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Autore: Whatliesintheend    11/05/2021    0 recensioni
[...] Draco si fermò ad un certo punto.
S'inchiodò, per meglio dire, con lo sguardo perso all'interno di uno di quegli scompartimenti, quello dove Harry Potter e i suoi amichetti stavano ridendo, facendo incantesimi stupidi e condividendo dolciumi di ogni genere. Potter pareva pervaso da un'allegria irrefrenabile e travolgente, che dimostrava chiaramente quanto avesse sofferto la lontananza dal Mondo Magico per tutta l'estate.
Sul viso pallido e controllato di Draco si dipinse una smorfia nervosa.
Lo infastidiva così tanto fare caso a come quel Grifondoro se la spassasse del tutto ignaro della sua esistenza.
Fu per questo motivo che strinse i pugni e si ritrovò catapultato all'interno dello scompartimento esattamente come finiva per fare ogni anno. Non poteva farci niente: era più forte di lui... ed era forse un po' il suo modo di salutarlo che mascherava bene o male il suo devastante bisogno delle attenzioni di Harry Potter. [...]
(Dal Capitolo 1)
Insomma una fanfiction Drarry come tante altre, profondamente sentita, ma scritta senza pretese di dignità letteraria.
Buona lettura, Ary
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Il trio protagonista, Theodore Nott | Coppie: Blaise/Theodore, Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo, Più contesti
Capitoli:
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"Ah, San Potter e il suo tempismo leggendario"

Ironizzò Blaise, per nulla scosso dal fatto che, preso dalla foga, Harry avesse sfoderato la bacchetta e ora gliela stesse puntando contro con aria a dir poco minacciosa.

"Taci e scollati da Malfoy, tu, Zabini"

Il mulatto lasciò andare il biondo, alzando le mani in segno di resa, ma senza smettere per un momento di guardare di sbieco il nuovo arrivato.

"Ti sei fatto un'idea sbagliata, io e Draco non abbiamo quel tipo di rapporto"

"Infatti. E dovresti saperlo"

La voce sottile e debole, ma dignitosamente ferma di Malfoy pose fine alle ostilità e Harry abbassò la bacchetta, imbarazzato dalla propria irruenza.
Aveva agito prima ancora di pensare, insomma si era immaginato in mille modi diversi il momento in cui avrebbe finalmente rivisto Draco, ma l'opzione che stesse tra le braccia di qualcun altro non gli era passata nemmeno per l'anticamera del cervello.
Per questo si era dimenticato della forte amicizia che legava i due e, quando li aveva visti avvinghiati in quel modo, era diventato verde di gelosia.
Era un sentimento del tutto nuovo che non gli era mai appartenuto, ma che poteva ancora sentire ribollirgli nel sangue insieme alla vergogna per se stesso e la propria stupidità.

Draco sospirò delicatamente, ma in modo abbastanza marcato da riuscire quasi a coprire le flebili scuse di Harry verso Zabini, che scrollò le spalle in tutta risposta, poi, ad un'occhiata veloce del biondo, si alzò e lasciò la tenda senza una parola.

Potè compiere solo una manciata di passi sul terriccio umido della radura prima di sentire distintamente un fruscio alla proprie spalle.
Gli balzò il cuore in gola e portò rapidamente la mano alla bacchetta, pronto a intervenire e reagire a una qualsiasi delle situazioni possibili che in una frazione di secondo si erano susseguite nella sua testa.
Se si trattava di Lucius Malfoy, se quell'uomo fosse entrato nella tenda del figlio e l'avesse trovato a tu per tu con Harry Potter, sarebbe stato un disastro.
Ma quando si voltò non incrociò lo sguardo freddo e crudele del padre di Draco, la figura nel suo quadro generale era più minuta, la testa coperta dal cappuccio non era tenuta alta e orgogliosa, ma china in modo quasi timido.

Tutti questi particolari Blaise li realizzò soltanto in un secondo momento, in primo luogo riconobbe Theodore Nott e la tensione in lui si sciolse, il ragazzo ripose la bacchetta, mentre un sentimento diverso si impossessava di lui, uno più aggressivo della paura.

"Nott"

Colpito in pieno da quella rabbia, il ragazzo non potè che incassare.

"Blaise, possiamo seppellire l'ascia di guerra per dieci minuti e parlare civilmente?"

Una breve risata sarcastica, ma forte e cristallina lasciò le labbra del mulatto, poi il suo volto fu serio e minaccioso di nuovo mentre si sporgeva verso Nott, afferrandolo per il colletto e costringendolo a piegare il collo all'indietro per allontanare il volto dal suo.

"Con quale faccia arrivi qui a pretendere la mia attenzione?"

Sibilò aggressivo, mentre gli occhi scuri e dolci di Theodore si riempivano di rimorso e le sue mani raggiungevano timidamente quelle dell'altro ragazzo, cercando di indurlo a mollare la presa, ma ottenendo soltanto che il mulatto saltasse un battito, poi un respiro, mostrandosi per un istante in tutta la sua vulnerabilità, solo per apparire in quello dopo, ancora più disumanamente infuriato.
La sua presa si strinse e arrivò quasi a sollevare il castano da terra che ora, sulle punte dei piedi e spaventato, boccheggiava.

