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Autore: Devil_san    15/05/2021    1 recensioni
Shinichi sa che un giorno la sua curiosità lo avrebbe messo nei guai, ma non si aspettava che lo avrebbe ucciso.
Su un altra nota, è irritante che i suoi soccorritori trovino divertente il pasticcio che era diventata la sua vita.
Ma almeno, lui è ancora qui.
.
[Crossover tra BLEACH e Detective Conan]
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Non possiedo Bleach o Detective Conan

 



 


Grim Reaper





Shinichi guardava male l'uomo col cappello a secchio davanti a lui.

"Urahara…" borbottò intanto scocciato il giovane uomo sulla soglia di uno degli appartamenti della palazzina, sicuramente uno studente universitario, pensò Shinichi, viste le borse sotto gli occhi e il libro scolastico di medicina dimenticato sul pavimento dietro di lui, dagli scioccanti capelli color arancio mentre si massaggiava il ponte del naso in evidente esasperazione "Posso sapere perché sei venuto a bussare alla mia porta? A quest'ora? E con un cadavere in spalla?" chiese con crescente irritazione mentre abbassava la mano dalla faccia e inchiodava l'uomo biondo – Urahara lo aveva chiamato; Shinichi ne prese nota – che trasportava il corpo di Shinichi come se fosse un sacco di patate.

"Ma soprattutto …" e qui si sporse di fianco a guardare verso di lui, come se lo vedesse, anche se Shinichi era morto e ora era solo un fantasma. O almeno credeva visto che era fuori dal suo corpo da tempo e nessuno faceva niente per farlo rientrare e lui stesso non poteva neppure tentarci visto che il suo corpo era tenuto in ostaggio. E pure maltrattato.

"…posso sapere perché c'è anche un Plus che ti sta seguendo?" chiese con tono stanco e posò gli occhi sul viso ciondolante del corpo di Shinichi sulla spalla del sequestratore del suo corpo "Perché ti stai portando dietro il corpo del Plus?" e sollevò gli occhi verso Shinichi, come per confermare che avesse visto bene, prima di riportare gli occhi su Urahara "Non lo avrai ucciso tu per sbaglio, vero?"

Attento anche quando deprivato di sonno, aggiunse alle sue conclusioni Shinichi sullo studente che il biondo rapitore di cadaveri davanti a lui era venuto a disturbare.

"No, no! Ovviamente no, Kurosaki-san!" esclamò Urahara da sotto quel ridicolo cappello a secchio a righe bianche e verdi "E' solo che mentre stavo facendo una passeggiata per sgranchirmi le gambe ho trovato una situazione assai interessante; una che…"

"Una di cui non potevi proprio evitare di ficcarci il naso." Concluse l'altro con aria esasperata mentre si passava una mano sulla faccia.

"Entra." ordinò mentre spalancava la porta completamente e si faceva da parte per farlo passare e entrare in casa, corpo compreso. L'uomo biondo vestito in classici vesti verdi giapponesi non perse tempo a entrare con un ingannevole sorriso gioviale.

Lo studente di medicina lo guardò passare con sonnolenta frustrazione dei suoi atti e si rivoltò verso Shinichi "Anche tu Plus-san." disse sorprendendolo "Dopotutto Urahara-san si sta trascinando dietro il tuo corpo."

Shinichi non perse tempo a entrare in casa e a seguire la catena tintinnante che lo collegava ancora al suo corpo. Un grande mistero si era appena presentato davanti a lui, e Shinichi aveva tutte le intenzioni di sbrogliarlo.

La porta si chiuse dietro di lui.
 



"Allora…" iniziò Kurosaki, che sembrava leggermente più umano ora che aveva bevuto un intera tazza di caffè.

Altre due tazze fumanti sedevano davanti ai suoi ospiti inattesi sul tavolino posto tra i divani. Il corpo di Shinichi invece giaceva senza riguardo sul duro pavimento di legno del salotto.

"…posso sapere che cosa è successo?"

Il suo sguardo inchiodò Urahara, un chiaro avvertimento di non osare a provare a mentirgli.

