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Autore: Devil_san    24/05/2021    1 recensioni
Vignette di un inaspettato viaggio per Ichigo e Kisuke attraverso il multiverso.
Sinceramente, a Ichigo non dispiace, ma avrebbe fatto volentieri a meno dell'esplosione di partenza.
.
[Dimension(s) Travel]
[UraIchi Week 2021]
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kurosaki Ichigo, Urahara Kisuke
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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UraIchi Week 2021

DAY 1

 

Non possiedo BLEACH

O qualsiasi altro Fandom presente in questa Fanfiction





 


Across the Universe





I.

"Per me, esplode."

"No che non esplode."

"…mah, ok, però, se esplode per davvero, mi riservo il diritto di dirti: te l'avevo detto."

"Certo che sei proprio un bel malfidente, Ichigo."

"Kisuke. Stai trafficando con l'Hōgyoku. Scusami se-"

BOOOM!

Silenzio.

Ichigo aprì la bocca.

"No." Lo tagliò secco Kisuke "Solo, no."

"Va bene. …però…" pausa ad effetto "Te l'avevo detto."

Kisuke, stizzito, mollò uno scappellotto col suo ventaglio sulla zucca di suo marito.

E Ichigo, magnanimo, glielo permise.
 



II.

"Allora, qualche idea di dove siamo finiti? Perché questo posto di sicuro non è casa. Non lo sento neppure come casa!"

"Maaah, da quel che posso dire, direi che siamo finiti in un'altra dimensione. O realtà alternativa come dir si voglia."

"… …ooook, e come torniamo a casa?"

Il dannato ventaglio schioccò aperto.

"Non lo so!" esclamò gioviale Kisuke.

La suola del piede di Ichigo connetté violentemente col muso di suo marito.
 



III.

"Allora, la buona notizia è che l'Hōgyoku ha viaggiato con noi e quindi possiamo usarlo per tornare a casa."

"E la cattiva?"

"Sembrerebbe che l'Hōgyoku sia mutato durante il nostro salto dimensionale e da quel che posso dire adesso, senza la mia strumentazione che ho a casa, è che sia diventato un dislocatore inter-dimensionale. E non sono certo che se lo usassimo adesso ci rimanderebbe nel nostro mondo natale."

"Quindi mi stai dicendo che l'Hōgyoku non è più un gioiello esaudisci desideri ma un… dislo-coso e che se lo usassimo adesso è più probabile che ci spedisca per una qualche destinazione ignota che a casa?"

"Essenzialmente: sì."

"Gioia."
 



IV.

"Mi dici perché hai deciso di trafficare con l'Hōgyoku? Pensavo che dopo Aizen avessi deciso di seppellirlo per sempre in qualche angolo oscuro del mondo."

Borbottio indistinto.

"Non ti ho sentito."

"Volevo farti un regalo." Mugugnò lo scienziato.

"Un regalo? Con l'Hōgyoku!?" esclamò scandalizzato il dottore "Ma sei impazzito!? Lo sai meglio di me quanto sia pericolosa quella cosa!"

"Tempo fa avevi detto che se avessi potuto ti sarebbe piaciuto vedere un opera di Shakespeare dal vivo, al tempo in cui il drammaturgo era vivo, e io… volevo farti una sorpresa." Si difese Kisuke.

Ichigo si bloccò dove si trovava.

"Aspetta, mi stai dicendo che, invece di tutto questo, tu volevi usare l'Hōgyoku per creare una macchina nel tempo? Per me? Solo così che avessi potuto vedere un opera di Shakespeare mentre lui era ancora vivo?"

Kisuke annuì serio.

Ichigo arrossì fino alle radici dei capelli.

"Oh."
 



V.

"Sai una cosa Kisuke?"

"Cosa Ichigo?"

"Visto che siamo già qui, possiamo anche esplorare."

"Esplorare?"

"Esplorare. Tanto hai detto che ti ci vorrà un po' prima che tu riesca a stabilizzare l'Hōgyoku così che possiamo usarlo per tornare a casa, giusto?"

"Sì."

"Allora sfruttiamo l'occasione. Visitiamo questo mondo e magari anche altri."

"Altri? Ma Ichigo, se usassimo l'Hōgyoku com'è adesso, finiremmo per viaggiare a caso. Non sapremmo mai dove potremmo finire."

"Esatto. Non sei curioso, Kisuke? Infiniti mondi, tutti lì, solo in attesa di essere esplorati. E magari se siamo fortunati finiamo in un mondo in cui Shakespeare è ancora vivo e possiamo andare a vedere a teatro una delle sue opere."

"Ovvio che sono curioso. Ma che dire delle tue sorelle, Ichigo? Della tua famiglia ed i tuoi amici? Facendo quello che proponi tu, potremmo allungare i tempi del nostro ritorno a casa."

Ichigo chinò la testa, e osservando il terreno rispose dopo una pesante pausa contemplativa "Le mie sorelle sono oramai cresciute da anni, non c'è più bisogno che io le protegga da tutto. E gli altri sanno come prendersi cura di se stessi senza che io sia sempre lì a risolvere ogni nuovo problema che compare all'orizzonte."

Alzando la testa, fissò Kisuke dritto negli occhi "Sono un protettore, e proteggerò sempre le persone a me care, ma io… ho sempre voluto viaggiare per vedere il mondo, e questa è una scusa come un'altra per poterlo fare."

Kisuke sorrise sincero alla sua onestà "Più che viaggiare per vedere il mondo, sarebbe più giusto dire in questo caso multiverso. Ma se sei sicuro che questo è quello che vuoi fare, io non ho niente da obiettare."

E guardandosi intorno aggiunse "E poi ammetto che anche io sono curioso di vedere le differenze tra il nostro mondo e tutti gli altri. Magari viaggiando così, uno dei tanti mondi potrebbe anche darmi la giusta ispirazione per risolvere il nostro problema con l'Hōgyoku."

"Quindi… sei d'accordo di viaggiare per il… Multiverso?"

"Sì, Ichigo." E avvicinandosi, Kisuke posò una mano sul cuore di suo marito e solenne affermò "Perché la mia casa, sei tu."

Toccato, Ichigo baciò Kisuke.
 


Across The Universe



1. Captain Harlock

In piedi sul ponte dell'Arcadia, sia come ospiti che come compagni di ciurma della nave spaziale pirata del Capitano Harlock, Ichigo e Kisuke osservavano l'infinita bellezza dello spazio sfrecciare intorno all'astronave con occhi meravigliati.

Il Capitano aveva accettato di prenderli a bordo del suo vascello spaziale pirata, sia come gesto di ringraziamento e anche per via della spiegazione sulla loro corrente complicata situazione, dopo che i due shinigami lo avevano aiutato ad uscire fuori da una situazione spinosa sullo stesso pianeta su cui i due erano atterrati dopo essere lanciati nel Multiverso dall'Hōgyoku.

"Sai, Kisuke, sono felice di essere qui a vedere le meraviglie dell'Universo con te. Se fossi stato da solo non sarebbe stata la stessa cosa." Confessò sottovoce Ichigo piegandosi leggermente verso suo marito.

"Lo penso anch'io Ichigo. E come primo Universo nel nostro viaggio per il Multiverso penso che siamo stati fortunati. Iniziare il viaggio in un luogo dove il viaggio spaziale è possibile, è incredibile."

Ridacchiando, Ichigo ribadì "Io pensavo più lungo le linee su 'le bellezze dell'Universo' ma anche viaggi spaziali farà."

Sfiorando le dita di suo marito con le sue, Kisuke confessò "Sì, però, la cosa più bella di tutte per me rimarrai sempre tu."

Commosso e toccato, perché suo marito era quello tra i due che aveva più difficoltà ad ammettere qualcosa, strinse forte e con amore la mano del suo sposo nella sua sotto il riserbo silenzioso delle stelle.
 



2. Toriko

Felice, Ichigo si sbaffava sotto gli occhi divertiti di Kisuke il dolce al cioccolato che Komatsu aveva preparato in quattro e quattr'otto anche se si trovavano in mezzo alla natura selvaggia ed rischiavano di essere attaccati dai vari predatori della zona in qualsiasi momento.

Questo secondo Universo che visitavano era un ottimo seguito da quello futuristico che avevano lasciato dietro, fatto di pirati e viaggi spaziali, e il fatto che fossero capitati in un mondo in cui tutto o quasi era commestibile era affascinante.

Che poi avevano avuto la fortuna di incontrare Komatsu e Toriko, rispettivamente uno chef e un cacciatore gourmet, due nativi del pianeta che sapevano il fatto loro, era stato un bonus.

Soprattutto perché Komatsu era uno chef sopraffino e aveva preparato svariate prelibatezze con le prede e i pericolosi predatori, quelli per lo più catturati da Toriko, e gli ingredienti vari che avevano trovato nella zona, tra cui alcuni dolci al cioccolato per l'eterna felicità di Ichigo, per pranzo.

Con più calma si godete il pranzo insieme a suo marito e gli altri commensali.
 



3. Spy x Family

Anya era felice.

Stanca ma felice.

Anche oggi aveva salvaguardato la pace del mondo.

Con l'aiuto degli agenti speciali Kurosaki Ichigo e Urahara Kisuke, due agenti provenienti da un altro Mondo.

Certo, i due non avevano ancora grandi esperienze nell'essere agenti per la salvaguardia della pace del mondo al di fuori del loro, ma avevano un esperienza pluricentenaria nel risolvere crisi di vario genere nel loro mondo d'origine.

Come lei lo sapeva?

E' semplice, aveva letto loro nel pensiero.

Certo, era stata sgamata subito dai due – grazie alle entità che abitavano nelle loro menti, e che si erano subito accorti della sua intrusioni – e i due non si erano risparmiati a fargli una ramanzina più tardi, non appena erano riusciti a catturarla, perché era un invasione di privacy e se fosse stato qualcun altro a scoprirla – invece di loro – l'avrebbero potuta uccidere, o peggio.

Molti pochi sarebbero stati comprensivi come loro.

