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Autore: Rota    27/05/2021    1 recensioni
La donna mandò un piccolo bacio con la mano al figlio e quindi si voltò, per poi uscire dalla porta d'ingresso.
Soli, loro due. Langa si avvicinò al suo fianco, sfiorandogli il braccio con il proprio; bastò questo perché Reki reagisse e tendesse i muscoli del proprio corpo, impercettibilmente.
-Vuoi aspettare per cenare, oppure vuoi mangiare subito?
-Ah, ho un certo languorino...
Sorrise: oltre la spossatezza, c'era anche la fatica rimasta sulla carne di quel lungo pomeriggio passato sullo skate, l'uno accanto all'altro. Gli appoggiò delicatamente la mano sulla schiena, per sentirlo.
-Mettiti seduto, impiego poco a preparare.

[Renga /LangaxReki Week 2021 - Day 7: Soulmates]
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Langa Hasegawa, Reki Kyan
Note: Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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Note: Salve a tutti! Eccoci qui con l’ultima fic della settimana!
So di non aver scritto 7 fic ma insomma, considerando tutti gli impegni che avevo è già stato un miracolo averne scritte tante okjuhygffvgbhnjm
COMUNQUE!
Le Soulmates!Au mi sono sempre piaciute tanto, ma non ne ho mai scritte tantissime! Quindi, eccola specificatamente per voi e per la Renga!
Buona lettura a tutti!

 
 
 






 
La donna si inclinò in avanti con tutto il busto, facendo scivolare oltre le spalle i capelli lunghi e profumati, appena lavati e pettinati con cura. Il lucido del suo lucidalabbra si riflesse nella superficie dello specchio posto su una delle pareti dell'atrio, accanto all'appendiabiti da dove lei prese un elegante cappotto e un piccolo ombrello, per ogni evenienza. Si specchiò ancora una volta, sistemando quello che non c'era da sistemare - ma sentendo la sguardo del figlio addosso, decise che fosse abbastanza: si rivolse ai due ragazzi con un sorriso raggiate e l'ultima rassicurazione.
-Dopo aver cenato, per favore mettere a posto le cose! Io torno davvero tardi, non avrò molta forza di sistemare i piatti! Ok?
Se langa si limitò a un cenno del capo e un piccolo sospiro, com'era suo solito, Reki invece alzò appena la voce, riempiendo quella casa con la sua presenza.
-Non si deve preoccupare, signora Hasegawa! Troverà la cucina splendente!
Lei ridacchiò, e strinse le braccia in un gesto quasi giovanile, da ragazzina.
-Langa caro, dovresti invitare Kyan più spesso! è proprio un bravo ragazzo!
Reki rise ad alta voce, mentre si appoggiava una mano dietro la nuca - ma sentiva chiaramente lo sguardo pesante di Langa sopra di sé, che non si faceva sfuggire nulla di lui, e ben sottintendeva altro rispetto alla madre.
La donna mandò un piccolo bacio con la mano al figlio e quindi si voltò, per poi uscire dalla porta d'ingresso.
Soli, loro due. Langa si avvicinò al suo fianco, sfiorandogli il braccio con il proprio; bastò questo perché Reki reagisse e tendesse i muscoli del proprio corpo, impercettibilmente.
-Vuoi aspettare per cenare, oppure vuoi mangiare subito?
-Ah, ho un certo languorino...
Sorrise: oltre la spossatezza, c'era anche la fatica rimasta sulla carne di quel lungo pomeriggio passato sullo skate, l'uno accanto all'altro. Gli appoggiò delicatamente la mano sulla schiena, per sentirlo.
-Mettiti seduto, impiego poco a preparare.
Si allontanò prima che l'altro potesse reagire o fare qualsiasi cosa.
