui sarebbe stato un vero e proprio relitto emotivamente instabile, e aveva trascorso tutto febbraio e l'inizio di marzo a temerlo con tutte le sue forze. Secondo, ora aveva amici che gli volevano davvero bene e che non avrebbero abusato della sua pazienza per lamentarsi del loro ultimo taglio di capelli mal eseguito, ma sarebbero stati lì per sostenerlo e tirarlo su di morale.

Se solo suo padre gli avesse permesso che gli facessero visita.

Ricordava bene cosa era successo il giorno dell'anniversario della scomparsa di sua madre. Suo padre non gli aveva permesso di vedere i suoi amici, e il suo dannato cugino era quasi riuscito a farglieli perdere tutti, impersonandolo e insultandoli. E, per rigirare il coltello nella piaga, aveva perfino cancellato il video che gli avevano mandato per tirarlo su di morale. Non si aspettava una visita da suo cugino questa volta (anche se non se l'era aspettata nemmeno quella volta, quindi non si sapeva mai!), ma aveva deciso di non volerne parlare ai suoi amici. Non voleva mettergli anche quel fardello sulle spalle.

Non che fosse stato facile. Perfino Kim, che non brillava di acume, gli aveva chiesto cosa c'era che non andasse. Ladybug gli era sembrata molto preoccupata il giorno prima durante il giro di pattuglia. Non gli aveva detto niente direttamente, ma l'aveva sottinteso... che sembrava parecchio giù, e diverso dal normale. Non era riuscito nemmeno a scherzare o a fare i suoi soliti giochi di parole. Aveva cercato di inserirne un paio, ma anche a lui era venuta la pelle d'oca al pensiero di quanto fossero stati stupidi e del tutto inadeguati. Una cosa era certa: non era davvero in grado di nascondere la fragilità del suo stato emotivo, soprattutto non alla sua Lady.

Alla fine, quando lei si era alzata per andarsene, lui fu quasi sicuro di averla sentita sussurrare: "Spero che non si faccia akumizzare!" E questo l'aveva ferito ancora di più: era solo questo che preoccupava la sua Lady? Che non si facesse akumizzare? Aveva quasi iniziato a urlare nel bel mezzo di Parigi, per chiamare Papillon, per chiedergli, implorarlo di mandargli una farfalla. Ma la sua rabbia non era durata a lungo ed era stata sostituita da un disperato senso di angoscia.

Fortunatamente, quest'anno essere Chat Noir lo aveva aiutato a sopravvivere alla giornata. Aveva detto a Nathalie la mattina presto che non voleva essere disturbato e si era chiuso in camera, cercando di replicare quello che era successo l'anno prima. Aveva visto il profondo dispiacere negli occhi di Nathalie e sapeva che non avrebbe cercato di disturbarlo, non oggi. Suo padre non era nemmeno nel paese: era partito un paio di giorni prima per un meeting di lavoro in Giappone, quindi chiedergli supporto era davvero fuori questione. Come se avesse potuto contare su suo padre in un momento del genere, anche se fosse stato presente. Era qualcosa di privato, qualcosa che era solo tra lui e sua madre.

La festa della mamma inglese.

Era stato il loro piccolo segreto, il loro piccolo rendez-vous. Non era importante in Francia, visto che tutti lo festeggiavano a Maggio. Anche suo padre, quando ancora dimostrava di tenerci, aveva sempre chiesto a Nathalie di aiutarlo a fare un regalino fatto a mano a sua madre per la quarta domenica di Maggio [vedi nota d'autore]. Gli occhi di sua madre si illuminavano quando lui le dava il regalo, e poi uscivano in famiglia per una cena in un ristorante di lusso. Ma non oggi; oggi non significava niente per suo padre, non faceva parte della sua tradizione. Ma lo era per la mamma.

Per lei oggi era la festa della mamma. Era abituata a festeggiarla oggi, e anche lei aveva fatto tanti regali fatti a mano per sua madre proprio oggi. Si era ormai abituata a festeggiarlo ufficialmente a fine Maggio, ma aveva fatto di tutto per rendere la festa inglese un giorno speciale per suo figlio. Abbandonava tutto quello che stava facendo. Davvero tutto: servizi fotografici, film, teatro... qualunque cosa. Una volta era tornata da New York proprio nel bel mezzo delle riprese di uno dei suoi film più famosi solo per passare la giornata con lui.