"Ecco… è successo questo." iniziò Urahara "Ero uscito a fare una passeggiata per sgranchirmi le gambe…"

"E questa passeggiata ti ha portato fino a Tokyo?" lo interruppe subito Kurosaki.

"Sì" rispose prontamente Urahara con un sorriso fanciullesco.

Il loro anfitrione alzò un sopracciglio. "Mah," sbuffò scettico "Continua."

"Come stavo dicendo, cammina cammina arrivo in prossimità del luna park conosciuto come Tropical Land dove comincio a percepire una strana anomalia nella fluttuazione del reiatsu nella zona…"

"E ovviamente tu non hai potuto fare a meno di andare a ficcanasare." Concluse la frase Kurosaki con un sospiro stanco. Lanciò uno sguardo preoccupato verso Shinichi "Erano rimasugli di Yhwach per caso?"

"No, no. Niente del genere." Si affrettò a rassicurarlo Urahara e Shinichi non poté fare a meno di notare come lo studente sospirò di sollievo alla risposta. Veniva da chiedersi chi era Yhwach per scatenare una risposta del genere.

"L'anomalia" continuò a spiegare Urahara con un sorriso geniale "era Plus-san qui." Finì indicandolo con il ventaglio che aveva fatto apparire dal nulla. Subito Kurosaki si voltò a guardandolo con sguardo penetrante.

Infastidito, Shinichi provò a scostarlo con la mano senza riuscirci, e borbottò irritato "Io ho un nome ed è Kudo Shinichi."

Ichigo sorrise leggermente, divertito, dai loro atti prima di rivolgersi verso il biondo "E cos'è questa anomalia in Kudo ad aver attirato la tua attenzione? Un potere Fullbring appena risvegliato?"

"No, niente di così semplice." Gesticolò col ventaglio Urahara, mentre Shinichi si chiedeva cosa era un Fullbring "Come puoi vedere anche tu, Kurosaki-san, anche se avvelenato-"

"Avvelenato." Mormorò perplesso Kurosaki, e lanciò una veloce occhiata al corpo di Shinichi.

"-Kudo-san non è morto. Anzi, il suo corpo sta combattendo gli effetti del veleno nel modo più straordinario che abbia mai visto."

"Stavo investigando," brontolò Shinichi "Non è colpa mia se mi hanno colto di sorpresa."

Kurosaki si girò a guardarlo sornione "Hai messo il naso dove non dovevi, eh?"

Shinichi lo guardò male "Sono un detective, è mio dovere indagare sulle persone sospette."

"Sei un moccioso, dovresti pensare a studiare e lasciare che siano gli adulti a fare i detective."

Urahara sbuffò divertito da dietro il ventaglio.

Ichigo gli lanciò un occhiataccia velenosa "Quella è tutt'altra storia, Geta-boshi, e lo sai bene. Anche senza incontrare Rukia, sarebbe stata la guerra a trovare me e la mia famiglia. Sono una tale anomalia che anche senza il tuo coinvolgimento Yhwach o Aizen mi avrebbero comunque trascinato nelle loro macchinazioni prima o poi."

A tale sentenza, Shinichi vide Urahara trasalire impercettibilmente e nascondere i suoi occhi sotto l'ombra del suo cappello.

Un aria cupa era scesa nella stanza.

Shinichi guardava uno e l'altro senza poter fare a meno di chiedersi di cosa stavano parlando, ma tenendo conto che non aveva neppure idea di come persone che sembravano essere vive potevano vedere persone che sembravano non esserlo – soprattutto perché non aveva mai notato qualsiasi tipo di fantasma, o quello che diamine era ora, quando era ancora propriamente vivo – era sicuro che per tali risposte avrebbe dovuto aspettare ancora un po'.

"Comunque" ruppe il silenzio Kurosaki alcuni minuti più tardi "Hai detto che è stato avvelenato, no? Se non è morto perché il veleno non ha avuto effetto su di lui, perché non hai semplicemente rinfilato il suo spirito nel suo corpo? Non è questa la procedura standard?"