Reki abbassò lo sguardo e lo alzò solo per vederlo tra i fornelli di casa sua, muoversi con grazia e sicurezza così come ormai aveva imparato a fare sullo skate. Quella visione gli donava un senso di pace che non riusciva ancora a spiegarsi del tutto, ma sapeva che gli piaceva molto. Fu colto però di sorpresa dallo sguardo di lui che, trovandolo fermo a fissarlo, gli rivolse l'ennesimo sorriso - e Reki arrossì moltissimo, fino a che il viso non gli diventò dello stesso colore dei suoi capelli.
Si avvicinò alla tavola borbottando, abbassando la propria benda dalla fronte in un gesto di leggero disagio.
Langa prese il riso dalla vaporiera e lo mise in due piccole ciotole, per sé e per l'ospite. Oltre a un po' di zuppa calda, c'era anche quel che restava di una frittatina di uova e gamberi, nonché qualche crocchetta di patate. Era rimasta della carne nella pentola, e qualche gambo di bambù, oltre che delle uova sode. Appena Langa ebbe finito di apparecchiare, Reki rivolse a quel banchetto uno sguardo più che entusiasta.
E quando Langa si sedette, lui spostò la propria sedia verso quella di lui, per avvicinarsi un poco. Langa incrociò le gambe con le sue, in uno strano intreccio sotto il tavolo; risero, nel cercare un equilibrio stabile, con piedi nudi e sensibilissimi. Langa ne approfittò per accarezzarlo: guardando con attenzione il suo volto, osò per la prima volta quel contatto diretto, e Reki sobbalzò per la sorpresa, arrossì, e non lo rifiutò affatto.
Poi la mano salì al suo fianco, percorse la schiena e cinse l'altro fianco in un abbraccio che portò il suo corpo ancora più vicino a Langa, quasi attaccato.
Gli accarezzò la guancia con la punta del naso, Reki non riusciva a guardarlo negli occhi ed era caldissimo, con le mani occupate dalle bacchette e dalla ciotolina del riso. Ma Langa non fece niente di più, perché la sua consapevolezza era istintiva: sapeva benissimo quando Reki era vicino al proprio limite, e non lo varcava mai.
Il ragazzo con i capelli rossi si era sempre chiesto come facesse a capirlo così bene e da dove nascesse quella loro sintonia così profonda. Il mondo in cui vivevano offriva una soluzione semplice e una risposta rapida, ma lui non aveva mai osato pronunciarla.
La Soulmate era una realtà legata ai grandi amori dei VIP della televisione, che sembrava sconvolgere la vita delle persone in modo tanto plateale e duraturo che non era possibile quasi, per loro, incontrare un tale destino. Era perfezione, era eternità quasi, era la cosa migliore esistente: lui amava Langa, lo aveva capito con i suoi tempi e quelli dell'altro, e per quanto lo adorasse e trovasse straziante la sola idea di separarsi da lui, non poteva credere di essere tanto fortunato e benedetto. Gli bastava vedere Langa in una cucina, a proprio agio, mentre allestiva la cena per loro due, e si sentiva già in pace.
Appoggiò la ciotola del riso sul tavolo, per prendergli la mano prima che decidesse di andare via. Langa subito ne approfittò per intrecciare le dita con le sue e allora baciarlo sulla guancia - baciarlo dopo sulle labbra, quando Reki inclinò appena il viso verso di lui.
Occhi lucidi, mentre Langa usava la seconda mano per accarezzargli il viso e pettinargli i capelli indietro, muovendo le proprie labbra contro le sue. Gli stava dicendo con lo sguardo quanto lo trovasse bello e quanto lo amasse, con tutto se stesso.
Davvero, Reki era fortunato già così.
 
