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Autore: DanieldervUniverse    22/05/2021    2 recensioni
[Exalted]
La Caccia al Wyld deve stanare un gruppo di Anatema e schiavi ribelli, mentre gli Eccelsi Solari si preparano a dare battaglia...
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Parole: Pensatore, Centro, Difficile

-Che c’è di così difficile!? DOVETE SOLO TROVARE UNA MASNADA DI SCHIAVI!
Lord Fujin batté una mano sul tavolo, accartocciando la mappa della regione disposta sopra. Il volto del nobile era deformato dalla rabbia, facendogli assumere una forma grottesca e quasi spaventosa, al punto da sembrare più quello di un demone che di un umano.
Lei ebbe un lieve sobbalzo, assieme agli altri giovani ufficiali radunati nella stanza. Se non avesse già confermato che non era una creatura del Wyld avrebbe sicuramente aggredito l’uomo di fronte a lei, e comunque il suo comportamento irrispettoso le stava rendendo molto difficile continuare a sopportarlo.
-Ci sono degli Anatema con loro- replicò Lord Hyutatso, rimasto impassibile. Il Sangue di Drago era un uomo corpulento e massiccio ma poco atletico, seppure ciò non importava perché tutti sapevano che possedeva una forza prodigiosa. Portava la barba e i baffi lunghi e cadenti, che, assieme alle numerose rughe sulla sua fronte, gli davano un’aria severa e autorevole; il suo vestiario invece era austero, composto solo da una tunica nera e dei sandali di cuoio.
-Ed è per questo che voi siete qui!- replicò Lord Fujin, poggiando entrambe le mani sul tavolo e fronteggiando l’altro uomo, torreggiando su di lui. Nonostante la forma esile Lord Fujin era alto, bello, e imponente a suo modo: vestiva con un hanfu color blu scuro e verde foglia, e non portava alcun copricapo preferendo acconciarsi i lunghi capelli scuri in un ricco chignon tenuto da bacchette decorate con intarsi di giada. Portava la spada appesa al fianco, sia per affermare il suo status che per ricordare a tutti che era un abilissimo spadaccino, sempre pronto a dare prova delle sue abilità.
-Siete o non siete membri della Caccia al Wyld? Non è forse vostro compito dare la caccia agli Anatema e agli altri mostri che piagano il Creato?
Già, sempre la stessa scusa: non erano pochi i nobili che pensavano che la Caccia al Wyld fosse un corpo speciale di cui potevano disporre ogni volta che vedevano un Anatema o un branco di mostri del Wyld a loro piacimento. Ma la Caccia al Wyld rispondeva solo all’Imperatrice Scarlatta e ai gradi più alti dell’esercito imperiale: erano soldati scelti, tutti finemente addestrati ed erano guidati dai più formidabili tra i Sangue di Drago a disposizione dell’Impero.
Fujin era solo un nobile mondano, non era un Sangue di Drago, e viveva molto lontano dall’isola Benedetta, il centro nevralgico dell’Impero, per cui non c’era da sorprendersi che trovasse difficile capire il prestigio dei membri della Caccia al Wyld. Tutti i Sangue di Drago erano membri di nobili e gloriose casate, ognuna discendente da uno dei primi Eccelsi selezionati dai cinque Dragoni Elementali per difendere il Creato, e con essi portavano una gloriosa storia: i Sangue di Drago non erano solo guerrieri, ma diplomatici, artisti, pensatori, e ognuno di loro contribuiva a rendere più grande l’Impero.
Per questo lei non poteva sopportare l’atteggiamento borioso di quell’uomo.
-È esattamente quello che stiamo facendo- intervenne Torian. Il giovane proveniva dalle regioni del nord, facendosi notare per il suo aspetto esotico: vestiva solo abiti di pelle e non portava mai tuniche, preferendo un completo di maglia e pantaloni fatti con tessuto ruvido o di pelle, per non parlare poi dell’acconciatura dei suoi capelli biondi che raccoglieva in lunghe trecce legate con nastri di tessuto.
-Non state facendo abbastanza!- replicò il nobile, acuendo la voce al punto da farla sembrare stridula.
