Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Undomiel Hufflepuff    14/05/2021    0 recensioni
"Petra gli dava le spalle, le sue mani si muovevano sicure mentre si riabbottonava la camicia bianca nella penombra della stanza, Levi, poggiato sulla testiera di legno del letto la osservava pensieroso, “per favore non morire!” Bisbigliò. Petra smise di abbottonarsi e si voltò lentamente a guardarlo sorridendo “questo non posso promettertelo o assicurartelo” gli rispose, finì di vestirsi e si allungò verso di lui per baciarlo, Levi ricambiò e l’abbracciò cogliendola di sorpresa “per favore fa attenzione!”, Petra si separò lentamente da lui a malincuore “questo posso promettertelo!” I ricordi di Levi su Petra.
Avvertenze: non ho letto il fumetto e non so se c'è un funerale nel manga, inoltre il monologo finale scopiazza dalla storia originale!
Genere: Guerra, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Levi Ackerman, Petra Ral
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nessun Rimpianto

Levi si muoveva veloce in mezzo agli alberi giganti dell’immensa foresta all’esterno del Wall Rose. Trovò il corpo di Gunther appeso a testa in giù, aveva lo sguardo fermo in un’espressione stupita e dondolava mosso dal vento, lo superò maledicendosi. Raggiunse il corpo di Erd, le sue membra e i suoi organi erano sparsi sul terreno bagnato dal suo stesso sangue che lo aveva tinto di rosso, il suo corpo era spezzato a metà, lo superò maledicendosi. Auruo aveva le ossa a pezzi, il volto contratto e il sangue che colava dalle sue labbra, lo superò maledicendosi. Poi si posò sull’albero, lo sguardo spento di Petra era rivolto verso l’alto ma lei non lo vedeva più, i suoi bei capelli ambrati e il suo viso bianco e spaurito erano macchiati di sangue che le sporcavano la guancia, le labbra rosee, le orecchie e i capelli. Lo sguardo di Petra era vacuo e spento, Levi ricambiò e la guardò allo stesso modo mentre le sue labbra si piegavano verso il basso e le sopracciglia si aggrottavano, poi la superò maledicendosi.
*
Levi si svegliò, il materasso vicino a lui era freddo e vuoto. Non era un problema, Petra non veniva tutte le notti da lui. Si rigirò scomodo sul letto alla ricerca di un po’ di calore e tentò di riaddormentarsi inutilmente, le comode braccia di Morfeo gli erano interdette. Spesso passava notti intere a rigirarsi nel letto senza nessun risultato, il suo record di sonno era di cinque ore, non necessariamente consecutive. Si stava intossicando di sonniferi inutilmente. Volse lo sguardo verso il comodino di legno vicino a lui, c’erano solo un abatjour a gas e un orologio da taschino, si sporse per afferrarlo e constatò con sorpresa che erano le sei in punto del mattino, credeva fosse più presto. Le imposte di legno erano semi chiuse, dall’esterno penetrava solo una leggera e fredda luce azzurrina dell’alba e si proiettava sul parchè scuro, disegnando i contorni degli oggetti immersi nella penombra. Dall’esterno non si sentivano rumori, sembrava che tutto il mondo dormisse, neanche gli uccelli cinguettavano. Visto che il sonno si faceva desiderare decise di alzarsi, il dolore alla gamba lo sopraffece e lo colse anche di sorpresa, si era dimenticato di essersi rotto la gamba, scostò le coperte e il piumino e si mise a sedere sul comodo materasso di piume, studiò a lungo la caviglia steccata e dolorante, si chinò passandoci una mano sopra e la tastò, strinse i denti e sibilò di dolore e fastidio, per alzarsi fece un grande sforzo, doveva vedere di procurarsi una stampella o la caviglia sarebbe solo peggiorata, zoppicando raggiunse lo specchio e si squadrò da capo a piedi inarcando un sopracciglio. “Ah!” mormorò contradetto. Petra non era lì con lui nel suo letto perché era morta, così anche Auruo, Erd e Gunther. Interdetto si allontanò dallo specchio e si avvio nel bagno, il funerale era oggi e voleva darsi una ripulita, cominciò a riempire la vasca e a riscaldare l’acqua.
