Libri > Eragon
Segui la storia  |       
Autore: EllyPi    13/05/2021    0 recensioni
Dopo la morte del tiranno Galbatorix ognuno prese la sua strada, due donne sedevano sui loro troni, due cavalieri alla ricerca di qualcosa. Il destino a volte porta a risultati diversi da ogni speculazione e previsione. Come procederà la storia di Alagaesia dopo la pace?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Galbatorix, Murtagh, Nasuada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Farica spalancò le tende del baldacchino, inondandoli di sole dorato. Murtagh tirò a sé la ragazza dalla pelle d’ebano per baciarle la fronte, senza aprire le palpebre. Lei protestò, essendo così beatamente addormentata da un’intera notte come non le accadeva dalla nascita del figlio. Il marito si sporse maggiormente verso di lei, spostando le labbra sul suo orecchio e sussurrandole nell’Antica Lingua un augurio di felicità e saggezza per il suo compleanno. Nasuada spalancò allora gli occhi, alzandosi a sedere premendosi il lenzuolo sul petto. “Come sai che oggi…? Non te l’ho mai detto!” , chiese con confusione. Murtagh non rispose, ma sfilò da sotto il lenzuolo un cofanetto verde bosco profilato in oro, porgendoglielo con sguardo compiaciuto per aver colto la regina di sorpresa. La domestica le poggiò una cappa in seta sulle spalle, porgendole i suoi auguri e incitandola poi ad aprire il regalo che aveva in mano. Solo aprendo la scatola lignea leggermente, uno spiraglio di luce s’insinuò al suo interno, facendo rilucere quelli che Nasuada riconobbe essere diamanti purissimi. “Murtagh, non era necessario!” , esclamò sussurrando, ora osservando bene il collare tempestato di quelli che sembravano un migliaio di diamanti di diverse dimensioni, da alcuni piccoli come gocce di rugiada ad altri grandi come acini di uva spina. 