"In genere lo è." Concordò Urahara "Ma il fatto è che il veleno ha comunque avuto un effetto inatteso oltre a far uscire lo spirito di Kudo-san dal proprio corpo." E qui indicò col proprio ventaglio verso la catena che gli pendeva dal petto che lo collegava al proprio corpo "Lentamente, senza motivo apparente, la sua Catena del Fato si sta indebolendo sempre più e non ci vorrà molto prima che si formi la prima crepa su di essa. E sai bene anche tu cosa quello vorrebbe dire."

"Morte." Sentenziò Ichigo mortalmente serio.

Urahara annuì "Ed è per questo che ho deciso di studiare questo strano fenomeno."

Ichigo sospirò per l'ennesima volta. Mai un momento di pace con Geta-boshi.

"Quindi…" iniziò Ichigo mentre si massaggiava i lati della testa come se un mal di testa si stesse formando tra le tempie "vediamo se ho capito bene… tu" e gesticolò la mano verso Shinichi che alzò lo sguardo da dove guardava con desiderio il caffè offertogli ma che, dannazione, non riusciva ad afferrare con le mani "un detective" e qui fece il gesto delle virgolette con aria scettica, irritando il corvino "sei stato avvelenato ma non sei morto, mentre tu," e guardò il biondo assottigliando lo sguardo, uno sguardo da predatore: "lo hai trovato con l'anima fuori dal corpo a questo parco dei divertimenti, sei stato incuriosito dal fatto che la sua catena si stava indebolendo anche se il suo corpo era ancora vivo, un fenomeno che non avevi mai visto prima, e allora hai deciso di portarlo qui."

"Era più vicino." Spiegò Urahara con un alzata di spalle.

Ichigo lo guardò scettico "Chissà perché non ti credo. Cos'è che non mi stai dicendo, Urahara? Qual è il vero motivo perché sei così interessato in Kudo?"

Per la sorpresa di Shinichi, Urahara rispose subito e senza sotterfugi. Soprattutto perché lo aveva subito inquadrato come un bugiardo incallito e uno a cui piace tenere una alone di mistero tutto intorno a sé.

"Quello." Fu tutto quello che disse puntando il suo ventaglio verso il suo corpo.

Gli altri due si girarono verso il corpo disteso a terra di Shinichi. Sbagliava, o i suoi vestiti erano sempre più larghi? E perché aveva la strana impressione che il suo corpo fosse sempre più piccolo?

Ci volle solo un momento perché il volto di Ichigo prendesse un cipiglio preoccupato mentre osservava il suo corpo. "Quello non è dovuto a una delle tue invenzioni, vero?"

"No." Fu l'immediata e ferma risposta di Urahara "E penso che quello sia parte del motivo per cui la sua catena stia diventando sempre più debole."

"Sì… lo credo anch'io. Lo stress che il corpo deve star affrontando in questo momento non deve star aiutando per niente la sua catena a rimanere intera."

"Senza contare che anche se lo rinfilassi nel suo corpo, cosa che non farò, sai bene come me che un umano dopo un esperienza sovrannaturale e che sopravvive ad essa, diventa una preda ambita. Soprattutto Kudo-san. Dato lo stato in cui è, lui sarebbe solo un esca pronta ad essere divorata."

Il cipiglio preoccupato di Kurosaki si approfondì ancor di più mentre Shinichi si mise a pensare.

"Aspetta… mi stai dicendo che anche se ritornassi nel mio corpo potrei morire lo stesso!?" guaì preoccupato Shinichi guardando con occhi spalancati Urahara.

"Non a causa del veleno, no. Ma da qualcosa di molto peggio. E sarei molto sorpreso se non cominciassero a darti la caccia non appena tu uscissi da questa casa. Cibo è cibo. Non importa se l'anima a cui stanno dando la caccia è ancora viva dentro il proprio corpo."

Shinichi sbiancò.

E guardandolo da sotto la tesa del suo cappello, Urahara aggiunse con tono tetro "E allora sì che avresti voluto essere morto per via del veleno. Sarebbe di sicuro stata una morte meno atroce."

Shinichi si sentiva nauseato dall'immagine che gli aveva appena descritto.

"Dannazione…" mormorò Kurosaki passando una mano tra i capelli frustrato "Ti sei proprio infilato in un bel guaio, moccioso."

