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Autore: LadyHeather83    11/05/2021    3 recensioni
Adrien e Marinette si sono sposati. Hanno una bella casa, un lavoro entrambi alla Maison Agreste e tre figli: Louis, Emma e Hugo, e anche il tanto agognato criceto.
Un equilibrio stabile, che verrà sconvolto dal ritorno di un nemico che credevano sconfitto.
Terza parte della serie ENSEMBLE CONTRE LE MONDE . Long precedenti BEST FRIENDS e LE ALI DELLA FARFALLA.
Genere: Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Lila, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Papillon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ensemble contre le monde'
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Il ritorno di Papillon

*

Capitolo 15

*

Lila Rossi rientrò nel suo appartamento.

Levò gli enormi occhiali da sole e li appoggiò nella mensola di legno sbilenca posta al lato della porta, quando vi appoggiò anche le chiavi questa cadde rovinosamente a terra.

“Maledizione” Imprecò lasciando tutto dov’era, inutile sistemare, tanto tra qualche giorno avrebbe dato al padrone di casa il ben servito.

Si assicurò solo che quei costosissimi occhiali non si fossero rotti, ci soffiò sopra le lente solo per togliere la polvere e con la manica della maglietta lucidò il marchio Agreste.

Tolse con un gesto i tacchi rossi e li sistemò con estremo ordine sulla scarpiera, s’infilò poi le pantofole per coccolare i piedi che urlavano pietà dopo quella lunga mattina a passeggiare su e giù.

La rossa accarezzò con un gesto la spilla che teneva dentro la borsetta e la indossò.

“Mia signora” La salutò Nooro con riverenza.

“Eccolo, il mio migliore amico” Gli accarezzò la testolina.

“Abbiamo del lavoro da fare”

Nooro deglutì rumorosamente, non conosceva le sue intenzioni e il perché lo stava facendo, lei non era come il suo precedente padrone Gabriel, lei era cattiva e meschina, tutto quello che fa, lo fa solo per compiacere sé stessa e rovinare la vita alle altre persone.

“Posso chiederle a cosa le servo io?”

“Devo vendicarmi!” Esclamò con sguardo sadico senza tanti giri di parole. “E tu mi aiuterai a raggiungere il mio scopo.”

“Ma padrona i miraculous non andrebbero usati per i propri scopi, ma solo per servire un bene superiore” Cercò di spiegare in tono calmo e pacato facendola ragionare come meglio poteva.

“Smettila! Ho già sentito abbastanza stronzate per oggi.” Lila batté i pugni sul tavolino di legno facendolo sobbalzare e spalancare gli occhi dal terrore.

Si, Lila Rossi lo spaventava a morte.

“Tu mi aiuterai a mettere in atto la mia vendetta finale.” Gli puntò il dito contro facendolo sbattere la sua unghia affilata laccata di rosso contro il suo tenero pancino viola “…Gabriel marcirà in prigione e ora mi manca solo avere Adrien al mio fianco”

“Adrien ama Marinette, non si metterà mai con una come te.”

“Zitto!” Si avvicinò a lui puntando il suo sguardo avvelenato, era ben consapevole che il rampollo di casa Agreste non avrebbe mai lasciato la moglie, a meno che non fosse costretto per salvare i suoi figli. “Ho un piano in mente, e tu mi aiuterai a realizzarlo”.

Nooro non poteva scappare, ora era lei la sua portatrice e avrebbe dovuto obbedire al suo volere qualsiasi esso fosse.

“Come desidera…padrona” Abbassò la testa in segno di resa, inutile anche provarla a fare ragionare.

“Bene, così mi piaci piccoletto” Gli batté la testolina un paio di volte, poi volse lo sguardo a terra dove c’era una rivista di moda e sulla copertina il volto di Adrien.

Bello ed invitante.

Lila mancò un battito e sentì un calore attraversarle tutto il corpo, strinse quell’ammasso di carta al petto ripetendosi nella mente che un giorno sarà al suo fianco e che Marinette Dupain-Cheng sarà solo un ricordo sfocato.

Prese quel giornale e si diresse in camera da letto dopo essersi spogliata ed indossato una camicia bianca prettamente maschile, un souvenir che aveva preso dall’armadio di casa Agreste ed appartenente ad Adrien con ancora il suo profumo addosso.