-Stiamo facendo il possibile. Gli Anatema non sono avversari semplici, catturarli e ucciderli può risultare molto “difficile”- continuò Torian, cercando di nascondere un sorriso di scherno ai danni del nobile. Nonostante i suoi sforzi le sfuggì un singhiozzo divertito. Lord Fujin si volse verso di lei, con gli occhi che mandavano lampi e il mento sollevato, come un gallo che arruffa le piume quando deve intimidire un rivale. Poco male, lei sarebbe stata ben lieta di dargli una lezione mettendo a tacere quel suo tono insolente, ma prima che potesse dire altro Lord Xi-Bien Po si fece avanti frapponendosi tra lei e il nobile.
Xi-Bien Po era una Sangue di Drago discendente da una nobile famiglia dell’Isola Benedetta, come tutti i membri del loro piccolo gruppo, ma la sua era una delle più influenti e fedeli all’Imperatrice Scarlatta, benvista e benvoluta anche oltre i confini del centro nevralgico dell’Impero. I suoi genitori e i suoi nonni avevano tutti servito come ufficiali nella Caccia al Wyld coprendosi di onore e gloria.
Xi era un giovane attraente: aveva la pelle candida e liscia, si comportava sempre in modo gentile e cortese, i suoi capelli scuri erano lisci e riflettevano la luce del sole, gli occhi avevano un gentile color castagna, le sue labbra erano sottili e la voce melodiosa, e vestiva con un armatura di un bianco accecante, sempre pulita e risplendente, e sulle spalle recava un mantello color del cielo, che sembrava senza fine.
-La prego mio signore Fujin, perdoni la scortesia dei miei sottoposti: non possono comprendere. Invece, le chiedo io, perché non mi spiega cosa la turba in tal maniera? Perché questi schiavi fuggiti la mettono in allarme più della presenza degli Anatema nelle sue terre?- disse, rivolgendosi al nobile con un tono fin troppo accomodante.
Fujin si morse il labbro, colto alla sprovvista dalla dimostrazione di etichetta e soprattutto dall’evidente carisma del suo interlocutore. Lei fece del suo meglio per nascondere il ghigno di soddisfazione che le stava venendo a vedere quel pomposo arrogante trovarsi a corto di parole.
Dopo vari secondi di considerazione il nobile alzò il capo, cercando di darsi un tono e di mascherare l’imbarazzo per il suo comportamento, e cominciò a spiegare con voce calma e rilassata: -Devo officiare la Festa dei Primi Sementi, che è molto importante per le famiglie di questa regione dell’Impero. Siccome la mia provincia è al centro dei maggiori traffici commerciali, anche da un punto di vista geografico, è abitudine e costume che sia la mia famiglia ad organizzare l’evento. Ci saranno invitati da tutta la provincia e anche fuori, e ognuno esibirà i suoi schiavi come dimostrazione di forza e di prestigio.
Fujin fece una pausa, traendo un leggero respiro.
-Se si dovesse venire a sapere che i miei schiavi sono fuggiti e che sono liberi per le mie terre proprio sotto la data…
-Quando sarebbe il giorno designato, milord?- lo interruppe cortesemente Xi.
-Stasera- rispose Lord Fujin, stringendo le labbra -Vede, se non troverete i miei schiavi in tempo…
-Capisco. Orbene non si preoccupi Lord Fujin- lo interruppe nuovamente Xi, facendo un inchino -Riceva pure i suoi ospiti, senza timore: farò in modo di farle riavere i suoi schiavi entro stasera. Glielo giuro.
-Su cosa giura?
-Sulla mia testa.
Calò il silenzio. Tutti i presenti ammutolirono, attendendo che uno dei due parlasse. Lei, dal canto proprio, era distratta dall’inflessione della voce di Xi quando aveva parlato della festa: qualcosa nel suo tono aveva lasciato trapelare una punta di ombra e crudeltà, facendole rizzare i peli sul collo.
-Bene, allora posso fidarmi- dichiarò Lord Fujin, lasciando trapelare un lieve senso di superiorità nella voce. Recuperato il contegno e la dignità il nobile fece un inchino verso il comandante Po e si avviò, istruendo il suo seguito sui preparativi da portare a termine per il ricevimento.