Lui si alzò sui gomiti, spostandole i capelli con una mano ed estrema delicatezza. “Non solo ti dovevo un morgengabe da, beh… un anno. Ma sapevo che oggi sarebbe stato il tuo giorno e una regina si merita un dono alla sua altezza. O nel tuo caso, della tua bellezza!” , le spiegò con tono calmo ma leggermente suadente. Si alzò finalmente a sedere, prendendo il gioiello tra le mani con cautela e poggiandoglielo sulla pelle scura. Il contrasto lo faceva brillare ancora di più. Era il gioiello più bello che avesse mai visto, di fattura nanica senza dubbio. L’aspetto più sorprendente era appunto non il valore immane del pezzo, quanto la difficoltà a cui doveva essere andato incontro per commissionarlo a uno dell’astiosa razza senza ricevere rifiuti. “Oh, ma questo regalo mi farà cambiare completamente i piani sull’abbigliamento che avevo scelto per questo giorno! Farica, ti prego di andare nel mio armadio e scegliere un abito adatto a questa meraviglia!” , commentò Nasuada con emozione. La dama uscì e rientrò con un abito differente da quello già preparato in un angolo della stanza. Interruppe i dialoghi dolci dei due coniugi, costringendoli ad alzarsi per essere lavati dopo la notte precedente. In realtà sapevano entrambi si trattasse di una scusa tradizionale per prendere il lenzuolo e stenderlo in bella mostra fuori dalla finestra del loro talamo. Noncurante di essere visto in tutta la sua grazia dalla domestica, Murtagh fu il primo a separarsi dalle lenzuola di seta per andare alla ricerca di una tunica nella stanzetta attigua, il suo guardaroba. Farica prese a rifare il letto, osservandolo furtivamente. Quando uscì dalla stanza, ridacchiò e fece un commento rivolto alla regina sulla sua ottima scelta di tenersi il Cavaliere come marito. Nasuada arrossì pesantemente ma ridacchiò con lei, chiudendosi la cappa leggera con la cintura in raso, cucita tra due strati di tessuto, in vita. A letto rifatto e i due sposi coperti, vennero scortati nella stanza da bagno dove vennero lavati e rivestiti. Farica assicurò il nuovo gioiello della regina al suo collo sottile, poi li informò che erano attesi alla colazione con i più importanti lord e le loro lady del paese, a cui si aggiungevano anche Arya e Orik. Il capo del popolo Urgal e lo stesso per i gatti mannari non avevano partecipato alla cerimonia e non avrebbero presenziato nemmeno alla colazione. Se fosse stato il loro matrimonio ufficialmente, sarebbe risultato scortese, al punto di rischiare un incidente diplomatico. Nasuada fu presa al gomito, guardando lei e il marito allo specchio. Anche quel giorno erano stupendi, anche se non come il giorno precedente: Nasuada indossava un abito viola dai ricami in rilievo color vinaccia, il regalo del marito al collo e la sua grande corona sul capo. I suoi capelli erano stati intricatamene acconciati, come si conveniva alle donne sposate e come lei li portava spesso dal ritorno di Murtagh. Non sempre comunque, poiché la sua dama ascoltava sempre il suo desiderio di tenerli sciolti quando questo veniva presentato - nonostante le sue proteste talvolta sull’inappropriatezza - e nessuno avrebbe potuto contraddire la regina per un dettaglio così inutile quanto i capelli. Murtagh nel suo abito blu notte trapuntato le poggiò le labbra sulla tempia più vicina. “Andiamo, o saremo in ritardo.” , le sussurrò staccandosi. Uscirono dal loro talamo, osservando il sigillo apposto la notte precedente. Con immensa gioia della regina, che aveva solo intravisto il figlio nel giorno precedente, Maeve li raggiunse con il principe e lo riconsegnò alla madre. Con un mugolio di gioia Nasuada strinse il figlio a sé sistemandoselo poi nell’incavo del collo perché addormentato. “Ti ha recato fastidio?” , chiese alla domestica più giovane. Lei scosse il capo con veemenza, gli occhi ancora pieni di gioia dal momento in cui era arrivata. “È stato calmo la maggior parte della notte. Ho dovuto chiamare la balia solo tre volte.” , li informò. 

“Sembra che gli piaccia di più il latte di sua madre, o che voglia trascorrere più tempo con noi la notte…” , mormorò Murtagh con sarcasmo, solleticando con un dito il suo cucciolo appena sveglio, “Ehi, piccolo, sono ufficialmente - e questa volta nessun cavillo burocratico potrà smentire quanto sto per dirti - il tuo papà!”

Nasuada ridacchiò. “Nasuadasson e Murtaghsson, sei contento?”

Il bambino non rispose ovviamente, ma li guardò con i suoi occhi chiarissimi e un sorriso sulle labbra, dopo aver fatto un lunghissimo sbadiglio.

Farica tornò con una tisana calda per Nasuada, facendo un sospetto cenno al Cavaliere. La regina la prese in mano con circospezione, perdendo il sorriso. L’odore di erbe pungente che proveniva dal decotto le era sconosciuto. “Di cosa si tratta?” , chiese riluttante. 

“Bevi, figliola. È per il tuo bene.” , le rispose la dama anziana con sguardo materno. Anche Maeve aveva negli occhi lo stesso misto di apprensione e benevolenza materna. 

“Non sono una bambina, non berrò qualcosa di cui non mi è comunicato l’effetto. Potrebbe essere veleno!” , protestò con caparbietà. 

Murtagh sospirò al suo fianco, spazientito. “Bevi e te lo diremo.” , contrattò lui. 

Lei scosse la testa, porgendogli la bevanda. “A. Cosa. Serve?” , scandì lei testarda. 

“Bene, te lo dirò.” , cedette il ragazzo con uno sbuffo, “L’ho ordinata per te vista la facilità con cui hai concepito due bambini, un anno fa.”

