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Autore: Flami151    11/05/2021    3 recensioni
Nessuno è fatto di sola luce o oscurità. In ognuno di noi alberga lo Spleen, un senso di noia, di disperazione, di male di vivere; e l’Ideale, la forza che ci spinge a sognare, lottare e amare.
Lo scopriranno insieme Hermione e Draco quando si troveranno a stringere un’inattesa alleanza, per svelare il mistero dietro la sparizione di Narcissa Malfoy.
Ancora una volta, sarà l'Amore a tenere le fila: amore per la vita, amore per la famiglia e amore di sé, spesso sottovalutato.
Dal testo:
«Narcissa, hai paura?» Le sussurrò Lord Voldemort.
Si era ripromessa che non si sarebbe lasciata piegare, che non avrebbe mai abbassato la testa se avesse dovuto difendere la sua famiglia. Ma il Signore Oscuro aveva ragione: lei aveva paura, talmente paura da non riuscire più a parlare.
«Eppure, non mi sembrava che avessi paura il giorno in cui mi hai pregato di risparmiare Draco dal Marchio Nero. Sapevi quali sarebbero state le conseguenze e ti sei fatta avanti comunque. Non dirmi che te ne sei pentita».
Lei scosse la testa. Non avrebbe mai rinnegato la sua scelta.
«Bene».
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Spleen e Ideale ~

 

 

CAPITOLO XVI


10 Marzo 1997:
 
Uscendo dalla Stanza delle Necessità, non mi sarei mai aspettato di trovarmi di fronte ad una scena simile. La Granger, il mio ex elfo domestico Dobby ed un altro elfo che non ho mai visto prima d’ora sono di fronte a me e mi stanno fissando: la prima con terrore, il secondo con disprezzo, il terzo con ammirazione.
 
«Che diavolo succede qui?» Chiedo all’improbabile trio. «Granger, hai organizzato una riunione del CREPA senza invitarmi?»
 
«Perché Draco Malfoy era nella stanza va-e-vieni insieme alla Signorina Granger?» Chiede Dobby avanzando verso di me.
 
Guardo la Granger sperando di ottenere spiegazioni. Solamente leggendo il panico nei suoi occhi capisco finalmente cosa sta succedendo: siamo stati beccati.
Osservo di nuovo Dobby, che mi scruta a sua volta con i suoi grandi occhi verdi. Le sue orecchie appuntite sono piegate verso il basso e con le mani stringe il bordo di un maglioncino color lillà. Un elfo domestico vestito da capo a piedi che si permette di indagare sugli affari di un mago non si è mai visto sulla faccia della terra, ma d’altronde Dobby è sempre stato un po’ strano.
 
«È da molto tempo che non ci si vede, Dobby!». Prendo tempo sperando che nel frattempo la Granger riesca ad elaborare una buona scusa. «So che adesso lavori nelle cucine. Vedo che ti tratti bene».
 
L’elfo mi guarda con orgoglio. «Dobby è molto felice di lavorare per Albus Silente. Dobby adesso viene pagato per il suo lavoro! Ma Draco Malfoy non ha ancora risposto alla domanda di Dobby!» Questo non molla.
 
«In realtà voi non avete risposto alla mia domanda: si può sapere perché siete venuti a ficcare il naso negli affari miei?»
 
È il secondo elfo a rispondere questa volta. «Kreacher si scusa molto. Kreacher è costretto a lavorare insieme a questo traditore della sua specie». Dice indicando Dobby con disgusto. «Ma Kreacher non mancherebbe mai di rispetto a Padron Malfoy. Padron Malfoy si muove con la nobiltà che si conviene al sangue puro ed i suoi lineamenti ricordano le fattezze eleganti della mia padrona». Questa poi!
 
Mi giro verso la Granger compiaciuto. «Questo qui mi piace un sacco!» Ma tutto ciò che ricevo in cambio è una sua occhiataccia: credo che non sia in vena di battute.
 
Finalmente anche lei sembra essersi decisa a parlare. «Dobby, Kreacher, è stato Harry a chiedervi di spiarci?»
 
Dovevo immaginarlo che c’era lo zampino di quel maledetto. Ma perché quell’elfo ha detto di avere una padrona Purosangue se risponde ai comandi di Potter?
 
«Dobby doveva solo seguire Draco Malfoy. Non pensava di trovare la Signorina Granger insieme ad un ragazzaccio come lui». Dice l’elfo afferrandosi le orecchie con le manine ossute e tirandole con forza.
 