Trascorrevano il giorno insieme, facendo passeggiate per la città ed esplorando i loro parchi preferiti. Quel giorno non erano Emilie e Adrien Agreste, erano solo una madre e un figlio che passavano tempo insieme e si divertivano. A volte, era rimasta tutto il giorno in camera con lui, incoraggiandolo mentre giocava al suo videogioco preferito del momento, o guardando assieme a lui alcuni film sdolcinati della Disney. Adrien era abituato a contava i giorni, le ore, i minuti e a sapere a memoria quando sarebbe stata la prossima festa della mamma inglese, ogni anno per i prossimi 10 anni. L'anno scorso aveva contato ancora più i giorni, perché una piccola parte del suo cervello continuava a sperare che, come ogni anno, la mamma sarebbe riapparsa magicamente e avrebbe passato la giornata con lui. La delusione cocente nel non vederla tornare era stata una delle note più dolorose di quella giornata. E ora questa consapevolezza era come un coltello che gli macellava le viscere.

Aveva passato l'intera giornata a trasformarsi, cercando di tornare nella sua stanza un paio di volte per evitare che Nathalie o il Gorilla scoprissero che era scappato. Plagg una volta tanto non era stato il re del melodrama, e il suo sostegno lo aveva davvero aiutato a non cadere nel buco nero della depressione.

Buon vecchio Plagg. Adrien sapeva che, in fondo, il piccolo Dio della Distruzione aveva un debole per lui, e data l'espressione preoccupata con cui Plagg l'aveva salutato quel mattino, probabilmente era veramente dispiaciuto. Sapeva che non c'era modo che Plagg non avesse visto i segni neri e le occhiaie sotto i suoi occhi, o le sue lacrime.

"Gattino, hai un aspetto orribile. Trasformati e tirati fuori da questo stato, per favore!" lo aveva incoraggiato il piccolo gatto nero.

Adrien era stato fin troppo felice di seguire il suo consiglio. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per sentire l'ondata di potere del Miraculous riempirgli i polmoni, il cuore e la mente. Qualsiasi cosa pur di uscire da quella prigione. Qualsiasi cosa pur di correre e saltare in giro per i tetti cittadini, in apparente libertà. Apparente sì... perché il fardello se lo continuava a portare sulle spalle.

Non sapeva nemmeno più quante volte era atterrato nel suo parco preferito, solo per sentire gli occhi riempirglisi di lacrime, e correre via prima che i bambini nel parco riuscissero a raggiungerlo ("Guarda mamma, quello è Chat Noir!!") e fossero testimoni del suo esaurimento nervoso. Dopotutto aveva una reputazione da mantenere. Aveva corso sui tetti di Parigi e aveva visitato tutti i posti dove andava con sua madre, almeno una trentina di volte. Poi, l'ultima volta che era tornato a casa per cenare, Nathalie gli si era avvicinata mentre si alzava dal tavolo per tornare nella sua stanza.

"So che non volete essere disturbato, Adrien, e rispetto la vostra decisione. So che dev'essere difficile per voi." L'aveva fissata con un cipiglio corrucciato, ma lei aveva continuato, con la sua solita voce monotona, e gli aveva messo un piccolo pacchetto nella mano destra: "Una vostra amica ha chiesto di voi circa un'ora fa. Vi ha lasciato questo."

La risposta rabbiosa che avrebbe voluto urlarle contro gli era morta sulle labbra. Aveva abbassato rapidamente lo sguardo, confuso, mentre con l'altra mano si grattava nervosamente la nuca.

"Uh. Grazie, Nathalie. Buona Notte."

Aveva fissato il piccolo pacchetto che aveva tra le mani e si era incamminato lentamente verso la sua stanza, non mancando di notare lo sguardo leggermente divertito di Nathalie mentre se ne andava. Si era seduto sul letto e aveva guardato il pacchetto che aveva in mano per un po', senza poter fare niente.

"Ma vuoi continuare a fissare questa scatola per il resto della giornata o vediamo cosa c'è dentro?" aveva detto Plagg. Adrien gli aveva lanciato un'occhiata confusa, quasi senza riconoscerlo. "Ehi?!? Terra ad Adrien? C'è qualcuno in casa?" Questo aveva fatto guadagnare al piccolo Dio una bella occhiataccia, ma il fuoco negli occhi verdi del suo portatore non era durato a lungo.

"Sono sconcertato. Non è il mio compleanno e non ho detto a nessuno di oggi. Chi diavolo..."

