Videogiochi > Ace Attorney
Segui la storia  |       
Autore: ChrisAndreini    23/05/2021    0 recensioni
[Howl's moving castle AU-Klapollo]
"Klavier era lo stregone più temuto e allo stesso tempo più ammirato nell'orfanotrofio. Gli ultimi sette anni si erano sentite tantissime storie su di lui, il mago di fuoco, così potente che neanche lo stregone supremo Miles Edgeworth era riuscito a tenerlo a freno, e lo combatteva con forza e senza successo.
Voci giravano per quei corridoi di come rapisse i bambini e ghermisse il cuore di tutte le belle donne che incrociava, facendole innamorare e poi mangiando loro l’anima per essere più forte.
Apollo non aveva nessuna opinione né su quelle storie, né su Klavier in generale.
Dopotutto dubitava fortemente che lui, la persona più ordinaria e meno interessante del regno, potesse mai avere a che fare con maghi, stregoni e incantatori di alcun genere, soprattutto con qualcuno come Klavier."
...oh si sbagliava di grosso.
"-Ah, eccoti qui! Ti ho cercato dappertutto- Apollo si girò verso la persona a cui apparteneva la voce, ritrovandosi faccia a faccia con l’uomo più bello che avesse visto in vita sua"
Genere: Fantasy, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Apollo Justice, Klavier Gavin, Phoenix Wright, Trucy Wright
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il castello errante di Klavier

L’incontro

 

Klavier non riusciva a respirare. Non riusciva a pensare. Non riusciva a muovere nessun muscolo.

L’unica cosa che riusciva a fare al momento era provare dolore, un dolore che non aveva mai provato in vita sua, come se ogni fibra del suo corpo fosse in fiamme.

Si sentiva mangiato, consumato, da una forza molto più grande di lui, che lo stava lentamente privando di energia vita.

Sentiva, solo vagamente, il battito forsennato del suo cuore, come amplificato nel petto. E il crepitio del fuoco che circondava tutto ciò che era intorno a lui.

Ma non erano solo le fiamme quelle che vedeva intorno a sé. La sua mente era pervasa da ricordi, immagini, illusioni. Tutte reali, e tutte false, che gli giravano nella mente come una giostra forsennata.

Klavier voleva che tutto smettesse.

Voleva che ogni cosa intorno a lui scomparisse.

Che lui stesso cessasse di esistere.

Così che anche il dolore sarebbe presto cessato.

Il dolore stesso di esistere, che da anni ormai per Klavier aveva raggiunto il punto di rottura.

-Resisti ancora un po’, ragazzo- sentì una voce incoraggiarlo, che sembrava provenire dalle fiamme stesse, ma Klavier non credeva di riuscire a seguire ciò che diceva.

Era troppo stanco, sentiva troppo dolore. Voleva solo arrendersi, e svanire nel nulla.

Le illusioni tutte intorno a lui si facevano sempre più vorticose e nauseanti, il fuoco divampava più brillante, mangiando ogni cosa nel raggio di chilometri, trasformando tutto in cenere, compreso il suo corpo martoriato.

Il battito del suo cuore ormai era talmente rapido e forte che non sembrava più provenire dal suo petto, ma da tutto intorno a lui.

Come se le fiamme stesse fossero il suo cuore.

Era terrificante.

-Klavier!- sentì qualcuno urlare nella sua direzione.

Un’altra illusione, sicuramente.

Era una voce maschile, una voce sconosciuta.

-Klavier! Tieni duro!- la voce si fece più forte, più reale. Klavier socchiuse lentamente gli occhi. Non sembrava un’illusione. 

-Klavier! Resisti! Non arrenderti!- la voce continuò a parlare. Davanti ai suoi occhi, Klavier un giovane uomo, dai corti capelli castani da cui sembravano spuntare due piccole corna. Si avvicinava con difficoltà, come se combattesse contro molto più che le fiamme, ma un vento impetuoso, una forza incontrollabile.

La sua immagine era evanescente, sembrava apparire e sparire, ma sebbene fosse chiaramente una semplice illusione, un’immagine falsa, Klavier non riusciva a distogliere lo sguardo da lui. Il suo dolore, sebbene ancora atroce, sembrò affievolirsi appena. Si agganciò, anima e cuore, a quella immagine, a quell’uomo che stava cercando in tutti i modi di raggiungerlo.

-Ti aiuterò! Te salverò! Cercami nel futuro!- ormai l’uomo era a pochi passi da lui. Klavier riusciva a vederlo negli occhi, scuri, ma che sembravano allo stesso tempo brillare come rubini, forse riflettendo il fuoco che sebbene intorno a lui non sembrava scalfirlo.

Klavier provò a sollevare la mano verso di lui.

