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Autore: Onda nel silenzio    09/05/2021    2 recensioni
Nami e Zoro vengono spiati in un momento decisamente privato.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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"Terra, finalmente! Carne! Voglio mangiare tanta carne!"
"Sì Rufy, corri. Basta che non vieni con me!" "Nasone, posso venire io con te? Mi servirà una mano per trasportare tutto al ritorno."
"A chi hai dato del nasone?!"
"Case uguale isola abitata. Isola abitata uguale belle ragazze. Logico, no? Ehm, però Nami e Robin, voi due restate le più belle!"
"Uffaaa! Zoro, vieni tu con me? Zorooo?"
Se ne erano andati tutti. Di volata. L'unica ad essere rimasta al fianco di Rufy era Robin. Succedeva sempre così non appena bisognava decidere a chi toccava fargli da baby-sitter.
"Ma... ma... ehi!" Il capitano si voltò verso Robin con un'infantile, buffa espressione imbronciata. "Sono spariti tutti! Maleducati!"
La ragazza gli sorrise solidale. "Non preoccuparti, ti accompagno io in giro per l'isola."
La Sunny sarebbe rimasta al sicuro, potevano fidarsi a lasciarla attraccata in quella baia.
"Ah Robin, sei la migliore!"
"Forza, capitano, andiamo a cercare questa carne."
"La più buona dell'isola!"





~~~




Avrebbe dovuto essere più semplice, almeno in teoria, separarsi da Chopper e Brook. Nella scorsa isola in cui avevano fatto tappa Sanji le si era praticamente incollato addosso - se ce l'aveva fatta a trovare una scusa per svignarsela da lui, ce l'avrebbe fatta con chiunque.
Il difficile non era tanto andarsene, ma ritrovare l'idiota, sperare che non si perdesse, e nel frattempo cercare un posto sicuro.
Nami sospirò, mentre Chopper e Brook si lasciavano incantare dalle attrazioni di Aurora Island nelle vie colorate e affollate.
Doveva ammetterlo, quello era proprio un bel quartiere commerciale. E forse... Nami aveva appena trovato il posto che stava cercando.
La bootique a un paio di isolati da loro avrebbe potuto fare al caso suo.