*
Hanji strillava così forte da far nitrire i cavalli e ululare i lupi sulle montagne, la scena era tragicomica. Saltellava intorno alla carcassa del gigante di Eren allegra come una bambina che scarta i regali, ormai Eren aveva imparato come trasformarsi, non ci riusciva sempre ma almeno aveva capito il trucco, si doveva ad Hanji il suo successo. Sia il ragazzo che Moblit cercavano di placarla, ma la donna sovrastava le loro raccomandazioni con i suoi strilletti “qualcuno mi dia un pizzicotto, sto sognando!?” Levi pensò che le avrebbe volentieri dato un pugno. Petra lo affiancò e osservò la scena scioccata, il livido scuro sulla sua mano era evidente e si notavano i segni degli incisivi. Rimasero dritti a guardare davanti a loro, Levi teneva le mani incrociate dietro la schiena e lanciava qualche occhiata distratta con la coda dell’occhio a Petra che si carezzava i capelli ramati. “Il Capitano Hanji è felice, nonostante abbia visto Eren trasformarsi numerose volte” sussurrò la donna, “quattrocchi di merda” brontolò Levi. Erd e Auruo li superarono e andarono ad osservare con più attenzione il gigante che si disgregava lentamente.
“A proposito” cominciò Levi “Erwin sta stillando una lista dei futuri Capitani, ho raccomandato Erd, vorresti che suggerissi il tuo nome?”
Petra si volse a guardarlo “davvero?”
“certo, ve lo meritate” Levi girò un po’ il viso verso di lei, il suo viso era illuminato da un sorriso radioso, abbassò il capo arrossendo e guardando in basso “mi piacerebbe ma vorrei che fosse il Capitano Smith a notarmi per il mio talento”
“Ovviamente Erwin non nominerà Capitano il primo che leggerà sulla sua lista, vi valuterà accuratamente”
Petra annui sempre più rossa, fino alla punta delle orecchie, in perfetto contrasto con i suoi capelli chiari “Allora va bene” Levi si limitò ad annuire e si girò di nuovo a guardare Hanji ed Eren in lontananza, senti le dica callose ma sottili di Petra sfiorargli il braccio alla ricerca della sua mano, aveva ancora lo sguardo basso ed era rossa ma felice, Levi le si avvicinò e lentamente intrecciarono le dita l’uno dell’altra.
*
Quando Hanji si accomodò al tavolo e prese le mani di Eren tra le sue Levi capi cosa stava per succedere, per il ragazzo non c’era più speranza di salvezza ma almeno loro potevano mettersi in salvo. Simultaneamente si alzarono dal tavolo dove avevano consumato la loro cena e uscirono tranquilli dalla porta senza prestare peso allo sguardo confuso e sbigottito di Eren. Erd, Gunther e Auruo affiancarono Petra “ti va una partita a carte?”
“non molto in realtà” mormorò lei, i tre amici si avviarono verso la camera da letto di Erd “giochiamo per soldi?” domandò l’uomo, “assolutamente no” protestò Auruo che a carte era un incapace e perdeva spesso, per sua fortuna non aveva il vizio del gioco. Petra si girò verso Levi sorridendo maliziosa “posso venire da te?” Levi si limitò ad annuire “ti aspetto” tagliò corto lui, Petra felice trotterellò allegra fino alla sua camera e prendere la sua veste da notte, Levi imbocco un altro corridoio, apri la porta della camera che teneva sempre chiusa a chiave e vi si infilò. La pulizia della camera rasentava il patologico, le lenzuola del letto erano così tese che se vi avesse lanciato una monetina sarebbe rimbalzata, si spoglio e si lavò per togliersi di dosso il sudore e la polvere del giorno, si infilò la vestaglia e attese che Petra arrivasse seduto sul bordo del letto, quando bussò le andò direttamente aprire, fu accolto dal suo sorriso radioso che lo addolci. Levi si tolse la vestaglia e si stese sul letto ad aspettare che Petra si spogliasse e lo raggiungesse.
