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Autore: sweetbookreader    09/05/2021    1 recensioni
"Kit, mi stai ascoltando?" Chiese Jem, osservando il ragazzo che si mordicchiava il labbro inferiore, perso nei suoi pensieri. Un lieve sorriso gli increspava la bocca.
"Si Papà" mormorò lui.
La stanza piombò nel silenzio più assoluto.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Carstairs, Kit Rook, Theresa Gray
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Kit era stanco. Anzi, più che stanco, era stremato. Tessa era stata male la maggior parte della notte, e Il giovane Herondale non si era allontanato da lei un secondo. Le aveva tenuto la mano, raccontandole stupide storie e facendo qualche battuta, cercando di farla distrarre dal dolore delle contrazioni.
 
A quanto pareva, dopo tanta attesa, la bambina stava per nascere.
 
Era il terzo figlio di Tessa, e la donna sembrava essere calma riguardo alla nascita, se si ignora la parte in cui il dolore era così forte che la ragazza non riusciva ad alzarsi dal letto , ma riusciva a sopportarlo.
 
Chi non ci riusciva proprio era Jem. Era andato nel panico nel vedere l'amata in preda ai dolori. Letteralmente. Era impallidito e le sue mani avevano iniziato a tremare. Era andato da una parte all'altra di Cirenworth Hall, cercando di fare qualcosa per la moglie, col risultato di farla esasperare ancora di più.
 
Dopo un'estenuante nottata, passata a far rilassare Tessa e a calmare Jem, il ragazzo aveva finalmente accompagnato la donna in ospedale, in modo che Catarina, una stregona loro amica che vi lavorava, la aiutasse per il parto.
 
Erano passate tre ore da quando erano entrati nel portale e ora Kit, esausto, si trovava in cucina, seduto sulla sedia e con la testa poggiata sul tavolo.
 
I riccioli biondi erano più scombinati del solito e il pigiama, dal quale non si era ancora separato, era tutto stropicciato.
 
Sbadigliò, passandosi stancamente le dita tra i capelli.
 
Era emozionato, davvero. Non vedeva l'ora di vedere la sua sorellina per la prima volta. Era una sensazione nuova per lui, avere una famiglia su cui contare, ma era bello.
 
Si stava abituando sempre di più alla presenza di Jem e Tessa, alle loro cure e alle loro abitudini.
 
Gli era riuscito molto semplice voler loro bene, perché erano due persone davvero fantastiche. Jem lo aveva aiutato con il suo addestramento, mentre Tessa lo spronava quando era sul punto di mollare e gli raccontava la storia dei suoi predecessori.
 
Gli piaceva davvero stare con loro. Ma gli mancava l'istituto di Los Angeles.
 
Cercava di non pensarci tanto, perché ogni volta che lo faceva sentiva un vuoto nel petto, ma non poteva farne a meno.
 
Più che l'istituto, gli mancavano i Blackthorn. Più precisamente, Dru e Ty. Al solo pensiero del ragazzo, gli si strinse il cuore.
 
Il senso di colpa lo assalì, come sempre. Le cose che aveva fatto, che aveva detto...
 
Chissà cosa stava facendo in quel momento. Chissà se il suo rapporto con Dru era migliorato ancora da quando se n'era andato senza salutare nessuno. Chissà se anche lui lo pensava così spesso come faceva Kit.
 
Ricordalo felice e con un sorriso. Se lo ripeteva da quando aveva lasciato Los Angeles.  Ma era difficile non pensare al suo volto sconvolto che aveva quando aveva visto il fantasma di Livvy, o alle sue condizioni pietose mentre tornavano all'accampamento o ai suoi occhi pieni di lacrime quando gli aveva detto che avrebbe preferito non averlo mai incontrato.
 
Dio, perché faceva solo scelte sbagliate nella sua vita?
 
Kit diede una testata sul tavolo, gemendo di dolore quando la sua fronte colpì il materiale duro. Si accarezzò il volto, decidendo di non rimuginarci troppo. Era inutile riflettere su ciò che era successo. Non poteva tornare indietro, quel che era fatto era fatto.
 
"A quanto pare ti piace particolarmente cercare di provocarti un trauma cranico"
 
Kit sobbalzò alla voce di Jem. Non l'aveva sentito arrivare, troppo perso nei suoi pensieri. Quando alzò lo sguardo sul ragazzo, si rese conto delle condizioni pessime in cui si trovava. James aveva delle occhiaie nere che facevano concorrenza a un panda. Kit riusciva a leggere terrore misto a speranza e a stanchezza negli occhi del giovane Carstairs.
 
Jem stravaccò sulla sedia a capotavola, poggiando la testa sul tavolo. A Kit non era mai sembrato così giovane come in quel momento.
 
"Tessa?" Chiese quindi l'Herondale.
 
James alzò il capo per guardare negli occhi il ragazzino, sorridendogli poi stancamente, seppur in modo caloroso.
 
"È in travaglio. Mi ha detto di tornare a casa per riposarmi un poco e fare una doccia. Secondo la sua opinione ho la faccia di uno di quegli zombie di quella serie Tv che vedi tu"
 
Kit ridacchiò.
 
"Effettivamente una leggera somiglianza la noto" scherzò lui, beccandosi un'occhiata divertita ed esasperata da parte di Jem.
 