Voleva raggiungerlo, voleva credergli. E salvarsi.

E vivere.

-Klavier!- le loro dita si sfiorarono, per un istante, un singolo istante, e Klavier vide qualcosa. Qualche immagine, sfocata, impossibile da distinguere rispetto a tutte le altre che gli vorticavano in testa.

Una sola cosa era certa. Quel ragazzo era reale. Era lì.

Klavier poteva percepire la sua essenza.

Poi il vento che lo stava spingendo via si fece più forte, l’uomo venne trascinato via, incapace di avvicinarsi maggiormente.

Klavier provò ad afferrarlo, ma non era abbastanza forte, e il dolore, le fiamme, la disperazione continuavano a consumarlo.

Ma si era aggiunta anche una briciola di speranza, in mezzo a tutte le altre emozioni.

-Ti salverò! Te lo prometto!- urlò il ragazzo, prima di essere trascinato via, prima di sparire dalla sua vista.

Prima di lasciare Klavier da solo a combattere con i suoi demoni e il suo dolore.

***

 

Apollo Justice odiava lavorare alla mensa, dove le battaglie di cibo erano all’ordine del giorno e i suoi capi lo guardavano storto se solo osava pensare di dare un bis a qualcuno degli orfani già tenuti a stecchetto.

Ma era il suo lavoro, e l’unico modo per avere un tetto era compierlo bene e non lamentarsi.

E un tetto, a quei tempi, era davvero difficile da ottenere.

-Hai sentito le ultime notizie? Sembra che la guerra stia diventando così aspra che von Karma stia radunando anche stregoni pericolosi per vincere- un gossip interruppe i suoi pensieri cupi. Le sue colleghe stavano chiacchierando più di quanto lavoravano, rallentando parecchio la fila.

Apollo si affrettò a prendere i loro posti.

-Ho sentito, ho sentito. Pare che anche la Farfalla Velenosa abbia ricevuto un invito- continuarono a spettegolare, facendosi da parte per rendere più semplice ad Apollo sostituirle.

Lui fece del suo meglio per non lanciare loro un’occhiataccia. Alla fine non gli costava molto, e prima finiva, prima poteva andarsene. Aveva un impegno quel pomeriggio.

Un impegno che lo spaventava parecchio.

-La Farfalla Velenosa? E chi sarà il prossimo, Klavier?- continuò la prima, alzando gli occhi al cielo, orripilata.

-Oh, non sia mai! Quel tipo mi spaventa. Dicono che rapisca i bambini e ghermisca il cuore delle donne- la collega rabbrividì, e si ritirò su sé stessa.

-Non lo so, però, sai? Dicono che sia l’uomo più bello di tutti i regni. Mi piacerebbe vederlo almeno una volta- si aggiunse una terza ragazza, appena arrivata per il suo turno.

-Ma sei matta?! Vuoi che ti mangi il cuore?- 

-Dubito che metterebbe gli occhi su di lei-

-Dai, ragazze! Non fate le antipatiche!-

Apollo alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. 

Lì in orfanotrofio Klavier era lo stregone più temuto e allo stesso tempo più ammirato. Gli ultimi sette anni si erano sentite tantissime storie su di lui, il mago di fuoco, così potente che neanche lo stregone supremo Miles Edgeworth era riuscito a tenerlo a freno, e lo combatteva con forza e senza successo.

Voci giravano per quei corridoi di come rapisse i bambini e ghermisse il cuore di tutte le belle donne che incrociava, facendole innamorare e poi mangiando loro l’anima per essere più forte.

Apollo non aveva nessuna opinione né su quelle storie, né su Klavier in generale. 

Dopotutto dubitava fortemente che lui, la persona più ordinaria e meno interessante del regno, potesse mai avere a che fare con maghi, stregoni e incantatori di alcun genere, soprattutto con qualcuno come Klavier. 

Dopotutto era ormai adulto, era una maschio, ed era, appunto, molto ordinario, sia di aspetto che di personalità.

Un urlo interruppe la quiete della mensa, e le chiacchiere delle tre giovani ragazze.

-Il castello! Il castello! Si vede il castello fuori dalla finestra!- gridò una bambina, terrorizzata, indicando un punto fuori dalla finestra.

Tutti quanti, nonostante gli ammonimenti della direttrici, si ammassarono contro le finestre, cercando di individuare in lontananza il castello in movimento che veniva sempre associato alle visite di Klavier.

Girava per le lande desolate senza una meta precisa, portando con sé superstizioni, scomparse misteriose, ma principalmente tanta agitazione immotivata.

Apollo sospirò, finì di servire gli ultimi bambini con una porzione leggermente più abbondante del solito, e si tolse il grembiule, senza dare la minima attenzione al castello errante di Klavier.