«Anche Kreacher è sorpreso di vedere il Padron Malfoy con la Sanguemarcio». Borbotta il secondo elfo, che adesso mi piace decisamente di meno.
 
La situazione sta decisamente degenerando, vedo la Granger annaspare alla ricerca di una scusa plausibile e gli elfi farsi sempre più diffidenti. Se non facciamo subito qualcosa andranno sicuramente da Potter a spifferargli tutto quanto. La soluzione è una sola: cercando di non farmi notare, porto lentamente la mano alla bacchetta e…
 
«Stupeficium!» Senza lasciarmi il tempo di agire, la Granger schianta i due elfi, che finiscono a terra privi di sensi. Poi si volta verso di me. «Per quale diavolo di motivo sei uscito dalla Stanza delle Necessità così presto?»
 
«Non dare la colpa a me! Prenditela con il tuo amico Potter». Dico avvicinandomi ai corpicini privi di conoscenza dei due elfi. «Bel colpo, comunque».
 
La Granger non controbatte, ma la vedo trattenere un sorriso. Ormai ho imparato a riconoscere quando finge di essere arrabbiata: arriccia le labbra e storce il naso, ma le sue guance diventano rosse per lo sforzo di quell’espressione simulata.
 
«Che c’è?» Mi chiede lei. Senza accorgermene la stavo fissando.
 
«Niente». Dico cercando di nascondere l’imbarazzo. «Ora che facciamo?»
 
«C’è solo una cosa da fare…» Risponde lei puntando di nuovo la bacchetta verso i due elfi domestici. «Oblivion».
 
Due nuvole di fumo argenteo si liberano dalle orecchie degli elfi, che continuano a giacere beati e incoscienti.
 
«Notevole». Commento io guardandola riporre la bacchetta nel fodero. «Credo di aver avuto una pessima influenza su di te».
 
«Non prenderti meriti che non ti spettano». Dice lei sorridendo maliziosamente. «Ora è meglio che andiamo, si riprenderanno in fretta. Ti assicuro che indagherò sulla faccenda, tu intanto pensa a recuperare gli ingredienti da Piton».
 
 
12 Marzo 1997:
 
«Non ci troverai nulla, lì dentro».
 
Io, Harry e Ron siamo seduti accanto al fuoco in Sala Comune. Ron è alle prese con un tema per Piton sul miglior modo per affrontare i Dissennatori, mentre Harry sfoglia il libro del Principe Mezzosangue nella speranza di trovare qualche scarabocchio che lo aiuti ad estorcere il prezioso ricordo di Lumacorno.
 
«Non cominciare Hermione». Ribatte Harry.
 
«Ti dico che quello stupido Principe non ti aiuterà. Silente dice che solo tu puoi ottenere quel ricordo. Deve voler dire che puoi convincere Lumacorno mentre altre persone non possono. Non si tratta di fargli bere di nascosto una pozione, potrebbe riuscirci chiunque». Insisto io.
 
«Come si scrive belligerante?» Chiede Ron scrollando forte la piuma e fissando la pergamena. «Non può essere B-U-M…»
 
«No che non lo è». Gli dico prendendo il suo compito. «Ma che razza di piuma stai usando?»
 
«È una delle Autocorreggenti di Fred e George. Ma credo che l’incantesimo si stia esaurendo». Risponde il rosso deluso.
 
«Molto probabile». Dico scrutando la pergamena. «Perché Piton non ha chiesto come affrontare i Dimenaporci e non credo che il tuo nome sia Roonil Wazlib».
 
«Oh no! Non dirmi che dovrò riscrivere tutto!»
 
«Non ti preoccupare, possiamo sistemarlo». Lo rassicuro estraendo la bacchetta.
 
«Ti amo Hermione». Sospira lui sprofondando sulla sedia e strofinandosi stancamente gli occhi.
 
Io fingo di non farci caso, ma non è la prima volta che Ron ha uscite di questo tipo nei miei riguardi. Negli ultimi tempi è diventato eccessivamente premuroso, credo sia il suo modo per farsi perdonare per essere stato un completo imbecille per mesi.
Picchietto la bacchetta su tutte le parole confuse dalla piuma Autocorreggente. Onestamente, sono felice di essere di nuovo in buoni rapporti con Harry e Ron, ma questo genere di cose non mi mancavano per niente. Ron mi chiede sempre una mano con i compiti, mentre Harry mi ha chiesto di documentarmi in merito a due manufatti appartenuti ai fondatori di Hogwarts: il medaglione di Salazar Serpeverde e la coppa di Tosca Tassorosso. A quanto pare questi furono rubati da Tom Riddle in gioventù ad un’anziana strega di nome Hepzibah Smith e secondo Harry potrebbero avere a che fare con quei famosi Horcrux di cui non sappiamo un bel niente.
 