Si sdraiò sul materasso dopo aver richiamato Nooro dentro la spilla, non era il caso che quell’innocente insetto fosse testimone di cose che non avrebbe potuto capire e sicuramente avrebbe approfittato della situazione per scappare ed avvertire qualcuno.

Ma chi? Anche se fosse ritornato dal suo precedente portatore, questi non si sarebbe potuto trasformare perché il miraculous l’aveva lei, e per quello che ne sapeva Lady Bug e Chat Noir era una vita che non si facevano vedere, con alta probabilità avevano anche lasciato Parigi.

Però meglio esserne sicuri e non farsi scappare l’unica possibilità di vittoria certa e facile.

Sentiva l’eccitazione crescere sempre più in lei, ed il tutto solo guardando quegli splendidi occhi verdi, non immaginava cosa avrebbe provato se la mano che la stava accarezzando in quel momento fosse di Adrien.

Anzi un po' lo sapeva…peccato essere stati interrotti.

Con la mano libera, Lila si apprestò a coccolare il suo corpo soffermandosi prima sui seni torturandoli un po', poi scese sempre più in basso, alzò il lembo della camicia ed infilò la mano dentro le mutandine.

Chiuse gli occhi e ad ogni scossa di piacere soffiò il nome di Adrien.

*

Adrien e Marinette si erano diretti alla prigione di stato dov’era detenuto il noto stilista Gabriel Agreste.

Nessuno dei due durante tutto il tragitto aveva avuto il coraggio di proferire parola.

Marinette era assorta nei suoi pensieri e Adrien preferì non disturbarla, sicuramente stava pensando ad un piano per scagionare il suocero, ma con quella sfilza di accuse, e in particolare una, ovvero essere il Papillon che aveva terrorizzato Parigi, le sembrava difficile potergli far mettere anche solo il naso fuori da lì.

Avevano appena parlato con la schiera di avvocati che difendevano lo stilista, ma il tutto si era rivelato inutile, non c’era nessun cavillo burocratico a cui avrebbero potuto far appello per colpa di quel video assolutamente autentico.

Era stato controllato più e più volte.

“Siamo arrivati” Aveva annunciato Adrien alla moglie distogliendola dai suoi pensieri, che prontamente aveva preso i documenti di identità a posti al piantone della cabina all’ingresso della prigione, e una volta controllati e schedati, aveva assegnato loro un paio di pass da visitatori ed alzato la sbarra.

Parcheggiarono la berlina nera nel garage sotterraneo vicino ad una fonte di luce.

Scesero dalla macchina ed indossarono i badge.

Il rumore dei suoi tacchi e il tintinnio dell’acqua che gocciolava dall’angolo del soffitto, erano gli unici rumori, oltre al doppio bip che avvertì Adrien della chiusura dell’auto.

Adrien teneva la testa abbassata e lo sguardo puntato sul pavimento, infilò le mani dentro le tasche anteriori dei jeans e sospirò.

“Lo tireremo fuori di lì” Soffiò lei alzandogli il volto con una mano.

“Non so se sarà possibile” Scosse la testa.

“Te lo prometto, Adrien. Non permetterò che tuo padre resti in prigione”

Adrien e Marinette si fermarono vicino una colonna grigia per scambiare due parole, per sfogarsi prima di incontrare Gabriel ed essere il più sereni possibile, non dovevano far trasparire nessuna forma di preoccupazione altrimenti avrebbero rischiato che lo stilista potesse deprimersi ancora di più.

“Forse è dove deve stare per il male che ha fatto”

“No!” Esclamò lei posandogli le mani sulle braccia “…lo abbiamo perdonato tanto tempo fa, e credimi Adrien, è tuo padre che non si è mai perdonato per quello che ti ha fatto passare.”

*

La nascita di un bambino è sempre un evento che dà gioia.

E ancora Adrien ricorda i volti di suo padre, di Nathalie e dei suoi suoceri quando era uscito da quell’enorme porta a scomparsa del reparto maternità con il piccolo Hugo tra le braccia.

“E’ un maschio” Aveva annunciato porgendo il piccolo in modo che potessero vederlo.

Erano le due e un quarto della mattina e nella sala d’attesa dell’ospedale c’erano solo loro.

Stanchi, ma sollevati.

Marinette era rimasta in travaglio quasi venti quattro ore, e di conseguenza i nonni e i fratelli avevano atteso l’arrivo del più piccolo in quella stanza, alternandosi per accudire gli altri due nipoti, inutile dirgli che sarebbero stati chiamati appena il piccolo fosse venuto al mondo.