-Apollo, Apollo, dove stai andando?- chiese preoccupata una ragazza, Vera, prossima a passare nella maggiore età. Timida e gentile.

Raramente parlava, ma sembrava molto affezionata ad Apollo.

-Ho il pomeriggio libero, sto uscendo- rispose lui, con gentilezza, prendendo il cappello e il soprabito prima di uscire. Erano entrambi parecchio rovinati, soprattutto il soprabito… meglio andare senza. Non aveva molto altro dopotutto. E per fortuna non sembrava fare tanto freddo.

-Ma c’è Klavier in città. Può essere pericoloso- lo mise in guardia Vera, stringendo nervosamente il blocco da disegno.

-Dubito che qualcuno come Klavier possa decidere di avvicinarsi ad una persona come me- scosse la testa, pre niente preoccupato, e sorridendole rassicurante, prima di uscire.

Dopotutto il suo impegno era piuttosto importante, e sciocche superstizioni su uno stregone potente non lo avrebbero dissuaso dall’uscire.

Infatti il suo migliore amico, Clay, stava per partire per la guerra.

Una lunga, stupida e insensata guerra, cominciata due anni prima, quando la principessa Maya Fey, del regno accanto, era scomparsa poco prima della sua incoronazione, e la colpa era stata data al re Manfred von Karma. La verità, che tutti sapevano ma nessuno diceva, era che la scomparsa della principessa era stata solo una scusa, perché minacce di una futura guerra erano presenti già da tempo, nei due regni rivali da generazioni. Von Karma era un monarca collerico, dittatoriale, e alla costante ricerca di potere, sia metaforico che letterale. E i Fey erano la famiglia con maggior potere spirituale in circolazione.

Apollo non sapeva che fine aveva fatto la principessa Maya, ma era certo che il responsabile poteva essere chiunque, sia re Manfred, che gli stessi Fey, per incoraggiare una guerra prima che i von Karma raggiungessero un potere troppo forte.

Qualunque fosse la verità, ad Apollo non importava, perché nella sua opinione la guerra non era che un inutile spreco di energie, ed era uno dei pochi ragazzi della sua età a non essersi arruolato.

Clay Terran, il suo migliore amico da praticamente tutta la vita, non vedeva la situazione nello stesso modo, e inutili erano stati i tentativi di Apollo a convincerlo a non partire, ora che aveva raggiunto l’età giusta, era deciso a fare la sua parte.

Diventando solo l’ennesimo pezzo sacrificabile sulla scacchiera di Manfred von Karma. 

Per certi versi, in realtà, non lo biasimava. Diventare un soldato regalava vantaggi non indifferenti nel grande schema, e gli orfani avevano più da guadagnare che da perdere nell’arruolarsi, dato che una volta usciti dal sistema, la morte li attendeva comunque in ogni anno, che fosse sul campo di battaglia o in mezzo alla strada dove venivano gettati.

Apollo era riuscito a trovare impiego nello stesso orfanotrofio anche dopo aver compiuto la maggiore età, ma anche il suo lavoro si reggeva sul filo del rasoio, e non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscito a tirare avanti in quella situazione.

Lo considerava comunque meglio di andare a morire per una guerra che non supportava, ma solo leggermente.

E almeno, in quel caso, avrebbe avuto Clay al suo fianco.

Camminando per le strade della città e seguendo le indicazioni per il centro di reclutamento che il suo migliore amico gli aveva scritto pochi giorni prima, Apollo imboccò un vicolo che dava su parecchi pub in cui non era mai stato, e che sperava che a quell’ora del pomeriggio, così vicini al pranzo, fossero vuoti o quantomeno pieni di persone intente a mangiare, e non a bere fino a diventare privi di coscienza.

Purtroppo per lui, quello non era il suo giorno fortunato, perché nel momento stesso in cui girò l’angolo nel viale più angusto e pericoloso, per poco non andò a sbattere contro due uomini di mezza età, con divise da soldati e guance troppo rosse per essere solo accaldati. Sembravano fratelli, entrambi portavano gli occhiali, e l’unica differenza tra loro era nei capelli.

Infatti il più giovane aveva un fluente ciuffo che gli ricadeva sugli occhi, mentre il maggiore portava un palese riporto sul capo stempiato.

-Ehi, tu, bada a dove metti i piedi!- lo riprese lo stempiato, ritirandosi irritato.

Apollo non l’aveva neanche toccato, ma non era il caso di mettersi a litigare con dei soldati anziani, quindi si limitò ad abbassare il capo e a provare a superarli.

Purtroppo bloccavano completamente la strada.

-Chiedo perdono, se permettete dovrei passare- provò a superarli con garbo, ma i due continuavano a fissarlo con espressioni poco gentili.