~~~




Sono nei guai.
Emiko era sempre stata una ragazzina sveglia per la sua età, fin troppo, a detta di molti adulti. In un modo o nell'altro riusciva sempre a fregare qualcuno o a farla franca.
Aver perso di vista la sorellina, però, complicava decisamente la situazione.
"Scusi, non è che per caso ha visto una ragazzina dai capelli viola passare di qui? Ha un taglio lungo fino alle spalle e indossa un vestito bianco."
Accidenti a Midori.
"Chiedo scusa, le è capitato di vedere una ragazzina coi capelli viola? Aveva una borsa a forma di conchiglia con sé."
"Mi perdoni per il disturbo, ha notato una ragazzina vestita di bianco e coi capelli viola da queste parti?"
Ma dove cavolo è andata? Doveva fare qualcosa, e in fretta. La loro madre le credeva a casa a scontare la punizione, se avesse saputo che erano in giro per le vie commerciali, e per giunta separate, non avrebbe più fatto mettere loro il naso fuori dalla porta. Per Emiko, abile a fuggire, non sarebbe cambiato molto, ma Midori avrebbe fatto letteralmente le ragnatele.
"La prego, mi dica di sì. Ha visto una ragazzina coi capelli viola da queste parti? Ha un vestito bianco e una borsa a forma..."
"... di conchiglia?"
Emiko sgranò gli occhi non appena la signora elegante che aveva fermato terminò la frase al posto suo.
"È la tua sorellina, vero?"
"Sì."
La signora le sorrise e indicò una boutique alle sue spalle. "Credo di averla vista lì dentro. Io sono uscita da poco, perciò se ti affretti..."
"Grazie, grazie mille!"
Midori, sei la solita. Tu e la tua ossessione per gli abiti costosi!
Ignorando l'occhiata vagamente incuriosita e dubbiosa della donna, Emiko si diresse verso la boutique. Ai ragazzini non era permesso entrare senza un adulto, ma si sarebbe inventata qualcosa. Se anche la sua sorellina era riuscita a sgusciare lì dentro senza farsi scoprire, in fondo non doveva essere difficile.
La donna elegante non smise di osservare la giovane coi codini. Notò che a tenerle legati i capelli erano due elastici decorati con vistosi grappoli di ciliegia, due accessori irrinunciabili per una piccola peste ben nota sull'isola. Il modo in cui si guardava attorno scattosa e circospetta, lo sguardo sveglio, l'aria di un'adulta intrappolata nel corpo di un'adolescente... non aveva più dubbi, ormai.
Ma certo, la figlia di Sana.





~~~




Midori pensò che non era giusto. Cosa faceva di male, se si limitava a guardare? Non era una stupida mocciosa di cinque anni, sapeva che non doveva toccare gli abiti. La proprietaria del negozio, però, non la pensava allo stesso modo, e aveva inviato una dipendente bionda con la faccia imbronciata a seguirla - sembrava una strega. Midori stava giocando al gatto col topo da quindici minuti, sgusciando sotto mobili, scaffali e camerini. Era stufa di nascondersi, per di più si era andata a ficcare in un vicolo cieco. Per un istante le parve di sentire un rumore strano dal camerino posto in fondo al corridoio. Era il più isolato di tutti e Midori stava pensando di usarlo come ultimo, disperato nascondiglio. Peccato fosse già occupato. Da un mostro, forse?
Cavolo.
La strega che l'aveva inseguita nella boutique la stava ancora cercando, e stava venendo proprio nella sua direzione. Midori sgusciò fuori dal camerino non appena vide un cliente fermarla per chiederle qualcosa e, non potendo fare altrimenti per non essere individuata, si diresse verso l'ultimo camerino. Il più isolato. Quello da cui le era parso di sentire un rumore strano.
Cavolo. Cavolo!
Esitò di fronte al lungo drappo cremisi, si voltò un istante e vide che la strega stava per girarsi nella sua direzione.
Va bene, entro!
Midori scostò il drappo e si ritrovò in tutt'altro luogo. Era una stanza in penombra, decisamente più grande di un camerino. Odorava di scatole preconfezionate ed era colma di pacchi.
Ma cosa...
Un mugugno. Una voce di ragazza.
Midori raggelò e si catapultò dietro uno scatolone verde, rannicchiandosi come un pulcino.
"Devi stare zitta..."
Un'altra voce, stavolta maschile.
Cos'erano, fantasmi?
Il cervello di Midori avrebbe dovuto automaticamente pensare 'pericolo', ma non in quel caso. La voce aveva parlato con un tono strano, un tono basso che nonostante le parole pronunciate non aveva nulla di minaccioso o rabbioso.
"Mmh... ah."
"Fa' silenzio"
Midori si tappò la bocca con entrambe le mani. Aveva capito da dove provenivano quelle voci. Vicino allo scatolone dietro cui si era nascosta c'era un ampio scaffale. E oltre lo scaffale, visibili attraverso un ripiano mezzo vuoto, c'erano due persone avvinghiate. Forse tapparsi la bocca era inutile, visto che le parevano tutte e due alquanto distratte, ma la prudenza non era mai troppa.
Midori aguzzò la vista e si accorse che le due figure, un ragazzo e una ragazza, erano esageratamente vicine, troppo. Forse si era sbagliata, forse lui era pericoloso e le stava facendo qualcosa di male, perché quando le sue mani si mossero lei mugugnò di nuovo.
Midori era paralizzata, si sentiva in trappola. Aveva paura di muoversi, paura di restare ferma, paura di cosa avrebbe potuto vedere, di essere scoperta. Incapace di reagire, continuò a fissare quelle persone.
Il ragazzo aveva i capelli verdi e il volto abbronzato, l'espressione parzialmente visibile da quell'angolazione - un sorriso strano, a tratti inquietante. La ragazza aveva i capelli arancioni, si trovava di spalle rispetto a Midori, era attaccata a quel tipo e... e anche le mani di lui erano attaccate a lei - una sul suo sedere, sotto la gonna, e l'altra in un punto che per propria fortuna non poteva vedere.
La ragazza sospirò e posò la testa sulla spalla del ragazzo. Midori a quel punto poté vederle il viso e constatò che aveva un'espressione tutt'altro che spaventata. Capì che forse si era imbattuta in due adulti che stavano facendo le loro cose .
Si chiese se da grande si sarebbe ritrovata in una situazione del genere, nel magazzino di una boutique, avvinghiata a un ragazzo che tra un sorriso malizioso e l'altro le avrebbe ripetuto di fare silenzio per non farsi scoprire. Si chiese se lui l'avrebbe guardata come il ragazzo davanti a lei guardava ora la sconosciuta, con espressione persa, rapita. Se l'avrebbe stretta a sé in quel modo, come se ne andasse della sua stessa vita, come se lasciarla andare significasse smettere di respirare.
Certe emozioni sono palesi anche agli occhi di una ragazzina.
"Sei troppo piccola per vedere queste cose."
Midori sbiancò, trattenne il fiato, si fece di pietra.
"Rilassati, quei due sono così presi l'uno dall'altro che non sentono."
Emiko?
Sua sorella maggiore era sgusciata di fianco a lei, rannicchiandosi dietro allo scatolone.
"Ma che pervertiti... mia sorella di dodici anni entra in un negozio di nascosto, e questi due addirittura ci si accoppiano! Poi dicono che gli adolescenti sono i più sfacciati!"





