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Autore: E_AsiuL    17/05/2021    1 recensioni
Il rapporto tra il medico legale Tessa Beale e il detective Gabriel Giuliani non è mai stato idilliaco. Ma le cose potrebbero cambiare per via di un serial killer, il cui operato toccherà Tessa un po' troppo da vicino.
Genere: Introspettivo, Noir, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Ehilà! Sono ancora viva, tranquilli. Incasinata, ma viva. Scusate l'assenza. Per farmi perdonare, il capitolo è di una certa lunghezza (4 pagine e mezzo, secondo Word e la formattazione che sto usando). 
Ci siamo quasi, non so darvi ancora delle tempistiche, ma presto dovrebbe venir fuori il killer... e la sua prossima vittima. (Zan zan zan!)

 

13

«Allora, questi aggiornamenti?» il Capitano Green, nominalmente, lo stava chiedendo a entrambi i detective. Ufficiosamente, Alex faceva parte dell’arredamento.

Appoggiato alla parete nell’ufficio del Capitano, guardò il collega rispondere senza scomporsi.

«Abbiamo deciso di cercare ancora ogni possibile punto in comune tra le tre vittime. Scuole frequentate, lavoro, palestra, hobby, supermercato…» enumerò Gabriel.

«E…?» incalzò il Capitano.

«Ed è risultato che venivano seguite tutte e tre dallo stesso ginecologo. Il dottor…» Giuliani sfogliò gli appunti.

«Mark Finley» supplì Alex, atono. Gli occhi del Capitano andarono momentaneamente verso di lui, per poi tornare su Gabriel.

«Appunto» confermò. «Ci abbiamo parlato» riprese Gabriel. «Escludiamo possa avere niente a che fare con gli omicidi».

Roxane guardò il detective. «Perché è un uomo e noi, apparentemente, cerchiamo una donna? Sai benissimo che non possiamo escludere nulla. Il rapporto del dottor Rowe esprime espressioni contrastanti. Lui dubita che sia una donna o, se lo è, deve avere grossi problemi ad accettare il proprio corpo e il proprio genere, tenuto conto anche delle mutilazioni dell’ultima vittima…»

Gabriel scosse la testa. «No, Capo. Lo escludiamo perché sembrava non avere quasi nemmeno la forza fisica per una visita completa. Ha una certa età e sarebbe meglio andasse in pensione, secondo me» commentò.

Roxane strinse le labbra. «Qual è allora la tua conclusione?»

Gabriel guardò Alex. Quando erano andati da Finley, era stato lui a proporre di controllare tutto il resto del personale della clinica, ma avevano bisogno della benedizione del Capo per farlo.

Alex sospirò. «Non è lui. Forse qualcuno che lavora con lui. E un’altra cosa. Finley ci ha detto che nessuna delle vittime aveva intenzione di tenere il bambino. La prima, era alla ventiseiesima settimana quando è morta, e voleva darlo in adozione. Le altre due volevano abortire» spiegò.

«Ce l’ha con le donne, incinte, che non hanno intenzione di fare le madri» riassunse il Capitano.

«Esatto» concordò Gabriel. «E sceglie le sue vittime fra le pazienti di Finley. Gli abbiamo chiesto privatamente di aggiornarci, nel caso si trovasse con qualche altra interruzione volontaria, magari riusciamo ad arrivare prima noi».

Il Capitano sollevò un sopracciglio. «Hai intenzione di piantonare ogni donna incinta nello studio di Finley e nel consultorio con cui collabora?» gli chiese, scettica.

Alex si staccò dalla parete. «Se necessario, Capitano, sì» disse, a denti stretti. Roxy lo guardò, studiandolo.

«Anche se non vogliono, detective?» ribatté Roxy, gli occhi blu che lo trapassavano.

«Se ne faranno una ragione. Credo che l’alternativa sia peggio, no?» ritorse lui.

Roxy intrecciò le mani sulla scrivania. «Immagina che la paziente di Finley non voglia avere a che fare con la sua scorta. Non voglia vederli. Nemmeno sentirli nominare. Che faresti, la costringeresti?» gli chiese, dura.

Alex inspirò rumorosamente dal naso, dilatando le narici. Quando aveva saputo cosa era successo dopo l’autopsia, Roxy gli aveva fatto una lavato di capo con i controcazzi, sibilando come una biscia per non farsi sentire da nessuno fuori dall’ufficio. E un’altra quando aveva cominciato a presentarsi al lavoro – grazie a Gabriel – con i postumi peggiori del secolo.

E ora se ne usciva così.