“Come sta marinette?” Aveva chiesto apprensiva Sabine.

Adrien le sorrise “Sta bene, stanca, ma sta bene”.

*

Il giorno seguente, Gabriel si era presentato in ospedale in tarda mattinata con un mazzo di rose.

“Sta riposando!” Gli aveva comunicato l’infermiera a cui aveva chiesto se poteva entrare nella stanza.

“Le faccia trovare nella sua stanza” Le disse porgendole il mazzo di fiori, ma non fece a tempo perché venne richiamato dalla voce di Marinette.

“Sono sveglia, entra pure”.

Lo stilista fece come ordinatogli dalla nuora allettata.

Aveva un aspetto magnifico nonostante quello che aveva appena passato, e sicuramente durante la notte non aveva avuto il privilegio di un sonno rigenerante.

Marinette scostò le coperte e fece per alzarsi e Gabriel l’aiutò.

“Non dovresti sforzarti, hai appena partorito”

“Sei peggio di tuo figlio, lo sai?” Gli sorrise protestando come una bambina.

“A proposito, dove sono?” Chiese guardandosi attorno.

“Adrien l’ho spedito a casa, aveva bisogno di riposare e farsi una doccia. Hugo lo stanno visitando e lavando, credo che arriverà tra…” Non fece tempo a terminare la frase che l’infermiera entrò nella stanza con la culla di vetro e il piccolo che piangeva perché voleva la sua mamma “…come non detto”.

“Tutto apposto signora, ha messo al mondo un bambino forte e sano.”

“Certo, è di mio nipote che sta parlando.” Intervenne fiero Gabriel congedando il sanitario.

Marinette sorrise sotto i baffi prendendo il piccolo in braccio che smise di piangere appena sentì il suo tocco amorevole.

“Complimenti Marinette, è un bambino bellissimo.”

“Assomiglia ad Adrien, non trovi?”

Gabriel lo squadrò tutto “Direi ad entrambi”. Si sistemò gli occhiali sul naso e poi sospirò.

“Tutto bene?” Gli aveva domandato notando il suo sguardo triste.

Lo stilista si avvicinò alla finestra con le mani incrociate dietro la schiena.

“A volte mi chiedo se è giusto che sia felice”.

“Certo, perché non dovresti esserlo?” Chiese con naturalezza e come se quella domanda fosse fuori luogo, ma Marinette sapeva già dove voleva andare a parare.

Non era raro che il suocero le confidasse le sue insicurezze al lavoro.

Insicurezza che riguardavano la sfera privata.

“Per il male che ho causato a Parigi. Dovrei essere a marcire in galera e non qui a godermi questi momenti di gioia e felicità”

“Non dovresti più pensare al passato, ma goderti il presente. Ti abbiamo perdonato e avevamo promesso che non ne avremo più parlato. Anzi, devo dirti una cosa…”

Gabriel si era voltato verso di lei.

“…io e Adrien abbiamo deciso di rinunciare ai nostri miraculous”.

Una rivelazione che lo aveva spiazzato così tanto da fargli strabuzzare gli occhi.

“Ma…ma rinuncerai anche ad essere guardiana…sai che cosa comporterebbe questo”.

Marinette scosse la testa “Rimarrò guardiana della miracle box, ma non useremo più Tikki e Plagg, credo che a questo punto e con l’arrivo di Hugo non avremo più tempo per correre sui tetti di Parigi”.

“Ti darò anche la spilla della farfalla. Ogni volta che la guardo sto male al sol pensiero a cosa involontariamente avrei potuto farvi. E se fossi uscito pazzo per la storia di Emilie non so…non so…”

La nuora gli mise una mano sopra la sua “Va tutto bene, Gabriel. Non devi più tormentarti. E la spilla la puoi tenere, ti nomino guardiano ufficiale del Miraculos della farfalla.”

“Ti ringrazio Marinette, Adrien è fortunato ad averti nella sua vita, non potevo chiedere compagna migliore per lui.”

“Non dire così che mi fai piangere” Singhiozzò.

“E’ la pura verità.”

“E comunque quelli fortunati siamo noi ad avere una persona come te su cui poter contare.”

“Grazie” Incurvò un labbro “…spero un giorno di riuscire a dimenticare tutto.”

“Vuoi intanto tenere in braccio tuo nipote?” Gli chiese porgendole il bambino.

*

continua

  
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