-Ma guarda chi abbiamo qui, un ragazzino che puzza ancora di latte e si permette di guardarci dall’alto in basso. Sai chi siamo noi?- il più giovane gonfiò orgoglioso il petto e bloccò ancora di più la strada ad Apollo, che non capì se volesse solo darsi delle arie, o cominciare una vera e propria rissa per dimostrare la sua forza.

In entrambi i casi, Apollo non aveva tempo da perdere con loro. Quello sarebbe stato uno dei giorni più stressanti della sua vita, voleva passare con Clay più tempo possibile.

-Non voglio mancare di rispetto a due alti ufficiali del vostro calibro, ma dovrei davvero andare- provò ad uscire da quella situazione in modo rapido e cortese, ma probabilmente la sua fretta e la sua irritazione crescente si esternarono con un sarcasmo fin troppo marcato, che persino due sciocchi soldati ubriachi riconobbero.

-Ma lo senti, Winston? Continua a mancarci di rispetto! Gli vogliamo dare una lezione?- il giovane si rivolse all’anziano iniziando già a sollevarsi le maniche.

-Mi sembra gusto, Gaspen!- gli fece eco il fratello.

Apollo fece un passo indietro, ma non aveva intenzione di scappare.

Anche se due contro uno, e soprattutto due soldati contro un semplice orfano, non faceva ben sperare.

Strinse i pugni, ma cercò ancora di uscire da quella situazione senza spargimenti di sangue.

-Non ho intenzioni di mancarvi di rispetto, voglio solo…- 

-Ah, eccoti qui!- una voce alle sue spalle lo interruppe, e prima che Apollo potesse girarsi, per chiedere aiuto o per approfittare del nuovo arrivato per scappare discretamente, sentì una mano circondargli le spalle, e si irrigidì di scatto, sorpreso.

-Ti ho cercato dappertutto- continuò la voce, ora al suo fianco, e Apollo si girò verso di lui, ritrovandosi faccia a faccia con l’uomo più bello che avesse visto in vita sua.

La sua pelle abbronzata rifletteva la luce del sole, i lunghi capelli biondi gli ricadevano dolcemente sulla spalla tenuti insieme da una treccia, e gli occhi… i suoi occhi azzurri sembravano brillare di luce propria, come degli zaffiri.

Per un istante, Apollo si dimenticò persino di dove fosse, nell’osservare con bocca semiaperta quella specie di quadro che aveva preso vita, ma si riscosse abbastanza presto, e cercò di ritirarsi dalla sua presa.

-Tu gira al largo, se non vuoi finire peggio del tuo amico!- lo minacciò Gaspen, collerico.

-Già! Noi siamo guardie scelte del re, non vi conviene farci arrabbiare- Winston gli diede man forte.

Apollo aprì la bocca per ribattere, ormai troppo irritato per mantenersi composto, ma lo sconosciuto lo anticipò, in tono cordiale.

-Non è meglio se dimenticate questa storia e tornate a bere una pinta prima di entrare in servizio?- suggerì, con un grande sorriso.

Certo, come se due ubriachi si mettessero a sentire la logica invece di approfittare dell’occasione per una rissa.

-Non venire a dirci cosa dobbiamo fare!- si lamentò Winston, avvicinandosi minaccioso.

Ecco, appunto…

Ma a scapito delle loro parole e dei loro gesti arrabbiati, le loro gambe iniziarono a camminare, come animate di vita propria, verso il pub.

Cosa?!

Apollo guardò i due uomini con grande stupore, poi lanciò un’occhiata preoccupata verso l’uomo bellissimo, che sorrideva pacificamente, e i cui occhi sembravano brillare più di prima.

Infine guardò il braccio ancora intorno alle sue spalle, e notò che il dito si muoveva come il bastone di un direttore di orchestra, a ritmo con i movimenti inconsulti dei due uomini, che in pochi secondi erano fuori dalla portata di vista.

Si irrigidì, con il cuore che iniziava a battere furiosamente.

Non aveva mai assistito a niente di magico prima d’ora, ma quello che era successo non poteva essere spiegato con nient’altro che magia.

Ed era spaventoso.

Era finito dalla padella alla brace.

E voleva solo salutare Clay prima che partisse, era chiedere troppo?!

-Perdonali, con qualche bicchiere di troppo anche le persone più innocue possono creare problemi. Dove sei diretto? Se vuoi ti posso accompagnare- senza perdere il sorriso, e ormai con il problema più urgente fuori dai piedi, lo sconosciuto rivolse ad Apollo tutta la sua attenzione.

Il ragazzo provò a ricambiare il sorriso, ma gli uscì solo una smorfia spaventata e parecchio falsa.