~~~




"E-Emiko?"
"No, sono Gold Roger!" sibilò indispettita, tappandole gli occhi.
"Ah, ancora..."
Ma sentitela.
"Che cosa le sta facendo?"
"Ti ci metti pure tu, ragazzina precoce?"
Dovevano uscire da lì. Immediatamente.
"Un altro."
Il suono di un leggero schiocco.
"Un altro."
Di nuovo quel suono.
Emiko, un po' per la curiosità, un po' perché non sapeva come svignarsela da lì, si ritrovò a sbirciare la coppia. Stava invadendo un momento estremamente intimo di quei due, un momento che andava al di là del sesso, ne era convinta senza sapere il perché.
"Un altro."
Era il ragazzo a parlare, e ogni volta che sollevava quella richiesta la sua partner gli dava un bacio sulle labbra - un bacio leggero, delicato. Con una fitta al cuore data dall'ansia e dall'imbarazzo, Emiko osservò il volto del ragazzo e provò un'improvvisa, inspiegabile invidia per la sua amante. Lui la guardava in un modo... e come la stringeva... e poi era bello, così bello...
"Un altro."
La ragazza lo baciò delicatamente, sollevandosi in punta di piedi. "Ora vuoi i baci, eh? Poi per tutto il tempo fai lo scorbutico e -
Lui le prese il volto fra le mani e la zittì con le proprie labbra. Fu un contatto diverso dai precedenti, un contatto più profondo, esigente, affamato, che fece letteralmente sciogliere la ragazza fra le sue braccia.
"Oooh... quindi è così che si baciano gli innamorati?"
"Midori...!" sussurrò Emiko. "Non sbirciare da sotto le dita!"
La situazione stava precipitando, il ragazzo aveva sollevato su di sé la propria partner, stringendola per il fondoschiena e per le scapole. I loro corpi erano praticamente attaccati, e a giudicare da come avevano iniziato a muoversi, nonché da quei respiri spezzati, stavano passando alla fase vietata ai minori.
Merda.
Ci fu un rumore di un interruttore che veniva acceso, seguito da una voce.
Emiko e Midori diventarono due statue di sale. Parte della stanza era stata illuminata e una dipendente della boutique aveva fatto capolino con un manichino, canticchiando un motivetto fra sé e sé. Se si fosse voltata verso sinistra le avrebbe viste vergognosamente nascoste dietro a uno scatolone, se avesse gettato un'occhiata oltre lo scaffale sarebbe stata invece testimone di atti osceni in luogo pubblico.
La commessa posò un manichino contro il muro, gli raddrizzò il viso e... non si girò. Continuò a canticchiare distrattamente poi, sistematosi il colletto della camicia, uscì dal magazzino.
Emiko sentiva di aver appena perso quindici anni di vita, l'equivalente della sua età.
"Si è dimenticata la luce acce -"
Perché Midori si è interrotta?
No. Ti prego...
No.