Il giovane Herondale sorrise. Jem era una persona meravigliosa. Era così attento, così premuroso. Si preoccupava facilmente ed era più unico che raro vederlo arrabbiato.
 
Aveva una grandissima pazienza, e non perdeva mai la calma durante gli allenamenti di Kit, nonostante il giovane combinasse di tutto e di più.
 
Lo aveva confortato quando gli aveva parlato delle sue insicurezze riguardo al motivo per cui la coppia lo voleva lì, e aveva volutamente ignorato le lacrime del giovane Herondale per non metterlo a disagio.
 
Lo aveva consolato quando, qualche settimana prima, Kit gli aveva confessato ciò che era successo con Ty, e Jem era stato così comprensivo. E si era anche  tremendamente infuriato quando lui gli aveva parlato, con voce tremante e debole, del loro tentativo fallito di resuscitare Livvy.
 
Gli aveva fatto la sgridata del secolo e poi lo aveva tenuto stretto tra le braccia, mentre le lacrime sgorgavano dagli occhi cerulei di Kit e cadevano sul collo di Jem.
 
Si era sentito un bambino piccolo mentre Jem gliene diceva quattro.
Un bimbo piccolo che viene rimproverato da suo-
 
"Kit, mi stai ascoltando?"  Chiese Jem, osservando il ragazzo che si mordicchiava il labbro inferiore, perso nei suoi pensieri. Un lieve sorriso gli increspava la bocca.
 
"Si Papà" mormorò lui.
 
La stanza piombò nel silenzio più assoluto.
 
Ci mise qualche secondo per rendersi conto di quello che aveva detto e per iniziare ad agitarsi.
 
Spalancò gli occhi, poi impallidì, e successivamente arrossì per l'imbarazzo.
 
Improvvisamente, la tovaglia a fiori divenne molto interessante.
 
Non poteva aver chiamato Jem in quel modo. Non lo aveva fatto, vero?
 
Non voleva vedere la reazione di Jem, davvero non voleva. Era così spaventato di vedere il disgusto sul suo volto che sicuramente sarebbe stato presente.
 
Le mani cominciarono a tremargli e il respiro si fece più accelerato, così come i suoi battiti cardiaci.
 
Poi sentì un singhiozzo strozzato.
 
Terrorizzato dalla situazione, alzò lo sguardo verso Jem.
 
Jem, che seduto ora scompostamente sulla sedia, aveva la testa tra le mani e singhiozzava.
 
Il cuore di Kit gli sprofondò nel petto. Era stato così brutto farsi chiamare in quel modo da lui? Doveva essergli sembrato davvero patetico.
 
La consapevolezza lo colpì in pieno. Jem non lo voleva, e forse nemmeno Tessa. La sua reazione era una Chiara prova che non avevano bisogno di lui come Kit aveva bisogno di loro.
 
Forse, ora che stava per arrivare la bambina, la coppia lo avrebbero cacciato via.
 
Si alzò in piedi, in preda al panico.
 
"Per favore Jem, scusami. Giuro che non lo faccio più, davvero. Perdon-"
 
Kit fu tramortito dal ragazzo che, continuando a piangere, si era alzato di scatto dalla sedia e lo aveva raggiunto in un millisecondo, abbracciandolo con tutta la forza che possedeva.
 
Kit non reagì. Rimase con le braccia a ciondoloni e gli occhi spalancati, senza la forza di emettere un suono o di muoversi.
 
Aveva il volto schiacciato contro il petto di Jem, che era squassato dai forti singhiozzi.
 
Le forti braccia del Ragazzo lo stringevano, mentre una delle mani era sulla base dei capelli biondi di Kit.
 
Il giovane Herondale si ritrovò immerso nel calore di quell'abbraccio.
 
"Grazie, ér zi* " gli mormorò Jem all'orecchio.
 
Kit non aveva idea di cosa significasse quella parola, ma sentì ugualmente gli occhi pizzicare. Gettò le braccia al collo del maggiore, nascondendo il volto sulla sua spalla, mentre anche lui cominciava a piangere.
 
I due ragazzi si strinsero per un tempo che parve indefinito, mentre entrambi cercavano di fermare il flusso delle lacrime, con scarso successo.
 
Kit amava Tessa, amava Jem, e avrebbe amato la piccola che stava per arrivare. Avrebbe dato loro tutto l'amore di cui era capace.
 
Voleva far capire loro che amava la sua famiglia. Una famiglia con la F maiuscola, dove poteva scherzare con i suoi genitori, chiedere loro consiglio e abbracciarli senza che nessuno dei due lo guardasse male.
 
Una famiglia dove non doveva essere spaventato del suo vero "io", dove poteva essere finalmente sé stesso, dopo anni in cui aveva finto di essere un'altra persona.
 
Una famiglia che lo amava per quello che era: Non un bravo ladro, non un nuovo shadowhunter, non l'Herondale scomparso, ma, semplicemente, Kit.
 
Ancora stretto nell'abbraccio con Jem, ripensò alle parole di Jace. Quella conversazione sembrava lontana anni luce, ma Kit si ricordava perfettamente ogni parola uscita dalle labbra dell'Herondale maggiore.
 
Per me la famiglia non ha mai voluto dire sangue. L'importante era la famiglia che avevo scelto.
 
Kit iniziava a capire cosa volesse dire.
 
A quanto pareva, una scelta giusta nella sua vita l'aveva fatta.




*ér zi = figliolo
   
 
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