"C'è solo un modo per scoprirlo, gattino. APRILO!" Adrien aveva ignorato ancora una volta il kwami ​​e aveva continuato a fissare il pacchetto. La carta da regalo blu gli sembrava vagamente familiare, così come il delizioso fiocchetto rosa che lo decorava.

Respirò un paio di volte e poi spostò la mano sul fiocco, allentandolo. Strappò la carta da regalo e aprì la scatoletta all'interno, e quando lo fece, il suo cuore perse un battito. Era impossibile non capire di chi fosse il pensiero, anche senza leggere le poche parole sul bigliettino all'interno. Che non era firmato, ovviamente. Ormai ci aveva fatto il callo a ricevere regali con biglietti non firmati! Ma questa volta era sicuro di sapere di chi fosse. Non era possibile sbagliarsi. Nella scatola c'erano 5 macarons, al sapore di frutto della passione a giudicare dall'aspetto, posti con cura a forma di fiore. La nota diceva “Bonne fête maman. Courage!"

Adrien scoppiò a piangere. Non riusciva a fermare le lacrime e non voleva fermarle. Marinette. Come aveva fatto a saperlo? E perché poi le importava, quando non era importato a nessun altro?

Certo, che le importa. È una mia amica... una delle mie migliori amiche. Però... come le è passato per la mente anche solo cercare la festa della mamma inglese? Sono stato così attento a non menzionare nulla al riguardo! E come faceva a sapere la nazionalità di mia madre?

“Dunque… facciamo un bel bagno a questi macarons con le tue lacrime, o vuoi mangiarli prima che diventino salati? Codini non penso sarebbe felice se il suo regalo andasse sprecato!" Il kwami nero ​​galleggiava a mezz'aria, a testa in giù, e lo guardava accigliato. Sembrava preoccupato.

"Zitto, Plagg!" riuscì a sibilare Adrien. Ma Plagg aveva ragione. Le sue lacrime stavano cadendo direttamente sui macarons, e questo era un peccato mortale. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano e poi la mano bagnata sui jeans prima di prenderne uno, e se lo mise in bocca. Un sorrisetto soddisfatto gli incurvò le labbra mentre la bocca gli si riempiva del suo sapore preferito.

“Dimmi di stare zitto quanto vuoi, ma almeno stai sorridendo. Codini è una persona davvero Miracolosa!" Adrien notò vagamente l'enfasi sulla parola "miracolosa", ma scelse di non pensarci. Magari più tardi avrebbe fatto il terzo grado a Plagg, ma non adesso. Adesso era impegnato a godersi il suo dolce preferito.

"Lo è davvero!" Si mise un altro macaron in bocca e i suoi occhi iniettati di sangue si addolcirono un po'. Non aveva nemmeno detto a Katami della festa della mamma. Aveva notato la preoccupazione negli occhi della Giapponese quando lo aveva salutato alla fine della lezione di scherma, venerdì sera. Ma lei non aveva cercato di capirne il motivo e non aveva cercato di tirarlo su di morale. Ecco quanto era speciale Marinette. "Una vera amica."

Adrien non mancò di notare — ma decise di ignorare apertamente — la smorfia di Plagg alla sua frase; si mise in bocca un altro macaron e chiuse gli occhi, assaporando il gusto del frutto della passione. Era un piccolo angolo di Paradiso. Non solo Marinette era una grande amica; era anche una cuoca fantastica. Ma questo lui lo sapeva già.

Quando l'ultimo macaron entrò nella sua bocca, lui si tirò su dal letto, uno sguardo risoluto negli occhi iniettati di sangue. “Devo ringraziarla. Di persona! Un semplice messaggio non sarebbe sufficiente. Plagg, TRASFORMAMI!"

"AAASPEEETTAAAAAAA non puoi..." tentò di obiettare Plagg, ma Adrien non lo stette a sentire, inebriato com'era dall'ondata di potere del Miraculous. Si trasformò in un lampo di luce verde, e si precipitò fuori della finestra, sparendo nell'oscurità del crepuscolo.

oOo

Aveva vagato senza meta per un po' ed è così che era finito per sedersi sulla torre della Cattedrale, cercando disperatamente di ritrovare un po' di dignità prima di procedere verso il suo balcone, che poteva vedere benissimo da dove era seduto.

