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Autore: cin75    23/05/2021    2 recensioni
Sarebbe davvero una bella lotta: Lightwood vs Winchester
Io ci provo!!!
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Magnus Bane
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver ricevuto quella sorta di benestare dalla Dea Fortuna , che forse più che aiutare loro, voleva avere una più che chiara rivincita su Chuck, e quei due “nuovi eroi” , le avrebbero fatto comodo, il viaggio di ritorno dall’Alaska sembrava davvero essere infinito. I due fratelli si erano dati il cambio alla guida diverse volte anche se Dean, ogni volta che Sam si metteva al volante non si risparmiava raccomandazioni di ogni genere per salvaguardare la sua preziosa auto.
Arrivati in Sud Dakota, dopo aver guidato per oltre 10 ore, Sam lasciò la guida al maggiore.
“Sono sfinito, Dean. Sono le 4 di notte. Prendiamo qualcosa da mangiare in quell’autogrill e poi fermiamoci da qualche parte a dormire. Ripartiamo domani, ok!?” suggerì il minore.
“Ok! Ma niente sosta motel. È vero siamo di nuovo “fortunati” ma le nostre casse sono ancora al verde e non credo che ci sia qualche pollo da spennare a quest’ora.“ asserì deciso vedendo il minore annuire in accordo. “Quindi si dorme nella mia Piccola.”
“Ok! Ma ti prego mangiamo qualcosa prima.” fece Sam.
“Come vuoi , ma come minimo devo vederti mangiare un doppio cheesburger e patatine comprese. Non mi fermo per la tua erba morta!”
“Mangerei anche uno di quei tuoi assurdi panini Elvis dalla fame che ho!!” lo sorprese Sam mentre l’altro scoppiò a ridere.

Così fecero e poi Dean parcheggiò in un posto dove avrebbero potuto recuperare qualche ora di sonno.
Sam si sdraiò come al solito sui sedili posteriori. Dean su quelli davanti ma dopo solo appena un’ora stentata di sonno, il maggiore riaprì gli occhi. Si sporse verso il fratello e dopo averlo spintonato un po’ si rese conto che Sam era davvero caduto in un sonno profondo. Sorrise e poi si mise a guardare fuori. Era una notte tersa, le stelle erano ben visibili e doveva ammetterlo: quel cielo era qualcosa di meravigliosamente impressionante.
Si sorprese a pensare che voleva godersi ancora un po’ di quella pace, di quei momenti solo “lui e Sam”, anche perché sapeva che quello che avevano davanti era una delle battaglie più dure e difficili che avevamo mai affrontato.
Affrontare Chuck! Dio in persona. Ego divino smisurato compreso.
Così decise, senza nemmeno consultare Sam – sai che novità!! - che avrebbe cambiato itinerario. Il Bunker e tutto il resto avrebbe aspettato almeno due o tre giorni. Cavolo!, se se lo meritavano.

Mise in moto la macchina sperando che Baby lo assecondasse e facesse meno rumore possibile e così fu. Il motore fece appena le fusa quando si mise in moto. Dean sorrise soddisfatto accarezzando il volante e riprese il viaggio.

