Serie TV > How To Get Away With Murder
Ricorda la storia  |      
Autore: Dreamer_13    14/05/2021    1 recensioni
SPOILER FINALE SERIE
Ho immaginato, basandomi su quanto si lascia intravedere dall'ultima puntata, il futuro della pairing Oliver e Connor. Dal testo:
-Sei qui –
Non era una domanda. Era una risposta. La risposta alla domanda che inconsciamente aveva continuato a porsi per tutto quel tempo.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Connor Walsh, Oliver Hampton
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lo vide allontanarsi, senza opporre la minima resistenza a coloro che lo ammanettavano, senza staccare mai per un’unica frazione di secondo i profondi occhi verdi dai suoi.
-Grazie, ora so come si ama-
Sentiva cadergli addosso tutto il peso di quei 5 anni, quella condanna che gli sembrava tanto di Connor quanto sua. Era arrabbiato, adirato con la vita, con quel sistema ingiusto che gli stava sottraendo cinque anni della sua vita, delle loro vite. Quella sera non si sarebbe addormentato accanto a suo marito, ma a fargli compagnia ci sarebbe stato solo il freddo silenzio di quell’ingombrante vuoto. Connor non sarebbe stato lì neanche per svegliarlo l’indomani, o il giorno dopo e quello dopo ancora. Oliver sentì inesorabile il peso di quella condanna nel momento stesso in cui Connor svoltò l’angolo del corridoio accompagnato dagli agenti dell’ FBI, nel momento in cui non potè più guardarlo. Sentiva il petto sostituirsi alle gambe, troppo tremanti, e rincorrere l’amore della sua vita, quasi come il suo cuore fosse consapevole che la distanza che si stava interponendo tra lui e il suo centro di gravità fosse troppa, una distanza incolmabile alla quale cercava di opporsi violando ogni legge. Da sempre.
Scosso dai tremiti, sul volto rigato dalle lacrime comparve sornione un sorriso, che si trasformò piano in una risata, ironica e amara. Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa in quel momento, avrebbe voluto fare qualsiasi altra cosa: correre da lui, urlare con tutto il fiato che aveva nei polmoni, prendere a pugni il muro con tutta la forza che gli rimaneva. Eppure rise. Lo faceva sorridere il fatto che il loro amore avesse trasgredito ogni legge immaginabile, sin dal principio, ed ora collassava sotto la legge stessa. Era un amore tra due persone dello stesso sesso in un mondo dove il sesso diverso di due amanti è l’unica diversità accettata, era un amore che aveva superato la malattia, che era sopravvissuto all’occultamento di omicidi, alla perdita di amici, aveva tenuto insieme i pezzi anche quando la rete di crepe era troppo fitta. Ora li vedeva tutti quei frammenti, spargersi, disordinati e senza più un senso, sul pavimento. Ora la vedeva, la sua vita andare in pezzi. E rideva.
 
 ***************************************
 
- Devi smetterla di venire qui, Oliver-  Connor teneva la cornetta stretta all’orecchio, come se stringerla più forte l’avrebbe portato più vicino all’altro capo del filo. Oliver fissava i suoi occhi, cercava di leggervi ogni singola sfumatura, di cogliere tutte le parole che non sarebbero uscite dalla bocca del ragazzo, maledicendo in ogni lingua esistente il vetro che li separava, che rendeva quei laghi più opachi di quanto già non fossero.
- Di solito non ti presenti nemmeno quando vengo qui, la ritengo già una vittoria. - trovò la forza per sorridergli - Stai meglio? –
- Oli, firma quelle carte e rifatti una vita. Fallo per me. Ti prego. –
- Non voglio un’altra vita. Mi piace la nostra. –
- Noi non abbiamo più nulla di nostro Oliver. Questa non è la vita che ti avevo promesso. E ogni volta che vieni qui non fai altro che ricordarmelo. Ricordarmi di come non abbia saputo mantener fede all’unica promessa in cui ho veramente creduto in tutta la mia vita. Oli stare qui è una delle pochissime decisioni giuste che ho preso nella mia vita. E’ giusto che io sia qui. E’ l’unico modo che ho per provare un giorno a guardarmi allo specchio e fare pace con me stesso. Un’altra cosa giusta è stata firmare le carte del divorzio. Va via Oliver. Mi sono innamorato di te perché eri così puro, quando mi sorridevi sembravi un bambino. E forse mi sono innamorato di te perché avevo bisogno di quella purezza nella mia vita, dato che io non so fare altro che corromperla. Come ho fatto con te. Firma quelle carte.-
Oliver lo vide alzarsi e andar via, senza dargli il tempo di leccarsi le ferite, di asciugarsi le lacrime e rispondere. Vide la sua figura esile, sepolta in una tuta arancio, scomparire dietro una porta grigia e pesante. L’ennesima porta che si chiudeva davanti a lui, lasciandolo fuori da tutto.
 ****************************************************
 