 
Stanza in penombra: dal comodino accanto al letto di Langa, era accesa una piccola lampada che lasciava gran parte della camera al buio e illuminava un piccolo cono di luce, nel quale i due ragazzi erano solo parzialmente immersi.
Reki era seduto sulle proprie ginocchia, guardava ostinatamente in basso con il viso ancora più rosso di prima e le spalle abbassate. Sapeva che l'altro stesse sorridendo, perché non era possibile che Langa non capisse che quello fosse solo imbarazzo, per l'ennesima volta. Avevano impiegato così tanti mesi a toccarsi, a prendersi per mano, persino a baciarsi: certe volte, l'emozione era troppa, per tutti e due.
E anche quella sera, senza dire una sola parola, Langa gli prese il viso con le mani a coppia e alzò il suo mento fino a che lui non lo guardò ancora, corrucciato fintamente. Baciò le sue labbra sottili, sciogliendo la sua espressione contrariata e i muscoli tesi; era così bello farsi baciare da Langa e farsi accarezzare dalle sue mani dolcissime.
Reki si lasciò togliere la bandana, pettinare e spettinare i capelli; lasciò che lo abbracciasse e poi gli si avvicinasse sul materasso, per gravargli appena contro il proprio corpo. Il suo cuore stava battendo impazzito già a quel punto.
-Non c'è bisogno di fare altro, Reki... se non lo vuoi...
Il ragazzo con i capelli rossi scosse la testa.
-Te l'ho chiesto perché lo voglio, Langa.
Anche se faceva fatica a respirare, anche se gli sembrava di impazzire al suo solo tocco.
Langa tenne il proprio sguardo puntato al suo mentre lasciava scivolare una mano sotto la sua maglietta, pianissimo. Reki trattenne il respiro e tese la pelle della pancia, lasciandosi andare solo a una seconda carezza - ridacchiò, forse un po' per il solletico, e Langa assieme a lui.
Lo spogliò come se si trattasse di un rito sacro, che si fa soltanto con gli idoli religiosi. Eppure, altre volte si erano visti nudi, si erano persino toccati; ma mai con la consapevolezza dell'altro, mai con quello sguardo così carico di emozioni e di sensazioni.
Da quando erano riusciti entrambi a dire quelle parole magiche, "ti amo", era tutto così diverso, persino una carezza sulla spalla.
E quando Reki fu a petto nudo, Langa rimase fermo davanti a lui, inginocchiato a propria volta sul materasso. Così, l'altro ragazzo lo spogliò con lentezza, guardando la sua pelle bianca scoprirsi alla vista e mostrarsi sempre di più. Il ritmo del respiro di lui gonfiava e sgonfiava il suo petto liscio, ampio.
Quando riprovò a toccarlo, Reki sbuffò e rise, mentre la sua mano tremava. Così, Langa lo abbracciò stretto e lo baciò sul collo, facendolo tremare ancora.
Schiena liscia, tenerlo a quel modo era più intimo di quanto avesse mai creduto. Sentire con precisione le forme dell'altro e ricalcarle sotto i polpastrelli sensibili, o le labbra, voleva dire essere completamente coscienti dell'altrui fisicità, anche quando era reattiva a quel modo.
Reki vinse il proprio imbarazzo strofinando il viso contro di lui, guancia contro guancia.
Le loro gambe erano incrociate ancora una volta, in modo storto. E quando Langa lo baciò sul collo, Reki lo baciò di rimando, trasformando quel gesto di affetto in una sorta di gara, di cui ridere appena. Si ritrovarono fronte contro fronte a guardarsi, le dita intrecciate.
Langa abbassò gli occhi, indicando con un cenno del capo i suoi pantaloni.
-Anche quelli?
Reki non riuscì a dire nulla ma mosse la testa, in un cenno di assenso.
Si alzarono sul letto, un po' pericolanti. Reki lo baciò all'improvviso sulle labbra, cosa che fece immobilizzare l'altro per qualche istante di stasi, poi le mani tornarono a cercarsi. Fu difficile spogliarsi, ma soltanto perché non riuscivano a separare i propri corpi per abbastanza secondi.
Reki ci riuscì per primo, e non fu la vista del suo intimo bianco a far spalancare gli occhi a Langa.
-Reki, ma quello...?
Anche il ragazzo con i capelli rossi abbassò lo sguardo alla propria coscia destra, all'interno della quale c'era il suo segno. Un gruppetto di piccoli fiori a stella, di un viola delicato: un eliotropio, simbolo dell’amore e della devozione eterni.
Lui ne sorrise, un po' in imbarazzo.
-F-forse per un ragazzo è strano avere proprio un fiore come segno-
Langa non disse nulla e finì di spogliarsi. Fu il turno di Reki di pietrificarsi, guardando la coscia di lui: nello stesso identico punto, illuminato a stento dalla luce proveniente dalla lampada sul comodino, c'era un segno identico.
Reki tremò; Langa allungò le braccia d'istinto temendo stesse per cadere, ma l’altro ragazzo reagì con violenza e scacciò le sue mani, lo guardò in viso come se lo avesse appena insultato. Reki si ritrovò a fissare il suo sguardo confuso, stralunato - si ritrovò a vedersi nel suo sguardo, come aveva già fatto altre volte, e rivide se stesso con un'espressone indicibile: tremò ancora.
Langa si allungò verso di lui più piano, temendo di essere scacciato di nuovo. Lo abbracciò con lentezza, per addossarsi tutto il tremore del suo corpo e la sua paura, le mille emozioni che stava provando in quel momento.
Non avrebbe mai potuto paragonare ciò che sentiva con Reki con qualcos'altro, perché non aveva mai avuto un metro di paragone, e mai lo avrebbe cercato più. Sapeva solo che con Reki stava fin troppo bene e che era diventato il suo mondo, scoprire di essere la sua Soulmate non poteva che renderlo felicissimo.
Sapeva però che era una cosa importante, e come tale richiedeva sentimenti importanti, pesanti. Reki era forte, doveva solo ricordarlo.
Quando lo sentì piangere, finalmente, Langa capì che aveva accettato la propria gioia, e con essa anche lui.
A quel punto, baci e carezze ebbero un sapore ancora diverso, perché sapevano dell'immensità del legame che li avrebbe legati per sempre. Rotolarono su quel letto strettissimi, prendendo lenzuola e coprendo cuscini. Sorrisero tra lacrime e sospiri, era tutto così meraviglioso da far perdere la testa.
Ma ora entrambi sapevano che niente più li avrebbe separati - davvero niente.
 
 
 
   
 
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