Ma dopo una visione del futuro che Bond aveva condiviso con lei che gli mostrava che loro erano affidabili, Anya confessò che per lei era impossibile spegnere la sua telepatia, ma anzi, nei luoghi affollati lei veniva soffocata dalle troppe voci mentali, e il suo cervello andava in sovraccarico di informazioni, che si manifestavano in malessere e perdita di sangue dal naso, come avevano loro scoperto poco più tardi, con grande sgomento.

Così, avendo compreso la gravità del problema, l'agente Kisuke aveva creato solo per lei un dispositivo super speciale che l'avrebbe aiutata a controllare meglio i suoi poteri mentali. Il dispositivo era stato camuffato come una coppia di orecchini, che un giorno avrebbe potuto indossare alle orecchie come Ma', ma per il momento ella li indossava come pendenti di una collanina, per non destare sospetti.

Ma il male non riposa mai, e così si erano ritrovati a dover preservare la pace del mondo poco dopo, sventando il piano malvagio dei cattivi da dietro le quinte, senza che Ma' e Pa' si accorgessero del loro vero coinvolgimento nello sventare la minaccia.

Sì, oggi era stata un ottima giornata di lavoro ben fatto.

Una pacca leggera sulla gamba, riportò la sua mente al momento presente.

Alzando il viso da dove era sepolto dei morbidi capelli color tramonto dell'agente speciale Ichigo, l'uomo su cui lei era seduta sulle spalle, chiese "Anya, sono quelli i tuoi genitori?"

Puntando gli occhi dove l'agente stava indicando, la bambina vide chi stava indicando. Un grido gioioso scaturì dalle sue labbra "Pa'! Ma'!"

Loid e Yor, i due genitori di questa falsa – e al tempo stesso vera – famiglia, si voltarono di scatto verso il suono della sua voce.

I due scattarono come maratoneti verso i due uomini con cui era la loro figlia e il loro cane, pronti a tutto, ma alla vista del sorriso felice della loro bambina, si trattennero dal saltare a conclusioni affrettate e di agire di impulso.

Tipo incapacitare permanentemente i due.

(Non che ce l'avrebbero fatta, ma questo la spia e l'assassina non lo sapevano).

"Voi due siete il signore e la signora Forger, sì? I genitori di Anya?" chiese l'agente Kisuke, anche se lei l'aveva confermato solo un momento prima.

"Sì." Risposero i due, insicuri di cosa di preciso stesse succedendo e di cosa fare del sorriso enigmatico e gioviale dello straniero biondo mentre l'altro dai capelli color arancio faceva scendere dalle spalle la loro bambina.

Mentre i due sposi – e che sorpresa era stata per la bambina scoprire che i due erano sposati, anche se le avevano fatto promettere di non dirlo a nessuno, visto che di questi tempi le relazioni dello stesso sesso di tipo romantico non erano viste di buon occhio – stavano rifilando ai suoi genitori adottivi una frottola, degna di quelle di Pa', su come si fossero incontrati, Anya si mangiava felicemente le noccioline pralinate che la coppia avevano comprato per lei, con Bond che seduto accanto a lei scodinzolava felicemente.

Quando la bambina si sentì una mano sulla testa, Anya alzò gli occhi per incontrare quelli caldi dell'agente speciale Ichigo, che si era accovacciato davanti a lei.

Scompigliandole delicatamente i capelli, si raccomandò "Fai la brava, Anya."

"E cerca di non far preoccupare troppo i tuoi genitori, ok?" rincarò la dose l'agente speciale Kisuke che si era chinato in avanti per darle un buffetto delicato sulla sua testolina rosa.

E mentre i due la salutavano, Anya poteva sentire le raccomandazioni anche degli spiriti che vivevano nelle loro teste, sia quelle di Zangetsu no Shiro e Zangetsu no Ossan, sia quelle di Benihime.

L'unica cosa che estrasse dalle raccomandazioni degli spiriti era quello di diventare la persona più terrificante nella stanza, così che tutti ci pensassero due volte prima di provare a darle problemi (Anya non era sicura cosa c'entrasse una stanza, ma di sicuro di sarebbe impegnata a diventare incredibile come la sua Ma' e il suo Pa').

"Ok." Rispose Anya, con un saluto militare, ancora calata nella sua parte di agente speciale al mantenimento della pace.

I due agenti speciali le sorrise benevoli, per poi congedarsi da loro e sparire nella folla, verso la loro prossima missione.

Salutandoli con la mano finché non li vide più, Anya si augurò che un giorno si sarebbero rincontrati, in modo che potessero nuovamente salvare la pace del mondo insieme.

Sì, ci sperava davvero.
 



4. Kekkai Sensen | Blood Blockade Battlefront

Seduto accanto a Leonardo, Ichigo osservava contento e soddisfatto come suo marito si dilettava a giocare a Prosfair con un giocatore così esperto come Klaus.

Certo, il loro primo incontro con l'organizzazione Libra non era stato dei migliori, tra malintesi vari, edifici distrutti vari, urla belluine di insulti vari in mezzo, e con Ichigo che finì per spaccare il muso a un Blood Breed un po' troppo strafottente per i suoi gusti, ma dopo che tutti gli equivoci erano stati raddrizzati, Ichigo trovava l'eccentricità dei membri di questa organizzazione dedita a mantenere la pace e il fragile equilibrio tra questo mondo e quello di Beyond, piuttosto rilassante.

Era un po' come essere a casa.

Ringraziando Gilbert con un cenno della testa per le tazza di the che aveva poggiato sul tavolo davanti a loro, Ichigo tornò a ricamare gli ultimi dettagli dell'omamori per la buona sorte e buona salute che stava creando per Leonardo. Da quello che aveva visto nei pochi giorni che si conoscevano, il portatore degli Occhi Artificiali di Dio aveva una sfiga colossale, e aveva bisogno di tutta la fortuna e protezione possibile visto tutte le situazioni pericolose in cui finiva per cacciarsi.

Volente o nolente.
 



5. Good Omens

Aziraphale teneva gli occhi puntati, sia quelli visibili che quelli invisibili, sui due individui che da giorni visitavano la sua libreria.

Non avevano comprato niente – non avevano neppure tentato di rubare o comprare qualcosa, il che era raro che trovasse dei clienti così considerati – ma Aziraphale, per la prima volta in 6000 anni non riusciva a riconoscere la vera natura delle due anime che aveva di fronte.

Erano indubbiamente umane, ma erano anche molto di più.

Il che lo confondeva.

Se non avesse saputo meglio, avrebbe detto che i due erano alieni.

"Tutto bene, Angel?" chiese Crowley, spuntando fuori da dove era andato a rintanarsi per un pisolino pomeridiano.

"Sì." Rispose l'angelo "…penso."

"Pensi?" chiese il demone, alzando un sopracciglio.

"E' solo che… non importa quanto li osservi, non riesco a riconoscere la vera natura delle loro anime." Spiegò puntando impercettibilmente verso i soli due clienti al momento presenti nella sua libreria.

Crowley si voltò verso dove Aziraphale aveva indicato e appena posò gli occhi verso chi stava impensierendo così tanto il fu Guardiano della Porta Orientale dell'Eden, sapeva immediatamente di quello che stava parlando.

Kisuke e Ichigo – una delle poche informazioni che avevano raccolto orecchiando le loro conversazioni, oltre al fatto che fossero marito e marito – erano anche oggi qui in libreria, seduti in un angolo appartato e con una pila di libri antichi e preziosi tra di loro, e intenti a leggere libri altrettanto antichi e preziosi. E Crowley era pronto a scommettere che anche oggi il più giovane dei due della coppia stava leggendo un'altra opera di Shakespeare.

Ma ciò che più lo disturbava era che, nonostante i suoi sensi da demone, anche per lui la vera natura dei due rimaneva un mistero indecifrabile.

E quei due enigmi stavano davvero innervosendo il suo angelo e grattando, i suoi, di nervi.

Odiava non sapere le cose.

Sistemandosi gli occhiali scuri perché fossero ben piantati sui suoi occhi, si drizzò risoluto.

Questa situazione doveva finire.

E c'era solo un modo per farlo.

"Allora gli faremo sputare il rospo." Enunciò Crowley, e senza aspettare l'altro si diresse verso i due, impaziente di svelare l'arcano.

Aziraphale rimase interdetto dalla dichiarazione del suo amico, come un pesce boccheggiante, prima di affrettarsi a seguire il demone.

Perché sì, né lui con i suoi poteri angelici, né Crowley con i suoi poteri demoniaci, erano riusciti a identificare l'esatta natura dell'anima dei due, ma entrambi avevano percepito nella coppia un grande potere nascosto.

E non conoscendo la vera natura del duo, l'angelo temeva che potessero mettere su un vero pandemonio tra gli umani se provocati o se si fossero sentiti minacciati.

Dopo aver fermato l'Apocalisse poche settimane fa, Aziraphale voleva solo godersi la pace creatosi per il momento con i suoi libri, della buona cucina e la compagnia del suo caro amico serpente che aveva incontrato millenni fa al giardino dell'Eden.

Con il cuore in gola, andò a fare la fatidica domanda, sperando solo che i due fossero amichevoli.

Pregar non nuoce.
 



6. Durarara!!

"I-za-ya!"

L'urlo imbestialito spaccò la quiete serale di Ikebukuro, facendo alzare la testa da dove i due shinigami si erano appartati su uno dei tetti dei palazzi con la vista più bella del quartiere.

I due alzarono gli occhi giusto in tempo per vedere diverse travi d'acciaio venire lanciate con forza disumana verso un giovane in nero dall'aria beffarda – e che erano abbastanza sicuri avesse un qualche tipo di lama in mano visto il riflesso che lampeggiava intermittentemente al suo fianco durante le sue acrobazie per evitare i vari proiettili lanciati verso la sua persona – verso un biondo vestito da barista che infuriato come una bestia continuava a lanciargli tutto quello che trovava a portata di mano – tra cui, ma non limitato, diversi pali della luce, alcuni sfortunati divelti cartelli stradali, tutti i cassonetti e bidoni di varia grandezza e dimensione che si trovano tra i vicoli, e addirittura un distributore di bibite – mentre lo inseguiva come un cane schiumante alla bocca fa con l'ambita preda.