Erano le sei del mattino, Petra era distesa sui morbidi cuscini del suo letto, Levi l’abbracciava con il viso poggiato sulla sua pancia che si abbassava e si alzava regolarmente cullandolo quasi, Petra gli carezzava la testa e i capelli come si potrebbe fare ad un gatto, Levi era completamente rilassato e ascoltare il suo respiro e il suo battito lo calmavano come poche cose al mondo. “Dovrei andare ora” mormorò la donna nel buio della stanza, Levi si irrigidì e nessuno dei due si mosse, Petra continuò a passargli le mani tra i capelli con delicatezza e dolcezza, “è ancora presto, dormi un altro po’” sussurrò Levi con la bocca sulla sua pancia tentando di trovare un motivo per trattenerla li con lui, sarebbe rimasto in quel modo per sempre, con lei vicino che lo sfiorava. Petra ridacchiò ma non si mosse, non parlò nemmeno e continuò a coccolarlo manco fosse un gatto o un bambino bisognoso d’affetto. Levi si tranquillizzò, aveva finalmente dormito bene quella notte, quando Petra era con lui si rilassava sempre ed entrambi facevano un lungo sonno tranquillo, gli incubi di Petra erano cessati da molto ormai e lei sosteneva che era anche grazie a lui. Un dubbio lo accaniva “Petra…!?” bisbiglio l’uomo, lei rispose con un gemito assonnato, “come faccio a sapere che il mio è vero amore?”, Petra rimase in silenzio molto a lungo, Levi sospettò si fosse addormentata e non parlò oltre, nella stanza si udivano solo i loro respiri pacati “non lo so! Fai domande strane a volte!” bisbigliò assonnata Petra. Levi rimase ancora un po’ sulla sua pancia poi pian piano si rialzò e l’affiancò, gli si stese accanto e l’abbracciò di nuovo, Petra poggiò la sua testa sulla spalla di lui e questa volta fu il turno di Levi di accarezzarla. Le baciò la guancia con tenerezza e prese a pensare a quello che lui stesso aveva detto, mentre lei ritornava a sonnecchiare poggiatagli addosso Levi pensò che nella sua vita aveva avuto davvero pochi momenti di felicità, erano così pochi che oltre a ricordarli tutti li poteva contare sulle dita di due mani e quegli attimi che passava con Petra erano tra questi, adorava lei, adorava il suo sorriso, la sua gentilezza e la sua forza. Se lei era felice Levi poteva definirsi più che soddisfatto e avrebbe fatto di tutto affinché Petra continuasse a vivere ed essere felice. Le baciò di nuovo la guancia e si addormentò.
*
Petra era seduta sul bordo del letto e Levi la fissava seduto sulla scomoda sedia, la camera da letto di Petra era un po’ più piccola rispetto alla sua. La donna si tormentava le mani in grembo indecisa e insoddisfatta “Come hai fatto a mantenere la calma? Anche dopo che si è trasformato all’improvviso? Ha fatto saltare tutto e tutti in aria, poteva aver perso il controllo di sé!” mormorò Petra continuando a fissare le sue mani e il pavimento, si vergognava di alzare il capo e guardarlo in viso “sono stata pessima” sussurrò di nuovo, Levi attese che avesse finito poi parlò “era disorientato e confuso quanto noi, è una cosa nuova per tutti” spiegò “anche se quell’idiota deve imparare a controllarsi, sarebbe piuttosto seccante saltare in aria di nuovo” aggiunse in fine. Petra scosse il capo “sicuramente sarà deluso dalle nostre reazioni, lo abbiamo minacciato addirittura” poggiò la testa tra le mani sconsolata “ci odierà, come farò a convincerlo che può fidarsi di noi?”
“Penso che dobbiate essere voi i primi a farlo” constatò Levi
Petra alzò la testa come colta da un’illuminazione improvvisa
“hai avuto paura che potesse ucciderti?” le domandò.
Petra annui.
“Ti avrei protetta!” Non era una cosa che diceva spesso, non era una promessa che poteva mantenere, per quanto si sarebbe impegnato e sforzato di proteggere sempre la sua squadra e tutte le persone alle quali teneva sapeva che era un’impresa impossibile. Ma lo avrebbe fatto comunque. Petra sorrise delicatamente e poi si alzò battendo le mani sulle vesti come per togliere la polvere, poi si avviò verso la porta “forse ho avuto un’idea per convincerlo che possiamo entrambi avere fiducia gli uni dell’altro” disse allegra “vado a chiamare gli altri, vieni con me?”
“No, cerco Hanji e poi vado da quell’idiota! E prega per lui che non si faccia mai più saltare in aria durante la pausa the!” Petra ridacchiò portandosi una mano alla bocca “cosa ridi? La pausa the è sacra!”
