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Autore: DanilaCobain    11/05/2021    0 recensioni
Olivia Stonebridge è una ragazza felice e spensierata. Non immagina che la notte possa nascondere simili pericoli e ignora che la sua famiglia discenda da un'antica stirpe di cacciatori di vampiri. Fa parte della sua eredità ma, secondo la tradizione, tutto dovrà esserle svelato al compimento del suo diciottesimo compleanno.
Un gruppo di vampiri assetati di vendetta sta per arrivare in città e niente più andrà secondo i piani. Vampiri potenti e passioni brucianti trascineranno Olivia in una nuova vita a cui dovrà presto abituarsi.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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12. Roccadipietra



Diverse ore dopo, litri di lacrime, Olivia chiuse la valigia e spense le luci della stanza. Aveva gli occhi gonfi e pensanti, un mal di testa che continuava ad aumentare di minuto in minuto. Non aveva senso continuare a lamentarsi, la decisione era stata presa e lei avrebbe fatto il suo dovere.
Non erano state le brutali parole del padre su quello che le avrebbero fatto i vampiri a farle cambiare idea, quanto piuttosto aver appreso che il suo adorato fratello non era più umano.
Un dolore indescrivibile le era partito dal cuore per poi estendersi in tutti i filamenti del corpo fino ad arrivare all’anima. In un attimo aveva compreso il comportamento della madre, peggiorato proprio negli ultimi sette anni e l’atteggiamento protettivo che stava avendo il padre in quel momento, quando prima l’aveva sempre trattata come la sua principessa e aveva assecondato tutti i suoi capricci.
Aveva accettato senza più riserve il suo destino, la sua eredità.
Craig e Scarlett la stavano aspettando fuori mentre lei era in piedi vicino alla porta con le mani in tasca.
«Papà, scusami per prima.»
Lui le accarezzò i capelli e la spalla. «Sono io che devo chiederti scusa per essere stato così duro, ma era importante che tu capissi.» Olivia annuì. «Mi dispiace che tu l’abbia dovuto scoprire in questo modo»
«Non penso che la grotta e la gabbia sarebbero stati meno traumatici.»
Gerard piegò gli angoli della bocca in un sorriso. «Scarlett te lo ha raccontato.»
«Sì. Non deve essere stato facile per lei.»
«Non lo è per nessuno all’inizio, ma poi ci si abitua. Sei fortunata ad avere una sorella che ci è già passata e saprà come aiutarti. Quando tornerai ti racconterò la mia prima gabbia.»
«Prima?» chiese Olivia incuriosita.
Gerard le fece l’occhiolino. «Le gabbie sono due. Una all’inizio e una alla fine dell’addestramento. Quando sarai pronta per la caccia.» La strinse in un abbraccio. «Adesso vai e salutami nonna Ester.»
Olivia strinse il padre, ricacciando indietro nuove lacrime che credeva ormai consumate. Rivolse le spalle alla sua vecchia casa e iniziò a percorrere i primi passi della sua nuova vita.
 
***
 
Nonna Ester era una energica signora singolare. Nonostante i suoi quasi ottant’anni portava ancora i capelli colorati e lunghi, stretti in una treccia spessa che si snodava sulla schiena come un serpente nero pece. Parlava veloce e in Italiano, e sebbene Olivia conoscesse la lingua, non capì una parola di quello che le disse quando la incontrarono in aeroporto. Indossava un paio di fuseaux e una lunga blusa larga a maniche lunghe, occhiali da sole e un sorriso caldo e gentile. Non vedevano la loro nonna da moltissimi anni, da quando aveva deciso di partire e restare nella sua terra d’origine. E questa portava il nome di Roccadipietra un paesino nel cuore dell’Italia centrale.
Il viaggio dall’aeroporto a Roccadipietra durò diverse ore, durante le quali Olivia ancora sonnecchiante e stordita guardava fuori dal finestrino l’avvicendarsi dei paesi, case, distese di erba verde brillante disseminate di fiori di campo dai colori forti. Campi di papaveri, promontori aspri che nascondevano nelle insenature delle rocce ciuffi di ginestre, e un sole caldo, già molto caldo rispetto al clima più rigido di Tiern.
Scarlett e nonna Ester sembravano avere molte cose da dirsi e sua sorella sembrava comprendere molto meglio di lei l’italiano poiché discorrevano in maniera abbastanza fluida. Gettò uno sguardo a Craig, seduto nel lato opposto al suo e si rese conto di non essere la sola a sentirsi un pesce fuor d’acqua. Le spalle rigide, lo sguardo che saettava da Scarlett alla nonna senza però capire i loro discorsi. Sembrava così ridicolo che per poco Olivia non scoppiò a ridere.
«Stanno parlando di magia» gli disse.
Sorrise a favore di Olivia. «Avrei dovuto immaginarlo. Adesso mi toccherà imparare anche l’italiano.»
«Se ti può consolare, sono riuscita a capire solo tre o quattro parole da quando siamo arrivati.»
«Perdonatemi se parlo solo in italiano» si intromise nonna Ester. «Ma sarà più facile per voi la vita a Roccadipietra se imparerete a parlarlo. È una piccola comunità, ci conosciamo tutti e amiamo trascorrere insieme il tempo. Vi abituerete presto e sono sicura che vi piacerà stare qui.»
 