Nasuada separò leggermente le labbra, espirando sorpresa come da un pugno allo stomaco. Le parole le morirono in gola. Prese il contenitore con il liquido, ingollandolo in un fiato ma comunque con delicatezza nelle maniere. Soddisfatte, le due domestiche si congedarono dopo che la più giovane ebbe recuperata la tazza vuota. Nasuada rimase pietrificata su due piedi, anche mentre il marito si accostava per baciarla sulla fronte, sollevato per la sua mansuetudine improvvisa. 

“Sei scontento di avere un figlio?” , gli chiese di getto. 

Lui indietreggiò sorpreso. “No!”

“E allora perché?” , sbottò lei. 

Dispiaciuto le accarezzò una guancia, fissandola negli occhi con dolore. “Hai rischiato di morire! E se quella semplice tisana avesse anche solo una probabilità di evitarti di nuovo di soffrire, io sarò contento di aver provato anche questa strada. Non voglio sacrificare la tua vita per crearne una nuova…”

Nasuada comprese la sua preoccupazione, che reconditamente condivideva lei stessa, e si sporse per baciarlo come ringraziamento per l’attenzione. Lui ricambiò, poi fece per prendersi il figlio e uscire dagli appartamenti, con la ragazza sotto braccio. Lungo i corridoi incontrarono Roran e Katrina mentre si dirigevano alla colazione, in ritardo per un capriccio della figlia. “Buongiorno, lord Fortemartello. Lady Katrina.” , li salutò Nasuada. 

Roran salutò, poi diventando paonazzo, probabilmente pensando a ciò a cui aveva dovuto assistere la notte precedente. Guardò in basso verso la bambina dai capelli fulvi nelle sue possenti braccia, cercando di ricomporsi. La giovane moglie fece una riverenza alla regina e al suo lord, seguita poi finalmente dal marito. Ismira si protese verso il cugino tra le braccia del genitore, chiamandolo. Finiarel iniziò ad aprire gli occhi e finalmente diede retta all’altra infante. Con occhi chiari e sbarrati Ismira si aggrappò alla giacca soprabito del padre sporgendosi a vedere oltre la madre, nonché Protettrice del Nord. 

“Piccolo!” , gridò la bambina con allegria, indicandolo. 

“Miri, lui è Ruaidhrì. Ti ricordi di lui?” , le chiese la madre passandole il palmo lungo i capelli uguali ai propri. 

“Roì” , ripetè la piccola soddisfatta. 

Murtagh accelerò il passo con le lunghe gambe, andandosi a fermare davanti al cugino, bloccandogli la via. Nasuada e i due coniugi si arrestarono a osservare il comportamento tra i due bambini. La più cresciuta chiamò il principe battendogli con l’indice su una spalla, avvicinata da Fortemartello. 

Finiarel si ritrasse, quasi volendo scomparire tra le braccia del padre. 

“Permetti?” , gli chiese Katrina. Il Cavaliere annuì senza sapere cosa aspettarsi. 

La donna fulva allora prese con sicurezza il bambino dalle braccia del ragazzo, poi avvicinandolo alla propria figlia. 

Fuori dalla sicurezza dell’abbraccio dei genitori, il piccolo fu costretto a trovare il coraggio di affrontare la cugina, che dimenava le braccia verso di lui. Ismira fu finalmente appoggiata tra gli arti superiori della madre, vicinissima al principe che sgranò gli occhi esterrefatto, iniziando a tremare. D’improvviso la bambina lo abbracciò e Finiarel scoppiò in una risata fragorosa, perché solleticato dai capelli dalla creatura più grande. Con sorpresa della regina e del Cavaliere, il piccolo erede di Alagaesia iniziò a giocare con la cuginetta, borbottando spensierato. 

“Sembrano andare d’accordo.” , commentò Roran con un sorriso caldo.

Nasuada si strinse le mani al petto, godendosi la vista per quanto possibile. Sapeva di non essere pronta ad avere un altro figlio, e con lei anche Murtagh, ma vedere il principe allegro con un altro essere simile a lui fece sperare alla regina che presto Finiarel non sarebbe stato più solo. Purtroppo, però, a parte Ismira, il castello non aveva molti altri bambini che vi abitavano stabilmente, perciò il principe era destinato a rimanere solo, se i suoi genitori non avessero provveduto a donargli qualcuno con cui crescere assieme.