Quando mise piede furi, dopo 3 anni e 78 giorni grazie alla sua buona condotta, una parte di Connor non voleva lasciare quell’edificio. Era abbastanza? Credeva che una volta fuori il senso di colpa che lo aveva dilaniato negli ultimi sei anni della sua vita, lo avrebbe abbandonato. E invece era sempre lì, ombra di sé stesso. Ed era anche tutto ciò che gli era rimasto. Non aveva un lavoro, non sapeva chi abitava ora in quella che un tempo era la sua casa, la loro casa. Non aveva chiamato sua madre. Non lo aveva fatto quasi mai mentre scontava la sua pena. Non poteva darle anche quel dispiacere, ricordarle che il suo bambino era un cazzo di mostro. In realtà non aveva chiamato nessuno, ed ora solo con un misero borsone, metteva sempre più passi tra sé e il capitolo della sua vita che si era appena concluso, un passo dopo l’altro. Si sorprese di non sentire nessuna lacrima rigargli il volto, ma pensò che forse doveva averle piante tutte. Non fece in tempo a chiedersi dove fosse diretto, perché lo vide. Era lì ad aspettarlo. Lo aveva sempre aspettato.
-Sei qui –
Non era una domanda. Era una risposta. La risposta alla domanda che inconsciamente aveva continuato a porsi per tutto quel tempo.
-Sei qui –
L’abbraccio lo travolse, investendolo di colori, di odori, di ricordi, di un passato che non era mai stato così vicino e così lontano allo stesso tempo.
 
 ****************************************************
Oliver lo fissava, viso contro viso, il lenzuolo alzato sulle loro teste a nasconderli, a proteggerli dal mondo. Quel luogo in cui avevano le loro conversazioni importanti, il rifugio del loro amore, il loro posto.
- Siamo degli ottimi candidati. Io ho un lavoro in una rinomata azienda informatica, tu sei il miglior avvocato che conosca e la nostra casetta non è niente male ed è già collaudata su un bambino. -
-Oliver, non ci concederanno mai l’affidamento. Io sono stato in galera. Forse dovresti mettere finalmente una firma su quelle carte e chiedere l’affidamento come single. –
- Non voglio un bambino. Voglio un bambino con te –
- E’ l’ennesima cosa che non posso darti,.. –
Connor gli aveva voltato le spalle e stava già fuggendo da quel posto sicuro, come faceva al minimo cenno di turbamento di quella quiete, diretto verso lo stanzino per recuperare le scarpe da ginnastica e perdersi tra l’asfalto della città, quando sentì la sua mano sulla spalla, forte come non lo era mai stata. Lo costrinse a girarsi.
-Tu mi hai dato tutto Connor Walsh. Fammi inviare un tentativo. Fammi solo mandare quel modulo. Come comprare un gratta e vinci. Se va, va. Altrimenti mi accontenterò di Woody. – Il labrador marrone scuro scodinzolò adagio nella sua cuccia ai piedi del letto sentendosi chiamare.
- Stai paragonando i nostri futuri figli alla vincita di una lotteria? Non parti bene come padre –
******************************************
 
Oliver guardava Connor dalla panchina del parco dietro la loro casa. Lo guardava correre dietro ad una piccina di 5 anni, inseguire le sue bionde trecce e fingere di non riuscire a raggiungerla. E invece la raggiungeva sempre, ogni volta che la piccola Katy incespicava nei suoi stessi piedi, suo marito era lì, pronto per sorreggerla. Era lì e guardava Connor alle prese con i lacci delle sue piccole scarpe, guardava Katy rincorrere Woody e tirargli le orecchie e la coda per attirare l’attenzione del suo fratellone a quattro zampe. Guardava quello scorcio di Eden e pensava che la loro vita non era stata sempre facile, non era stata sempre rosea, a volte aveva pensato che la loro vita avesse concesso loro più sofferenze che qualsiasi altra cosa. Eppure lì, in quel preciso scorcio delle loro vite, era felice.
-Quanto ci mette papà a prendere l’acqua? –
- Starà riprendendo fiato. Non è proprio in forma il papà Oli – Connor ammiccò verso il marito, con uno dei sorrisi furbeschi che solevano segnargli il viso nei tempi passati.
- Arrivo Katy, Woody mi ha fatto stancare un po’ troppo con quel frisbee – si avvicinò di gran lena verso quel quadretto felice e sussurrò a Connor – Ma mai quanto ti farò stancare stanotte –
Erano felici.
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > How To Get Away With Murder / Vai alla pagina dell'autore: Dreamer_13