La coppia era un po' lontana per sentire bene le parole che i due uomini si stavano scambiando, ma sentirono perfettamente il finale canzonatorio "Shizu-chan!" dell'uomo col coltello che fece ruggire incoerentemente di furia e balzare con un salto olimpico l'uomo vestito da barista verso l'altro facendo riprendere il gioco da gatto e topo tra i due.

"Cena più spettacolo." Commentò Kisuke, per poi addentare un altro onigiri.

Ichigo mutamente concordò con lui.

Intanto, in lontananza, i due sentivano le sirene della polizia suonare a tutto spiano mentre il ruggito inconfondibile del motore della moto del Cavaliere Senza Testa, nitriva lungo le affollate strade di Ikebukuro.

Sembrava che anche stasera la polizia stradale a due ruote non avrebbe dato quartiere a quella povera motociclista.
 



7. Lupin III

"LUUUPIIIIIIIIIIIIIIIN!"

Sgommando la Fiat 500 driftò da dietro l'angolo del vicoletto da cui volarono svariati bidoni dell'immondizia sulla via principale, Lupin saldamente al volante mentre Jigen si affacciava dal finestrino con la sua fida rivoltella in mano, pronto a giocare al tiro al bersaglio.

Intanto Ichigo, spiaccicato sui sedili posteriori, si teneva per il carovita alla carrozzeria dell'utilitaria, Kisuke a occhi spalancati fissava il parabrezza e la testa di Lupin che guidava come un forsennato la sua fida 500 mentre venivano inseguiti dal più cocciuto degli ispettori dell'Interpol, ovvero l'ispettore Zenigata, per le strade strette e dissestate e trafficate di Siena.

Ichigo guardò oltre dove era seduto nel posto centrale dei sedili posteriori in posa meditativa Goemon e verso dove suo marito era spiaccicato sull'altro lato della Fiat, che si voltò a ricambiare il suo sguardo, e nei suoi occhi il dottore lesse la stessa domanda che si stava facendo lui stesso: come minchia erano finiti a fuggire dalla polizia insieme al gruppo di ladri più famoso di questo mondo!?

Seriamente: COME!?
 



8. Harry Potter

Ichigo e Kisuke osservarono con aria perplessa se quello che stavano vedendo stava davvero succedendo.

Era quello un drago?

Era quello un drago albino malaticcio che stava dilaniando la Gringotts dall'interno nel suo disperato tentativo di fuggire dalle sue oscure caverne?

E… erano quelli tre ragazzini?

Tre ragazzini che si aggrappavano disperatamente alla groppa del drago?

"Ma che minchia…?" chiese a nessuno in particolare Ichigo.

Il dannato ventaglio venne aperto "Sembra che ci sia appena stata una rapina in banca." Commentò Kisuke l'ovvio mentre sul sottofondo si sentivano le farfugliate e confuse grida terrorizzate di goblin e maghi e pure di canonizzate di: al ladro! Al ladro!

"Se è così," argomentò Ichigo mentre osservava il drago spalancare le enormi ali lacere e spiccare il volo e allontanandosi velocemente da Diagon Alley e il luogo del misfatto con i tre ragazzi ancora aggrappati alla creatura come koala terrorizzati "direi che la fuga non è stata esattamente molto discreta."

"Molto spettacolare, però."

"Indubbiamente."

Senza ulteriore indugio Kisuke si avviò verso la Gringotts.

"Che diamine stai facendo?" gli sibilò il dottore, affrettandosi a raggiungerlo, quando notò che lo scienziato si stava dirigendo speditamente verso l'ingresso spalancato della banca.

"Sono curioso." Rispose Kisuke senza fermarsi.

"Curioso?" chiese Ichigo scettico.

"E' un occasione unica, Ichigo. Non possiamo non sfruttarla."

Ichigo si fermò a guardarlo incredulo, e mentre fissava la schiena di suo marito che veloce divorava gli ultimi metri che lo separavano dal portone d'ingresso, sussurrò strozzato "Tu vuoi svaligiarla, non è vero?"

Trottando gli si riaffiancò, e chiese in giapponese, felice più che mai che i maghi inglesi, come le loro controparti non magiche, non si disturbassero a imparare un'altra lingua oltre la loro, in un sussurro "Tu vuoi prendere con te tutti i restanti artefatti magici che i ladri non si sono portati via dalle Camere Blindate, non è vero?"

"Ma è ovvio." Rispose allegramente Kisuke, lanciandosi dentro al pavimento divelto dal drago per raggiungere più in fretta i piani sotterranei.

Alzando gli occhi al cielo e pregando per la pazienza, con un brontolio finale, Ichigo non esitò seguirlo.

Perché anche se a volte le sue idee sono stupide, Ichigo avrebbe sempre supportato Kisuke nelle sue idee.

Anche se erano stupide.
 



9. Shrek

Con la stessa aria eccitata di un bambino, Ichigo si aggrappava forte al corpo friabile del gigantesco uomo di marzapane con cui Shrek e amici stavano assaltando il castello di Molto Molto Lontano per entrare di straforo alla festa in corso nella fortezza per salvare la principessa e moglie dell'orco dalle grinfie malvage del Principe Azzurro e della Fata Madrina.

Kisuke, rimasto a terra con gli altri personaggi delle fiabe, osservava con aria indulgente suo marito che si divertiva come se fosse un ragazzino.

Visto tutto quello che aveva passato e affrontato quando era giovane, ancor prima di essere diventato uomo, Kisuke era più che disposto a rendere possibile tutto ciò che incitava una reale risata di divertimento e gioia in suo marito.

Ichigo era dovuto crescere così in fretta, che ogni occasione buona per far uscire fuori il suo lato più infantile, era sempre gradita.

Era così bello vederlo felice.
 



10. Pirati dei Caraibi

Ichigo incrociò le lame di Zangetsu con la sciabola di un uomo pesce facente parte della ciurma di Davy Jones.

Kisuke danzava dietro di lui, coprendogli le spalle, in una danza mortale, con Benihime grondante di sangue, con altri due membri della ciurma dell'Olandese Volante deformati dalla maledizione che gravava sul veliero.

Intanto una tempesta imperversava dentro il maelstrom in cui la Perla Nera e la nave fantasma avevano ingaggiato battaglia, con le due ciurme pirata e gli uomini della Compagnia delle Indie Orientali che combattevano con le unghie e con i denti.

Intanto Barbossa conduceva la cerimonia di matrimonio più non ortodossa nella storia dei matrimoni.

Quando il Capitano Barbossa quasi imprecò e intimò a Will di baciare Elizabeth, i due shinigami, in un vorticare di spade e sangue e sale, si scambiarono, sullo sfondo del bacio passionato dei novelli sposi, un bacio fugace sulle labbra prima di tornare a scambiare colpi con la ciurma nemica.

Il tutto nel mentre che la tempesta, che la Dea Calipso aveva evocato come campo di battaglia, infuriava.
 



11. Stargate SG-1

"Chi diamine siete voi?" chiese il colonello O'Neill alla comparsa improvvisa di due persone non autorizzate da oltre l'orizzonte degli eventi dello Stargate.

Il che avrebbe dovuto essere impossibile visto che il wormhole si stava chiudendo; e invece, nel secondo in cui lo specchio liquido si stava ritraendo, esso era esploso in un iridescente bianco che aveva sputato fuori i due sconosciuti nella sala dello Stargate.

Subito le armi erano state caricate e puntate contro i nuovi arrivati.

Il duo, che sembrava piuttosto disorientato dall'essere stati sputati fuori così, ignorando completamente le armi puntate contro di loro – se questo era dovuto a ignoranza o arroganza questo era difficile dirlo – si guardarono intorno interdetti prima di puntare i loro occhi sulla squadra SG-1, in particolare su O'Neill che aveva rivolto loro la domanda.

"Lo ammetto, questo non me l'aspettavo." Disse in perfetto inglese il ragazzo dai capelli color carota. Intanto quello coi capelli biondo paglia, si era voltato verso lo Stargate, e senza voltarsi chiese, sempre in perfetto inglese "Chiedo scusa ma, questo dispositivo è per caso capace di creare varchi spazio-temporali?"

"Non sapete cos'è uno Stargate?" chiese O'Niell stranito.

Il biondo sembrò prendere la domanda come una risposta, e rivolgendosi al suo compagno disse "L'Hōgyoku deve essersi agganciato al segnale emesso da questo Stargate durante il nostro dislocamento, per questo l'atterraggio è stato diverso dal solito."

…e quello invece era giapponese, pensò Daniel osservando curioso i due nuovi venuti, che se avesse visto passeggiare per le strade di casa avrebbe solo pensato che fossero dei tipi eccentrici ma in ultima analisi normali, persone che sicuramente non erano coinvolte in alcun modo con alieni o simili.

E invece erano sbucati fuori dallo Stargate in maniera anomala, e solo per questo non potevano essere in alcun modo persone normali. Chi erano davvero questi due?

"Urgh," brontolò quello dai capelli arancioni "quando ho detto usiamo l'Hōgyoku per viaggiare, una base militare non era nella mia lista di luoghi da visitare."

Il suo compagno di viaggio sorrise alle sue lamentele, e con un inchino accennato si presentò "Salve, io sono Kisuke Urahara e il mio partner qui è Ichigo Kurosaki. Sareste così gentili da dirci dove ci troviamo?"

"Sul pianeta Terra." Fu la corta e saccente risposta di O'Neill.

"E voi invece, da dove venite?" chiese Daniel curioso, che aveva notato che i due non erano stati minimamente confusi da come avevano chiamato il loro pianeta natale, al contrario di come la maggior parte delle razze aliene che avevano incontrato durante i loro viaggi faceva.

"Dalla Terra." Rispose scorbutico Kurosaki "Come voi."

"Bugiardo." Ribatté immediatamente il colonello.

"Non lo siamo, Colonello," confutò il biondo sconosciuto, sorprendendo tutti i presenti per essere stato capace di riconoscere al volo il grado indicato sulla divisa di O'Neill "semplicemente sarebbe più giusto dire che veniamo dalla Terra di un universo alternativo."

"Alternativo?" chiese Sam "Come in realtà alternativa?"

"Sì, esatto."

Sam più tardi lo avrebbe negato fino alla morte, ma squittì di felicità alla conferma.