Per piccola comunità, nonna Ester intendeva una comunità davvero piccola. Roccadipietra si estendeva su una parete rocciosa e le case sembravano quasi scomparire in essa, o fuoriuscirne come una sua naturale estensione. Le case erano tutte ammassate le une sulle altre e ai suoi piedi si estendeva la campagna, con stradine bianche che si snodavano tra i vari appezzamenti di terreno. C’erano i signori a lavorare con i trattori nei campi e bambini sulle biciclette.
Scesero dalla macchina e i profumi della primavera li investirono. Olivia ne fu colpita. Si sentiva come catapultata in un mondo diverso, scandito da ritmi più lenti e quasi incontaminato, come se l’aria che stava respirando fosse la più pulita che avesse mai respirato.
Con le valigie che strusciavano sul selciato di pietra, percorsero quella che doveva essere la strada principale. C’erano dei negozietti, incontrarono diverse persone che sapevano del loro arrivo, si fermavano a guardare e salutare, si complimentavano con nonna Ester per le “belle nipoti che teneva”. Le case erano strette strette tra loro e alcuni vicoli erano per il passaggio di una sola persona.
Sbucarono in una piazza, ampia e soleggiata, con due bar e la chiesa con la facciata di pietra bianca e un campanile col cupolotto verde e giallo. Poco dopo aver continuato per una stradina che si apriva a destra della chiesa, nonna Ester si fermò ed estrasse le chiavi dalla borsina di pelle nera. Le infilò nella toppa di un portone dall’aria molto antica, uno dei più belli e grandi che Olivia avesse visto in paese fino a quel momento. Sulla parete alta c’era uno stucco con un’incisione: famiglia Petrangelo.
«Questa è la nostra casa, dove ha sempre vissuto tutta la nostra famiglia, una famiglia nobile e antica.» Fece entrare gli ospiti e richiuse il portone dietro di sé, lasciando per un attimo tutti al buio. Dentro odorava di vecchio, con un alone di gelsomino.
A giudicare dall’aspetto esterno Olivia non si sarebbe mai aspettata una casa così grande e così ben rifinita. Salirono delle scale di marmo con il corrimano di mogano lucido e giunsero di fronte ad un’altra porta. La nonna l’aprì e un luminosissimo appartamento, con il pavimento di marmi chiaro e affreschi al soffitto si estese davanti ai loro occhi.
«Wow» esclamò.
«Mio dio, nonna, è bellissimo qui.»
«Piano piano vi farò vedere tutta la casa. Adesso venite che vi preparo qualcosa da mangiare. Sarete sicuramente molto affamati.»
 