-Che intenzioni hai?- chiese a Xi non appena il nobile li lasciò soli.
-Non capisco di che parli, Chana- replicò lui rivolgendole un sorriso rassicurante.
-Cosa hai promesso a Fujin?
-Lord Fujin.
-Non userò il suo titolo quando non dovrò avere quel fesso davanti. Che cosa gli hai promesso?
-Che riavrà i suoi schiavi per stasera.
-Alla festa?
-Ovviamente.
-E come pensi di fare? Abbiamo setacciato l’area per giorni e non siamo riusciti a trovare le loro tracce: siamo arrivati tardi, hanno trovato il tempo per nascondersi, ora non c’è modo di individuarli in tempo. A meno che non si facciano trovare loro.
-Infatti.
La realizzazione di quanto Xi avesse detto la colse quasi subito, facendole capire come mai aveva sentito quel brivido gelido lungo il corpo.
-Vuoi attirarli alla festa- disse, con un filo di voce.
-Arguta- rispose lui, lanciandole un’occhiata d’approvazione -Se non puoi andare dal nemico, lascia che sia il nemico a venire da te.
-Tu sei pazzo- sussurrò lei, cercando con lo sguardo sostegno dagli altri due uomini -Sarà un massacro, rischiano di morire centinaia di persone, forse migliaia.
-Gli Anatema, Chana, gli Anatema- la interruppe Xi, enfatizzando la parola -Non dimenticarti mai perché siamo qui.
-Gli Anatema eh? Sono sempre loro al centro di tutto per te.
-Come dovrebbe essere per tutti noi.
Chana sospirò, rassegnata, ricordando come la famiglia Po si era trovata al centro dell’attenzione di tutto l’impero: quando Xi era un infante un Anatema ancora ignoto si infiltrò nella magione e spazzò via tutta la sua famiglia, per poi sparire nel nulla. Questo aveva lasciato il giovane orfano e desideroso di vendetta.
Da allora il Sangue di Drago non aveva fatto altro che accumulare prestigio, potere e fama: nessuna sfida erano troppo difficile per lui, facendolo risaltare dalla massa e mettendolo al centro delle attenzioni di molti nobili e alti funzionari dell’impero.
La donna sapeva che non c’era modo di farlo desistere dal suo intento, ma un briciolo di autocoscienza la spinse a tentare lo stesso.
-Se Wien lo venisse a sapere…
-Sarà costretta ad aiutarci per impedire che tanta gente innocente muoia presa nel fuoco incrociato- la interruppe con calma Xi. Le fece un sorriso calmo e sicuro, che le tolse la forza di protestare.
-Non temere Chana, ho pensato a tutto. Sarà difficile, ma gli Anatema saranno irrimediabilmente distratti dalla confusione e allora noi avremo modo di eliminarli, stroncando la ribellione in un solo colpo.
Lei guardò ancora Hyutatso e Torian, che annuirono soddisfatti. A quel punto anche lei diede il suo assenso, posando una mano sulla spalla del comandante. Xi era un uomo intelligente, bello, potente, e anche forte, sicuramente uno dei più grandi Sangue di Drago della sua generazione. Le risultava difficle credere che un uomo tanto gentile e premuroso potesse essere anche tanto crudele, ma d’altro canto combattevano un nemico spietato e oscuro: bisognava usare metodi altrettanto spietati.
-Non mi piace ammetterlo, ma hai pensato proprio a tutto Xi. Non scherzavano quando ti chiamavano “il Pensatore”.
-Grazie, lo so.


La piccola pozza d’acqua veniva alimentata dalla piccole gocce che scivolavano dal soffitto lungo la stalattite. Cadevano precise al centro, provocando piccole onde a ritmi continui accompagnate da un suono leggero ma abbastanza forte da propagarsi nella caverna.
Nonostante la scarsa luminosità si sporse in avanti, specchiandosi nell’acqua, ma non vide molto: nella scarsa luce distingueva appena la silhouette del volto e una tenute luce nei suoi occhi.