“Ti dispiacerebbe tenerlo per questa mattina, Katrina?” , domandò Nasuada alla fulva, riscuotendosi. Questa annuì, guardando per un istante il marito. “Potremo badare a un bambino ciascuno, non ci saranno problemi.”

Le due coppie ripresero la loro strada verso la sala da ballo, dove trovarono i maggiori nobili del paese raccolti, assieme ad Arya e Orik. All’arrivo della regina e del Cavaliere, un grande fragore di applausi si levò dai presenti. Roran e Katrina sfruttarono il momento per occupare i loro posti vicino a Orrin e alla futura sposa, che lanciarono loro occhiate disgustate. Erano entrambi i Protettori di due territori che avevano sempre avuto l’indipendenza da Alagaesia, perciò lo stesso ruolo verso la corona, con gran fastidio di Orrin che un tempo era un re, mentre il titolo nobiliare di Fortemartello era quello di semplice conte.

Murtagh e Nasuada si andarono a sedere assieme a capotavola, rimanendo in piedi il tempo per ringraziare tutti della loro presenza.

Lady Elessari si alzò in piedi, sbattendo un cucchiaio sulla coppa di metallo. “Un brindisi alla nostra lady e al suo lord. Possa la regina regnare a lungo e darci molti eredi.”

Nasuada fece un cenno di ringraziamento del capo, anche se velatamente triste, alzando la sua coppa in aria. Murtagh la imitò, sporgendosi poi verso di lei e baciandola.

“Lunga vita alla regina!” , gridarono in coro i lord e le lady presenti.

Dire che erano una coppia meravigliosa, avrebbe significato sminuirli: insieme erano perfetti. Erano evidentemente completamente a loro agio insieme, si muovevano come in una danza dalla coreografia perfetta, mai collidente. Murtagh rappresentava l’opposto di Nasuada, ma nessuno avrebbe completato meglio la mela dell’altro.

La colazione filò liscia come acqua. Nessuno litigò per opinioni contrastanti, e i due bambini presenti non fecero troppo chiasso. Anzi, le loro risate spensierate resero l’ambiente molto più leggero. La presenza del bambino meticcio stupì molti lord, che sapevano non potesse appartenere alla prole di Fortemartello - che contava solo Ismira - , perciò coloro che capirono che si trattasse del principe iniziarono ad abituarsi a lui, alla sua presenza e al suo aspetto unico, che sicuramente avrebbe facilitato il riconoscimento del rampollo reale in futuro.

Roran tentò di intrecciare un dialogo anche con l’ex-re, Orrin, ma questo lo troncò subito, come non avesse alcuna intenzione di parlare con lui. Tutto quello che faceva era sorridere alla promessa sposa quando questa si rivolgeva a lui, per poi tornare a fissare con astio la coppia reale, talvolta anche il bambino dalla pelle di mandorla tra le braccia di Katrina.

“Non mi piace.” , sibilò lei, avvicinandosi all’orecchio del marito.

Roran scrollò impercettibilmente le spalle. “È un lord come un altro, e noi dobbiamo ancora imparare come partecipare ai giochi di potere. Siamo ancora troppo inesperti.”, sospirò costernato, “Abbiamo già avuto a che fare con lui ed era un re, al tempo. Se non ha ordinato che le nostre teste venissero tagliate dai nostri colli quando ne aveva pieno potere, dunque ora possiamo stare tranquilli.”

La ragazza fulva si morse il labbro inferiore. “Nasuada ci ha sempre protetti, per quanto i suoi metodi a volte sembravano duri.” , gli ricordò.

Lord Orrin infilzò con tanta forza un pezzo di mela nel suo piatto da trapassarla, producendo un forte rumore metallico. Katrina impallidì. “Ti posso assicurare che mi sembra diverso dalla Guerra.” , sussurrò ancora al marito, stringendogli un braccio.