"Blaise, ti prego, è importante"

"Non mi fido dell'ordine delle tue priorità"

Theodore ansimò debolmente, poi crollò il capo in avanti, arrivando a far scontrare la fronte con quella del più alto.

"Mi dispiace, ho fatto un errore madornale e me ne sono accorto troppo tardi, questo lo ammetto e me ne pento dall'inizio alla fine, ma non è quello di cui volevo parlarti, ti prego Blaise stammi a sentire, non c'è molto tempo."

Zabini lasciò andare bruscamente il suo interlocutore nel momento in cui sentì il proprio respiro regolare mescolarsi al suo, più affannato, come era successo innumerevoli volte in una vita felice e spensierata che, per come erano messe le cose al momento, sembrava impossibile fosse stata proprio la sua.

"Va bene, parla se devi"

Cedette, ma con la fronte ancora sospettosamente aggrottata.
I solchi su di essa non poterono che aggravarsi nel momento in cui Theo, tenendosi il collo, scosse piano la testa.

"Qui, in campo aperto, no di certo e nella tenda della mia famiglia nemmeno, andiamo nella tua"

Sentenziò prima di raddrizzarsi e, senza nemmeno aspettare il permesso dell'altro ragazzo, dirigersi verso la tenda che Blaise condivideva con la sorella Cassandra e che si trovava nella zona dell'accampamento più vicina al limitare del bosco.

Intanto nella tenda di Draco erano rimasti solo in due e, per giunta, in un'accoppiata malauguratamente ben assortita: un biondino con il viso ancora scosso da pesanti lacrime di paura e un moretto che, rendendosene conto, dimenticava l'imbarazzo o qualsiasi altro pensiero su quell'incontro si fosse mai fatto in precedenza.

"Draco, ma che succede?"

Domandò con un filo di voce, avanzando svelto fino alla branda del biondo, che intanto si era alzato in piedi e si scostava nervosamente i capelli dal viso, poi si asciugava le guance con gesti affrettati, in grado di mantenere una parvenza di compostezza anche quando le dita gli tremavano furiosamente.
Costretto a scendere a patti con il fallimento della strategia principale, Harry, dopo aver scosso piano la testa, tentò immeditamente su un fronte diverso.

"Ehy, nelle lettere mi avevi detto che i capelli lunghi ti stavano male, ma io ti trovo una principessa graziosissima!"

Finalmente Draco riuscì ad alzare lo sguardo verso il ragazzo che per troppo tempo aveva potuto vedere solo con gli occhi della sua immaginazione e della sua memoria e il modo in cui si dimenticò di suo padre lì al campo o di un probabile futuro chiuso ad Azkaban o di una morte da fuggitivo, fu pura beatitudine.
Lo fu al punto che ridacchio, tra le piccole gemme salate sulle sue guance spuntò un sorriso naturale per quanto un po' disperato, che fu prontamente ricambiato dal moro.

"Ehy"

Sussurrò lui, riempiendosi gli occhi del viso pallido e affilato di Draco, arrischiando una mano tra le morbide ciocche argentate che ora arrivavano fino alle spalle del ragazzo.
Lui chiuse gli occhi con la tranquillità di chi non ha un solo pensiero per la testa e inclinò appena il capo in direzione della mano del moro, in una del tutto spontanea ricerca del suo contatto, che arrivò a scaldargli la guancia gelata.

"Avevo giurato di strozzarti se avessi messo in dubbio la mia mascolinità"

"Me lo ricordo"

Asserì Harry, sporgendosi ancora un po' verso il viso dell'altro, riconoscendo il suo profumo di menta e acqua di colonia e tornando con la mente a quei pochi giorni in cui aveva infestato ogni angolo di Grimmauld Place, trasformando quattro vecchie pareti ammuffite in qualcosa di molto più simile a una vera casa.
Sentì le mani del ragazzo posarsi alla base del suo collo ed entrambi ridacchiarono, mentre le dita del biondo si arrampicavano fino a stringerlo in una morsa scherzosa, niente di diverso da una scusa per avvicinare un po' di più i loro volti.

Seguirono degli istanti lunghissimi e sfuggenti come un fulmine a ciel sereno in cui nessuno disse nulla, ognuno troppo impegnato a chiedersi cosa esattamente gli stesse impedendo di saltare addossò all'altro in quel preciso istante, poi il suono stridulo e provvidenziale dell'orologio di Harry costrinse i due ad allontanarsi, ricatapultandoli nella realtà, quel buffo luogo in cui avevano, per ogni capello in testa, un problema ancora irrisolto da gestire.

Per Draco quell'interruzione si dimostrò provvidenziale, senza avrebbe rischiato di cadere, come aveva già incoscientemente fatto fin troppe volte, preda dei suoi sentimenti, quando si era ripromesso di dominarli.
Non appena tornò a respirare, tornò a pensare e, nel farlo, si ricordò di cosa aveva deciso riguardo a Potter e a quel loro assurdo magnetismo reciproco.
Prima di poterci ripensare, indietreggiò di un passo, afferrando il polso del moro su cui stava l'orologio e rigirandosi il quadrante tra due dita prese a parlare a vanvera.