Shinichi si sentiva sempre più a disagio sotto gli sguardi che i due uomini gli stavano dando. Era un misto di simpatia e speculativo. Non gli piaceva affatto.

"Non c'è niente che puoi fare per lui?" chiese Kurosaki voltandosi verso Urahara.

"Così, in queste condizioni, e senza sapere che cosa lo ha avvelenato di preciso, no. E quello non risolverebbe comunque l'altro problema." drammaticamente Urahara scosse la testa "C'è solo una cosa che potrei fare, ma…"

"Ma?" chiese Ichigo poggiando il mento sulle mani intrecciate.

"E' rischioso. E anche se lui mi ha seguito qui con una buona velocità, non sono sicuro che lui potrebbe sopravvivere all'esperienza come hai fatto tu, Kurosaki-san."

Ichigo fissò impassibile il biondo per lunghi, silenziosi momenti, e Shinichi se ne stette zitto, anche se interiormente stava impanicando, sapendo che questo momento era importante, anche se lo infastidiva che parlavano di lui come se non ci fosse.

Infine, dopo lunghi momenti, Ichigo finalmente parlò "Stai davvero proponendo quello che penso che tu stia proponendo?"

"Yup." Rispose Urahara pimpante, un po' troppo pimpante visto l'argomento, nascondendo il suo viso dietro un ventaglio.

"Potrebbe morire."

"Lo sarebbe comunque in pochi mesi se non facessimo niente. Anni, se è fortunato."

"E che mi dici della Centrale 46? Ti daranno di nuovo il tormento."

Urahara fece spallucce "Niente di nuovo. E se dovessero tentare qualcosa non penso che questa volta si dovranno preoccupare soltanto di un qualche semplice ryoka." Finì con uno sguardo d'intesa verso lo studente universitario.

Ichigo sbuffò divertito "Una rivolta se mai."

"Con te in testa?" chiese divertito Urahara.

L'altro non rispose ma il sorriso che gli diede era una risposta in sé.

"Ma seriamente," iniziò Ichigo con un sorrisetto poggiandosi contro lo schienale della sedia "cosa ci guadagni da questo? Lo sappiamo entrambi che non lo fai solo per la bontà del tuo cuore."

Urahara inclinò la testa, meditativo "Trovo il suo caso interessante," e guardando verso il suo corpo, che era stato mollato sul pavimento senza alcun riguardo, finì "e vorrei studiarlo." Chiuse il ventaglio e se lo appoggiò sul mento "E poi è un detective. Non abbiamo mai avuto un detective tra i nostri ranghi prima."

"Sempre che lui sopravviva." Controbatté Ichigo girandosi a guardare il corpo.

"Lui è qui e vi sente." Brontolò Shinichi che aveva finito di rimanere in silenzio a raccogliere indizi, e aveva tutte le intenzioni di essere un attivo partecipante alla loro discussione. Non aveva alcuna intenzione di lasciare a qualcun altro di scegliere il suo destino.

I due si girarono a guardarlo, Ichigo con uno sguardo che indicava chiaramente che si era dimenticato che lui fosse anche qui, e sulla difensiva Shinichi chiese "Cosa?" incrociando le braccia.

"Ehi, Gaki, ti va di diventare uno shinigami?"

Shinichi li guardò senza capire. Un Dio della Morte? Aveva sentito alcuni ufficiali di polizia meno indiscreti chiamarlo così un paio di volte, ma non pensa che loro lo avessero mai inteso letteralmente.

"Siete seri?"

Urahara si nascose nuovamente il viso dietro il ventaglio "E ti consiglio di decidere in fretta. Tutto questo gingillarsi non fa per nulla bene alla tua catena del fato."

"Siete seri." Concluse Shinichi. Rivolgendosi verso Kurosaki, che tra i due gli sembrava quello più schietto e diretto, chiese "Se lo faccio, cosa dovrei fare e cosa comporterebbe per me?"