*
Fuori la pioggia scrosciava già da un pezzo, Levi aveva aperto le finestre per far scambiare l’aria e far uscire la condensa del bagno caldo che si era fatto. I battenti erano semi aperti e penetrava solo una luce azzurrina in pieno contrasto con la luce calda e debole delle candele ai lati dello specchio sopra il lavandino di marmo. Levi corrugò la fronte e contrasse le dita sulla pietra fredda respirando l’aria gelida proveniente da fuori. Si sentiva solo il rumore della pioggia cadere per terra o battere contro i battenti e bagnare il pavimento del bagno, le tende erano ormai zuppe d’acqua, del calore precedente non era rimasto nulla e la condensa gelida cominciava a fuoriuscire dalle labbra tagliate di Levi in lunghi sospiri irritati. L’acqua gli colava dai capelli e gli imperlava la fronte, ogni volta che finiva negli occhi li chiudeva infastidito e ritornava poi a guardarsi allo specchio, quello che vedeva era un uomo rancoroso che avrebbe venduto l’anima a chi che sia per trovare il Gigante Femmina e ucciderlo con le sue mani. Farlo a pezzi lì nel bosco non gli era bastato, se esisteva un Dio delle Mura che lo aiutasse e fulminasse in quell’istante il Gigante che aveva fatto tutto ciò. Con la caviglia ferita riusciva a stento a muoversi, non sarebbe mai riuscito a distruggere quella bastarda che aveva schiacciato Petra, rotto il collo ad Auruo, divorato Erd e assassinato Gunther. Chiedeva solo quello, solo vendetta. Alla fine, come da previsione non era riuscito a mantenere la sua muta ed inespressa promessa: qualunque cosa sarebbe successa li avrebbe sempre protetti, tutti quanti! Si maledisse di nuovo, eppure avrebbe dovuto immaginarlo, che quello che chiedeva a se stesso era più di quanto sarebbe mai riuscito a fare, non era riuscito a proteggere neanche Isabel e Farlan, cosa lo aveva portato a credere che stavolta sarebbe stato diverso? Abbasso il capo sul lavandino e chiuse gli occhi rabbrividendo per il freddo. Le candele erano sul punto di spegnersi, l’acqua che filtrava delle imposte si stava espandendo e faceva sempre più freddo, no, in realtà faceva caldo, il vapore gli offuscava la vista, le candele erano tutte accese e la vasca era piena fino all’orlo, tanto che quando Petra vi ci si immerse l’acqua traboccò da fuori rovinando sul pavimento ed espandendosi tra le sue fughe e le mattonelle lucide, mentre lasciava che l’acqua l’avvolgesse con il suo comodo e caldo abbraccio si lasciò sfuggire un lungo sospiro soddisfatto “mi ci voleva proprio” e si adagiò con il capo sul bordo della vasca rilassandosi.
“Cos’è sto schifo? Ti avevo detto che potevi usare il mio bagno, non che potevi allagarmelo!” sbottò Levi entrando dalla porta con le tazzine di the in mano, Petra rise “asciugherò tutto dopo!” rispose voltandosi a guardarlo, “certo che lo farai, non sarò io a risolvere questo casino!” rimbrottò Levi tentando di avanzare verso la vasca senza scivolare e rompersi il collo, Petra prese a fissarlo divertita dai suoi futili tentativi, alla fine Levi si arrese, poso le tazzine sul lavandino accanto a lui e cominciò a spogliarsi, si infilò nella vasca con lei, sul bordo opposto e vi si poggio “è rilassante” mormorò, Petra rise di nuovo “quindi è quella la faccia che fai quando sei rilassato?” Levi distese la fronte e le labbra prima contratte sorridendo “così va meglio?” domandò poi cominciò ad imprecare infastidito, “dannazione ho dimenticato il the”
“lo beviamo dopo” disse la donna
“dopo si sarà fatto una schifezza”
“vuoi uscire a prenderlo” lo punzecchiò lei
“certo che no”
Petra rise di nuovo poi si sporse in avanti, poggiò il braccio destro sul bordo, posò sul braccio il mento e fissò dolcemente Levi che la imitò tendendo la mano sinistra verso di lei che gli e la prese e intrecciarono le dita. Levi carezzò il livido viola che aveva vicino al pollice e il segno lasciato dai denti dopo che si era morsa con violenza la mano. Continuò a guardarla in viso studiando le sue labbra rosee e i suoi occhi dorati “chiudiamo le tende?” domandò dopo un po’, lei annui sorridendo e chiusero le tende intorno alla vasca.
