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Autore: SkyDream    19/05/2021    4 recensioni
[19 Maggio - WorldIBDDay - Giornata mondiale delle Malattie Infiammatorie Cronico Intestinali].
[Diamo voce a chi lotta ogni giorno, educhiamo la società su cosa siano realmente queste malattie].
Un ragazzo decide di scrivere una lettera alla sua fidanzata facendole scoprire un altro lato di se stessa.
Lei che non ha mai accettato il suo corpo e dovrà imparare ad amarsi.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI o IBD) sono malattie a componente infiammatoria, e ad andamento recidivante che interessano l'intestino e si suddividono in due forme: Colite Ulcerosa e Morbo di Crohn.
Nonostante la malattia si focalizzi sul tratto intestinale, gli effetti sono sistemici e coinvolgono tutto il corpo, andando a recare danni anche a livello psicologico e sociale.
Il 19 Maggio è il WorldIBDDay, la giornata mondiale delle MICI. Voglio approfittarne per dare più visibilità a questa realtà spesso sconosciuta.
Per dare voce a chi, ogni giorno, lotta con questo mostro interiore.
Avete un coraggio ed una forza che non posso neanche immaginare!

 
 
~ Lo specchio del mio corpo ~
[Questa è una lettera scritta da un ragazzo per la sua fidanzata.
Le parti in corsivo sono i suoi commenti durante la lettura.]
 
Ti scrivo adesso che dormi, adesso che non puoi distrarmi con le tue carezze dietro la nuca.
 
Pensavi che io dormissi già,
ma ho preso sonno solo quando hai allontanato la penna dal foglio.
 
Sono felice di vederti riposare, finalmente, anche se so che la paura ti attanaglia. So che il solo pensiero di tornare tra le mura dell’ospedale ti dà la nausea, così come ti spaventa l’idea di rimanere sola in quella stanza angusta.
 
No, non lo sai.
È la prima volta che non potrò averti accanto e non so per quante settimane, per quanti mesi.
Non so quanto durerà.
 
Ma ti prometto che sarò sempre al tuo fianco, anche quando l’ansia sembrerà divorarci.
Perché ti amo, e non vi è altro modo per dirtelo.
 
Non sai nemmeno quanto.
 
Amo di te ogni cosa, anche le tue paure. Amo il tuo volto anche quando è gonfio per colpa del cortisone, quando le tue guance si colorano di rosso porpora.
 
Quando non mi riconosco più allo specchio?
 
Amo le macchie che hai sul corpo e che lo rendono un cielo stellato, la mappa di un tesoro. Le conosco tutte, le vecchie e le nuove, le ho sfiorate e medicate come fossero le mie.
 
Ami ciò che tendo nascondere?
 
Sei tu stessa l’estensione del mio corpo.
Amo tutte le volte in cui la sera, con gli occhi gonfi di stanchezza, mi dici di lasciare la tavola apparecchiata e mi trascini fin sotto le coperte per guardare un film insieme. E sento la tua pelle calda mentre mi resti accanto, a volte mi maledico perché vorrei fare qualcosa in più.
 
Sei la miglior medicina, lo sai?
 
Ma tu riesci a risanarmi, mi dai un bacio sulla guancia e ti addormenti. Mi incanti. Mi incateni.
Ti ho amata quando mi hai confessato di non poter mangiare ciò che mangio io.
Ti ho amata ad ogni appuntamento rimandato, ogni volta in cui non sapevi come dirmi che proprio non ce la facevi.
Che volevi solo chiuderti in te stessa, ingoiare le paure e sparire dentro dei vestiti che lentamente hanno cominciato ad essere troppo grandi.
 
Volevo solo una vita normale con te.
 
E so che starai pensando che volevi una vita normale. Questa è una vita normale, è la nostra vita e va bene così.
Va bene così.
 
Ti preoccupi troppo, non vorrei farti stare così.
 
A volte ho paura, lo ammetto, quando ti vedo pallida, quando non riesci ad alzarti dal letto, quando – per la prima volta – il medico ci ha detto che avrebbero dovuto darti il sangue di un’altra persona.
 
E sei andato a donare anche tu quello stesso giorno…
 
Non ho avuto paura, al contrario di quanto credi, quando ti sei mostrata fragile.
Sapevo che dopo la pioggia, con te, torna sempre il sereno.
E magari, in quei momenti, avrai pensato che – per me – tu sei la malattia. E ti sei sbagliata, terribilmente.
Per me sei le intere giornate di sole passate sul prato a parlare.
Per me sei la capacità di ridere di ogni cosa, la capacità di affrontare la vita nonostante.
Sei la ragazza che continua a lottare per il suo sogno più grande, e non smette mai di lavorare per esso. Neanche quando ti ricoverano e ti passano centinaia di fogli da firmare.
Neanche quando, alcune mattine, l’alba sembra non arrivare mai.
 
Adesso non riesco a sorridere.
Non con il freddo della sala operatoria che mi sfiora la pelle, non con le tracce di penna sulla pancia, non con questi medici e infermieri che mi guardano da dietro una mascherina che ne offusca il volto.
Vorrei specchiarmi nei tuoi occhi, riconoscere il mio corpo non davanti lo specchio ma dentro i tuoi gesti.
Ho paura di non accettarmi ancora.
 
Ma ricordati che il sole sorge sempre, semplicemente in alcuni periodi ha bisogno di un po’ di tempo in più!
Quindi cerca di riposare, lascia che curino il tuo corpo. Al resto penseremo dopo, tra le lenzuola, stretti l’uno all’altro come sempre.
Ti amerò, qualunque cosa accada.
Ti aspetto!
 
Aspettami.
 
Ti amo, ma devi amarti anche tu.
 
Mi amerò anche io.
Ancora una volta.
 
   
 
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