-Non si preoccupi, non ho bisogno di aiuto, sto solo andando all’ufficio di reclutamento- declinò l’offerta cercando di togliersi discretamente dalla sua presa.

Meglio scappare e procedere con la sua vita senza passare troppo tempo con un mago qualsiasi.

Lo sconosciuto capì l’antifona e lo lasciò andare, ma gli rimase accanto, e lo guardò incuriosito. Anzi, sembrava quasi preoccupato.

-Vuoi partire per la guerra?- chiese, molto poco convinto.

Apollo si sentì quasi offeso dal suo sguardo.

-No!- si mise subito sulla difensiva, ma poi si disse che era meglio non dare troppe informazioni su di sé -Non sono affari suoi, mi sembra, non la conosco!- recuperò la compostezza, e cominciò a camminare a passo più svelto diretto verso l’ufficio… forse… Apollo non aveva ancora la più pallida idea di dove fosse. Probabilmente si era perso per le vie della città.

Il sorriso sul volto dello sconosciuto tornò, più brillante e sincero di prima.

Ridacchiò appena.

-Mi sembra giusto. Bisogna essere cauti a parlare con estranei, con i tempi che corrono- gli diede ragione… contraddicendosi poiché continuava a seguirlo come uno stalker.

Apollo non capiva minimamente da dove nascesse quell’interesse nei suoi confronti.

Non aveva qualche bella ragazza da importunare, o qualche magia da fare di nascosto, o qualche bambino da rapire… un momento, perché pensava a lui come se fosse Klavier? Non poteva essere Klavier! 

-Esatto. Siamo in guerra, non ci si può fidare del primo che passa- provò a distanziarsi da lui maggiormente, e dopo qualche passo, lo sconosciuto che sicuramente non poteva essere Klavier perché Klavier non si sarebbe mai interessato ad Apollo, si fermò.

E per qualche motivo che non capì neanche lui, anche Apollo, dopo un altro passo, si fermò a sua volta, e si girò verso di lui, confuso, e avvertendo una strana energia.

Lo sconosciuto, infatti, si era irrigidito, e sembrava aver sentito qualcosa.

Si voltò preoccupato.

-Che succede?- chiese Apollo, preoccupandosi a sua volta e guardandosi intorno.

Inconsciamente, fece un altro passo verso lo sconosciuto affiancandolo.

Lui gli sorrise nuovamente, questa volta in maniera più tirata.

-Niente, continua a camminare- provò a rassicurarlo, ma era palese che stesse mentendo. Il bracciale di Apollo, unico cimelio di famiglia rimastogli, sembrò stringersi contro il suo polso.

Ma nonostante la sfiducia e la paura di finire coinvolto in qualcosa di magico e pericoloso, Apollo ascoltò il suo consiglio, e continuò a camminare, al suo fianco, come se niente fosse.

Lo sconosciuto lo prese sottobraccio, e affrettò il passo.

-Temo di averti coinvolto, chiedo perdono- gli sussurrò all’orecchio.

Apollo sgranò gli occhi.

-Che cosa?!- chiese, in tono acuto, affrettando il passo a sua volta, e notando che dietro di loro delle misteriose e spaventose creature violacee li stavano inseguendo.

Erano terrificanti!

-A mia discolpa posso dire che non mi ero reso conto che mi avessero già trovato- nonostante la situazione, lo sconosciuto sembrava tranquillo, e parlava come se nulla fosse. Apollo avrebbe voluto tirargli un pugno. Uno stregone potente, e non si accorgeva di creature così spaventose che lo seguivano?! E poi perché continuava ad accollarsi ad Apollo in quel modo!

Le creature erano veloci, molto più veloci di loro, e iniziavano a venire da tutte le parti, strisciando come serpenti violetti.

Apollo e lo sconosciuto stavano praticamente correndo.

-Tranquillo, li superiamo- provò a rassicurarlo lo sconosciuto. Il suo tempismo era davvero assurdo, perché proprio in quel momento i mostri di palesarono anche davanti a loro.

-Dubito fortemente che riusciremmo…- iniziò ad obiettare Apollo, stringendosi inconsciamente al suo braccio.

Ma prima che potesse finire la frase sarcastica e impanicata, lo sconosciuto, rivelandosi ormai un mago senza lasciar spazio a nessun dubbio, lo afferrò per la vita, fece un salto, e volò in aria portandolo via con sé, e seminando le creature che, fortunatamente, non sembravano in grado di volare.

A dieci metri da terra, con gli edifici ormai minuscoli, e le creature un lontano ricordo, Apollo si strinse maggiormente al mago, terrorizzato.

Aveva una grandissima paura delle altezze.