Insomma, mi fa piacere aiutare Harry e Ron, ma odio che rifilino sempre tutte le seccature a me. Con Malfoy invece è diverso… è più divertente, ecco. Questa domenica, ad esempio, durante la partita Grifondoro-Tassorosso, ci intrufoleremo nelle Serre per recuperare le radici di Belladonna. E a questo proposito…
 
«Harry come proseguono le tue indagini su Malfoy?» Chiedo cercando di sembrare naturale.
 
«Oh, bene direi». Dice diventando subito rosso. «Ecco, Hermione promettimi di non arrabbiarti… ma ho pensato che il modo più rapido per scoprire cosa stesse combinando Malfoy fosse quello di pedinarlo… io però con le lezioni ed il Quidditch non potevo stargli sempre alle calcagna… così ho chiesto a Dobby e Kreacher di farlo per me».
 
«Tu cosa?» Alzo la voce io fingendomi sconcertata.
 
«Ti avevo detto di non arrabbiarti». Dice lui sulla difensiva. «Senti, so che per te gli elfi domestici sono un argomento delicato…».
 
«Eccome! Non puoi costringere due elfi a pedinare uno studente. È del tutto immorale». Ma mai quanto questa finta scenata che sto mettendo su.
 
«Sono d’accordo con lei, Harry». Interviene Ron. «Secondo me stai dando un po’ i numeri con questa storia di Malfoy».
 
«Io non sto…» Prova a replicare Harry rizzandosi sulla sedia, ma Ron lo interrompe.
 
«So bene che Malfoy ha avuto degli atteggiamenti sospetti in questo periodo… però forse dovresti impiegare le tue energie a recuperare il ricordo di Lumacorno… e a farci vincere la partita di domenica!» Insiste il rosso.
 
Harry sospira. «Forse avete ragione. Dirò a Dobby e Kreacher di lasciar perdere Malfoy… tanto sono giorni che lo seguono e non sono riusciti a scoprire niente di utile».
 
Che sollievo: avere Ron dalla mia parte a volte risulta incredibilmente utile.
 
Finito di correggere il compito di Ronald e riportate ad Harry tutte le informazioni raccolte sulla coppa ed il medaglione, mi dirigo verso la capanna di Hagrid: gli ho promesso che l’avrei aiutato a nutrire Aragog, ora che non è più in grado di cacciare per conto proprio. Ovviamente con l’occasione sgraffignerò un po’ di veleno di Acromantula.
Hagrid è talmente entusiasta all’idea che anche io possa finalmente conoscere Aragog, che non si è neanche chiesto come mai mi fossi offerta di dargli una mano.
 
«Devo avvertirti che la colonia è un po’… nervosa di recente». Dice Hagrid mentre ci addentriamo nella foresta. «Le Acromantule sono fatte così… di solito i morti se li mangiano». Nonostante il buio, intravedo una lacrima scendere lungo la guancia del Mezzogigante. «Quegli avvoltoi non vedono l’ora che Aragog tiri le cuoia».
 
Capisco che siamo vicini alla tana quando vedo l’oscurità della foresta diradarsi. Raggiungiamo il ciglio di una grande cavità priva di vegetazione, illuminata dalla luce delle stelle. Il panorama sarebbe quasi suggestivo, se non fosse per le centinaia di ragni piccoli, grandi e giganteschi che, con le loro otto zampe nere e pelose e i loro otto occhi famelici, si muovono freneticamente facendo schioccare le loro chele.
Sono costretta a chiudere un secondo gli occhi e a prendere un respiro per non mostrarmi terrorizzata. Maledetta la mia empatia verso quella serpe di Malfoy! Guarda cosa mi tocca fare!
 
«Aragog! Sono io, Hagrid! Ti ho portato la cena!». Poi mi da una pacca sulla spalla, spingendomi in avanti. «C’è anche un’amica qui con me che vorrei presentarti!»
 