Voleva ringraziarla, non spaventarla. Aveva dato un'occhiata rapida al suo viso nel riflesso dei vetri della Tour de Montparnasse quando ci era passato vicino e si era spaventato pure lui. Si era quindi fermato in un piccolo parco prima di atterrare sulla Cattedrale e aveva immerso il viso in una fontana d'acqua fredda. Il gesto non aveva ridotto il gonfiore sotto gli occhi, ma era già un inizio. Anche se il suo atto un po' sconsiderato aveva creato un nuovo problema, perché ovviamente gli si erano bagnati tutti i capelli e le gocce di acqua gelata che gli cadevano sulla tuta lo stavano facendo rabbrividire. Guardò il crepuscolo trasformarsi rapidamente in oscurità e si alzò con fare deciso. Era ora o mai più; non poteva più aspettare o magari lei avrebbe pensato che la volesse spiare nel sonno.

Scattò sui tetti e in solo un paio di salti, finalmente atterrò sul balcone di Marinette con un sonoro THUMP. La ragazza non era fuori, ma era ancora Marzo e faceva un po' freddino quindi il fatto non lo meravigliava. La luce nella sua camera era accesa, la vedeva benissimo dal lucernaio, ed era sicuro che lei l'avesse sentito e che presto sarebbe venuta a controllare che cosa avesse causato il rumore.

Restò un attimo piegato su se stesso, a pensare che cosa le avrebbe detto. Non aveva proprio pensato a cosa dirle finora, preso com'era a cercare di riassumere un aspetto dignitoso. Voleva ringraziarla per i macarons e dirle che era davvero un'amica e che l'aveva tirato su di morale e l'aveva davvero toccato profondamente...

Era ancora in posizione accovacciata, lo sguardo perso sulle mattonelle del terrazzo di Marinette, quando si rese conto dello sbaglio che aveva commesso.

Era un idiota.

IDIOTA IDIOTA IDIOTA IDIOTA!!

Si ricordò all'improvviso di quanto Plagg avesse cercato di protestare prima di essere risucchiato dall'anello. Era proprio un imbecille! Come faceva a ringraziare Marinette per il regalo che aveva fatto ad Adrien? Era CHAT NOIR! Impallidì così tanto da sembrare un cadavere mentre sperava che il terreno lo inghiottisse.

"Ehi, Chat Noir?"

Gli prese un colpo. Udì il suono del chiavistello che si apriva e udì la voce perplessa di Marinette: "Vuoi piantarla di stare lì impalato? Guardami e dimmi che ci fai sul mio balcone!"

Il cuore gli stava battendo all'impazzata mentre cercava una scusa, una qualunque scusa per tirarsi fuori da questa situazione incresciosa, ma aveva la mente piena di ovatta e non riusciva a pensare a niente.

"Chat Noir? Che è successo? Ti ha mangiato la lingua il gatto?"

Ma dai! Marinette che faceva un gioco di parole sui gatti? Ma la sua sorpresa durò poco, perché il panico lo riavvolse nuovamente: non riusciva a guardarla in faccia.

"Terra a Chat Noir? C'è nessuno?" Sentì le mani di Marinette toccargli il viso e muoverlo delicatamente in modo che il suo sguardo potesse incontrare quello di lei. Cavolo. Sapeva di non avere un bell'aspetto, ma la sorpresa negli occhi azzurri della ragazza era chiara come il sole.

"Oh. Mio. Dio! Cosa ti è successo, Gattino? Vieni dentro, su!"

Era troppo terrorizzato ed emotivamente distrutto per non obbedire all'istante.

oOo

La seguì, appoggiandosi goffamente sulla coperta del letto di Marinette con gli stivali. Scosse la testa per cercare di riprendere lucidità, e così facendo lasciò cadere una piccola pioggia di acqua gelata sulle coperte della ragazza.

"Uh!" Voleva chiedere scusa, ma non gli uscivano le parole di bocca. Fortunatamente i suoi stivali erano puliti. Stava cercando di dire qualcosa quando un oggetto morbido e profumato gli colpì la testa. Era un asciugamano rosso che profumava di gelsomino e fiori di campo.

"Ecco, asciugati i capelli come un essere umano."

Lui obbedì diligentemente, ancora stordito e in stato di shock, incapace di pronunciar parola. Il che, essendo Chat Noir, era estremamente out of character e lui lo sapeva benissimo, ma non riusciva davvero a dire nulla. Quando si tolse l'asciugamano dalla testa e vide Marinette, la ragazza aveva in mano una mascherina per gli occhi. Il suo cipiglio e il modo in cui si inarcavano le sopracciglia mostravano preoccupazione.