E quella era in assoluto l’esperienza più fuori dall’ordinario che avesse vissuto nella sua vita.

E considerando che il primato precedente era appartenuto al giorno in cui lui e Clay avevano mangiato una fetta di torta di nascosto, si poteva dire che non era affatto abituato a niente che superasse la soglia dell’ordinarietà più assoluta.

-Tranquillo, continua a camminare- senza scomporsi neanche un secondo, il mago gli lasciò andare la vita e lo prese semplicemente per le mani, incoraggiandolo a camminare accanto a lui, come se stessero semplicemente facendo una passeggiata di piacere.

Dopo un tentennamento iniziale, Apollo eseguì, e nonostante stringesse le mani del mago con forza, con il vento che rischiava di togliergli il cappello, e osservano le persone sotto di lui, piccole e vivaci, iniziò a prenderci lentamente la mano.

Sembrava quasi naturale, ed estremamente… liberatorio.

Un uccello per poco non gli volò dritto in faccia, facendolo scontrare contro il mago per evitarlo.

Lui ridacchiò.

-Stai andando benissimo, sei parecchio naturale- si complimentò, con un occhiolino.

Apollo gli lanciò un’occhiataccia.

-Se avessi avuto scelta, sarei rimasto con i piedi per terra- mise il muso, continuando però a camminare.

-Mi dispiace, ma in questo modo arriverai alla tua destinazione molto prima- lasciandogli una mano, che all’improvviso si fece molto fredda e vuota, il mago indicò un imponente edificio ad una certa distanza, che corrispondeva alla descrizione fornita ad Apollo da Clay.

-Oh…- disse solo, abbandonando leggermente i modi ostili.

Ritornare indietro sarebbe stato ancora più difficile, ma almeno non avrebbe fatto tardi all’appuntamento con Clay.

E poi la vista, obiettivamente, era mozzafiato.

Senza più preoccuparsi troppo di dove metteva i piedi (dato che li stava mettendo sul nulla, quindi non rischiava di inciampare su qualcosa) iniziò a guardarsi meglio intorno.

Le nuvole in cielo sembravano particolarmente vicine, come zucchero filato.

Erano molti gli uccelli, piccoli e grandi, che volavano proprio accanto a loro.

Nessuno però rischiò di andare nuovamente loro addosso. Che fosse un altra magia del mago misterioso? Sembrava abbastanza potente da permettersi questo tipo di incantesimi.

Non che Apollo si lamentasse. Ora che la paura e l’agitazione per la novità stava scemando, iniziava a trovare meravigliosa quell’esperienza.

Liberatoria ed estremamente affascinante.

Lì su, nel cielo, circondati dal vento, dagli uccelli e per il resto soli, non esistevano le sicuramente terribili conseguenze che lo attendevano una volta giunto a terra.

-Ti trovi bene qui in aria?- chiese lo sconosciuto, speranzoso, avvicinandosi appena ad Apollo, che però si allontanò, e lo squadrò con sospetto.

-Mi divertirei di più se non fossi finito in aria a causa di creature magiche spaventose- gli ricordò della minaccia.

In effetti, se abbassava lo sguardo, vedeva ancora i mostri per le strade, che li cercavano ma non potevano raggiungerli.

Li stavano lentamente seminando, ma la preoccupazione di Apollo non scemava facilmente.

-Chiedo ancora scusa per questo inconveniente. Non mi ero proprio accorto che mi avessero già trovato- lo sconosciuto sorrise imbarazzato, e aumentò appena la velocità dello loro viaggio alato.

-Porti qui in cielo tutte le persone che salvi e metti poi in peggior pericolo?- lo provocò Apollo, per fare conversazione e cercando di indagare sulla pericolosità dell’uomo accanto a lui.

-Oh, no! Di solito salvo parecchie ragazze ma non ne metto in pericolo alcuna e le lascio andare libere per la propria strada- si vantò l’uomo.

Apollo roteò gli occhi, per niente impressionato.

-Si può dire che questa è la prima volta che mi succede una cosa del genere, e che salvo un ragazzo… che coincidenza, vero?- il mago gli fece un occhiolino.

-Forse se mi avessi lasciato per la mia strada invece di inseguirmi…- osservò Apollo, sperando, pregando con tutto il cuore di non essere arrossito.

Non doveva soccombere al fascino di un tipo così pericoloso che sicuramente usava quelle frasi con tutte le persone che incontrava e che aveva l’ardire di salvare da chissà quali sciocchi pericoli.

Prima che il mago rispondesse e mettesse ulteriormente a rischio l’istinto di auto-conservazione di Apollo, arrivarono finalmente sul tetto dell’edificio che Apollo cercava di raggiungere.

Perdendo quota, il mago fece scendere Apollo in un balcone dell’ultimo piano.