La teoria degli universi paralleli era appena stata confermata.

Ma fu solo Teal'c che sentì Ichigo Kurosaki, che aveva alzato gli occhi al cielo, sussurrare in tono affezionatamente esasperato "Nerds."

Sembrava che una nuova avventura li avesse seguiti a casa.

E che avventura.
 


Across The Universe



VI.

"Ehi, Kisuke, che diamine è questo?"

"Mmh… oh, quello. È un dispositivo che ho inventato; uno che estrapola e registra e analizza i dati e le informazioni utili dai mondi che visitiamo con l'Hoguoku. Così da non essere completamente allo sbaraglio quando atterriamo in un nuovo universo."

"Quindi è come una scatola nera."

"E di più. Quando avrò finito potremmo utilizzarlo anche per rivisitare i mondi che abbiamo già visitato."

"…ti ho già detto che sei un genio?"

Risate sommesse.

"Sì Ichigo, sì. E più di una volta."
 


Across The Universe



12. Soul Eater

"Così, in sostanza, tu sei una persona che può prendere la forma di un Arma" riassunse Kisuke puntando il ventaglio chiuso verso Soul "mentre tu sei una Maestra d'Armi, cioè una persona capace di utilizzare queste persone-armi sincronizzando la tua anima alla sua." Finì lo scienziato puntando il ventaglio verso Maka.

I due ragazzi annuirono.

"Esatto." Rispose lo Shinigami, una creatura dalle fattezze piuttosto cartonesche, per il modesto parere di Ichigo, preside della scuola di cui facevano parte i due ragazzi che avevano incontrato durante il loro girovagare per questo mondo così simile eppure così diverso dal loro, in cui la vita e la morte e le anime sembravano anche qui avere un ruolo chiave.

"E voi invece, come fate nel vostro mondo? Combatte utilizzando semplici armi o armi vive o in maniera ancora diversa?" chiese Maka, bramosa di sapere, particolarmente dopo averli visti combattere quando si erano incontrati.

"Ah, da noi il sistema non è poi così diverso dal vostro," iniziò a spiegare Ichigo passandosi una mano sui capelli "semplicemente invece di due persone che devono essere compatibili per poter combattere, noi per tirare fuori il nostro pieno potenziale dobbiamo forgiare un legame con il nostro spirito zanpakuto, cioè la parte della nostra anima che rappresenta i nostri poteri."

Toccando la nodachi e kodachi appese su di lui, Ichigo presentò le sue spade "Loro sono Zangetsu, e loro sono le mie zanpakuto."

Con un movimento secco, Kisuke rivelò la lama nascosta nella sua shikomizue, il suo bastone da passeggio, e presentò la sua signora ai presenti "Questa invece è Benihime, la mia zanpakuto."

Gli occhi di Mana brillarono alla spiegazione, mentre Soul mormorò un basso "Figo" mentre Shinigami inclinò la testa comicamente per meglio osservare le loro spade, e subito la ragazza si lanciò in una raffica di domande.

Allo sguardo deliziato di suo marito, Ichigo scosse la testa divertito.

Sembrava che questa notte l'avrebbero passata a discutere le differenze tra questo e il loro mondo.
 



13. Sonic The Hedgehog

Kisuke, con il fiato leggermente affannato, si fermò accanto a Ichigo, che letteralmente brillava per il sorriso che gli spaccava la faccia.

O forse erano i rivoli di sudore che discendevano giù lungo la pelle tonica di suo marito, scintillanti per il sole che spaccava le pietre.

"Lo ammetto," disse Kisuke rivolgendosi a Ichigo "è da un po' che non sono costretto a correre così velocemente e per così lunghi periodi di tempo."

Il sorriso di Ichigo si allargò, se quello era possibile.

Dandogli una pacca sulla spalla, in falsa simpatia, l'ibrido si preparò a scattare per riprendere a inseguire la loro guida che stava schizzando davanti a loro velocità supersonica per le pianure verdi di questo mondo. In particolare, ogni volta che il riccio trovava un nuovo anello dorato sparso per il percorso, sembrava accelerare sempre di più.

"Be', sarà meglio che metti il turbo Kisuke, se no rischiamo di perdere di vista Sonic." E con questo schizzò dietro a quel riccio blu supersonico.

Con un brontolio, Kisuke si affrettò a seguirlo.
 



14. Crash Bandicoot

"Io non capisco la logica di questo posto." Brontolò Ichigo abbattendo uno degli stupidi nemici che gli si erano parati di fronte, se potevano essere davvero chiamati nemici visto che erano più dei fastidiosi ostacoli, composti da ballanti e musicanti pupazzi e fantasmi di vario tipo e genere, in una cittadina che gli ricordava New Orleans durante il Carnevale.

"Prima siamo finiti in delle fogne tossiche" prese ad elencare ad alta voce il dottore "poi tra antiche rovine che ricordavano quelle mesoamericane, poi sulla muraglia cinese ancora in via di costruzione, poi in tombe egiziane piene di trappole e maledizioni, e poi in una ultra futuristica città, e non so più neppure io cos'altro." Voltandosi verso suo marito che stava controllando il dispositivo che usavano per controllare l'Hogyoku, chiese "Kisuke, sei sicuro che siamo ancora nello stesso Universo?"

"Da quel che posso dire, sembrerebbe di sì." Rispose Kisuke alzando gli occhi giusto in tempo per guardarlo staccare la testa con un pugno a un trombettiere a molla sbucato fuori da una scatola magica "Forse più che Universo sarebbe più esatto dire che siamo ancora nello stesso Multiverso."

Ichigo ponderò sul concetto "Quindi un Multiverso all'interno del Multiverso."

"Sì, direi che non fa una piega." Confermò una voce sconosciuta proveniente da sopra di loro. Di scatto i due viaggiatori alzarono la testa, giusto in tempo per vedere delle ombre umanoidi saltare giù dal balcone sopra di loro.

Tre maschere tribali e due bestie umanoidi – che lo scienziato non era sicuro del perché ma gli ricordavano dei bandicoot – atterrarono davanti a loro, e sotto il loro sguardo perplesso, la maschera azzurra levitò verso di loro e chiese ansioso "Ora la vera domanda è: siete arrivati in questo Multiverso attraverso un varco quantico o attraverso un altro mezzo?"

"Per varco quantico intendi tutte quelle spaccature nello spazio-tempo simili a frammenti di universo? Quelle che ci stanno sballottando in luoghi ed epoche sempre diverse? Quelle intendi?" chiese Ichigo, per essere sicuro che stessero parlando della stessa cosa.

Tre di loro annuirono, in particolare quella azzurra che annuì con aria frenetica, mentre una delle maschere rimase lì ferma a fluttuare con aria perpetuamente seria mentre l'umanoide creature maschile mangiava un frutto che ricordava una mela o un mango ma dalla polpa viola e che li guardava con aperta curiosità.

"Allora la risposta è no, quei varchi li abbiamo incontrati soltanto da quando siamo qui, in questo Multiverso."

La maschera azzurra, Ichigo non sa di preciso come, si sgonfiò di sollievo alla notizia "Oh, meno male, il problema non si è diffuso oltre la nostra Realtà."

I due shinigami si scambiarono uno sguardo. Kisuke si rivolse ai nativi "Per caso state avendo problemi con queste porte dimensionali?"

Il gruppo annuì.

"Stiamo cercando il resto dei miei fratelli così da poter chiudere definitivamente le spaccature; così come fermare i piani malvagi degli imbecilli che vogliono sfruttare le spaccature. O altrimenti gli Universi finiranno per collassare su se stessi e finiremmo tutti morti." Spiegò prontamente la maschera azzurra, probabilmente per dissuadere i due dal tentare di sfruttare tali anomalie, perché non era una buona idea.

Più come mortale.

I due shinigami si guardarono, comunicando senza il bisogno delle parole.

"Possiamo venire con voi? Almeno per un po'?" chiese Ichigo, grattandosi la nuca.

"Perché?" chiese la maschera di legno con piume colorate.

Con un sorriso sobrio, Ichigo rispose "Ah, be', voi sembrate che sappiate cosa stia succedendo, e io mi sono stufato di ritrovarmi ogni cinque minuti sbalzati in un altro tempo o luogo."

Il gruppetto fece un verso di comprensione.

Sì, doveva essere irritante. E stancante.

Maschere e creature umanoidi si chinarono tra di loro per discutere a bassa voce se fosse una buona idea o no, quando il marsupiale – il dottore era abbastanza sicuro che fosse un marsupiale, anche se era uno di una razza che non aveva mai visto prima – che stava mangiando il frutto sconosciuto, si avvicinò, gli tirò una manica per attirare la sua attenzione e offrì a Ichigo uno di tali frutti con un verso incomprensibile.

Perplesso ma toccato dal gesto, Ichigo lo prese dalle mani della creatura "Grazie." E osservandolo attentamente chiese "Che cos'è?"

"Un frutto Wumpa." Rispose la femmina al posto dell'altro, che emise solo ulteriori suoni incomprensibili "Sono il cibo preferito di mio fratello."

"Allora grazie ancora." Disse Ichigo rivolgendosi alla creatura che glielo aveva offerto – e davvero, non vedeva l'ora di sapere il loro nome, era stufo di chiamarli solo creature o maschere – e dopo un ultimo attimo di considerazione, lo assaggiò.

"Buono!" esclamò sorpreso Ichigo, dopo aver ingoiato il boccone, e notando l'espressione curiosa di suo marito, gli passò il frutto così che potesse assaggiarlo anche lui. E mentre Kisuke si stupiva del sapore particolare del frutto, sembrava che il gruppo fosse giunto a una conclusione dopo questa interazione.

"Sono Coco." Disse la marsupiale femminina, offrendogli la mano per stringergliela.

"Ichigo Kurosaki." Si presentò il dottore stringendogliela, usando l'ordine di presentazione occidentale invece del suo solito perché aveva notato che se un Universo non aveva un qualche vago sentore simile alla culturale orientale dell'Universo natio suo e del suo sposo, i cognomi, se esistevano, venivano quasi sempre messi alla fine.