"Scusa il disturbo," riuscì a dire lui, imprecando per quanto fosse roca la sua voce. Tirò su col naso. "Ero nei paraggi e... è successo... ho visto la tua luce." Non era la verità. Ma come poteva dirle la verità? Come poteva dirle che voleva abbracciarla e ringraziarla per il suo pensiero così dolce? Avrebbe dovuto detrasformarsi ed entrare nella boulangerie nei panni di Adrien.

IDIOTA IDIOTA IDIOTA... c'erano almeno un milione di altri modi che avrebbe potuto escogitare per ringraziarla sul serio invece di ritrovarsi in piedi come un cretino sul suo letto, nei panni del supereroe più flirt di Parigi, con gli occhi gonfi e i capelli bagnati e un'espressione a metà tra il depresso e il terrorizzato. Scese dal letto a quel pensiero e le si mise davanti.

Si aspettava che gli chiedesse di andarsene. Si aspettava che gli dicesse di averla delusa. Si aspettava che lei lo sgridasse, come aveva fatto la sua Lady il giorno prima, perché era un supereroe e stava rischiando di farsi akumizzare. Quello che non si aspettava era che Marinette gli si buttasse tra le braccia, lo stringesse forte e gli accarezzasse con dolcezza i capelli umidi. Gli occhi gli si spalancarono per lo shock prima che riuscisse a chiuderli e ad abbracciarla a sua volta.

"Grazie," le sussurrò all'orecchio, notando con una piccola parte del suo cervello che Marinette aveva rabbrividito.

"Perché?" gli sussurrò lei in risposta. Le mani della ragazza gli stavano accarezzando i capelli con tanta delicatezza. L'abbracciò ancora più forte, cercando di ancorarsi a quel calore, a quella tenerezza, a quel conforto di cui aveva disperatamente bisogno.

Per essere andata ben oltre ciò che chiunque altro avesse mai fatto per me, per aver passato un sacco di tempo a cercare di capire che cosa mi facesse star male, per aver passato ancora più tempo a preparare i macarons del mio gusto preferito, metterli in una scatola a forma di fiore, scrivermi un bigliettino, affrontare Nathalie... solo per tirarmi su il morale. Questo le voleva dire, ma non poteva, così le disse semplicemente: "Perché non mi stai giudicando."

"Non c'è niente da giudicare", fu la sua risposta. "Sei un essere umano, micetto... anche i supereroi possono soffrire!"

Continuò ad abbracciarla a lungo, cullandosi nel suo calore, e nemmeno lei mostrò alcun desiderio di lasciarlo andare. Perché lo stava aiutando? Dopotutto, l'aveva incontrata solo un paio di volte come Chat Noir... e una di quelle volte l'aveva fatta soffrire respingendola, e aveva causato l'akumizzazione di suo padre. L'aveva fatta piangere, ma lei lo stava aiutando nel momento del bisogno. A malincuore, Chat Noir sciolse l'abbraccio e sentì immediatamente un disperato bisogno di riempire il vuoto che si era appena creato nel suo cuore, abbracciandola di nuovo. Dovette farsi violenza per non farlo.

"Tieni, mettiti questa." Gli diede la maschera per gli occhi che teneva in mano. "A volte passo la notte sveglia a lavorare per un progetto e la mattina sono un vero disastro. Quando mi succede, uso questa maschera." Arrossì quando toccò la pelle sottile sotto i suoi bellissimi occhi azzurri. "Per ridurre il gonfiore e il rossore," aggiunse rapidamente.

Chat Noir non riusciva a immaginare che il bel viso della ragazza potesse somigliare in alcun modo allo stato disastroso in cui si trovava lui in questo momento. Non era nemmeno sicuro che avrebbe funzionato con la maschera da supereroe di mezzo, ma prese in mano quello che gli offriva la ragazza, la ringraziò e se lo mise sotto gli occhi. Era freddo e aveva un odore che non riusciva a riconoscere.

"Puoi sdraiarti sulla chaise-longue al piano di sotto, se vuoi."

Solo in questo momento sentì la nota d'imbarazzo nella voce della ragazza, e si guardò intorno per rendersi conto che, in qualche modo, si era ritrovato a sedersi sul suo letto, con lei in braccio: i loro volti erano così vicini che le poteva contare le lentiggini sul naso. Gli si spalancarono gli occhi e arrossì violentemente.