«Ho una sorpresa per te, Scarlett» esordì Ester dopo aver preparato dei panini al prosciutto. «Dalla settimana prossima potrai studiare storia antica qui all’università.»
Scarlett sgranò gli occhi e guardò Craig che le riservò uno dei sorrisi più belli e carichi d’amore che Olivia avesse mai visto. Avvertì una fitta allo stomaco chiedendosi se un giorno anche lei avrebbe conosciuto qualcosa di simile. Scarlett abbracciò forte nonna Ester e la baciò.
«Nonna, grazie, è stupendo.»
«Così potrai approfondire i tuoi studi sulla magia.»
«È favoloso, io non so davvero cosa dire.»
«Ah, sciocchezze bambina mia, non potevi mica star qui senza far nulla mentre tua sorella compie il suo addestramento. Craig, so che tu dovrai seguire Olivia e ti ho preparato la stanza nei sotterranei che hanno utilizzato tutti i miei antenati. Vai pure a controllare e fammi sapere se hai bisogno di qualcosa.»
Craig annuì e uscì dalla stanza. Le ragazze lo seguirono con lo sguardo, poi nonna Ester si accostò a Scarlett.
«Oh come mi manca essere giovane e poter avere un fidanzato come lui! Scommetto che ci sa fare, eh?»
«Nonna!» rispose Olivia in imbarazzo per la piega che stava prendendo il discorso, mentre Scarlett ridacchiava.
«Olivia, imparerai presto che la vita di noi cacciatori è ancora più precaria. Viviamo cogliendo gli attimi e cercando di trarne da ognuno il maggior godimento possibile.»
«Fino a che età sei stata cacciatrice, nonna?» chiese Scarlett.
«Fino a che le forze e la lucidità me lo hanno permesso. È stata una lunga ed emozionante avventura, non avrei potuto chiedere di meglio alla vita.»
Olivia invece ne era terrorizzata. Cosa poteva esserci di emozionante nell’uccidere i mostri? Nel vivere costantemente con la paura della morte? Finì di mangiare il suo panino nel più completo silenzio, persa nei suoi cupi pensieri, facendo solo finta di ascoltare quello che si dicevano. Avrebbe voluto avere anche solo un pizzico dell’entusiasmo di sua nonna o di sua sorella. Era la sua eredità e quindi il suo dovere, niente di più. Un dovere da compiere con tutto l’impegno possibile. A soli tre giorni da quella tragica notte in cui tutto era cambiato per lei e il suo mondo era crollato come un castello di sabbia pieno zeppo di bugie, rivelandole la verità nuda e cruda, aveva accumulato abbastanza odio nei confronti dei non morti da voler cominciare al più presto il suo addestramento in modo da poterli uccidere tutti. Avevano ammazzato la sua migliore amica, avevano trasformato suo fratello in uno di loro.
Zaganos le aveva detto che non tutti i vampiri erano uguali, alcuni non facevano del male alle persone, ma lei cominciava a dubitare che fosse realmente così. “quando ci rivedremo saremo nemici”, le aveva detto prima di andare via. Aveva ragione. Lui forse era l’unico ad essere realmente diverso. Sperò in cuor suo di non rivederlo mai più. Sperò che anche suo fratello non avesse ceduto alla natura da predatore, che avesse conservato un po’ della sua umanità.
Nonna Ester portò le ragazze nelle loro camere da letto e le lasciò da sole a disfare i bagagli. Olivia sedette su un letto gigante, circondato da un baldacchino di legno senza tende. La stanza era altrettanto grande e un po’ cupa, tutta di legno scuro. Dal soffitto pendeva un lampadario elaborato e attorno ad esso c’era un rosone fatto di stucco fiorentino, strani motivi intricati che si riproponevano anche agli angoli delle pareti. In un altro momento tutta quella antichità le sarebbe piaciuta, ma in quel preciso istante la trovò soffocante.
Qualcuno bussò alla sua porta e si rese conto che era ormai sera. Dalle finestre posizionate una affianco all’altra sul lato di fronte al suo letto, alte e strette, la luce del crepuscolo tingeva tutto di un colore bluette, costringendo gli occhi ad abituarsi all’oscurità della notte che si avvicinava.
Scarlett entrò. Si era cambiata, indossava dei jeans e un top carino, non del suo solito colore nero, ma rosso come i suoi capelli che scendevano sulle spalle e sembravano fondersi con esso.
«Io e Craig stiamo andando a fare un giro per il paese. Vieni con noi?»
Ollie scosse la testa. Gli occhi di Scarlett erano illuminati da una gioia e un entusiasmo che non aveva più visto da molto tempo. Le labbra disegnarono un debole sorriso. «Andate voi due, io sono stanca.»
In parte era vero, ma voleva starsene da sola. La sorella andò via richiudendo la porta, lasciando fuori dalla stanza tutto il nuovo e dentro ancora un pizzico di dolore a cui Olivia si teneva stretta. Tolse in fretta i vestiti, lasciandoli sparpagliati sul pavimento e si mise a letto.
   
 
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