Poi rimosse la fascia che portava attorno a capo, e la luce del giorno inondò quel piccolo lato della caverna: al centro della sua fronte risplendeva il marchio del Sole Invitto, il marchio degli Anatema.
Non riusciva ancora a fare pace con la cosa, con il fatto che dal nulla il Marchio Solare si era manifestato sulla sua fronte, e con esso un’antica memoria millenaria, una coscienza confusa ma piena di forza e coraggio che chiamava ed ere passate, mettendo in discussione tutto ciò che gli era stato insegnato su quelli… come lui.
-Cosa fai lì chino sulla pozza?- lo chiamò Ilda, andando a sedersi accanto a lui. La donna aveva la pelle color ebano e gli occhi color del sole, e il suo Marchio splendeva tranquillo sulla sua fronte. Lei aveva ricevuto l’Esaltazione molto tempo prima di lui e ormai esibiva con orgoglio il simbolo della sua ascesa, nascondendolo solo quando doveva infiltrarsi tra gli imperiali.
-Penso- rispose, tornando a concentrarsi sul suo riflesso.dicechiama… un pensatore?
-No, no- sorrise appena, rassicurato dal suo buonumore -Sono altri i miei pensieri.
-Stai ancora pensando a quel marchio, vero?- la donna toccò la sua fronte con un dito -Dovrai farci pace un giorno: l’Esaltazione resterà con te fino alla morte, sei stato scelto dal Sole Invitto come suo campione e nessun potere mortale potrà portarti via tale benedizione.
-Non è stata una mia scelta.
-Ma riconosci di essere degno di tale dono.
-Questa è una maledizione, non un dono.
-Perché mai dovresti pensarlo?
Lui strinse gli occhi, ricordando le urla e il sangue, ma soprattutto la rabbia. Nella confusione della fuga, tra i morti e le grida, qualcosa era scattato e l’aveva dominato: una pioggia di rabbia e dolore, un odio sconfinato per i suoi aguzzini l’aveva colto e come una bestia del Wyld si era fatto largo tra le guardie e i secondini.
-Ehi- Ilda gli mise una mano sulla spalla, scacciando le sue visioni. Lui scosse il capo, cercando di ignorare il groppo allo stomaco.
-Sto bene, sto bene. È solo…
-Pensi ancora a quello che è successo quella notte?
Lui sospirò, per poi annuire mesto. Le emozioni erano ancora vivide nella sua mente, come se fossero pronte a riemergere. Lei gli diede un sorriso d’incoraggiamento.
-È così per tutti?
-No- lei lo spinse contro il suo petto, cullandolo dolcemente -L’Esaltazione è un momento di rinascita, di speranza, ma reca con sé il fardello della Grande Maledizione. Tu hai sfortunatamente sperimentato entrambi allo stesso momento, e la cosa può lasciare il segno.
-Ancora non mi hai voluto spiegare in cosa consiste questa Grande Maledizione.
-Uff, storia antica, troppo complicato adesso. Ti basti sapere, mio giovane Eccelso, che dover assistere impotente alle ingiustizie eroderà il tuo autocontrollo finché non esploderai in un accesso di rabbia.
-È così per tutti?
-Non proprio: siamo tutti affetti dalla Grande Maledizione ma ognuno reagisce e la sperimenta in modo diverso. Io ad esempio scoppio a piangere di fronte al dolore e alla sofferenza degli altri.
Lui sospirò rassegnato. Rimasero in silenzio, guardando le onde increspare la superficie della pozza. Il ritmo portò via l’ansia, calmandolo, e lo lasciò libero di contemplare le sue possibilità.
-Potrò mai imparare a dominare i miei poteri?- domandò infine.
-Se sopravviveremo a stanotte ti prometto che farò del mio meglio per assisterti.
-Dobbiamo proprio? Gli altri sono spaventati al pensiero di tornare là…
-Comprendo i tuoi dubbi, ma dobbiamo tentare- lo interruppe lei, posandogli le mani sulle guance e guardandolo dritto negli occhi -Abbiamo agenti in posizione in ogni entourage, e ci saranno migliaia di schiavi, dieci per ogni guardia. E poi ci siamo noi Eccelsi, che sicuramente faremo la differenza.