Petra gli dava le spalle, le sue mani si muovevano sicure mentre si riabbottonava la camicia bianca nella penombra della stanza, Levi, poggiato sulla testiera di legno del letto la osservava pensieroso, “per favore non morire!” Bisbigliò. Petra smise di abbottonarsi e si voltò lentamente a guardarlo sorridendo “questo non posso promettertelo o assicurartelo” gli rispose, finì di vestirsi e si allungò verso di lui per baciarlo, Levi ricambiò e l’abbracciò cogliendola di sorpresa “per favore fa attenzione!”, Petra si separò lentamente da lui a malincuore “questo posso promettertelo!” e usci dalla stanza silenziosamente.
*
Le tombe pallide erano state sporcate dalla fanghiglia della pioggia insistente che vi si era abbattuta sopra per tutta la mattinata, il funerale era appena terminato ma il cimitero ancora pieno di gente. I parenti, mogli, mariti o figli si chinavano disperati sulle lapidi a piangere o gridare dal dolore, l’aria era pregna dell’odore dell’erba e dei cavalli bagnati, si avvertivano gli ultimi residui di fumo e polvere da sparo dei cannoni usati per commemorare i soldati. Levi era stretto nella sua uniforme da ufficiale impregnata d’acqua, aveva trovato le stampelle ma non sapendo usarle si muoveva zoppicando e barcollando, ma almeno non sforzava la caviglia. Hanji gli si affiancò volgendo verso di lei uno sguardo preoccupato “tutto bene?” domandò, Levi annuì, “vuoi andare via?”, Levi scosse la testa, “io vado a cercare Mike, vuoi venire?” Levi scosse la testa “vado a cercare Isabel e Farlan” rispose e cominciò ad incamminarsi malfermo sulle stampelle di legno che gli stavano segando le ascelle, desiderava allontanarsi da tutti quei pianti, la sua disperazione era più che sufficiente, non aveva bisogno anche di quella degli altri. Dopo un po’ di esitazione Hanji lo affiancò di nuovo “vuoi che venga con te?” Hanji si stava sforzando di farlo sentire meglio, Levi le aveva detto che non era necessario, che lui stava bene o almeno se lo ripeteva per convincersi ma Hanji persisteva. “Non preoccuparti, vai pure, io voglio solo allontanarmi da questi piagnistei!” le rispose ed Hanji si arrese. Levi era abituato alla morte, volenti o nolenti tutte le persone che aveva conosciuto e alle quali si era legato lo avevano o abbandonato o erano morte, e i lutti e gli abbandoni erano parte della sua vita, facendo parte del Corpo di Ricerca erano all’ordine del giorno, conviverci era necessario se si voleva sopravvivere ed impedirsi di impazzire per la disperazione. E questa sofferenza era pane quotidiano per Levi che aveva condiviso con la morte e il dolore un’intera vita. Si mosse lentamente tra le innumerevoli lapidi bianche, le più recenti erano lucenti e pallide, quelle vecchie si erano fatte quasi nere, quando arrivò alle tombe di Isabel e Farlan le trovo ricoperte di licheni e muschio. Si rimproverò per non aver portato dei fiori, non aveva avuto tempo in realtà, era tornato dell’esterno del Wall Rose solo ieri, non aveva preso fiori nemmeno per le tombe dei suoi compagni, l’unica cosa che aveva fatto era stato andare dai genitori di Petra ed informarli della sua morte. Aveva visto l’entusiasmo spegnersi nei loro occhi e in quel momento aveva provato ribrezzo per sé stesso “mi dispiace!” aveva detto con tono sicuro ma senza il coraggio di guardare i due coniugi in faccia “non è colpa vostra!” Aveva risposto apatica e scioccata la donna guardando il fisso il soffitto davanti a sé con occhi vacui mentre il marito singhiozzava ripetutamente incapace di trattenersi. Fisso a lungo le lapidi dei suoi vecchi amici senza sapere cosa dire e domandandosi per cosa venisse pagato il custode se le tombe erano in un tale stato di abbandono. Non vi erano cadaveri in quelle bare, così come non c’erano neanche nelle bare di Erd, Gunther, Auruo e Petra. Prima aveva lasciato che morissero senza poter far nulla, poi li aveva abbandonati nella piana in balia dei Giganti, l’ultimo ricordo che aveva di lei era la sua mano livida e il suo viso e i suoi capelli ramati illuminati dal sole dorato. Pian piano ritornò sui suoi passi e cominciò a vagare sopra e sotto, lungo le tombe della sua squadra osservandole, erano state riempite di fiori e ricordi, come ritratti, letterine dalle scritte infantili e ricordi vari. Solo quella di Petra era vuota. Levi si fermò davanti a questa quasi sconcertato, dov’erano i suoi genitori?