Emiko abbassò lo sguardo su sua sorella. Bloccata, si era semplicemente bloccata a bocca aperta e occhi sbarrati, terrorizzata, e fissava un punto preciso oltre lo scaffale.
Non urlò semplicemente perché si sentì mancare il fiato.
Il ragazzo e la ragazza, ancora avvinghiati, si erano immobilizzati. E li stavano guardando.
Durò tutto una frazione di secondo. Lui tappò la bocca a lei, Emiko a Midori, anche se non ce ne sarebbe stato bisogno.
La ragazza si abbassò furiosamente la gonna, senza muovere un altro muscolo, mentre l'altro cercava di coprire entrambi alla bell'e meglio.
Emiko pensò che i due dovevano essere in imbarazzo quanto lei e sua sorella, che avrebbero voluto soltanto sparire.
Invece...
Passata la fase dello stupore, i loro volti assunsero contemporaneamente delle espressioni terribili. Inquietanti, da serial killer.
Sembravano dire loro 'non avete visto niente, vero, mocciose?' con un ghigno preoccupante.
Emiko indietreggiò, trascinando Midori con sé per un braccio. Senza rendersene conto urtò un manichino, cadde e si ritrovò a fissare la sua vuota faccia a pochi centimetri dal proprio volto. Urlò, scattò all'indietro, cozzò contro una pila di scatole e le scatole caddero, colpendo un attaccapanni, che dondolò su se stesso e poi cadde con un tonfo vibrante.
Qualcuno irruppe nella stanza, accendendo tutte le luci. Non fu la dipendente distratta di prima a raggiungerle, no. Fu la strega che stava cercando Midori.
"Voi due, piccole ladruncole! Cosa state combinando?"
Emiko gettò un'ultima occhiata al di là dello scaffale, colpevole, e si accorse che la coppia si era spostata. Avrebbe potuto dire a quella strega di loro, per spostare la sua attenzione altrove, ma le tornarono in mente i ghigni malefici che le avevano rivolto e non ne ebbe il coraggio.
"Siete nei guai, lo sapete? In guai seri!"





~~~




"Ah, che sonnooo!" Rufy sbadigliò sonoramente.
"Ti sembra il modo di fare? Scostumato!" abbaiò Sanji.
"Uffa, ma che vuoi!"
"Ehi, Nami! Si può sapere dove ti eri cacciata? Ci hai lasciati soli soletti..."
La ragazza si mise una mano dietro alla nuca, sorridendo con simulata innocenza. "Scusa, Chopper, ho visto una boutique molto interessante e..." per completare la frase indicò le pile di buste che uno Zoro decisamente irritato e contrariato stava reggendo.
"Ah, ecco dov'eri finito pure tu!" lo rimbeccò Usopp. "Io e Franky immaginavamo che ti fossi perso."
"E quell'arpia di Nami l'ha trovato e se n'è approfittata per fargli fare da fattorino" bisbigliò Brook all'orecchio di Franky, commettendo un madornale errore.
La diretta interessata gli sferrò un risposta un pugno delicatissimo, mentre Franky si scansava prontamente.
"Ahio, mi hai proprio rotto le ossa! Non che ci sia molto altro da rompere, yo oh oh!"
"BASTA!" Nami gli tirò un calcio che lo spedì a terra tre metri più in là, ai piedi di una bella donna che li stava osservando con aria di compatimento. Nessuno l'aveva notata avvicinarsi, Sanji stava caricando le buste di Nami appioppategli da Zoro sulla Sunny, e non si avvicinò per radiografarla.
"Sei un tipo decisamente... fisico" esordì la nuova arrivata, spostandosi una ciocca ondulata dal viso. "Ma tu e quell'altro pervertito fareste meglio a tenere le mani a posto quando entrate in un -
"Aiuola! Cane! Bastone! Frigo!" urlò Nami nel panico, mentre Zoro sbiancava e assumeva la forma di un blocco di pietra alle sue spalle.
"... eh?" Rufy e Chopper spostavano lo sguardo da Nami alla donna estranea di continuo, cercando di capire se la loro navigatrice fosse caduta vittima di un incantesimo.
"Sono Sana, sceriffo della città. Avete avuto modo di conoscere le mie figlie, questa mattina..."
"Avete? Ma chi?" Usopp guardò i suoi compagni uno a uno, perplesso, finché non si soffermò su Zoro.
Nami iniziò a ridacchiare come un'ossessa, tossì e articolò qualcosa che suonò come 'Sanji'. Il diretto interessato, nemmeno avesse un radar, planò giù dalla Sunny come una farfalla svolazzante.
"Mi hai chiamato, Nami, tesoro caro?"
Sprizzando cuoricini nell'aria si catapultò al suo fianco, si accorse della bella donna di fronte a lei e fece apparire dal nulla una rosa tra le dita. "Madame, il candore della vostra pelle ha trafitto il mio cuore come una lancia intrisa di diamante, diamante che non è nettamente paragonabile allo splendore dei suoi occhi!"
La donna fissò Sanji con un punto interrogativo sulla fronte, mentre Zoro iniziò inspiegabilmente a ridere, a dare pacche sulle spalle dei propri compagni e a parlare a voce altissima di cose senza senso.
Nami, approfittandosi della loro distrazione, si avvicinò alla donna che aveva detto di chiamarsi Sana e le prese una mano fra le proprie, facendo lo sgambetto al povero Sanji.
"Stia.zitta.La.prego. Posso pagarla."
Lo sceriffo fece vagare rapidamente lo sguardo da lei al ragazzo con le spade.
Relazione clandestina, eh?
Inarcò un sopracciglio, incuriosita.
"Quanto?"
In fondo, quella sfacciata aveva praticamente traumatizzato le sue figlie.
"Dieci...dieci milioni di danari."
Il ragazzo con le spade si bloccò di colpo, fissandola allibito.
Sana sorrise sghemba. Aveva intuito che la sua amante doveva essere proprio determinata a coprire la loro relazione, a giudicare da quella reazione.
"Mmh, affare fatto."
Nami sospirò. Era stato il sesso più costoso della sua vita, decisamente. Il debito di Zoro nei suoi confronti stava salendo.
Ma lo spadaccino avrebbe trovato il modo di farsi perdonare presto. A modo suo.





~~~




Note: mi sono presa una licenza poetica, Zoro con l'Ambizione avrebbe dovuto sentire immediatamente le ragazzine entrate nel magazzino, ma diciamo che era "impegnato". Potrebbe andare? Spero che la storiella sia piaciuta, grazie mille!




  
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