-Non siamo molti.
-Siamo meno di una decina ma siamo forti, e determinati.
Mentre parlava un areola di luce splendente cominciò a manifestarsi attorno al corpo di lei.
-Gli Eccelsi Solari sono nati per guidare e proteggere il Creato in quanto i grandi e potenti guerrieri di sempre! Creammo un’Età dell’Oro, di uno splendore impareggiabile e un’abbondanza mai più eguagliata, dove mortali ed Eccelsi di tutti i ranghi convivevano assieme sotto la nostra guida!
A mano a mano che il suo discorso si faceva più infiammato e deciso la luce si intensificava, quasi fino a diventare accecante, ma lui non distolse lo sguardo, sentendosi rincuorato e rinvigorito dall’alone benigno di potere solare.
-Ma poi gli Eccelsi Terrestri, i Sangue di Drago, si ribellarono e ci spazzarono via, destinando il Creato ad una lunga agonia sotto la loro guida fallace! Ma ora non più, ora i Solari stanno tornando e insieme ricostruiranno una nuova era di pace e prosperità per il Creato, a cominciare da stanotte! Quando lei ebbe finito, la luce tornò ad affievolirsi, lasciando dietro di sé solo una piacevole sensazione di completezza.
-Wow- balbettò lui, rimasto senza parole.
Lei sorrise, lasciando intendere che comprendeva le sensazione.
-Non negherò che sarà difficile persino con noi alla testa dell’assalto, specie se dobbiamo scontrarci con un plotone della Caccia al Wyld, ma non impossibile.
-Voglio crederti- replicò lui senza esitazione. Ora che aveva provato l’essenza del potere dei solari sentiva di aver trovato il proprio centro, il fulcro della nuova forza che pervadeva il suo nuovo essere.
-Ma?
-Niente ma- era sincero.
-Beh, direi che stai già imparando- gli diede un buffetto sulla guancia, con fare giocoso -Sono sicura che diventerai un grande Eccelso se riuscirai a sopravvivere stanotte.
Lui sentì le sue membra fremere per aver un po’ d’azione, pervase dall’energia positiva dell’abbraccio di luce solare, e incapace di restare inattivo infine si alzò in piedi, stiracchiandosi. Dalla notte in cui si liberò dalle prigioni di Lord Fujin il suo corpo si era irrobustito, trovando nuova linfa vitale nella libertà conquistata a duro prezzo, e cominciava a prendere coscienza delle sue nuove potenzialità.
Fece per ritirarsi nel suo idillio, entrando in sintonia con il proprio corpo, quando realizzò che Ilda lo stava fissando intensamente.
-Cosa?- domandò, confuso.
-Sai, forse c’è qualcosa che posso insegnarti prima di stasera- disse lei, facendogli un sorriso ambiguo.
-Oh, davvero? Cosa? Come creare una luce come hai fatto tu prima? Come concentrarmi per trarre forza dal centro della mia anima?
-Oooooh, qualcosa di simile- lei si alzò, dandogli le spalle, e si incamminò verso una delle gallerie della caverna -Non sarà difficile da capire per un pensatore come te.
Ilda scomparve dietro a una parete di roccia, lasciandolo interdetto e incerto su cosa dovesse fare. Poi il bacino della donna comparve nuovamente alla sua vista, sporgendosi oltre l’angolo; le mani di Ilda apparvero poco dopo, accarezzando le proprie formose natiche.
Poi, proseguendo nella loro danza sensuale, afferrarono il bordo delle vesti e iniziarono ad abbassarle. Ma prima che una rilevante porzione di pelle potesse essere rivelata la donna ritirò il proprio fondoschiena, celandolo ai suoi occhi.
I suoi pensieri si dissolsero, lasciandolo imbambolato a fissare il punto dove il sedere di Ilda si era trovato fino a pochi secondi prima. Poi, di colpo, un momento di lucidità lo fece rinvenire, e si colpì in fonte con il polso: non ci voleva mica un grande pensatore per capire a cosa alludesse la donna!

  
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