Solo sporgendomi sul ciglio della cavità mi accorgo che, proprio al centro, c’è una ragnatela a cupola sulla quale sta riposando un ragno dalle dimensioni di un piccolo elefante. Questo alza le palpebre, rivelando otto occhi color bianco latte. È cieco.
 
«Ciao Hagrid. Ciao amica di Hagrid». Dice Aragog facendo schioccare le chele.
 
Capisco di dover dire qualcosa. «Ciao Aragog, sono Hermione, è un piacere conoscerti».
 
«Che ragazza ben educata». Schiocca il gigantesco ragno. «Saranno passati quattro anni dall’ultima volta che uno studente ha messo piede qui». La sua voce è bassa e roca, difficile capire se sia il suo normale modo di parlare o un effetto della malattia.
 
Penso ad Harry e Ron, venuti fin qui per trovare un modo di salvarmi dalla pietrificazione del Basilisco. Solo ora capisco quanto sia stato terrificante per loro.
 
«Guarda cosa ho qui!» Dice Hagrid cacciando fuori dalla tasca una manciata di bruchi lunghi trenta centimetri. «Hermione, ci potresti pensare tu?» Mi sussurra all’orecchio.
 
Così da vicino riesco a vedere gli occhi lucidi di Hagrid. Anche se faccio fatica a comprenderlo, credo che sia un momento davvero molto difficile per lui: ho visto Hagrid regalare un orsacchiotto ad un cucciolo di drago, cantare canzoncine agli Schiopodi e giocare con quel bruto gigantesco del suo fratellino. Hagrid è fatto così. E vedere Aragog incapace di nutrirsi per conto proprio dev’essere devastante.
 
Riluttante afferro i bruchi: bianchi, scivolosi e brulicanti. Mi avvicino con cautela all’Acromantula che, sentendo i miei passi, spalanca le chele aspettando di assaporare il pasto. Inizio a passargli i bruchi uno ad uno, ben attenta a non toccare i suoi artigli velenosi. Aragog li afferra con ferocia, portandoli alla bocca e facendoli a pezzi in quattro e quattr’otto. Così da vicino mi accorgo che dalle tenaglie intorno alla bocca inizia a gocciare una sostanza ambrata: il veleno.
Senza farmi notare da Hagrid, estraggo dal mantello una fialetta di vetro, che sporgo sotto le affilatissime tenaglie di Aragog, mentre lui continua a divorare la cena. Riesco a riempirla quasi del tutto prima di nasconderla nuovamente in tasca: è fatta.
 
Malfoy mi deve un enorme favore.
 
 
15 Marzo 1997:
 
Dopo aver imparato a preparare un perfetto Elisir Tracciaveleni, oggi Piton mi ha mostrato la ricetta per un Veleno Intracciabile. In pratica, se preparato alla perfezione, la sua presenza non può essere rivelata in alcun modo. Mi chiedo se ci sia un criterio nella scelta delle pozioni da insegnarmi.
 
Come al solito devo concentrami al massimo: non solo voglio riuscire a dimostrare a Piton che non esiste pozione che io non sia in grado di preparare, ma nel farlo devo assicurarmi che lui non tenti di frugarmi nella mente. Dopo il suo tentativo di Legimanzia la sera della festa di Natale sono sempre in guardia: non oso immaginare cosa accadrebbe se sapesse di tutto il tempo che trascorro con la Granger, o se capisse che sto nutrendo dei dubbi sulla condizione di mia madre e su di lui.
 
È assurdo: fino a pochi mesi fa credevo che i Mangiamorte fossero le uniche persone di cui potermi davvero fidare, che fossero quasi una famiglia. Piton più di tutti sembrava avere un rapporto molto solido con mamma. Mi chiedo se davvero lei gli abbia fatto promettere di tenermi d’occhio.
Ora invece la mia unica alleata è la Granger. Tra tutte le persone di questa scuola, l’unica di cui posso fidarmi è quella che dovrebbe odiarmi di più. Non riesco a spiegare come siamo arrivati a questo punto: è iniziato tutto come una distrazione e adesso… non saprei dire cosa sia adesso.
 
Ma ora non devo pensare alla Granger, devo solo riuscire a sgraffignare gli ingredienti di cui ho bisogno senza farmi notare da Piton.
 
Oggi dev’essere il mio giorno fortunato, perché tra le componenti dell’Elisir Tracciaveleni c’è anche l’olio di Symphytum, di cui posso facilmente intascarmi una fiala.
Per gli altri ingredienti non sarà altrettanto facile, perché sono certo che Piton sia estremamente scrupoloso nella catalogazione delle sue scorte: temo che si accorgerà se faccio sparire qualcosa sotto il suo naso. Mi serve un espediente.
 