Il ragazzo ebbe una certa difficoltà a riprendere equilibrio e riabituarsi alla forza di gravità.

-Aspetta qualche minuto prima di scendere. Io torno giù e li distraggo- ancora a mezz’aria, il mago gli sorrise… affettuosamente?

Sicuramente Apollo stava male interpretando le sue espressioni. Colpa di quel sorriso splendente e degli occhi brillanti.

-Portali lontani, eh- si fece assicurare, cercando di non arrossire e incapace di guardarlo negli occhi.

Il mago ridacchiò.

-Promesso! Spero di rivederti, Forehead- gli mandò un bacio, e si gettò dal balcone prima che Apollo potesse realizzare completamente quello che aveva detto e ribattere.

Si limitò ad arrossire vistosamente, portarsi una mano sulla fronte, e sperare, con tutto il cuore, non vedere mai più quell’affascinante sconosciuto magico e flirtante!

…ma di che si preoccupava, era ovvio che l’ordinario Apollo non l’avrebbe rivisto mai più.

E non era affatto deluso da questa consapevolezza, nossignore!

 

-Si può sapere cosa ci facevi sul balcone del palazzo di reclutamento?! Come ci sei salito?- Apollo era sceso dopo parecchi minuti, per stare sicuro, ma non aveva fatto i conti con le varie guardie appostate all’interno dell’edificio, accessibile solo alle persone arruolate.

Apollo sperava di incontrare nuovamente il mago antipatico solo per insultarlo.

Anche se era anche colpa sua, che non aveva pensato a quel piccolo ma importante dettaglio, troppo occupato a fissare gli zaffiri che quell’uomo aveva al posto degli occhi.

-È un’ottima domanda di difficile risposta, ma non sono una spia nemica, né uno stregone. Voglio solo salutare un amico prima che parta per il fronte- Apollo cercò di cambiare argomento e apparire il più innocuo possibile, impresa piuttosto facile, vista la sua bassezza e i pochi muscoli.

Purtroppo quella guardia sembrava brava nel suo lavoro, al contrario dei due che Apollo aveva incrociato davanti a pub.

-Finché non mi dici come sei salito fin qui non ti muovi, giovanotto!- gli ordinò, minaccioso.

Apollo alzò le mani in segno di resa.

-È un po’ lunga da spiegare…- Apollo non sapeva neanche da dove cominciare.

Che poteva dire, dopotutto? Due soldati mi stavano importunando e un mago li ha mandati via e poi qualcuno lo stava inseguendo quindi mi ha trascinato in aria? Era una storia che per quanto vera poteva trascinarlo in parecchi guai.

-Apollo!- per fortuna la voce di Clay interruppe la difficile spiegazione.

-Conosci costui?- chiese la guardia intransigente, mentre Clay correva nella loro direzione, preoccupato.

-Certo! È il mio migliore amico! Cosa è successo? Da dove sei entrato? Ti stavo aspettando all’ingresso!- Clay si affrettò a controllare le condizioni dell’amico, che si sentì quasi un bambino ispezionato dalla madre. Non era una bellissima sensazione, considerando che era più grande di Clay di qualche mese, ma in quel caso lo accettò. Tutto per togliersi quella guardia impicciona di dosso.

-È molto lunga da spiegare…- disse di nuovo. Aveva messo in conto di dire tutto a Clay, ma non voleva farlo davanti ad altri.

-Me lo spiegherai con calma nella mia stanza. Solomon, garantisco io per lui, qualsiasi cosa sia successa- Clay si rivolse al soldato, con cui fortunatamente sembrava avere confidenza. Lui sospirò, ma li lasciò andare.

Prendendo Apollo per il polso, Clay lo trascinò verso la camera che di lì a poco avrebbe lasciato.

-Allora, cosa è successo?- chiese non appena si furono messi comodi sul letto. Clay leggeva benissimo Apollo, sapeva perfettamente capire se qualcosa non andava.

E Apollo sapeva per certo che Clay era forse l’unica persona di cui si potesse fidare abbastanza da parlargli di quello che era successo.

Solo che davvero non sapeva da dove cominciare.

Gli eventi di quel pomeriggio sembravano un sogno ad occhi aperti. Gli sembrava inconcepibile che fossero avvenuti davvero. 

Rimase in silenzio per qualche secondo valutando le parole da utilizzare, poi la realtà sembrò colpirlo come un pugno nello stomaco, e si girò verso Clay, sconvolto.

-Uno stregone mi ha fatto volare a dieci metri d’altezza!- esclamò, ricordandosi improvvisamente della sua paura delle altezze.

-Un cosa ha fatto cosa?!- chiese Clay, sobbalzando vistosamente e aprendo la bocca fin quasi a slogarsi la mascella.