"Mentre lui è mio marito, Kisuke Urahara." Presentò lo scienziato che aveva ancora la bocca impegnata a masticare il frutto wumpa, ma che comunque quando sentì il suo nome chiamato in causa sventolò il suo ventaglio chiuso a mo' di saluto.

Con un sorriso, Coco lasciò andare la sua mano, e continuò a presentare il resto della combriccola "Lui invece è Crash." Disse indicando verso suo fratello, che osservava e in cambio era osservato con altrettanta curiosità da Kisuke, poi indicando verso le varie maschere le presentò una dopo l'altra "Questo è il guardiano mio e di mio fratello, Aku Aku," indicando verso la maschera di legno e piume "questo è Lani-Loli," indicando verso la maschera azzurra "e lui è Akano." Finì indicando verso la maschera di pietra scura.

"Piacere." Salutò Ichigo con un cenno del capo, e venendo salutato similmente in cambio.

"Allora, vogliamo andare?" chiese Coco, battendo elettrizzata le mani.

Di buon grado, tutti ripresero il cammino, seguendo la guida delle maschere. Ma ovviamente la curiosità doveva star mangiando vivo Kisuke, perché non ci volle molto che lo scienziato in lui chiedesse "Chiedo scusa, Coco-san, se non è troppo personale, posso sapere che creature siete voi e vostro fratello?"

E lei, per nulla sfasata dal modo particolare che l'aveva chiamata, mentre Crash rompeva una cassa all'angolo di un tetto e tirava fuori ulteriori frutti wumpa che non perse tempo ad addentare, rispose con tono allegro "Oh no, non lo è, signor Urahara." Per poi saltare su un tamburo enorme che la fece balzare fino a un balcone sopra di loro "Noi siamo Bandicoot."
 



15. Spyro The Dragon

Ichigo fissò perplesso il draghetto viola.

Il draghetto viola fissò perplesso Ichigo.

Intanto Kisuke sbatté violentemente le nocche sull'orso-bestione di cristallo che aveva tentato di assalire lui e suo marito da dietro, senza voltarsi.

La libellula che svolazzava intorno al draghetto viola sfrecciò a raccogliere la gemma che era stata liberata dalla distruzione della bestia di cristallo, prima di tornare altrettanto velocemente al suo fianco.

"Così… voi due non siete dalla parte della Maga?" chiese il draghetto, giusto per essere sicuro.

"No…" rispose Ichigo, insicuro di chi e cosa stesse parlando il loro interlocutore "Noi due non sappiamo neanche chi sia questa maga. Siamo appena arrivati, in verità."

Il draghetto si mise sull'attenti "Arrivati? Arrivati da dove?"

"Qui e lì." Rispose evasivo il dottore "Viaggiamo da un mondo all'altro senza una meta precisa."

"Ooh…" soffiò il draghetto, prima di chiedere curioso "Quindi venite da Avalar? O dai Regni dei Draghi?"

Ichigo e Kisuke si guardarono, prima che lo scienziato si rivolgesse al draghetto e la sua amica libellula "No, noi non veniamo da nessuno di questi luoghi."

"Oh. Quindi, se non venite da Avalar o dai Regni dei Draghi, e dite di non venire neppure da qui, i Mondi Dimenticati, allora da dove venite?"

I due shinigami si scambiarono un altro sguardo fugace.

"Da molto lontano." Rispose vago Kisuke "Da un luogo che non penso qualcuno qui abbia mai sentito nominare."

I due lembi di pelle coriacee che facevano da sopracciglia al drago si sollevarono, sorprese "Come misterioso." Mormorò e la libellula ronzò in accordo.

Il draghetto porse loro una zampa "Piacere, sono Spyro. E il mio amico qui è Sparx."

I due coniugi si scambiarono un altro sguardo veloce, divertiti.

"Ichigo Kurosaki." Rispose il dottore stringendogliela, mettendo il suo nome prima come fanno gli occidentali. Aveva come l'impressione che in questo universo non esistessero i cognomi, e se poteva evitare di complicarsi la vita sua e di suo marito, tanto meglio.

"Kisuke Urahara." Si presentò lo scienziato quando fu il suo turno di stringere la zampa-mano, seguendo l'esempio di suo marito.

"Sareste così gentile da dirci quel che sta succedendo qui, Spyro-san, Sparx-san? Siamo arrivati qui da malapena un'ora e siamo stati subito attaccati da queste creature di cristallo che non abbiamo avuto neppure il tempo di guardarci intorno."

Spyro, preso un po' alla sprovvista per la parlata formale di Kisuke e del modo particolare con cui aveva chiamato lui e il suo amico, passato lo shock momentaneo, si lanciò in una spiegazione per i due nuovi arrivati.

"Certo. Allora… al momento ci troviamo alle Isole di Cristallo, un mondo collegato attraverso un portale al Monte di Mezzanotte, una delle quattro case che compongono i Mondi Dimenticati…"

E mentre Spyro continuava la sua spiegazione, il gruppetto continuò ad avventurarsi tra i meandri di cristalli.
 



16. Ratchet & Clank

"Giuro che questa è l'ultima volta che seguo il consiglio di un idraulico." Brontolò Ichigo mentre tagliava a metà uno dei tanti robot che li stava attaccando. "Soprattutto uno che sembra sapere più di quel che dice."

Se non fosse stato per l'idraulico che avevano incontrato in questa galassia appena giunti in questo nuovo universo, ora non si ritroverebbero lui e suo marito su Veldin a respingere un orda di robot omicidi che volevano distruggere tutto ciò che stava sul loro cammino.

Intanto il lombax Ratchet e il robottino Clank che avevano incontrato su questo desertico pianeta roccioso – e con cui avevano fatto ben presto amicizia, particolarmente Kisuke, felicissimo di poter rimbalzare idee con altri capaci di discutere di scienza e dintorni al suo stesso livello, se non anche a livelli superiori – stavano facendo man bassa con le loro armi da fuoco (più simili ad armi di distruzione di massa, secondo il modesto parere del dottore, visto tutti i bulloni che stavano volando per aria), dell'esercito robotico con la stessa allegria con cui un bambino lanciava palloncini pieni di vernice contro il povero sfigato vittima della sua malizia.

Invece Kisuke, implicitamente sicuro che suo marito non avrebbe permesso a niente e nessuno di colpirlo, in particolare qualche proiettile vagante, stava felicemente appollaiato sopra la carcassa di uno dei tanti robot già abbattuti, mentre lo smontava e studiava con gli stessi occhi scintillanti di un bambino al luna park.

Fermandosi per un attimo dalla carneficina metallica che stava compiendo per guardare suo marito, una venuzza cominciò a pulsare violentemente sulla sua tempia. Perché doveva fermarsi in un momento del genere a studiare i robottoni da guerra? Perché non poteva farlo in un altro momento? Tipo dopo che si erano liberati da tutti questi dannati bestioni metallici assassini?

Senza girarsi a guardare, Ichigo affettò il braccio di un guerrabot che aveva avuto la cattiva idea di avvicinarglisi da dietro e contemporaneamente gli fregò di mano la mitragliatrice Gadgetron che aveva in mano, per poi disattivarlo violentemente con un fendente.

Avvicinandosi con passo minaccioso dove era appollaiato suo marito, Ichigo lanciò l'arma aliena di distruzione di massa verso Kisuke, che non venne schiacciato dal suo dolce peso solo grazie ai suoi pronti riflessi.

Kisuke fissò per un attimo senza capire l'arma che aveva istintivamente preso al volo, prima di alzare gli occhi e incrociare lo sguardo omicida di suo marito, il suo bellissimo marito incorniciato da uno sfondo di esplosioni atomiche e grida di dolore.

Silenzio.

"Spara." Gli ordinò perentorio Ichigo quando fu sicuro di avere la sua attenzione.

"Ma…" cercò di protestare lo scienziato che era in lui, ma Ichigo lo freddò subito con il più severo dei suoi sguardi.

"Kisuke.

"Sì, caro?"

"Zitto e spara."

"Sì caro."
 



17. Super Mario

Ichigo fissò indisponente l'ennesimo mondo che gli ricordava un videogame, e i suoi stupidi oggetti collezionabili.

"E prima un riccio blu supersonico ed anelli dorati, poi un bandicoot mutante, maschere fluttuanti e frutti wumpa, poi un draghetto viola, una libellula cambia-colore e gemme di vari colori, poi un lombax dal grilletto facile, un robotino gadget e bulloni e raritarium, e infine un idraulico e principesse, funghi e stelle. E il prossimo con che cos'è? Anime?"

Intanto Mario, il sopramenzionato idraulico, si grattò la testa mentre lo guardava con aperta curiosità.

Kisuke lo osservava divertito da dietro il suo ventaglio, e con un sorriso gli consiglio "Io eviterei di tentare il Fato, Ichigo. Potrebbe farlo solo per divertirsi a tue spese."

"Sinceramente, Kisuke, a questo punto non mi sorprenderei neppure se fosse così."
 



18. Dark Souls

Ichigo fissava con aria stizzita il falò appena ravvivato dal Prescelto Non Morto.

Le ossa, in particolare il teschio, che componevano il falò, gli davano l'impressione che stessero ridendo di lui.

"Vaffanculo." Inveì con gran sentimento Ichigo.

Alzando le mani in aria come a dire 'ci rinuncio', si allontanò dal falò borbottando "Ma perché non sto zitto?"

Kisuke, che fino a quel momento stava faticando a trattenere le risate, scoppiò in una di cuore.

I nativi di questo mondo in decadenza e sull'orlo della fine lo guardarono come se avesse perso qualche rotella, ma Kisuke ignorò i loro sguardi con nonchalance di lunga esperienza.

Lo aveva detto a suo marito di non tentare il Fato.
 



19. Detective Conan – Kaitou KID

Ichigo fissò con aria infastidita il gigai gonfiabile scaraventato a terra.

Il gigai lordato di sangue, a terra.

Il gigai accoltellato a morte di suo marito, a terra.

Il gigai che ora stava venendo esaminato da polizia e detective, a terra.

Ichigo non pensa che si dimenticherà tanto presto un immagine del genere.

O al fastidio che stava provando al motivo che lo aveva atterrato in questa situazione. Ma perché diamine Kisuke aveva usato un espediente del genere per sfuggire a questa situazione spinosa?