"Questo dannato orologio, quando ti deciderai a sbarazzartene? È un aggeggio così stupido e rumoroso, non ti serve, sei un mago, adulto per giunta!"

"Buon compleanno"

"Come prego?"

"Buon compleanno"

Ripetè Harry, vagamente divertito, disattivando in fretta la sveglia del congegno.
Dal momento che, nei secondi successivi, Draco semplicemente non fece altro che lasciare andare il suo polso e restare a guardarlo fisso negli occhi, il moro si sentì in dovere di specificare.

"Suona a mezzanotte, te lo ricordi? Significa che è il cinque di Giugno, il tuo compleanno."

Ancora per qualche istante Draco restò interdetto, poi sollevò teatralmente una mano in mezzo a loro due prima di parlare.

"Tu... idiota di un Potter, dimmi che non sei venuto qui da Londra soltanto per farmi degli stupidissimi auguri di buon compleanno."

Il sorriso del moro si tirò dolorosamente e lui scosse la testa.

"Vorrei che potesse essere così"

❄❄❄

Zabini si limitò a seguire Nott fino alla tenda con passo tranquillo e remissivo e, una volta dentro, ad accendere un paio di candele con un incantesimo veloce che servì ad illuminare in modo fioco, l'ambiente circostante e a rivelare la figura di Cassandra addormentata sulla poltrona con un libro aperto sulle ginocchia.

Theodore riconobbe la ragazza e sorrise alla sua figura per la maggior parte nascosta dalle tenebre, per lui, come per Draco, lei era stata una sorella e il ragazzo si rabbuiò quando arrivò a pensare come si dovesse essere sentita delusa di lui nel venire a sapere del modo orribile in cui si era comportato con Blaise.
Sempre che lo sapesse...

"A lei ne hai parlato?"

Domandò con fare distratto Theodore mentre, avanzando nella spaziosa tenda, raggiungeva la libreria e faceva scorrere l'indice sul dorso di quei libri eleganti, rilegati in pelle, dei quali, a causa della scarsa luminosità, non era possibile leggere il titolo.
Ma non gli serviva leggere per riconoscerli, ne conosceva l'ordine a memoria perchè lui stesso li aveva riposti in quel modo e sapeva che Blaise non si sarebbe preso la briga di metterli in disordine per ripicca.

"Non apertamente, ma pare che l'avesse capito prima di me. Mi chiedo come avrei potuto scoprirlo se Pansy, dopo averti colto in flagrante, non fosse corsa a dirmi tutto..."

Rispose gelido il ragazzo, intrecciando le mani dietro la schiena ben dritta mentre, con occhi vigili, seguiva le sottili dita di Theodore che scorrevano lentamente sulle copertine di quei volumi.
Ricordò le notti in tenda, accampati nel giardino di casa sua, trascorse a leggere, uno dopo l'altro, tutti quei libri, nonostante la gola secca e le palpebre pesanti per la stanchezza.
Ricordò la dedizione con cui Theodore aveva messo in ordine la libreria a seconda dei libri già letti, dei preferiti da lui e dei preferiti di Blaise, non l'aveva più toccata da quando avevano rotto, ma innumerevoli volte era rimasto fermo, con gli occhi fissi sul cassetto sotto al primo ripiano, quello verso il quale stavano migrando le dita del ragazzo.

"Volevo dirtelo, ma non ne ho mai trovato il coraggio... la sola idea di quanto avresti potuto soffrire scoprendolo mi paralizzava"

Mormorò debolmente il castano, mentre i suoi occhi scuri raggiungevano le dita che, alla cieca, avevano iniziato ad armeggiare con la chiave inserita nel cassetto.
Allo scattare della serratura Nott sentì distintamente il mulatto alle sue spalle irrigidirsi e compiere una manciata di passi nella sua direzione.

"Sei nervoso Blaise? Che c'è, nascondi qualcosa qui dentro?"

Quel modo di Nott di stuzzicarlo apertamente fece salire a Zabini il sangue al cervello, conoscevano bene entrambi la risposta e il mulatto non avrebbe mai creduto che l'altro avesse mai potuto avere la faccia tosta di avvicinarsi a quel cassetto e al suo contenuto dopo tutto quello che gli aveva fatto passare.
Invece eccolo lì a sbloccare, con il controincantesimo che solo loro due conoscevano, il doppiofondo del cassetto e a sollevarlo per raggiungere ciò che vi stava all'interno.
Ma Blaise fu più veloce e sfilò dal mobile quello che non era altro che un vecchio quadernino in pelle chiuso da dei lacci logori dello stesso materiale.

Ora i due ragazzi si guardavano, il più  alto, seppur di poco, riusciva a torreggiare sull'altro con la violenza del suo sguardo, ma Theo sorrideva sornione, come se fosse tutto uno scherzo.

"Avevi fretta o sbaglio. Di cosa volevi parlare?"

   
 
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