Guardo il mio paiolo gorgogliare: emana un odore pungente che mi dà alla testa, ma credo sia un buon segno. La ricetta dice di aggiungere delle foglie fresche di malva, ma una nota a margine scritta a mano suggerisce di usare delle foglie essiccate.
 
«Professore, le foglie di malva devono essere fresche o essiccate?» Chiedo.
 
Piton alza un sopracciglio. «Tu che dici?» Poi torna a farsi gli affari suoi.
 
Essiccate, senza dubbio essiccate. Riporto le foglie fresche nella dispensa e mi accorgo del secondo colpo di fortuna della giornata: le foglie di malva essiccate si trovano sullo stesso ripiano delle spore di Deadlyius, mentre le crine di Abraxan sono solo un ripiano sotto.
 
Mi viene in mente un’idea.
Pregando Merlino di non finire linciato da Piton, mi aggrappo con tutte le mie forze allo scaffale fino a farlo staccare e cadere rovinosamente sul ripiano inferiore, facendo rotolare per terra tutti gli ingredienti accuratamente classificati e ordinati. Tutte le fiale vanno in frantumi, liberando il loro contenuto sul pavimento, le polveri si alzano in aria, tingendola di tutti i colori, mentre lo scaffale finisce dritto sul mio piede, facendomi imprecare.
 
Con le lacrime agli occhi riesco ad infilarmi in tasca le spore di Deadlyius e le crine di Abraxan un attimo prima che Piton si affacci sulla dispensa, furibondo.
 
«Severus mi dispiace, davvero. Stavo rimettendo a posto le foglie di malva e…»
 
«Ti ho detto che per te sono il Professor Piton!» Mi urla con gli occhi iniettati di sangue.
 
«Si… Professore mi dispiace, io…»
 
«Non mi interessano le tue scuse. La lezione è finita. Vedi di mettere in ordine questo casino». E se ne va sbattendo la porta.
 
È fatta.
 
 
16 Marzo 1997:
 
Oggi si disputerà la partita Grifondoro-Tassorosso, la mia occasione per preparare la pozione con Malfoy senza rischiare di essere scoperta da Harry. Per non destare sospetti accompagno Harry, Ron e Ginny al campo e rientro al castello solo dopo avergli augurato buona fortuna. Non dovrebbero accorgersi della mia assenza, la tribuna sarà piena di gente. L’unica persona che avrebbe potuto desiderare di guardare la partita insieme a me è Luna, che però è stata nominata cronista da Vitious.
 
Come stabilito, io e Malfoy ci incontriamo davanti la serra di Erbologia.
 
«Non sarà rischioso stare qui alla luce del giorno?» Mi chiede il Serpeverde. «Qualcuno potrebbe vederci».
 
«Rilassati, sono tutti alla partita. Non ci vedrà nessuno». Rispondo io sbrigativa. «E poi mi serve che tu faccia da palo mentre io entro a raccogliere le radici di Belladonna».
 
«A cosa ti serve un palo se sono tutti alla partita?» Chiede seccato. «E poi perché devo essere sempre io di vedetta? Perché non resti tu qua fuori?»
 
«Va bene entra tu allora». Replico io sbuffando e aprendo la porta della serra con un Alohomora.
 
Malfoy entra trionfante, salvo poi riaffacciarsi un paio di minuti dopo con aria imbarazzata. «A dire il vero, non so come sia fatta la Belladonna».
 
«E menomale che ti vanti di essere un pozionista esperto». Lo sbeffeggio io entrando insieme a lui e chiudendomi la porta alle spalle.
 
Il vivaio è illuminato dalla luce del giorno, che attraversa il soffitto di vetro rischiarando l’intero ambiente. Ammetto di non aver mai amato molto Erbologia, come tutte le altre materie eccessivamente manuali, ciononostante ho sempre amato la serra: l’odore delle piante potate mi riempie di serenità.
 
«La Belladonna è una pianta di montagna, cresce in ambienti freschi ed ombrosi, quindi dovrebbe trovarsi in fondo alla serra, dove la Professoressa Sprite mantiene la temperatura intorno ai quaranta gradi Fahrenheit». Dico a Malfoy.
 
Come previsto, troviamo cinque vasi di Belladonna.
 