Ora si ritrovava qui, costretto a rispondere alle domande degli agenti e dei due marmocchi che stavano indagando sull' 'omicidio' di suo marito.

E sì, anche se solo uno dei due aveva l'aspetto da moccioso – perché ai suoi sensi, la sua anima veniva percepita più vecchia, più o meno della stessa età dell'altro detective adolescente presente – in quel momento Ichigo non si sentiva molto caritatevole verso nessuno.

In particolare suo marito.

Puntando lo sguardo a dove stava Kisuke, invisibile agli occhi dei vivi, al suo fianco sibilò irritato "E ora come hai intenzione di risolvere questo macello?"

Battendosi il ventaglio sul mento con aria pensierosa, Kisuke rispose meditabondo ma con l'aria di uno che si stava divertendo un mondo "Non ci ho ancora pensato."

Al cretino lo divertiva proprio 'sto sfacelo.

Quanto Ichigo aveva voglia in quel momento di mettere le mani al collo di suo marito. Non lo avrebbe ucciso, ma lo avrebbe aiutato a sentirsi meglio.

Intanto marmocchio saputello con gli occhiali e marmocchio saputello con il cappello da baseball stava scambiando colpi a suon di deduzioni davanti al pubblico strabiliato che erano gli agenti di polizia presenti. Ma che diamine era questo per loro, una partita di Cluedo?

"Come compensazione alla boiata che hai appena tirato, voglio un posto in prima fila per il prossimo furto di quel ladro-mago che si terrà tra tre giorni."

"Ok, Ichigo." Acconsentì Kisuke, con tono divertito.

"O niente sesso fino al prossimo universo."

"… … …va bene."
 



20. Jujutsu Kaisen

"L'ultima fetta di torta al cioccolato è mia!" inveì infuriato Ichigo.

Il pugno si connetté con il volto strafottente del ragazzo dai bianchi cappelli che aveva cercato di fregargli l'ultima pezzo di torta, proprio ora, dopo una giornata di merda.

Il volto sorpreso – nell'istante in cui il pugno si connetté con lo zigomo – in un secondo momento Ichigo ne avrebbe fatto tesoro per l'eternità.

"Satoru!" esclamò sorpreso il ragazzo con i capelli corvini con cui era entrato il quasi fu ladro di torte.

Una parete sfondata della pasticceria più tardi, e dalla polvere e dalle macerie emerse Gojo che si teneva la parte lesa del viso con espressione sbalordita.

"Come diamine hai fatto a colpirmi!? Esclamò il ragazzo "Nessuno può più colpirmi se non voglio!"

Ichigo alzò un sopracciglio, e con tono saccente strascicò "Benvenuto nel mondo reale, moccioso."

Indignato, Gojo uggiolò come un cane ferito "Ma avevo il mio Infinito su! E' impossibile che tu sia riuscito a colpirmi."

Ichigo lo fissò senza capire, poi un lampo di comprensione passò negli occhi dell'ibrido, comprendendo a cosa il ragazzo si stesse riferendo.

Doveva aver agito senza pensare. Era stato talmente irritato con l'impudente marmocchio che aveva cercato di fregargli l'ultima fetta di torta al cioccolato del cafè da sotto il naso che quando il suo pugno aveva incontrato la distorta distanza che gli impediva di avvicinarsi – di colpirlo – doveva aver usato il potere che aveva preso da Yhwach quando lo aveva ucciso, istintivamente.

Incrociando le braccia, Ichigo lo guardò piatto "O forse tra gli infiniti futuri esisteva la possibilità che io fossi capace di colpirti."

Gojo lo guardò a bocca aperta, orripilato.

Kisuke, con il suo ventaglio aperto davanti al viso oscurato dal cappello, si voltò verso l'amico del ragazzo dai capelli bianchi con cui era entrato in pasticceria e che aveva tentato di fregare l'ultimo dolce al cioccolato rimasto in pasticceria da sotto il naso di suo marito mentre stava ordinando.

"Chiedo scusa per mio marito, il suo umore è pessimo fin da quando siamo arrivati qui. Da quando abbiamo messo piede in città non siamo stati altro che attaccati da mostri di vario genere e Ichigo non vedeva l'ora di potersi rilassare davanti a un buon dolce al cioccolato."

Il ragazzo si voltò a guardarlo senza capire, sbattendo le palpebre diverse volte velocemente, così come non capiva la scena che era appena successa sotto i suoi occhi da cui sensibilmente la commessa, e il resto dei clienti, erano fuggiti via in fretta "No, no. E' ok. Dovrei essere io a scusarmi per il mio amico. Era estremamente maleducato."

Notando quello che il biondo aveva appena detto, chiese stupefatto "Aspetti, ha appena detto che siete stati attaccati da delle maledizioni? Cioè, volevo dire, mostri?"

Kisuke lo guardò intrigato "O, tu sai che cosa quelle creature sono?"

Il suono di una sirena interruppe qualsiasi altra domanda.

"Penso che sia meglio se continuiamo a parlare lontano da qui." Commentò Kisuke, guardando verso il ragazzo dai capelli corvini e poi verso suo marito.

Con un cenno della testa, Ichigo afferrò l'impudente moccioso per l'avambraccio e lo trascinò di forza fuori dal locale, che fissava da dietro i suoi occhiali da sole dove la sua mano lo teneva come se il suo essere capace di toccarlo fosse un impossibilità.

Mentre Kisuke guidò fuori con una mano sulla spalla l'altro ragazzo, troppo scioccato per fare resistenza.

Ma non prima che Ichigo prendesse con sé anche la sua tanto agognata fetta di torta al cioccolato, ovviamente.
 



21. Hunter X Hunter

Kisuke fissò tristemente il suo cappello, che aveva appena rischiato di fare una brutta fine.

A lui piaceva il suo cappello.

Anche se a Ichigo piaceva prenderlo in giro per il cappello, lo scienziato sapeva che suo marito lo amava così come lui era, cappello e tutto, e che non gli avrebbe mai chiesto di cambiare, neppure per lui.

Con un sospiro triste, Kisuke lanciò il suo cappello verso dove Ichigo era seduto sugli spalti – che lo prese al volo sotto gli occhi stupiti del resto degli spettatori – così che lo custodisse.

E pensare che si erano iscritti all'Arena Celeste solo per fare un po' di soldi facili, non di farsi iniziare ai combattimenti con il Nen – e che usavano come scusa per spiegare le loro capacità spirituali – e rimanere bloccati qui per settimane e settimane a combattere avversari sempre più forti.

Anche se era rilassante, per entrambi di loro, combattere con così tanti tipi di avversari.

Ed era anche… esaltante.

E così, libero dall'ombra del suo amato cappello, finalmente si decise di fare sul serio.

Quando la sua aura combattiva-assassina spazzò l'arena, strozzando l'aria dalle gole del pubblico, il viso di Hisoka, il suo avversario, venne tagliato in due da un sorriso di malsano eccitamento.

Finalmente, l'eccitante combattimento che aveva intuito istintivamente che avrebbe potuto avere dai due nuovi arrivati, che avevano scalato i primi duecento piani come se fossero niente, stava per iniziare.

Gli dispiaceva solo che il suo avversario non avesse accettato che fosse un Death Match.

Kisuke, sorridendo allo stesso modo, sguainò Benihime e si lanciò alla carica del clown.

I due cozzarono, al centro del ring, come un bomba atomica, e urla di paura ed esaltazione scoppiarono fuori dalle gole degli spettatori.

Il vero scontro iniziava adesso.
 



22. Nurarihyon no Mago

Ridendo inebriato dal troppo sakè che aveva bevuto quella notte, Ichigo scivolava lungo le correnti d'aria e di osore – o paura – che gli yokai stavano lasciando dietro di loro mentre attraversavano il cielo notturno sopra Edo.

Kisuke, poco più indietro, seguiva la Hyakki Yakō e suo marito con più calma e decisamente più sobrio della maggior parte degli yokai della Parata Notturna. E sicuramente più di Ichigo.

Scuotendo la testa esasperato, lo shinigami non riusciva a credere che Ichigo era finito quella sera per farsi trascinare in una gara di bevute tra gli spiriti e demoni del Clan Nura (di cui erano ospiti), che si erano riuniti quella sera per festeggiare.

Alla fine, in gara, erano rimasti soltanto Ichigo e il Sōdaishō Nurarihyon, ed era solo per il loro spirito competitivo che i due non avevano iniziato una zuffa, ma anzi, riconoscendo l'equale cocciutaggine dell'avversario, avevano iniziato a ridere senza motivo apparente per poi il Sōdaishō annunciare ai suoi sottoposti altrettanto ubriachi che sarebbero andati fuori per le strade di Edo a disseminare un po' di sana paura in città.

Kisuke non dubitava che avrebbero finito per combinare guai a destra e manca per tutta la notte e per tutta la città, ma sinceramente non lo preoccupava.

Amava vedere Ichigo così felice.

E se a farne le spese era una qualche sfortunata anima per qualche innocua marachella, così sia.

Non c'era niente che più gli importava che non suo marito e la sua felicità.
 


Across The Universe



VII.

"Ehi Kisuke."

"Sì?"

"Ti amo."

"Anch'io ti amo, Ichigo."
 


Across The Universe



23. Everhood

"Davvero non vi dispiace se per un po' veniamo con voi?" chiese Ichigo a Red, una bambola di legno senza un braccio, e Blue, un ladro a cui erano state sottratte gli arti inferiori.

Red scosse la testa in no.

"Per caso Gold Pig ha sottratto qualcosa anche a voi?" volle informarsi Blue.

"No." Rispose Ichigo "in verità siamo solo molto persi."

"Ah." Disse Blue, annuendo in comprensione "Quindi avete bisogno di qualcuno che vi faccia anche da guida."

"Almeno fino a quando non troviamo qualcuno che possa dirci che posto è questo." Precisò Kisuke.

"Red dice che potete venire con noi." Rispose infine Blue, dopo aver interpretato i gesti e le inesistenti espressioni legnose della bambola "Almeno così non vi perderete ulteriormente."

"Grazie." Ringraziarono i due shinigami, accodandosi ai due.