Kurosaki alzò un sopracciglio, come se fosse divertito che avesse rivolto a lui la domanda e non a Urahara che aveva messo il broncio "Be', per uno, se prima non potevi vedere i fantasmi ora potrai. E ti assicuro che a volte loro sono semplicemente dovunque. In genere sono innocui, ma poi ci sono anche gli Hollow e quelli sono tutto il contrario dell'essere innocui. Cioè, come uno Shinigami sarai in grado di combatterli quando sei fuori dal tuo corpo ma solo se hai una zanpakuto o qualche altro strano tipo di potere e… uh, non molto altro in verità. Cioè, io sono uno Shinigami, ma sono anche l'eccezione alla regola."

"Sarò ancora vivo?"

Ichigo sbuffò "Tanto quanto lo sono io."

Il suo sguardo si assottigliò come se stesse considerando qualcosa "Un avvertimento prima, però. Se dici sì: o lo fai o muori. Non ci sono mezze misure. Dopo che avrai iniziato non si torna più indietro, sia che tu ci riesca o no. O diventi uno Shinigami o sì va su per la Soul Society."

Shinichi deglutì. Era un sacco da digerire. Ma preferiva prendere la possibilità che gli stavano offrendo che gli avrebbe permesso di tornare da Ran prima che lei iniziasse a preoccuparsi troppo che doversi preoccupare per il resto della sua vita di chissà quali entità invisibili che avrebbero potuto dargli la caccia per ucciderlo e divorarlo.

"Ok. Lo faccio."
 



"A più tardi, Conan-kun."

Shinichi, con il sorriso fanciullesco che stava perfezionando da quando era stato ridotto all'aspetto di Conan, salutò Ran e scese le scale per andare al caffè Poirot che stava proprio sotto l'Agenzia Investigativa di Kogoro, il punto di incontro che lui e Kurosaki avevano concordato di usare nelle settimane precedenti.

Mentre entrava nel caffè e si sedeva al solito tavolo dove Kurosaki aveva la tendenza di accamparsi per studiare dopo che i suoi corsi universitari per quel giorno erano finiti – e al contempo stesso tenere d'occhio la nuova recluta e i dintorni in modo che non finisse per sbaglio mangiato da un Hollow, – Shinichi non poté fare a meno di pensare a come, dopo tutto quello che era successo, fosse finito qui.

Qui essere ridotto a un bambino di sette anni, costretto a nascondere la sua vera identità dalle persone a lui più importanti, a caccia, senza una dannata pista da seguire, di una banda di uomini in nero che lo aveva ridotto a questo degradante stato, e per colmare il tutto era diventato uno Sostituto Shinigami.

Non che non era grato per quello che avevano fatto per lui Urahara-san e Kurosaki, sapeva che senza il loro intervento lui ora sarebbe molto probabilmente dead in a ditch, o peggio morto per mano di un Hollow, ma privatamente poteva ammettere a se stesso che avrebbe fatto più che volentieri a meno di tutto questo.

But he's made his bed and now he's got to lie on it.

Frustrato con se stesso per la quantità di idiomi inglesi che ultimamente stava usando (biasimava Kurosaki e il suo amore per Shakespeare per questo – anche se il suo stesso personale amore per i racconti di Sherlock Holmes non era esente), lasciò da parte per il momento il recriminare, e tornò a rimuginare su quello che era successo da quella fatidica notte al luna park.

Dopo che aveva accettato la proposta di diventare uno Sostituto Shinigami i due lo avevano portato giù, attraverso una botola, in una larga area rocciosa che funzionava come arena di allenamento.

Uno spazio immenso, con un cielo azzurro che faceva da soffitto.

Che si trovava sotto il pavimento dell'appartamento di Kurosaki.

Che si trovava al primo piano.

La domanda era: Come?

Ancora oggi non aveva risposta (però sospettava che Urahara-san c'entrasse qualcosa).

Poi in una sequenza di eventi troppo veloce per lui da registrare, Urahara-san aveva tagliato la sua Catena del Fato, un buco si era aperto sotto i suoi piedi, e lui era precipitato dentro sotto gli occhi solenni dei due.