«Forse sarebbe meglio tagliare solo le radici». Suggerisce il Serpeverde. «Se portassimo via l’intera pianta darebbe nell’occhio».
 
Annuisco, così lui si arrotola le maniche della camicia fino ai gomiti e inizia a scavare direttamente con le mani intorno all’arbusto. Di solito Malfoy è sempre così elegante e snob che mi fa strano vederlo in vesti così… informale, immerso nel terriccio fino ai gomiti. Ma ormai non dovrei sorprendermi più di nulla, fino a poco tempo fa non avrei nemmeno pensato di trovare Malfoy simpatico, o addirittura piacevole. Invece eccoci qui.
 
«Taglia». Malfoy ha estratto dal vaso una radice ed io con un Diffindo ne recido buona parte. «Perfetto. Ora non ci resta che preparare la pozione».
 
Usciamo dalla serra e ci avviamo verso la Stanza delle Necessità. La scuola è deserta, ma noi cerchiamo comunque di sfruttare al massimo tutti i passaggi segreti di nostra conoscenza per evitare di essere visti.
 
«Senti Granger». Esordisce Malfoy una volta entrati nella Stanza. «Non è che per caso gli elfi di Potter ci stanno ancora spiando?»
 
«Puoi stare tranquillo, ho parlato con Harry, non dovremo più preoccuparcene».
 
Lui sembra rifletterci su. «Ma si può sapere perché mi ha messo alle calcagna quei due?»
 
Non posso dirgli che Harry e Ron sospettano che lui sia un Mangiamorte, non sarebbe davvero il caso di iniziare questa conversazione proprio adesso. «E tu che motivo hai di prendertela sempre con Harry? È così e basta». Taglio corto io. Lui scrolla le spalle con poca convinzione.
 
La pozione Confero Scriptum non è poi molto complicata da eseguire, richiede solo molto tempo e pazienza. Malfoy prende in mano la ricetta e la legge con attenzione, poi dispone con ordine gli ingredienti sul tavolo e accende il fuoco sotto al paiolo.
 
«Direi che possiamo procedere in questo modo» Dice con convinzione. «Io mi occupo della Belladonna, mentre tu inizi a sciogliere le spore di Deadlyius nel veleno di Acromantula».
 
Non trovando niente da obiettare mi metto al lavoro. Mentre prelevo col contagocce il veleno dalla fiala, non posso fare a meno di osservare Malfoy: i suoi movimenti sono veloci e precisi, lavora al massimo della concentrazione e con professionalità. In fondo credo che sia davvero un ottimo pozionista. Anche se…
 
«Guarda che la ricetta dice di affettare la radice, non di pelarla». Gli faccio notare io.
 
«Così è meglio, fidati». Mi dice lui senza distogliere gli occhi dal suo lavoro.
 
«Come fa ad essere meglio? Le istruzioni parlano chiaro…»
 
Lui però mi interrompe. «Granger, non puoi sempre seguire le istruzioni alla lettera, non stiamo mica ad Artimanzia, con le pozioni a volte ci vuole intuito».
 
Torno in silenzio, senza però smettere di osservarlo. Forse ha ragione lui, dopotutto. In fondo, per quanto mi costi ammetterlo, anche le indicazioni del Principe sono sempre corrette. Adesso che ci penso, qualcosa nel modo di lavorare di Malfoy mi ricorda tanto Harry quando…
 
«Malfoy, per caso sai niente di un certo Principe Mezzosangue?» Gli chiedo a bruciapelo.
 
«Non ho mai conosciuto alcun principe e l’unica Mezzosangue che frequento sei tu». Commenta lui spostando il suo sguardo su di me. «Che c’è? Hai paura della concorrenza?» Mi chiede con un ghigno.
 
«Per quanto io sia onorata di essere l’unica Mezzosangue della tua vita, Malfoy, non era questo il punto. Volevo solo sapere se ne avessi mai sentito parlare».
 
«No, mai sentito».
 
Dopo più di un’ora, trascorsa in silenzio a concentrarci sulla preparazione della pozione, copriamo il calderone con un coperchio. Dovremo aspettare circa mezz’ora prima di poter completare il processo.
 
«Hai portato qualche lettera da confrontare?» Chiedo al Serpeverde.
 
«Sì…» Dice lui estraendo alcune pergamene dalla tasca. «Ne ho una scritta senza dubbio da mia madre e altre due…» Si ferma un attimo per guardarmi con attenzione. «Ma preferirei non dirti a chi appartengono».
 