“Capitano!” mormorò una voce alle sue spalle, Levi girò leggermente il capo e scorse la figura infradiciata di Eren semi nascosta dai numerosi mazzi di rose e fiori vari “tutto bene? Sono felice di vedere che può muoversi” gli disse con voce incrinata tentando di apparire calmo, poi cominciò a distribuire i suoi bouquet funebri, alla tomba di Petra rimase un po’ interdetto, dopo averla fissata poggiò i fiori e si volse verso Levi indicandola col pollice “ma…e Petra? Dove sono i suoi genitori?” Levi era rimasto piacevolmente colpito e anche contento nel vederlo portate i fiori per la sua squadra, delle persone con le quali aveva avuto poco tempo per conoscere meglio “o non sono ancora venuti o non c’è la fanno” disse piano e sottovoce, Eren volse di nuovo lo sguardo dietro di sé e fisso la lapide con malcelata malinconia. “Capitano Levi?!” un sospiro rauco giunse alle sue orecchie con difficoltà, si voltarono entrambi a guardare i due coniugi che sembravano invecchiati di cento anni, vestiti di nero e con un bouquet tra le mani si rivolsero verso Levi “buongiorno…la ringraziamo per aver fatto arrivare a casa gli effetti personali di Petra!”, Levi si mosse sulle stampelle per girarsi completamente verso di loro “nessun problema, vi chiedo scusa per non essere riuscito a portare anche il corpo”, la donna scosse la testa con un sorriso triste “non è colpa sua” poi prese il marito e si avvicinarono alla tomba della figlia piangendo. Levi non ce l’aveva fatta a dire loro che i cadaveri erano stati lanciati dai carri per permettere a tutti di scappare, li aveva liquidati come dispersi e nel farlo si era sentito uno schifo. I loro cadaveri avevano salvato le loro vite. Dopo poco la vecchia coppia li lasciò, Eren e Levi rimasero soli di fronte alle tombe dei compagni e agli innumerevoli sepolcri che formavano un mare bianco, il cimitero si stava svuotando piano piano, restavano solo pochi soldati, amici e parenti. Sicuramente Hanji, Erwin e Mike erano all’ingresso ad aspettarlo.
“Capitano, posso farle una domanda?” domandò Eren dopo un po’, Levi acconsentì “ha mai avuto un ripensamento sulla sua scelta? Intendo sull’entrare nel Corpo di Ricerca”
Levi soppesò su quelle parole scavando a fondo nella sua memoria poi si avvicinò piano alla tomba di Petra dando completamente le spalle ad Eren e in un certo senso anche al mondo.
“No!” disse “non ho avuto mai nessun rimpianto o ripensamento, perché io ho fatto un giuramento a me stesso!”
“neanche dopo tutti questi morti?” domandò Eren sorpreso
“No, neanche dopo tutti questi morti. Prima lo accetterai meglio sarà per te, ogni volta che usciremmo da quelle Mura qualcuno morirà, potrebbero essere anche i tuoi cari amici e quando questo accadrà dovrai essere abbastanza forte per sopportarlo e non dovrai avere ripensamenti o per te andare avanti sarà impossibile e finirai con l’impazzire. Noi abbiamo una missione da compiere, il prezzo da pagare può sembrare alto e infinitamente prezioso e costoso, ma da altra parte sono sicuro che quando l’avremmo ottenuto verremmo ripagati di tutto questo perché la libertà e infinitamente più bella e preziosa è inestimabile. Noi non possiamo dubitare, vacillare significa tornare indietro e quindi abbandonare tutti gli ideali per i quali i nostri compagni sono caduti, sarebbe come pugnalarli alle spalle. Loro sono morti per questa libertà e noi ora dobbiamo raggiungerla anche per loro. Io ho promesso a me stesso che qualunque sarebbe stato il prezzo, nonostante tutti i cadaveri che mi sarei portato dietro e tutti i miei compagni che avrei visto morire non avrei vacillato, non avrei cambiato idea e non avrei avuto nessun ripensamento, ho giurato a me stesso che avrei continuato a combattere che un giorno avrei vinto e che avrei conseguito la libertà a qualunque costo. E l’unico modo per farlo è continuare a combattere e avanzare fino allo sterminio di totale di tutti i nostri nemici!”
   
 
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