«C’è qualcosa che dovrei sapere, Capitano?» chiese, a denti stretti.

Roxy sorrise sarcastica. «Se non lo sai già, di certo non sarò io a dirtelo».

Gabriel spostò lo sguardo dall’uno all’altra, perplesso. «Volete che vi lasci soli?»

«No!» ribatté Roxy, mentre, contemporaneamente, Alex rispondeva «Sì!»

Gabriel sospirò, massaggiandosi la radice del naso.

Furono interrotti da qualcuno che bussava alla porta dell’ufficio del Capitano Green. Senza un fiato, Roxy andò ad aprire la porta, trovandosi davanti un uomo con in mano una cartellina.

«Il Capitano Green, suppongo» disse l’uomo, tendendole la mano. «John Evans. Ci siamo sentiti al telefono…» spiegò.

Roxy sollevò le sopracciglia. «Certo, venga dottor Evans» rispose, stringendogli la mano e poi facendogli spazio per entrare in ufficio. «I detective Giuliani e Hasler, titolari del caso», li indicò.

Gabriel e Alex si guardarono perplessi. E quello chi era?

«Piacere». Poi si rivolse di nuovo a Roxy. «Come le ho detto al telefono, le ho portato il rapporto dell’autopsia…»

«Di solito andiamo noi a prenderlo dalla dottoressa Beale» si inserì Gabriel.

Evans spostò su di lui gli occhi castani. «La dottoressa Beale ha chiesto di essere sollevata dal caso e l’ha passato a me» spiegò. Sorrise all’espressione scioccata dei detective. «Niente di cui preoccuparsi, ho tutti gli appunti della mia collega, sarà come se avessi sempre lavorato al caso».

Alex sgranò gli occhi: Tessa aveva abbandonato il caso? Si voltò verso il partner, che sul viso aveva la sua stessa espressione stupita e perplessa.

«Come mai la dottoressa Beale ha scelto di mollare?» chiese Gabriel, guardando Alex con la coda dell’occhio.

Evans sollevò un sopracciglio. «Non sono cose che mi riguardano. Probabilmente la collega era troppo… sensibile, vista la natura delle vittime… Senza offesa, Capitano» raddrizzò il tiro, dato che Roxy lo fulminava con lo sguardo.

Gabriel aggrottò la fronte, incrociando le braccia sul petto. Se la Beale gli era sempre stata sulle scatole, Evans quasi gliela faceva risultare simpatica, al confronto. Per lo meno, nonostante tutti i suoi difetti, lei non si sarebbe mai sognata di insinuare qualcosa su un collega.

«A quanto ricordo, la dottoressa Beale ha lavorato a casi peggiori senza battere ciglio» la difese, suo malgrado. Un conto era essere lui a parlar male della Beale, un conto era che a farlo fosse quel bellimbusto dall’aria spocchiosa.

Alex batté le palpebre, stupito. Mai avrebbe immaginato che Gabriel difendesse Tessa. «La dottoressa Beale è parte della nostra squadra, dottor Evans. Siamo abituati ai suoi metodi sulla scena e al suo modo di condurre un’autopsia…»

«Mi sta dando dell’incompetente, detective?» sbottò il medico legale, piccato.

«Lungi da me farlo, dottore. Solo ricordarle che è… complicato, trovarsi con un nuovo elemento in squadra all’improvviso».

Evans storse il naso, raddrizzando le pagine del rapporto. «Se vogliamo procedere…»

«Eravamo presenti all’autopsia, dottore» ritorse Gabriel, secco. «Sappiamo cosa le è stato fatto e che il bambino è morto contestualmente alla madre, che comunque voleva liberarsene».

Evans sbuffò. Gabriel pensò che al medico desse fastidio che qualcuno gli rubasse la scena, non permettendogli di fare a modo proprio. Sul serio, quel tipo di faceva sorprendentemente rimpiangere la Beale. Quasi.

«Ecco, questa è un’abitudine che trovo riprovevole» commentò Evans. «Permettere a estranei di accedere alle sale autopsie…»

«Di cosa voleva parlare, dottore?» intervenne Roxy, prima che la situazione degenerasse ancora di più.

Evans riportò l’attenzione sul Capitano. «Il mio scopo, Capitano Green, era soprattutto presentarmi e informare lei e i suoi detective di questo… cambio di programma, mettiamola così. E consegnarle il rapporto, che spero leggerà» concluse, quasi sbattendoglielo sulla scrivania.