Il piccolo Finiarel aveva preso a frignare, interrompendoli, allora Katrina aveva fatto un cenno a Nasuada, mentre si alzava per riportarglielo, ma la regina l’aveva fulminata con lo sguardo. La contessa si sedette nuovamente sul suo scranno, seguendo la direzione dello sguardo della regina, che le indicò cosa fare con il piccolo. Una domestica castana era in piedi in un abito di buona fattura - segno che lei non era una semplice serva, ma il suo rango era ben più alto - assieme a Farica. La giovane contessa dai capelli rossi iniziò a fissarla con intensità, finché questa non lo notò, e si avvicinò velocemente.

“Io sono Maeve, per servirvi.” , disse con un inchino del busto.

“Il bambino ha bisogno della sua balia. Riportatelo per favore nelle sue stanze.”

La donna annuì, tendendo le mani e prendendo con un sorriso caldo il principe tra le sue braccia - che non si irrigidì nell’essere posato al petto della donna, segno che già era abituato a lei - , poi si congedò. I Protettori guardarono Nasuada, che fece un quasi impercettibile segno di assenso col capo, poi addolcendo per un istante lo sguardo in ringraziamento.

Roran si tornò a voltare verso la donna che si allontanava, studiandola. 

Katrina lo imitò. “Che c’è?”

“Non so perché ma mi ricorda Eragon.”

La moglie sospirò, giocando con il cerchio d’oro che aveva al dito, regalato dall’Ammazzatiranni. “Tutto ti ricorda Eragon. Ti manca ancora di più da quando lo avete rivisto con lo specchio.”

Roran annuì tristemente, guardando poi Ismira. “Si sta perdendo molto.”

“Potresti sempre chiedere a Murtagh di scortarti da Eragon.”

“È volare di nuovo su una di quelle bestie squamate?! No, per favore, il mio stomaco non è così forte.”

La moglie lo squadrò contrariata. “Da oggi ti chiamerò allora ‘Debolmartello’.”

“Mantello.” , ripeté la piccola tra le braccia della madre. 

Roran scoppiò a ridere. “È ‘martello’, non ‘mantello’.”

“Dove Roì?”

“È andato a mangiare qual-”

La ragazza fu interrotta dall’arrivo di Murtagh, che si spostò dietro i loro scranni con lentezza. Notarono che Nasuada si era spostata accanto a un anziano, seduto nella parte del tavolo assieme a tutti gli altri lord più longevi.

“Venite, devo presentarvi qualcuno.” , impartì Murtagh con un tono che non ammetteva repliche.

Lo seguirono dalla regina, titubanti perché avrebbero sicuramente dovuto parlare con lord di più alto rango del loro, poi Murtagh aiutò l’anziano a voltarsi verso di loro, muovendo lo scranno dall’alto schienale, con tale facilità come se il lord non avesse peso alcuno. Roran da vicino riuscì a notare come sembrasse il più vecchio di tutti gli altri anziani, addirittura messi assieme.

“Milord.” , lo salutarono i due sposi, inchinandosi.

L’anziano sorrise, mostrando una bocca con pochi denti rimasti. “Lord Roran, che splendida moglie che avete! E quella bambina è davvero dolce.”

Fortemartello alzò un sopracciglio quando dimostrò di poter ancora vedere, nonostante i suoi occhi avessero una patina bianca così spessa da coprire quasi del tutto quel grigio-azzurro particolare. Alzò il capo su Murtagh, che gli annuì brevemente. “Lui è mio nonno Flaithrì, lord di Therinsford.”

Roran sbiancò. “Mi dispiace per quanto accaduto per i terreni, io non sapevo vi fosse ancora il lord di Therinsford.”

Flaithrì scacciò le sue parole con la mano. “Non importa, sono quisquilie. Grazie a voi sono riuscito a incontrare mio nipote per la prima volta.”

Fortemartello si grattò la nuca con imbarazzo. “Se non volete, dunque, indietro i vostri terreni, cosa posso fare per voi?”