Apollo spiegò con più particolari possibile l’incontro appena avuto, cercando di non concentrarsi troppo su quanto brillanti fossero gli occhi del mago, sulla lucentezza dei suoi capelli, la sua pelle soffice e la sua presa dolce e…

-Santo cielo, Apollo! Ti sei preso una cotta per uno stregone?!- a fine racconto, la mascella di Clay ormai raggiungeva il pavimento, e aveva iniziato ad andare avanti e indietro, agitato e rischiando di scavare una fossa nel pavimento per quante volte lo percorresse.

Apollo scattò in piedi, sulla difensiva.

-Ma che dici?! Ovviamente no! Era estremamente irritante! E mi ha messo in pericolo! Perché mai avrei dovuto prendermi una cotta per lui?!- le sue parole erano contraddette dalle sue guance rosse. A dire  il vero cercava soprattutto di convincere sé stesso, ma di certo non convinsero Clay, che lo guardò scuotendo la testa, ma non insistette, perché sapeva bene che Apollo avrebbe testardamente negato tutto fino alla morte.

-Meglio così! Gli stregoni sono pericolosi. Quelli controllati da Edgeworth sono già in guerra, quindi chiunque tu abbia incontrato è sicuramente fuorilegge- notando che Clay aveva smesso di supporre, Apollo tornò seduto, sollevato che non premesse sull’argomento.

-Ci sono voci che dicono che Klavier sia in città…- continuò a dire Clay, poi si mise sull’attenti, impallidendo -Non era Klavier, vero?! Ti prego, dimmi che non era Klavier!- si avvicinò ad Apollo e iniziò a scuoterlo in cerca di risposte.

-Non ho la più pallida idea di chi fosse, non si è presentato. Ma dubito fortemente fosse Klavier. Sanno tutti che rapisce i bambini e conquista le ragazze. Che interessi potrebbe mai avere verso uno come me?- Apollo alzò le spalle, rassicurando Clay e buttandosi giù, come spesso faceva.

-Quelle sono voci. Magari vuole espandere i suoi orizzonti, che ne sai? Uff…- Clay si abbandonò nuovamente sul letto, sospirando preoccupato -Spero proprio non sia Klavier. Alcuni soldati dicono che da queste parti è stata vista anche la Farfalla Velenosa… era un ragazzo, vero?- chiese Clay, per sicurezza.

-Era senz’altro un ragazzo, fidati- lo rassicurò Apollo. Malgrado la sua autodichiarata indifferenza, aveva impresso nella mente ogni singolo dettaglio del giovane affascinante mago.

-Oh… di che misure parliamo?- lo provocò Clay, prendendolo un po’ in giro e facendolo arrossire parecchio.

-Se devi cominciare a fare così me ne torno in orfanotrofio- Apollo si rialzò e minacciò di andarsene, indicando la porta.

-No, no, dai, resta qui! Tra un’ora me ne andrò! Passiamo un po’ di tempo insieme. Potrebbe essere l’ultimo- Clay lo prese per un braccio, e lo convinse a sedersi nuovamente accanto a lui.

Ad Apollo venne un groppo in gola.

-Non dire neanche per scherzo una cosa del genere- lo prese per le spalle e lo guardò negli occhi, per trasmettergli tutto il desiderio che aveva che stesse bene e tornasse a casa.

Clay abbozzò un sorriso triste e un po’ spaventato, ma si riprese immediatamente.

-Io tornerò senz’altro. Sei tu quello che potrebbe finire rapito nel tempo che io passerò in guerra. Da stregoni affascinanti. Promettimi solo che aspetterai il mio ritorno prima di sposarti. Voglio essere il tuo testimone!- Clay lo prese in giro, tornando allegro e cercando di stemperare la tensione.

Apollo lo fece fare.

Era felice di passare tutto il tempo possibile con il suo migliore amico. Anche se una parte della sua mente non riusciva a smettere di pensare all’incontro avuto con lo stregone senza nome.

Non erano molti i maghi non classificati, e ancor meno erano coloro che non seguivano fedelmente la dottrina di Miles Edgeworth, almeno non in da quelle parti.

Più Apollo ci pensava, più iniziava a credere che fosse davvero Klavier colui che aveva incontrato.

Ma non aveva senso, perché mai uno stregone con quel potere e quella terribile fama avrebbe dovuto salvare Apollo. 

Dubitava che avrebbe trovato risposte.

In realtà dubitava che ci sarebbe stato un seguito a quella storia.

Purtroppo, o per fortuna, quello non era che l’inizio della sua tortuosa avventura magica.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Ace Attorney / Vai alla pagina dell'autore: ChrisAndreini