Quando Sam iniziò a stiracchiarsi sul sedile posteriore, aprì piano gli occhi e si rese conto che erano ancora fermi. Dean era seduto al posto di guida e fissava davanti a lui.
“Ehi!” fece il minore. “Dove siamo?!...non mi pare il Kansas questo!” disse sbirciando distrattamente fuori ma guardando ad entrambi i lati e non davanti a lui, ancora scombussolato dal sonno.
“No, decisamente non è il Kansas, Dorothy!” lo prese in giro l’altro, e allo stesso tempo ammiccando al parabrezza.
Sam si strofinò gli occhi per svegliarsi del tutto e quando mise a fuoco il panorama che aveva di fronte, strabuzzò dalla sorpresa.
“Cazzo! Dean, ma siamo a ….”
“New York, fratellino. Nella Grande Mela e non per lavoro, almeno questa volta!” finì per lui, Dean.
“Cavolo, Dean!!” esclamò stranito Sam, rinsavendo dalla sorpresa e passando sul sedile davanti. “Hai fatto una deviazione di oltre venti ore per...” ma non riuscì a finire perché Dean lo fissò e puntò il dito indice come a volerlo , in effetti, fermare.
“Uno: dovresti chiederti come mai ho viaggiato per oltre venti ore con te svenuto sul sedile di dietro, caro il mio “a me bastano sei ore di sonno”!” lo accusò ma senza un reale rimprovero.
“Dean...ero...ero davvero sfinito e...”
“E due: andiamo Sammy!! quello che ci aspetta appena metteremo di nuovo piede nel bunker ha tutto l’aspetto di essere l’ennesima apocalisse solo che saremo esclusivamente noi contro Chuck. Due o tre giorni al massimo!” sembrò voler garantire. “Solo per riprendere fiato. Magari rinfoltire le nostre finanze in qualche bel bar di Manhattan!!”
“Manhattan?!” fece curioso Sam.
“Ho sempre voluto sbirciare sotto la gonna della Grande Signora!” scherzò il maggiore. “Vedere se porta le mutande o meno o se sono quelle della nonna!!” rincalzò.
Sam sorrise sommessamente scuotendo la testa sconsolato. “Sai che per un’affermazione del genere potrebbero arrestarti per vilipendio ad un monumento storico?!”
“Vuoi farmi causa, Matlock?!” lo provocò Dean e poi divenne stranamente serio dopo aver sospirato affondo. “Andiamo Sammy!” quasi supplichevole , senza nemmeno cercare di imitare gli “occhi da cucciolo” che spesse il minore usava contro di lui.
“Tre giorni al massimo!!” asserì , ormai convinto, Sam.
“Nemmeno un minuto di più!” rispose Dean mettendo le mani sulle chiavi ancora inserite nell’accensione.
“E avvisiamo Castiel per evitare che ci dia per dispersi o...morti di sfortuna!!” richiese ancora.
“Già fatto!!” si lasciò scappare il maggiore e quando si rese conto di quello che aveva detto si voltò cauto ma con una espressione decisamente finta innocente verso il fratello.
“Che figlio di...” esclamò Sam, ma il resto non si sentì coperto dal rombo dell’Impala che ripartiva veloce.

Arrivarono nella Grande Mela che era sera inoltrata. Si fermarono in un motel niente male e lasciarono Baby ben al sicuro nel parcheggio sorvegliato dell’albergo. Dopo una doccia veloce, tirarono fuori i vecchi completi che usarono quando si finsero produttori discografici a Los Angeles, solo perché li ritennero più anonimi per lo stile newyorkese che i loro giacconi e le camicie di flanella. Con quel outfit sarebbero passati più inosservati.
Erano circa le undici di sera quando Dean adocchiò un locale, o meglio , venne colpito dal nome di quel locale: Hunter’s Moon
Battè il dorso della mano sulla spalle del fratello finchè anche lui notasse il nome del locale.
“Beh!! credo che sia un segno!” scherzò Dean, incamminandosi verso l’ingresso seguito da Sam che sorrideva dell’entusiasmo del maggiore.

Quando entrarono, una sorta di deja-vù bello e al tempo stesso malinconico li colpì in pieno. Il locale sembrava una versione rivista e corretta della compianta Road House di Ellen. Tutto in legno, odore di birra, panini e condimenti, un angolo appartato per il tavolo da biliardo, qualche luce qui e là e poi gente di ogni tipo che ti guardava facendoti i raggi x ma che comunque non ti avrebbe rivolto la parola per non fare domande o dare risposte. Il posto ideale!!
Quando si sedettero al bancone, la barista, una ragazza di colore decisamente carina, gli mise davanti due birre ghiacciate.
“Ai viaggiatori, le prime due le offre la casa!” fece sorridente mentre fece per allontanarsi.
“Viaggiatori?!” le fece eco Dean, sorpreso almeno quanto Sam.
“Bellezza, l’odore del carburante e dell’asfalto non va’ via con una sola doccia!!” e andò via per servire altri clienti.
Sam arricciò le labbra in un sorriso stentato mentre Dean, con discrezione cercò di annusarsi. “Credevo di aver usato parecchio bagnoschiuma!!” sussurrò facendo ridere Sam.
Il maggiore poi si guardò in giro e notò che il tavolo da biliardo si era appena liberato. Lo indicò a Sam. “Che ne dici, fratellino?”
Sam arcuò le sopracciglia. “Dean...” fece per mostrargli la poca voglia di inventarsi qualcosa per racimolare un po’ di soldi.
“No, niente sceneggiate. Stasera , solo una partita tra me e te. Domani da qualche altra parte magari ci rifacciamo. Che ne dici?!” fece sperando in un sì.
“Spacco io!” acconsentì il minore, afferrando la sua birra , allontanandosi dal bancone e precedendo il fratello al tavolo.
“Vedremo!!” rispose Dean ma sorrise. “Ehi, tesoro...possiamo avere qualcosa da mangiare al tavolo da biliardo?”
La ragazza si voltò verso di lui e inspirò profondamente, poi guardò Sam che le era appena passato davanti e fece lo stesso gesto.
“Doppio cheesburger per te e un’insalata mista condimento a parte per lui?”
Dean strabuzzò letteralmente. “Wow!! mi fai quasi paura. Ma come...”
“E’ il mio lavoro!” rispose senza esitare la ragazza, mettendosi all’opera per l’ordinazione.