Dopo aver ribollito di rabbia per un po', la logica aveva sovvertito la rabbia, permettendogli di pensare. Richiamando alla mente le parole che Kurosaki e Urahara-san si erano scambiati dentro l'appartamento, i consigli dell'ultimo minuto che era riuscito a farsi dare da Kurosaki mentre scendevano giù per la botola, mentre lo studente universitario si portava in spalla il suo corpo, e le spensierate parole finali di Urahara-san, mentre lui ancora fumava di rabbia, che questa era la sua seconda lezione, aveva capito che se voleva vincere – sopravvivere – doveva batterli al loro stesso gioco.

Dopo essere riuscito a mettere da parte il fatto che era una situazione da 'o vivi o muori' e traslarlo in un solito ordinario puzzle, o i casi che gli capitava di inciampare, finalmente riuscì a superare il fatto che essenzialmente lo avevano ucciso e inizio a collegare i pezzi.

Ma anche così, gli ci era voluto più tempo di quanto avrebbe voluto ammettere per trovare la soluzione, ovvero riuscire a trovare i suoi poteri da Shinigami ed ad uscire da quel stramaledetto buco.

Una cosa era certa, era un esperienza che non desiderava in alcun modo ripetere.

Mai.

Ma ovviamente i suoi guai, per quella sera, non potevano finire semplicemente così.

Tra lo scoprire che il suo corpo si era ridotto a grandezza di quello di un bambino delle elementari e che era riuscito ad evitare di hollowificare il suo spirito zanpakuto solo perché era uscito da quel maledetto buco in meno di settantadue ore (e nessuno si era degnato di avvisarlo del tempo limite –stronzi), c'era anche da convincere il professor Agasa che lui era vivo e vegeto anche se ridotto a grandezza di bambino (per il divertimento di Kurosaki che lo aveva accompagnato) così che lo potesse aiutare a inventarsi una scusa plausibile in modo che Ran non si preoccupasse troppo e non si scatenasse una caccia all'uomo, con i suoi genitori alla guida, vista la sua apparente scomparsa.

Tra la Prima Divisione della Polizia, i suoi genitori e Ran, poteva ammettere a se stesso di essere un po' preoccupato di che cosa sarebbe potuto succedere se fosse giunta loro voce di cosa gli era successo.

Se fosse stato un uomo di scommesse, avrebbe detto qualcosa di simile a una caccia alle streghe.

Comunque, ovviamente, le emozioni per la serata, per lui non erano finite lì.

Dopo essere riuscito a convincere Ran ad accoglierlo in casa sua (e aver dato vita al più ridicolo degli alias) in cui viveva con suo padre Kogoro, che per lavoro faceva il detective privato (ed aver spiegato al professore e a Kurosaki il suo ragionamento del perché fosse una buona idea – anche se lo studente universitario aveva sorriso storto con l'aria di uno che sapeva che quella non era l'intera verità), era comparsa alla porta dell'Agenzia Investigativa di Kogoro un cliente con un caso di rapimento, e le emozioni forti del giorno avevano raggiunto nuove vette e Shinichi aveva dovuto fare i conti con i nuovi limiti imposti dal suo corpo da bambino.

Non il modo più bello per confrontarsi con la verità della sua situazione, ma fortunatamente per tutti nessuno si era fatto male, tranne per il rapitore, e tutto si era risolto per il meglio.

Tranne per Shinichi, che diverse settimane più tardi da quella fatidica notte era ancora nel suo aspetto da Conan.

"Stai aspettando Kurosaki-san, Conan-kun?" chiese Azusa essendosi avvicinata mentre lui stava rimuginando sugli eventi delle settimane passate.

"Sì, Azusa-nee-chan." Rispose con un sorriso fanciullesco Conan.

"Sempre il solito ordine?" chiese lei con un sorriso gentile.

"Sì." Cinguettò Conan, ed Azusa si scusò per andare a preparare le bevande.

Quando si fu allontanata, Shinichi sospirò e si passò una mano sul viso, stanco.

Sì, Shinichi stava aspettando Kurosaki, ma non per il motivo che Ran, Azusa o chiunque altro pensava. No, questi incontri erano solo una copertura, così che Kurosaki potesse trascinarlo a uno dei suoi schedati allenamenti trisettimanale senza che nessuno facesse domande.