"Ehm... sì. Giusto! Scusa!" Si alzò di scatto e scese le scale quasi meccanicamente, ancora rosso in viso. Marinette gli rivolse un lieve sorriso e lo seguì, sedendosi sulla chaise-longue accanto a lui. Si fissarono per un po' in silenzio, imbarazzati.

"Non devi dirmi che cosa ti è successo se non vuoi," disse infine la ragazza. "Ma per favore, ricorda che sono tua amica e che ci sarò sempre se avrai bisogno di me."

I pensieri Chat Noir corsero al giorno in cui Ladybug aveva de-akumizzato Papà Mannaro, quando Marinette gli aveva detto di voler restare sua amica. Non era più passato a trovarla da allora, non credendo minimamente che la ragazza volesse davvero avere un supereroe per amico. E invece… ora scopriva che lo voleva per davvero. Il sentimento di gratitudine che gli riempì il cuore quasi lo sopraffece, e si ritrovò di nuovo a stringere la ragazza tra le braccia. Marinette aveva sprecato una maschera per gli occhi, perché quando la sentì ricambiare il suo abbraccio e mormorargli qualcosa di incomprensibile nelle orecchie mentre gli accarezzava i capelli e la schiena, lui iniziò a piangere di nuovo.

Erano ancora avviluppati in quell'abbraccio disperato, quando Chat Noir sentì un clic e uno scricchiolio provenire da qualche parte di fronte a loro, seguito da un sorpreso, "Uuuuuuh!".

Chat Noir e Marinette spalancarono gli occhi allo stesso momento e voltarono la testa verso il suono, come bambini beccati con le mani nella cioccolata.

Alya. Di tutte le persone, proprio Alya! La giornalista in erba era in piedi sulle scale che portavano alla camera di Marinette, una mano sulla botola. Li stava guardando sbigottita e, realizzò Chat Noir mentre iniziava a farsi prendere dal panico, il suo telefono era puntato dritto verso di loro. Mai abbraccio si sciolse più rapidamente.

“Aaaaaaaa…. Alya! Posso spiegare!" "Non fraintendere!" "Non come è sembra... non sembra - voglio dire non è come sembra!" Entrambi iniziarono a blaterare scuse senza senso. Chat Noir vide lo sguardo sorpreso di Alya trasformarsi lentamente in uno di puro divertimento.

Era nei guai fino al collo.


Nota dell'Autrice:


Salve e auguri a tutte le mamme!

Questa è la prima storia di Miraculous Ladybug che abbia mai scritto; l'ho pubblicata in Inglese su Fanfiction.net l'anno scorso proprio questo stesso week end, la festa della mamma Italiana, e ho finito di pubblicarla sempre l'anno scorso il giorno della festa della mamma Francese (Sì, c'è differenza. La festa della Mamma Italiana è la domenica dell'8 di Maggio, tipicamente la seconda domenica di Maggio. Quella Francese invece cade la quarta domenica di Maggio, a meno che, come l'anno scorso, la Pentecoste non cada lo stesso giorno e quindi venga spostata la settimana successiva). Viene dalla mia esperienza di vita, dato che sono Italiana, ma ho vissuto per molti anni nel Regno Unito e ora vivo in Irlanda.

Per me, la festa della mamma è questo week end. Ma nel Regno Unito e in Irlanda è a Marzo e mi sono abituata a questo doppio festeggiamento. I miei figli mi preparano regalini a scuola il giorno della festa della mamma Inglese, ma a me piace festeggiare oggi perché per me QUESTO è il giorno della festa della mamma. So che Emilie era almeno per metà Inglese (in base al suo cognome, Graham de Vanily, e il fatto che Amélie e Félix vivano a Londra), quindi ho pensato che la sua esperienza sarebbe stata opposta alla mia. Avrebbe dovuto festeggiare a fine Maggio, ma avrebbe sentito che la vera festa della mamma fosse quella Inglese.

Ho deciso di tradurla in Italiano quest'anno e di pubblicarla come ho fatto con quella in Inglese, iniziando il week end della festa della mamma Italiana (8-9 Maggio quest'anno) e finendo con quello della festa della mamma Francese (29-30 Maggio). Sono 8 capitoli incluso l'epilogo, quindi spero vi siate messi seduti e vi prepariate per una bella commedia romantico-sentimentale piena di errori e malintesi. E il classico gioco verità/obbligo… sì, con Chat Noir. Fatevi quattro risate :)

I commenti saranno molto apprezzati. Spero che la storia vi piaccia. In onore di Marichat May questa è una storia molto Marichat ^^

   
 
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