Roxy lo sfogliò appena, intenzionata soprattutto a scoprire di chi fosse la firma in calce. Quando si fu, discretamente, appurata che fosse di Tessa (perché no, lei di quel tipo non si fidava) riportò gli occhi sul medico legale.

«C’è qualcosa che dovrei sapere subito?» gli chiese.

Evans sollevò un sopracciglio. «La vittima è stata picchiata, buttata giù dalle scale, brutalmente mutilata e pugnalata al cranio e al cuore. Questi ultimi due traumi sono le più probabili cause di morte».

«La dottoressa Beale ha indicato come causa la pugnalata al cuore» si intromise Alex, guadagnandosi uno sguardo truce da Evans.

«La mia collega non è in errore» concesse questi. «L’esame tossicologico non ha rivelato la presenza di droghe o sedativi nel sangue».

«Abbiamo per le mani una persona sadica, perché dovrebbe sprecarsi a sedare le sue vittime? Vuole che soffrano» ragionò Roxy.

«Come al solito, nessuna traccia utile né sulla scena né sulla vittima» commentò Gabriel.

«Esatto, detective. Sembra quasi un lavoro fatto dall’interno» insinuò Evans.

«Vuol dire che, secondo lei, il colpevole è un addetto ai lavori? Pensa faccia parte della scientifica o sia un poliziotto?» chiese Roxy, sorpresa.

Evans stirò le labbra in un sorriso sardonico. «O un medico legale» suggerì.

«Si spieghi meglio, dottore» Roxy strinse gli occhi. Dove voleva andare a parare, Evans, adesso?

Con un sorrisetto, Evans sospirò teatralmente. «Ci sono alcuni colleghi un po’… disturbati, se mi si concede il termine» disse, guadagnandosi un’occhiataccia dai presenti. Quando nessuno lo interruppe, proseguì. «Credo che sappiamo tutti del periodo trascorso in clinica dalla vostra adorata dottoressa, in gioventù…»

«Quelle sono informazioni riservate!» sbottò Roxy, alzandosi in piedi e battendo con forza le mani sulla scrivania. L’adolescenza di Tessa era stata piuttosto… turbolenta, per usare un eufemismo e, ad un certo punto, i genitori di Roxy avevano dovuto farla ricoverare. Era stato orribile e doloroso, ma Tessa sembrava esserne uscita in modo abbastanza stabile, gli episodi di autolesionismo calati grazie alla terapia e… Roxy spostò per un attimo lo sguardo su Alex. Lo vide rigido, i pugni stretti con tanta forza che le braccia gli tremavano.

«Cosa vuole insinuare?» sibilò Alex, a denti stretti. Gabriel guardò prima il Capitano, poi il collega, pronto a intervenire.

Evans alzò le spalle. «Non mi stupirebbe che una persona con evidenti disturbi e in possesso delle giuste conoscenze in materia, possa diventare un’assassina…»

Ci volle solo un secondo. Evans non fece nemmeno in tempo a finire la frase, che si ritrovò sollevato di peso e sbattuto con forza contro il muro, la faccia di Alex a pochi centimetri dalla propria.

«Non. Ti. Azzardare. A. Parlare. Così. Di. Tessa» ringhiò Alex, strattonando il medico legale.

«Hasler!» lo richiamò Roxy, mentre, intanto, Gabriel lo prendeva per le spalle.

«Mi lasci, detective!» sbraitò Evans, cercando di divincolarsi.

«Alex!» lo chiamò Gabriel, strattonandolo. «Lascia perdere questo idiota. Gli brucia perché la Beale è meglio di lui e fa il gradasso perché lei si è ritirata» cercò di convincerlo. «Vuoi farti sospendere per ‘sto cretino?» gli sibilò all’orecchio. Alex sbuffò, ma fece un passo indietro, lasciando andare il medico legale.

Roxy sospirò. «Credo sia tutto, dottor Evans. Se dovessi avere bisogno di chiarimenti, le telefono» lo congedò.

Evans guardò da lei ad Alex, che aveva ancora l’aria di quello pronto ad attaccare, trattenuto per un braccio da Gabriel.

«Il suo detective…»

«Il mio detective è affar mio, dottore. Arrivederci» lo liquidò Roxy, lapidaria.

Evans si raddrizzò la giacca e se la diede a gambe.

 

Sparate ipotesi: perché Tessa ha lasciato il caso? Che voleva dire Roxy, quando ha detto ad Alex "se non lo sai già, non sarò io a dirtelo"? Ma soprattutto: siete d'accordo con Gabriel nello schifare Evans?
Alla prossima! (Spero presto. Abbiate fede!)

 
  
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