L’anziano alzò il mento. “Prima di tutto volevo conoscere l’uomo le cui gesta con un martello sono ormai leggendarie.” , disse con un sorriso ammirante, “Poi, pronunciarvi la mia fedeltà, lord Protettore.”

Roran si congelò. “Voi state giurando fedeltà a me?”

Flaithrì si voltò verso il nipote. “Non mi hai, dunque, portato l’uomo che avevo domandato?!”

Murtagh alzò le mani, sulla difensiva. “Lui è mio cugino Roran, senza dubbi alcuni, nonno.”

Fortemartello s’intromise, allora. “Perdonatemi, milord, ma la mia esclamazione era riferita alla vostra nobiltà. Non siete voi il principe delle storie per bambini che circolano nel Nord?”

Flaithrì fece un sorriso sghembo. “Sì, sono io, ma il sangue reale non mi impedisce di giurare fedeltà al Protettore anche della mia casa. In più come saprai, sono un principe senza un trono, il che fa di me un lord inutile senza una causa a cui devolvermi.”

Nasuada s’intromise per risistemare la situazione. “Sono sicura che lord Roran accetterà la vostra fedeltà, fornendogli i vostri uomini per proteggere le vostre case, mentre io qui farò buon uso dei vostri consigli, milord.”

Flaithrì le prese la mano con calore, sorridendole. Nasuada ricambiò con una tale dolcezza che solo con il suo piccolo le aveva visto sfoggiare.

“Accetto la vostra fedeltà, principe Flaithrì di Therinsford.” , concluse Fortemartello, terribilmente a disagio, a quel punto.

Mentre tornavano alle loro sedute, Murtagh camminando accanto al cugino, quest’ultimo lo guardò di sottecchi. “Non mi avevi detto di essere oltre che un duca, un principe.”

Murtagh piegò il capo da un lato. “Già, in effetti non ti ho spiegato una cosa: Morzan non era esattamente in buoni rapporti con suo padre.”

“Questo non spiega perché il tuo titolo sia comunque solo di duca.”

“Perché Morzan era il figlio minore, e ha deciso di staccarsi dalla casata di suo padre, prendendo poi il ducato di Dras-Leona dal re, quando i principi non avevano più valore sotto l’autorità di Galbatorix, anzi, erano ai suoi occhi solo un pericolo. La loro nobiltà, come sai, non è revocabile come quella degli altri lord investiti. E dunque è per questo che, nonostante io non sia mai stato riconosciuto nella linea ereditaria dei principi del Nord, mio nonno ha potuto riconoscermi.”

Il cugino alzò le spalle. “Gira che ti rigira, alla fine il titolo di tuo figlio è comunque di principe, quindi immagino che tu sia soddisfatto.”

Murtagh sospirò, prendendogli il braccio per terminare la loro camminata. Nasuada e Katrina, nel frattempo, continuarono ignare di aver perso i mariti nella grande sala.

“Non m’importa il titolo di Nasuada o di mio figlio, o il mio! Io la amo sinceramente, e avrei fatto di tutto per stare con lei anche se non avesse avuto il rango sufficiente per sposarmi. D’altronde sono considerato da tutti un uomo spregevole, che non è capace di rispettare le regole...” , sbuffò, “Non ti ho fatto conoscere Flaithrì per vantarmi davanti a te della mia discendenza!”

“E allora perché?”

“Perché sarà sempre un tuo alleato, grazie a me, grazie a mia madre e al sangue che condividiamo. Nasuada ti avrà reso un conte e il Protettore del Nord, ma agli occhi dei nobili, tu sei una nullità senza degli alleati potenti.”

Il castano s’irrigidì. “Hai fatto tutto questo per me?”

Murtagh si voltò verso i muri della sala, per evitare lo sguardo del cugino. “Sì, come tu hai sempre servito Nasuada, salvandole anche la vita.”

“Nasuada ha salvato la mia vita e quella della mia gente, è per quello che ho iniziato a servirla. Solo dopo ho capito di non poter più avere una Signora altra da lei.”