Perché davvero, Kisuke e Ichigo avevano già visitato diversi mondi, ma questo era il primo ad essere costruito in pixel art.

Sembrava di essere in un videogioco retrò.

E dire che questo non era neppure il primo mondo che ricordava loro le meccaniche di un videogioco.

Certo che era un luogo strano il Multiverso.
 



24. Baccano!

Seccato, Ichigo batté il bicchiere contro il bancone del bar del treno, e voltando la testa – grazie ai suoi sensi inumani – in direzione del casino e la puzza del sangue appena versato, sbottò "Si può sapere cos'è tutto questo baccano!"

Kisuke alzò la testa da dove stava conversando con i due idiotici ladri Isaac Dian e Mina Harvent – gli stessi due ladri che avevano tentato di derubarli in maniera pittoresca al loro primo incontro e che successivamente li avevano convinti a salire con loro sul Flying Pussyfoot, un treno transcontinentale, diretto a New York City – e lo guardò con una domanda negli occhi.

"Guai." Rispose corto Ichigo.

Inclinando la testa in comprensione, si voltò verso i due ladri "Chiedo scusa, Dian-san e Harvent-san, ma temo che devo tagliar corto la nostra conversazione. Sembra che stia succedendo qualcosa su questo treno che richiede l'attenzione mia e quella del mio partner."

I due spensierati e svampiti ladri solo sorrisero, e con il loro solito entusiasmo con cui li avevano incontrati, li salutarono e li incoraggiarono ad andare a scoprire la verità, ma Kisuke non li stava già più ascoltando, i suoi sensi già estesi per captare ciò che suo marito aveva già percepito grazie al suo primordiale istinto.

Con un cenno distratto del capo si affrettò a seguire suo marito giù per il corridoio che collegava i vari vagoni. Sembrava che il loro viaggio in treno stava per diventare molto più movimentato.
 



25. Dragon Booster

"Finalmente un po' di calma." Sospirò Ichigo, stravaccandosi sul sedile degli spalti posti davanti alla linea di partenza della gara che sarebbe iniziata da lì a poco.

"Lo ammetto, iniziavo a desiderare anch'io di trovare un luogo in cui non ci saremmo infilati in un qualche pasticcio non appena fossimo arrivati." Ammise Kisuke, sedendoglisi accanto.

"Già, ma anche se in superfice questo posto non sembra avere chissà quali problemi, se così non fosse, ho tutte le intenzioni di farmi coinvolgere in essi il più tardi possibile. Preferibilmente mai."

"E secondo te quante sono alte le possibilità che non succeda?" chiese divertito lo scienziato.

"Zero." Fu la piatta ed immediata risposta del dottore.

Kisuke nascose le sue risa silenziose dietro il suo ventaglio, perfettamente in accordo con suo marito.

Non c'è stato mondo che non avessero visitato che non avessero finito per farsi coinvolgere nei guai preesistenti dal loro arrivo, sia grandi che piccoli.

Intanto la gara di draghi da corsa – a Ichigo sinceramente ricordavano più dei grossi rettili evoluitosi per correre grandi distanze, tipo i cavalli, e capaci di magnetizzare cose e persone, che i draghi a cui era più abituato – con i loro cavalieri in groppa stava per iniziare.

Puntò i suoi occhi sul drago rosso e blu a strisce bianche e il suo cavaliere, ovvero Beau e Artha Penn, il duo su cui aveva scommesso che avrebbe vinto la gara di oggi.

Lui e Kisuke avevano bisogno della valuta usata a Dragon City per poter soggiornare senza destare troppe domande scomode, e scommettere alle gare era il modo più semplice per fare soldi facili.

E anche se la coppia su cui aveva scommesso era tra gli sfavoriti, Ichigo non era minimamente preoccupato, dopotutto non aveva ancora mai perso ad una scommessa.
 



26. One Punch Man

I due sposi guardarono Saitama.

I due sposi poi guardarono il buco nel muro. E i sequenziali buchi sui muri paralleli al primo che non esistevano fino a un momento fa.

I due poi tornarono a guardare l'unico pugno alzato di Saitama, quello che aveva usato distrattamente per far volare via, attraverso un centinaio di muri, il mostro che aveva tentato stupidamente di attaccarlo.

I due tornarono a guardare attraverso i buchi, cercando di vedere se il mostro era ancora vivo dopo che Saitama lo aveva colpito col suo pugno.

Nessuno in vista.

I due sposi si guardarono negli occhi.

Kisuke e Ichigo non proferirono parola, ma sia uno che l'altro sapeva esattamente che cosa il proprio sposo stava pensando.

Che forza disumana.
 



27. Boku No Hero Academia

Ichigo fissava imbronciato il graffito sul muro fatiscente.

Il numero due, scritto in tutti i modi possibili ed immaginabili, si burlava di lui da dove era stato disegnato per vandalizzare il muro.

Aizawa, invece, fissava in shock la montagna di villain che il dottore aveva mandato a dormire con pedate sul muso ben assestate quando i poveri bastardi avevano tentato di attaccarli perché avevano trapassato nel loro territorio. Erano stati i poveri capri espiatori dell'ibrido per sfogare il suo malumore.

Kisuke, ignorando il turbamento interiore del Pro-Hero su cui erano letteralmente caduti addosso quando l'Hōgyoku li aveva dislocati in questo nuovo universo, chiese con un sorriso cortese "Maaah… EraserHead-san, stava dicendo?"
 



28. Percy Jackson and the Olympians

"Voi non siete un qualche tipo di eroe da fumetti, vero?" chiese Ichigo, con un tono che era tra lo speranzoso e il disperato.

Perché, davvero, questo se no sarebbe il terzo universo di eroi di fila.

"eer… no?" rispose Percy, uno dei ragazzi che avevano incontrato mentre erano a New York City e con cui avevano appena abbattuto un branco di mostri.

Silenzio.

"Saremmo eroi greci." Spiegò Annabeth, la fidanzata del ragazzo.

Ichigo si guardò intorno. Ventunesimo secolo dopo Cristo.

I suoi occhi tornarono sui due, supplicanti per una spiegazione.

Coerente.

"Solo perché le antiche religioni sono morte, questo non equivale un fato simile per gli antichi Dei."

Alzando lentamente gli occhi al cielo, Ichigo sospirò con aria rassegnata.

Sotto lo sguardo perplesso e preoccupato dei due ragazzi, con tono sconfitto, contò "E tre."

Intanto, a pochi passi da loro, Kisuke stava crepando dal ridere.
 



29. xxxHolic

Tre tazze piene di manna, raccolto con una lanterna fantasma all'albero dai fiori luminosi durante l'Hyakkiyoku a cui i due sposi avevano partecipato per conto del negoziante, vennero poggiate una dopo l'altra sul tavolino in basso tra il negoziante e i clienti profondamente rilassati grazie all'ottimo vino appena bevuto.

Sereno, Ichigo fissò negli occhi eterocromatici di Watanuki-san, e fece finalmente la domanda che fino ad allora non aveva voluto riconoscere "Ora la domanda è: riusciremo mai a tornare a casa?"

"Forse la vera domanda è: vorrai mai tornare a casa?" chiese Kisuke osservando suo marito da sotto l'ombra del suo cappello.

"Sono domande retoriche, o richieste per il negozio?" chiese Watanuki con un sorriso che indicava che sapeva perfettamente bene quale fosse la risposta.

I due viaggiatori dimensionali ricambiarono il sorriso con uno sardonico al successore del negozio in cui venivano esauditi i desideri che aveva ereditato dalla ormai fu Strega delle Dimensioni.

Nel silenzio carico di parole che seguì, nessuna risposta venne data.

Che bisogno c'era di verbalizzare una risposta, quando era ovvia?
 



30. Tron

In fuga sul Vascello Solare, mentre Kevin e Sam Flynn, padre e figlio ritrovati dopo tanti anni separati, mentre riparavano il programma di Quorra, Ichigo strinse la mano a Kisuke e posando la testa sulla sua spalla, gli intimò stanco "Non osare provare a ricreare qualcosa di simile a casa. L'esperienza di qui mi basta e avanza."

Poggiando la guancia sulla zazzera tramonto di capelli di suo marito, sospirò "Tranquillo, non ne ho alcuna intenzione. Da quel che ho visto finora un mondo digitale del genere, sembra essere more trouble than it's worth." Finì dandogli un bacio nascosto tra i capelli spettinati.

"E poi," continuò mentre osservava ciò che era diventato il Tron System, un mondo dentro a un mondo "non è come io abbia bisogno di un mondo che giri più veloce del nostro per realizzare le mie idee. Ci riesco benissimo lo stesso vivendo attraverso il normale trascorrere del tempo."

Sbuffando Ichigo chiuse gli occhi e lo stuzzicò "C'è anche da dire che, visto qual è la lunghezza media della nostra vita, non è come che ci manchasse il tempo."

"Maaa…. Anche quello è vero."
 



31. Katekyo Hitman Reborn!

Giotto stava discutendo con Elena di alcuni dei problemi che stavano affliggendo la popolazione, quando le grandi porte del salone da ballo, in cui si stava tenendo la festa, si spalancarono violentemente venendo scardinate dai cardini.

Fortunatamente, non scappò il morto.

Due figure dalle vesti esotiche, simili a quelle che usava il suo amico Asari, erano in piedi sulla soglia, uno con ancora il piede alzato dalla pedata che aveva dato ai battenti e dall'aria irritata mentre il suo compagno aveva un aria castigata.

Giotto non era sicuro del perché, ma tale espressione irritata gli ricordava quella che il suo caro amico G aveva sul viso per metà del tempo, in particolare quando interagiva con il resto dei loro amici.

Avanzando a passo deciso dentro la sala, Giotto sentì l'uomo dai capelli dello stesso colore delle Fiamme del Cielo, brontolare "Non riesco ancora a crederci che sei riuscito a perderlo. Ma fare più attenzione, no?"

"Non l'ho fatto apposta, Ichigo!" si difese il suo compagno biondo, in tono lamentoso.

"E quello è anche peggio, Kisuke!" abbaiò l'altro, fermandosi davanti alla padrona della villa.