Perché anche se la notte in cui era diventato uno Sostituto Shinigami lo avevano rimandato a casa subito per limitare i danni e mettere su le basi del suo alibi per la sua improvvisa scomparsa, il giorno dopo Urahara-san e Kurosaki si erano presentati a casa del Professore così che potessero creare un programma di allenamento che non interferisse con la sua falsa identità in modo che potessero istruirlo nelle arti e doveri degli Shinigami.

Quel giorno aveva inoltre ricevuto un Asauchi, un Denreishinki, e un omamori.

Per la spada gli era stato ordinato di tenerla sempre con sé, in modo che il suo spirito zanpakuto potesse imprimersi nella lama (e fortunatamente per lui, scoprì con piacere che la katana scompariva alla vista non appena il suo spirito adolescente rientrava nel suo corpo da bambino).

Per il cellulare spirituale (uguale, preciso, identico al modello che già possedeva – come diamine…) gli era stato spiegato che, oltre a funzionare come un normale cellulare ma che usava il suo personale reiatsu per funzionare (e quindi solo lui poteva usare – comodo), lo avrebbe aiutato a tenere d'occhio la situazione spirituale nelle sue immediate vicinanze – tra cui gli Hollow.

Infine l'omamori gli avevano spiegato che serviva sia per separare il suo spirito dal suo corpo che per proteggerlo dagli attacchi di Hollow, almeno finché non fosse diventato abbastanza abile da usare la sua zanpakuto.

Era stato comunque avvertito che più gli incantesimi di protezione infusi nell'omamori venivano usati, minore sarebbe stata la loro efficacia dopo ogni loro attivazione, quindi era meglio che si desse da fare ad imparare ad usare la spada che gli era stata data se non voleva morire, aveva concluso con un sorriso sardonico Kurosaki.

Da quel giorno era iniziato il suo allenamento infernale per diventare un, di nome e di fatto, competente Sostituto Shinigami, per la sua continua imperitura ansia (perché anche se non era poi così felice della sua situazione, non voleva morire; o peggio, mangiato).

In genere era Kurosaki ad inseguirlo per tutto il campo di allenamento sotterraneo con Zangetsu in mano e che menava a destra e manca, nel tentativo di ucciderlo-allenarlo, ma se quel giorno lui era particolarmente sfortunato, era Urahara-san ad inseguirlo per tutto il campo di allenamento sotterraneo con Benihime; e anche lui menava la sua zanpakuto a destra e manca con lo stessa giocosa aria omicida.

In genere tale evento succedeva solo se Kurosaki aveva degli esami universitari da dare nei giorni successivi e non aveva il tempo di supervisionare il suo allenamento; e così lui doveva stringere i denti, mettere il turbo ai piedi più del solito e sopravvivere all'eccentrico negoziante.

Oltre alle sue lezioni di spada, nelle settimane che seguirono al rimpicciolimento del suo corpo, ebbe modo di conoscere anche il alcuni degli amici e conoscenti, coinvolti con il mondo spirituale, di Urahara-san e Kurosaki.

Di tutte le persone che ebbe modo di conoscere attraverso di loro era sicuro che non avrebbe mai dimenticato il suo primo incontro con Shihōin Yoruichi; per quanto volesse il contrario.

Sapeva solo che un giorno si sarebbe vendicato. Il come non lo sa ancora, ma un giorno avrebbe trovato il modo.

Comunque, durante queste frenetiche settimane, nei momenti di calma, oltre a venirgli raccontata la storia della Soul Society (e in particolare le due guerre che erano state combattute quando lui era solo alle medie), Tessai-san gli insegnava la teoria dietro il kido; che gli era stato proibito di praticare fino a quando non avesse raggiunto livelli di reiatsu più accettabili prima di mettersi a giocare e sperimentare con gli incantesimi.

Durante queste lezioni Kurosaki si sedeva accanto a lui per ascoltare ed apprendere, e sapendo tutte le battaglie che il suo senior aveva combattuto da quando aveva quindici anni, non vedeva nessun motivo per cui avrebbe dovuto prenderlo in giro per non sapere già usare la fine arte delle arti demoniache (senza contare che era sicuro che Kurosaki gli avrebbe fatto pentire il suo ardire, se avesse osato, durante gli allenamenti di spada).