Il Cavaliere mise una mano sulla spalla a Roran. “Siccome io servo lei, allora servirò anche te con i mezzi a mia disposizione. La disputa dei terreni per Flaithrì era già bella che conclusa, ma era importante riportarla a galla perché ti giurasse pubblicamente fedeltà.”

Fece voltare entrambi verso i lord, seduti al lungo tavolo, tenendo le loro teste vicine. Ne indicò alcuni con il mento, e Roran vide il movimento con la coda dell’occhio. “Percepisci la loro tensione? Sono venuti qui per festeggiare ieri, e lo stesso pensavano sarebbe stato stamattina, mentre invece ora dovranno rivalutare i loro piani per minare il tuo controllo su di loro.”

Osservò Doneuuald di Ceunon, che stava spostando il cibo nel piatto senza mangiarlo, mentre di solito era capace di ingozzarsi fino a star male; lord Colart di Narda che stava animatamente discutendo con la moglie Orella di Petrovya; Dederic di Gil’ead invece era l’unico che non toglieva mai lo sguardo da Fortemartello. La moglie di questo, assieme alla lady di Ceunon, si erano sfacciatamente spostare a parlare con lord Flaithrì, che annuiva distrattamente alle loro parole, mentre leggeva un libro.

“Ora siete due contro tre, non uno contro tutti. Ma anche se in inferiorità numerica, Flaithrì vale come quindici. Capisci ora?”

Roran annuì. “Ti ringrazio.”

Murtagh lo sospinse via, prima che fosse troppo tardi, e i lord scoprissero il suo inganno. Tornò verso il suo posto d’onore, piegandosi prima di sedersi a baciare Nasuada.

“Dove eri finito?”

Lui alzò le spalle. “A parlare con mio cugino di caccia.”

Nasuada alzò un sopracciglio, ma non indagò oltre quando vide due figure femminili avvicinarsi.
Sorrise loro caldamente, accogliendole.

Angela e Elva finirono di avvicinarsi alla coppia reale con aria solenne. Nasuada perse il suo sorriso, che aveva stampato in volto dal risveglio. “Qualcosa non va, mie dame?” , chiese loro.

Le due scossero le chiome bionda e corvina. “Siamo giunte a darvi una notizia, vostra maestà.”

La giovane dalla pelle d’ebano guardò Elva, che le aveva rivolto la parola, stupita. “Una notizia?”

La strega-bambina, che non dimostrava più l’aspetto di una bambina, annuì con secchezza. “Partiremo oggi stesso per abbandonare Illirea.”

Anche Murtagh le guardò esterrefatto a quelle parole. “Avevate detto che avreste aiutato anche voi a proteggere mia moglie! Mi avete avvisato di trame contro di noi, e già due volte siamo stati colpiti in così poco tempo!”

Angela alzò una mano, a volerlo fermare. “Non andremo lontane da Illirea, al massimo un’ora a cavallo. Ci insedieremo mantenendo un profilo basso in uno dei borghi al di fuori delle mura esterne.”

Nasuada le prese la mano. “Posso sapere il motivo di una vostra decisione? Vi ho in qualche modo offese?”

Fu Elva a scuotere il capo, abbassando lo sguardo. “Vedervi creare una famiglia mi ha fatto ricordare che invecchierò più velocemente di qualsiasi altro umano, facendomi al contempo desiderare una famiglia mia. Ma rimanendo qui mio marito o i miei figli saranno sempre guardati di sottecchi perché legati alla strega-bambina.”

Gli occhi di Nasuada s’inumidirono. “Hai la mia benedizione, Elva. So che sarai sempre pronta a proteggermi, ma non sei un mero pezzo di un’armatura senza sentimenti... Sei un essere umano quanto me ed è tuo diritto poter avere una vita al di fuori dal guardarmi.”

Le due donne annuirono, Elva tirò anche su col naso, poi fecero una riverenza e se ne andarono.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Eragon / Vai alla pagina dell'autore: EllyPi