Con una velocità che Giotto aveva visto solo in altri combattenti capaci di usare le Fiamme dell'Ultima Volontà, quello chiamato Ichigo rubò la collana dal collo della signora che ne stava facendo sfoggio stanotte.

Ignorando lo strillo indignato della donna e degli altri ospiti, estrasse dalla collana la gemma che era il punto focale di essa (e che grazie alla sua Iper-Intuizione, Giotto sapeva che tutti le stavano invidiando data la bellezza e la perfezione della gemma), e la lanciò al suo compagno mentre il resto della collana la lanciò alla sua legittima proprietaria, che la prese con dita intorpidite dallo shock di tale villania, infatti gli scivolò dalle dita per precipitare a terra in un tintinnio di oro e marmo.

I due si voltarono per andarsene, avendo ovviamente fatto ciò per cui erano venuti, ma al grido di "Guardie! Arrestate questi due canaglie!" una nuvola di fumo esplose ai piedi dei due ladri, oscurando l'intera sala.

Due fruscii di vento sfiorarono il mantello di Giotto.

Il problema era che i fruscii non venivano dall'esterno, ma dall'interno.

Di scatto Giotto li seguì, balzando giù dal balcone, e si mise a inseguire i due ladri. Tuttavia i due sparirono da i terreni della tenuta così velocemente che Giotto si trovò costretto a desistere ancor prima di avere la possibilità di inseguirli per davvero.

Con gli occhi puntati sull'orizzonte, Giotto di Vongola, non poté fare a meno di chiedersi che cosa ci fosse di così speciale in quella gemma che i due avevano rischiato l'ira dell'intera nobiltà siciliana, ma aveva come l'impressione che non avrebbe mai avuto risposta.

La risposta più concreta che ricevette alla sua domanda fu dalla sua Iper-Intuizione, che dai recessi della sua mente sussurrò l'idea di una risposta che tanto agognava.

Avventura. Casa.

Be', quello diceva tutto.

E niente.
 



32. Howl's Moving Castle

"Benvenuto." Salutò Sophie spuntando da dietro alcuni vasi pieni di iris al suono della campanellina posta sulla porta d'ingresso.

"Buongiorno." Salutò il cliente appena entrato in negozio, un uomo sulla trentina, con i vestiti più particolari che Sophie avesse mai visto e un cappello a secchio a righe bianche e verdi che personalmente non pensava che si sposasse bene con il resto del suo abbigliamento – anche se doveva ammettere che nella sua eccentricità quel cappello ci stava a pennello.

"Vorrei comprare un mazzo di fiori."

"Certamente." Rispose Sophie "Avete già un idea in mente o avete bisogno di aiuto?"

"Aaah…" fece l'uomo, nascondendo il viso sotto l'ombra del cappello "veramente sarebbero per farmi perdonare ma… sinceramente non so se dei fiori basteranno."

Sophie sorrise gentile "Penso che un mazzo di fiori sia un buon inizio."

"Sì, probabilmente…" mormorò l'uomo corrucciato "anche se probabilmente aggiungere anche del cioccolato non sarebbe una cattiva idea." Alzando lo sguardo la osservò timidamente "Allora, che cosa mi consiglia, signorina?"

"Be', tanto per iniziare, direi che avrei bisogno di sapere da chi deve farsi perdonare."

"Ah, giusto." E dopo aver esitato un attimo, rispose "Dal mio Amore."

"Ah, capisco." Rispose con aria complice "Problemi di coppia?"

"Più come che loro non sono felici con me in questo momento."

"Capisco, capisco." Borbottò Sophie mentre un idea si faceva strada nella sua mente e sfiorava con gli occhi i petali dei fiori per il mazzo che si stava formando nella sua mente "Fiore preferito?"

"Nessuno, che io sappia."

"Mmmmh…" fece Sophie, prima di tirare fuori un mazzo di myosotis raccolti giusto quella mattina, e legarli con un semplice fiocco bianco, prima di presentali allo sguardo stupito del cliente "Questi sono myosotis, meglio noti come-"

"Non-ti-scordar-di-me." Concluse il cliente prendendoli in mano.

"Sì, ho pensato che qualcosa di semplice fosse il modo migliore per esprimere le vostre scuse, senza contare che nel linguaggio dei fiori i non-ti-scordar-di-me significano amore sincero."

Sorridendo tenero, accarezzò con la punta delle dita i petali dei fiori, disse "Sì, e poi Ichigo preferisce le cose semplici della vita che quelle davvero stravaganti."

Sorridendo sincero, chiese "Quanto vengono?"

Il cliente era appena uscito dal negozio quando Sophie sentì qualcuno urlare "Kisuke! Ma dove eri finito!?"

Curiosa, Sophie si affacciò alle vetrate piene di fiori esposti, giusto in tempo per vedere un uomo poco più che ventenne, dai capelli color tramonto e dalle vesti simili all'uomo che era appena uscito, affiancarsi al cliente che Sophie aveva appena servito. Sophie non sentì le parole che i due si scambiarono ma quando il biondo gli offrì il mazzo di non-ti-scordar-di-me e il viso rosso, imbarazzato ma toccato dell'altro, capì a chi il biondo doveva delle scuse e perché era stato così vago quando parlava del suo Amore.

"Visto qualcosa di interessante, Sophie?" chiese Howl comparso dietro di lei e stringendola a sé con un braccio.

"Sì Howl, l'ho visto." Rispose poggiandosi contro di lui "Ho visto qualcosa di molto bello." Specificò mentre osservava i due innamorati allontanarsi lungo la via.
 



33. Le bizzarre avventure di JoJo

Due shinigami e un possessore di Stand erano seduti in riva al mare, su una spiaggia rocciosa, con le onde del mare che si infrangevano contro le dita dei loro piedi.

Il biologo marino, lo scienziato e il medico avevano passato l'intero pomeriggio a parlare delle differenze e somiglianze tra Stand e spiriti Zanpakuto, e probabilmente la conversazione si sarebbe protratta fino a notte fonda.

Ma Ichigo, stanco dopo la lunga giornata al mare, decise di estraniarsi dalla conversazione che gli altri due stavano mandando avanti entusiasticamente per un po', con i suoi pensieri che tornarono a toccare un pensiero che da qualche tempo stava intrattenendo.

Era felice di aver incontrato così tante persone interessanti e uniche durante i loro viaggi, come Jotaro qui, che da quel che avevano intuito ne aveva passate delle belle negli anni da quando aveva risvegliato il suo Stand: Star Platinum.

Ma nonostante tutto, e tutte le incredibili avventure, sia belle che brutte, che avevano vissuto assieme alle persone che avevano incontrato durante il loro girovagare per il Multiverso, il dottore pensava che forse era tempo di tornare a casa.

Avevano viaggiato in lungo e in largo, e la nostalgia di casa stava cominciando a farsi sentire.

Senza contare chissà quanto erano preoccupati i loro amici e le loro famiglie visto che erano scomparsi così all'improvviso (sempre che il tempo non si muovesse a velocità diversa dal loro mondo natio e gli altri visitati e quindi non si erano accorti di niente).

Ma non subito.

No, non sarebbero tornati a casa subito.

Prima avrebbero esplorato un po' di più questo mondo, incontrato altri stravaganti personaggi che lo abitavano, e poi magari sarebbero tornati a casa.

O sarebbero tornati a casa dopo aver esplorato un altro Universo o due.

Chi lo sa.

Ne avrebbe parlato più tardi con Kisuke, e avrebbero deciso il dar farsi.

Con questo in mente, lasciò che il rumore delle onde e il parlottare di suo marito e Jotaro accarezzassero le sue orecchie come una ninna nanna.

E di lì a poco, con la testa poggiata contro la spalla di Kisuke, Ichigo si addormentò sotto le stelle.
 


Across The Universe



VIII.

"Prima di tornare a casa c'è un ultima cosa che dobbiamo fare, Ichigo."

"Oh? E cos'è che dovremmo fare, Kisuke?"

"E' una sorpresa." Rispose con tono misterioso suo marito.

Esasperato, Ichigo sollevò gli occhi al cielo.

Era sempre così con Kisuke.

Non che gli dispiacesse.

Altrimenti non lo avrebbe mica sposato.
 



IX.

Seduti lungo la galleria mezzana del Globe Theatre, Ichigo e Kisuke assistevano al The Merchant of Venice messa in scena quella sera dalla compagnia teatrale di cui Shakespeare faceva parte.

Quando tutti gli attori rientrarono in scena per l'inchino finale al pubblico, Ichigo si sporse verso suo marito e gli sussurrò all'orecchio "E' stata una bella sorpresa."

E quando il pubblico si alzò per dirigersi verso l'uscita, gli sussurrò "Ok, ora possiamo tornare a casa."

Con un sorriso affezionato, nascosto dal chiacchiericcio del pubblico, Kisuke gli mormorò all'orecchio come se fosse una confessione "Ogni tuo desiderio è un ordine, Amore mio."
 



X.

"Dimmi la verità, Kisuke; da quanto tempo l'aggeggio con l'Hōgyoku era pronto per rispedirci a casa?"

"Da molto più tempo di quello che tu immagini, Ichigo."

Sbuffo divertito.

"Sei incredibile Kisuke. Davvero incredibile."

"Mai come te, Ichigo. Mai come te."
 



XI.

Solo le stelle furono loro testimoni.

Del loro ultimo bacio sulle labbra.

Delle fedi, il loro pegno d'amore all'altro, al dito.

E di come, in un lampo di luce, scomparirono nella notte.

Kisuke e Ichigo, finalmente, andarono a casa.






 

 

 

 

The End

 

 

 






 

Note dell'Autrice:

E' una one-shot lunga, lo so.
E' stata scritta più come un mezzo esperimento che altro, quindi...
E lo so, sembra che ci sia una specie di trama che unisca ogni singola scenetta tra i vari Fandom, ma oltre l'ovvio escamotage, se non è precisato: non esiste. L'impressione è data più che altro da come io ho deciso di posizionare i vari Fandom, perché ci fosse una sottospecie di filo conduttore che li unisse.
...o forse vi sto dicendo una bugia.
Decidete voi cosa credere.

Arrivederci

Devil-san
 

PS: Questa storia la troverete anche su Fanfiction.net e Ao3

 
  
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