«Va bene». Francamente non mi aspettavo nulla di diverso. Ormai è chiaro che Malfoy sospetti dei Mangiamorte, non mi sorprendo che non voglia parlarne con me.
 
Lui però continua ad osservarmi, senza distogliere i suoi occhi grigi da me. Ogni volta che guardo quegli occhi mi sembra di cogliere una sfumatura in più al loro interno e non riesco a non restarne ipnotizzata.
 
«Granger…» Anche stavolta è lui ad interrompere il contatto visivo, abbassando lo sguardo sulle lettere che tiene in mano. «…Perché mi stai aiutando?»
 
Lo ha quasi sussurrato, come se temesse di sapere la risposta, come se da un momento all’altro io potessi accorgermi di non volerlo affatto aiutare e me ne potessi andare lasciandolo solo. In fondo è vero che da quando questo assurdo e impensabile rapporto è iniziato, io e lui non abbiamo mai davvero parlato del perché sia iniziato. Ci siamo limitati ad accettarlo come un dato di fatto e a farci meno domande possibili.
 
Però Malfoy si è esposto molto parlandomi della sua situazione familiare e credo abbia bisogno che anche io mi esponga con lui.
 
Mi prendo qualche momento prima di rispondere. La verità è che io stessa non so realmente perché lo stia aiutando. Mi sono detta che era la cosa giusta da fare, ma in cuor mio sapevo che era una bugia, che la vera ragione era un’altra.
 
«Perché credo che io e te siamo simili».
 
Sicuramente non si aspettava questa risposta. «Simili? In che senso?»
 
«Siamo entrambi soli».
 
Non l’avevo realmente realizzato fino a questo momento, ma è questa la verità. Lo so dall’inizio di quest’anno. Anzi da prima, da quando quel giorno a Diagon Alley l’ho visto nascondersi dagli occhi di tutti sotto il suo mantello e allontanarsi a testa basta per rifugiarsi in un vicolo deserto. Nessuno si sarebbe accorto di lui, nessuno l’avrebbe mai notato, solo io. E questo perché anche io, come lui, ero sola.
 
«Tu non sei sola». Commenta lui. «Hai Potter e Weasley e tutta la combriccola dei Grifondoro».
 
«Sì, è vero, Harry e Ron sono miei amici però… con loro non è più lo stesso. Io non sono più la stessa. E non credo che loro apprezzino quello che sono diventata. Per questo fingo di essere la solita Hermione di sempre: riflessiva, attenta, razionale. Tu invece mi hai permesso di essere me stessa e insieme a te mi sono divertita come non facevo da molto, molto tempo. Non avresti potuto farmi regalo più grande. Per questo ti aiuto».
 
Temo di essere andata troppo oltre. Forse si aspettava una risposta più concreta. Non sapevo nemmeno di pensarle certe cose, sono uscite d’istinto. Si sarà spaventato?
 
Ma lui non sembra affatto spaventato. «Capisco». È tutto ciò che dice, ma so che è la verità: lui davvero mi capisce.
 
A questo punto sento di volergli fare anche io una domanda. «Tu invece perché mi hai aiutata? Perché hai accettato di dividere quella bottiglia con me e di portarmi in volo sulla scopa?»
 
«Mi sentivo in debito con te».
 
«In debito? Per cosa?»
 
Questa volta anche lui si prende qualche secondo per rispondere. «Ricordi quando ti ho chiesto cosa avessi provato il giorno in cui ad Hogsmeade la folla ti ha travolta?» Annuisco. «Mi hai detto di aver fatto tutto quello che potevi per metterti in salvo, per proteggerti…» Fa una pausa, forse non sapendo esattamente come continuare. «Immagino che tu sappia dei manifestanti che mi hanno aggredito, la settimana dopo l’attentato». Annuisco di nuovo. «Ecco io in quell’occasione non ho fatto nulla per difendermi. Ero steso a terra, circondato da maghi e streghe che si accalcavano per potermi colpire, insultare, ferire, ed io non ho fatto niente per impedirlo. Continuavo a guardare le rovine bruciate del negozio Scrivenshaft e sentivo di meritare quel dolore». Gli occhi di Malfoy si riempiono di un’infinita tristezza, mentre continua a parlare tenendo la testa china verso il basso. «Sai, io conoscevo il figlio del proprietario. Era un ragazzo davvero in gamba. Se penso a quello che ha provato gli ultimi istanti della sua vita, circondato da quelle fiamme, mi sento bruciare dentro anche io. E se penso di aver augurato a te di morire per mano dei Mangiamorte, mi sento morire anche io».
 