E inoltre Shinichi sapeva anche che, dopo l'ultima guerra che il mondo spirituale aveva concluso, era fortunato a ricevere tale approfondita istruzione, visto che buona parte dei ranghi minori degli Shinigami era stata spazzata via nell'ultima.

E soprattutto aveva intuito, e i commenti sparsi di Urahara-san erano solo serviti a confermarlo, che non tutto era ancora tornato alla normalità nella Soul Society, e quindi non poteva aspettarsi di essere salvato da un altro Shinigami, ma anzi, che doveva imparare a salvarsi la pelle da solo.

L'unica cosa buona di tutto questo, era che ciò che gli stavano insegnando era così impegnativo che non aveva il tempo di annoiarsi, in particolare a scuola, visto che si portava dietro gli appunti sul kido (doverosamente protetti da un cifrario inventato per l'occasione da Urahara-san), e li studiava nei momenti morti.

Ora l'unica cosa che doveva fare perché i due non lo tartassassero più come stavano facendo durante le lezioni era di scoprire il nome della sua zanpakuto, rilasciare il suo shikai, e non fuggire più come un coniglio quando Kurosaki gli correva dietro quando brandiva la sua nodachi e kodachi.

In quel momento un ombra cadde su di lui, e Conan alzò la testa per vedere Kurosaki sedersi dall'altro lato del tavolo.

"Trouble." Lo salutò Kurosaki, con quell'irritante soprannome che gli aveva appioppato dopo aver notato quanti guai trovava giornalmente, volente o nolente.

"Ichigo-nii-chan" salutò a tono Conan, ma prima che potessero dire di più Azusa-san arrivò al loro tavolo con le loro bevande calde e gliele servì: il caffè amaro a Kurosaki e la cioccolata calda a Conan.

Quando Azusa si voltò per tornare al bancone Kurosaki aspettò un altro secondo prima di scambiare le loro tazze. I due sospirarono di piacere dopo aver inalato un sorso della loro droga personale.

Conan era solo felice che Kurosaki lo indulgesse in tale vizio, anche se sospettava che lo facesse soltanto perché era Shinichi a pagare e lui non doveva sborsare un centesimo.

Quando ebbero finito, e scambiato di nuovo le tazze, Kurosaki chiese "Pronto ad andare?"

"Sì." Rispose Conan, e dopo aver salutato Azusa-san, i due uscirono dal caffè, diretti verso l'appartamento di Ichigo.

E la lezione Tre.

 

 









 

Note dell'Autrice:

Allora, tanto per iniziare: sono felice di aver finalmente completato questa oneshot che vegetava nel mio computer da qualche anno. Alleluja!
A seguire: l'ispirazione per questa idea è Shinigami: Rushed Recruit by LeonaWriter su Fanfiction.net, ma tenendo conto che la mia deraglia dalla sua su setting e il tempo in cui si svolge il tutto (perché i suoi eventi si svolgono dopo Aizen mentre la mia è dopo la fine del manga di Bleach) e la sua è anche puro canon-divergence per la plotline di Bleach, posso tranquillamente dire che sono due storie completamente differenti.
...e diciamoci la verità: l'inizio di Detective Conan è perfetto per un Crossover & Fandoms Fusion tra i due se si vuole tirar in ballo Conan|Shinichi & Company come Sostituti Shinigami & Simili.
Ora devo solo decidermi di scrivere anche le altre due installazioni di questa serie che ho già in mente.
Ma ora l'unica vera domanda qui è: Kuroba Toichi lo rendo un Quincy o un Fullbringer? Perché sono ancora indecisa su tale punto (incolpo l'incastramento degli eventi - ovvero la scomparsa di Toichi e Auswählen di Yhwach e tutto ciò che segue - tra le due opere a rendermi la scelta così difficile). E il plot-twist cambia un po' a seconda della scelta (ma neanche tanto).
Ma ora bando alle ciance e vi saluto, che sono sicura che avete altro da fare che rimanere qui a leggere le mie divagazioni.

Arrivederci

Devil-san

PS: Questa storia la troverete anche su Ao3 e Fanfiction.net

 
  
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