I due fratelli, nel frattempo, iniziarono la loro partita e dopo circa dieci minuti, la barista portò loro da mangiare.
“Grazie...” fece Sam, sperando che lei dicesse il suo nome.
“Maya. Mi chiamo Maya!” disse infatti lei.
“Cavolo...questo panino è grandioso!” fece Dean appena poco lontano da loro, con la bocca già piena.
Sam scosse la testa. “Ciao , Maya. Io sono Sam e quello che si è appena innamorato del tuo panino, è Dean. Lui è...”
“Tuo fratello!” lo anticipò la ragazza.
Sam boccheggiò appena, mentre a Dean sembrò andare del pane di traverso.
“Ma come...” azzardò Sam. “Ci conosci per caso?!” mettendosi un po’ di più sull’allerta , così come aveva fatto Dean, che iniziò anche a guardarsi in giro.
“No...ma avete battibeccato come due fratelli per decidere chi avrebbe spaccato. Due amici avrebbero semplicemente tirato a sorte. Non siete partner, almeno sentimentalmente. Quelli li riconosco a pelle. Sicuramente lavorate insieme e lui...” fece indicando Dean che ascoltava con attenzione. “...lui è quello che cerca sempre di decidere per entrambi!”
I due fratelli rimasero senza parole.
“Hai ragione, Dean. Mette quasi paura!!” disse Sam. “Veggente, strega, mentalista??” azzardò scherzoso.
“Oh no!! Licantropo!” fece lei strizzandogli l’occhio e con un tono altrettanto scherzoso, andò poi via con movimenti leggeri e sinuosi.
Sam sorrise a quell’ironia mentre Dean la fissò vedendola allontanarsi.
“Wow!! fratellino ...potrei innamorarmi!” disse mandando giù un sorso di birra.
“Beh!! vedi disinnamorarti in fretta perché a quanto pare la tua barista è occupata!” gli fece notare Sam, indicando la ragazza che si accostò senza disagio ad un ragazzo biondo che le si era appena avvicinato. I due iniziarono a parlottare e ridacchiare come se tra loro ci fosse qualcosa di molto...intimo.
“Cavolo!!” fece dispiaciuto il maggiore , tornando a prendere la sua stecca. “Dai, Sammy!!, riprendiamo e  vediamo chi paga stasera.”
“Ti ricordo che ho appena battuto Fortuna in persona!”
“E io ti ricordo che la prima volta ci sei riuscito perché l’ho distratta e la seconda ti ha fatto il culo!!” precisò, facendo comunque ridere il fratello.

La serata passò così, semplicemente. Come non accadeva da anni.
A Sam toccò pagare il conto con grande soddisfazione del maggiore.
Lasciarono una mancia per la barista e uscirono dal locale.
“Sai, Dean….credo che tu abbia barato!” scherzò Sam.
“Sammy ma che brutta cosa da dire!” convenne fintamente offeso, l’altro. “Credi davvero che abbia spostato la palla 5 mentre mangiavi!”
“Come fai a sapere che mi riferivo alla palla 5?!” lo accusò a quel punto.
“Perchè solo se mandavo in buca quella palla ti saresti giocato definitivamente la partita!” si difese Dean.
“Ma che bastar….” ma non fece in tempo a finire la scherzosa offesa che un urlo di paura e dolore riecheggiò in tutta la strada. “Ma che..” esclamò Sam.
“Da quella parte!” fece eco Dean, correndo verso il punto in cui avevano sentito gridare.
Un altro urlo….più straziante.
Dean e Sam si gelarono per un attimo sul posto.
Dean guardò Sam. “Sei a posto?!” e Sam capì. Aprì meglio il giacchetto e da una tasca interna sfilò il pugnale curdo.
“E tu?!” domandò al maggiore.
Dean , per tutta risposta, sfilò da sotto la maglietta, la sua fidata colt in madreperla.
“Ok!” asserì Sam, avanzando al fianco del fratello. “Occhi aperti!”
“Addio week end tranquillo!” rispose sbuffando Dean.

   
 
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