Sono senza fiato. Non credevo che Malfoy potesse provare certi sentimenti. Non credevo che avrebbe mai messo in discussione i suoi principi da Purosangue. Invece così è stato. Il motivo per cui mi è stato così vicino, per cui ha assecondato ogni mia follia, dai duelli al volo, è perché voleva rendermi felice.
Vorrei dirgli qualcosa, vorrei ringraziarlo, vorrei che sapesse quanto sia importante ciò che ha fatto per me, ma le parole mi muoiono in gola. Così mi limito ad afferrargli la mano.
Lui in un primo momento si irrigidisce e mi guarda senza capire. Poi i nostri sguardi si incrociano. I suoi occhi hanno assunto una nuova sfumatura, calda e rassicurante, e la sua mano si stringe leggermente intorno alla mia.
 
«Grazie». Gli dico quasi in un sussurro.
 
Sento la presa intorno alla mia mano farsi più salda ed un brivido mi corre lungo la schiena. Vorrei avvicinarmi. Potrei avvicinarmi. Sto per avvicinarmi. Un odore acre però riempie l’intera stanza, facendoci tornare alla realtà.
 
«Credo sia pronta». Dice Malfoy lasciandomi la mano.
 
Ci avviciniamo al calderone e solleviamo il coperchio. La pozione ha assunto un colore rosso amaranto, proprio come descritto nella ricetta.
 
Malfoy tira fuori la lettera incriminata. «Servono almeno cinque centimetri di pergamena perché funzioni. Dovresti riuscire a dividere la lettera in quattro parti: tre le useremo adesso, la quarta la terremo in caso qualcosa andasse storto». Lui annuisce e strappa in quattro la pergamena. «Bene. Ora gettane un frammento nel calderone insieme alla lettera di tua madre: se sono state scritte entrambe da lei, la pozione diventerà blu».
 
Vedo Malfoy avvicinarsi al paiolo tremante. In mano tiene i due frammenti di pergamena. Senza esitazione, li lascia cadere entrambi nella pozione. Attendiamo più di un minuto davanti al calderone, ma la pozione rimane sempre rossa. Malfoy non sbagliava: la lettera non è stata scritta da Narcissa Malfoy.
 
Il Serpeverde sospira. «In fondo speravo davvero di avere torto». Poverino, mi dispiace tanto. A questo punto prende in mano il secondo frammento. «Bene, non ci resta che provare con le altre due lettere».
 

 

 
Note dell’autore:
 
Ciao a tutti Potterheads!
Come state? Io per motivi di lavoro non sono riuscita a pubblicare ieri il capitolo, ma ho fatto il prima possibile! Stavo pensando di spostare definitivamente il giorno di pubblicazione da domenica a lunedì, voi che ne pensate? Vi fa differenza?
 
Informazioni di servizio a parte, parliamo del capitolo! Onestamente sono molto emozionata… il rapporto tra Hermione e Draco ha subito un’altra svolta. Da due persone che si odiavano hanno iniziato a tollerarsi, poi a starsi simpatiche, poi a fidarsi sempre di più l’uno dell’altra, abbattendo molti dei muri che li dividevano. Per quanto tra loro ci fosse già intesa e complicità, finora non c’era ancora un vero e proprio legame, non a livello più profondo per lo meno.
Adesso entrambi si sono aperti e hanno scoperto molto l’uno dell’altra e su loro stessi.
 
Ragazzi spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto perché io ho adorato scriverlo: sia il confronto con Dobby e Kreacher, sia la ricerca degli ingredienti e soprattutto il finale.
 
Fatemi sapere che ne pensate e se vi va bene il cambio di data di pubblicazione!
 
Io, nel frattempo, ringrazio di cuore chi ha aggiunto la mia storia tra le preferite/seguire/ricordate e chi ha lasciato una recensione, soprattutto i miei recensori più fedeli Bea, Amalia e Simo ed il mio sostenitore numero 1 Riccardo.
Scusate tutta questa smielatezza, ma a volte ci sono periodi in cui mi sento sopraffatta dai troppi impegni e il vostro sostegno mi dà la carica per continuare a scrivere!
 
Al prossimo capitolo,
Flami151
  
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