Anime & Manga > Bleach
Ricorda la storia  |      
Autore: Devil_san    27/05/2021    1 recensioni
Quando M morì, Bond ereditò molto di più di una brutta statuina di porcellana.
.
[Cross-over tra Bleach & 007 - James Bond]
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Urahara Kisuke
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

♦.♦.♦   ♦.♦   ♦.♦.♦   ♦.♦   ♦.♦.♦




 

Non possiedo BLEACH o James Bond

 






 


Jack The Bulldog





"Così è a te che l'ha dato in eredità." Asserì una voce con accento straniero, orientale, proveniente da dietro le spalle di Bond.

L'agente distolse lo sguardo dall'orizzonte della città di Londra nella chiara luce del mattino per vedere venir verso di lui, dalla stessa direzione in cui era andata via la prossima Moneypenny (non che al momento lui lo sapesse), un uomo biondo dai capelli biondo paglia, vesti tradizionali orientali – probabilmente giapponesi – e un cappello a secchio a righe bianche e verdi che non c'entravano niente con il resto dei suoi vestiti.

"Sinceramente avrei preferito che non saremmo arrivati a questo, ma lei era sempre così testarda e… ah, well, è proprio vero che non si può avere tutto dalla vita."

"Chi diamine sei tu?" chiese Bond freddo, la mano destra che lentamente strisciava verso la fondina nascosta della sua fidata Walther PKK.

La sconosciuta minaccia chinò leggermente la testa in saluto "Piacere di fare la sua conoscenza, Mister Bond. Sono Kisuke Urahara, un umile negoziante, e sono qui per vedere chi ha ereditato il favore che dovevo alla nostra cara vecchia Madam Mansfield." Inclinando leggermente la testa con aria divertita, dichiarò con un sorriso sornione "Quindi metta via pure la pistola, Mister Bond. Lei non corre alcun pericolo. …non da me, almeno."

Snervato dalle parole dell'uomo, Bond lo osservò con aria diffidente e si rifiutò di seguire il suo consiglio. Forse era solo paranoia, ma Bond non si sentiva affatto al sicuro alla presenza di quest'uomo, e se la situazione fosse degenerata almeno avrebbe avuto la pistola già in mano e pronta per essere usata.

Infine, dopo lunghi secondi di silenzio, in cui lo straniero lo osserva ancor più divertito da sotto l'ombra del suo cappello, Bond finalmente chiese "Favore? Che tipo di favore?"

"Uno che gli avrebbe permesso di sbarazzarsi di Silva" e qui Bond lo scrutò in allerta e con aria penetrante, nessuno a parte le persone coinvolte sapevano il nome dell'uomo che aveva messo in ginocchio l'MI6 e aver orchestrato la morte di M "senza che ci fosse bisogno di tutto questo spargimento di sangue e che lei morisse; se non fosse stata testarda come un mulo." I suoi occhi si fecero lontani, puntati verso il sole che sorgeva da oltre i tetti dei palazzi "Ma forse aveva percepito che la sua ultima ora era giunta e ha deciso che era arrivato il tempo di riposare."

Con un sorriso mesto, concluse "Ma se anche così fosse, temo che non sapremo mai la risposta a questo mistero."

"Da come parli, sembra che tu la conoscessi da tempo." Notò Bond con tono burbero, il suo umore colato a picco al sentire il nome di Silva.

"Infatti." Rispose facilmente Urahara "Anche dopo che ci siamo persi di vista, ci siamo mantenuti in contatto." Un gatto nero comparve sul cornicione come un ombra, e miagolò come se in dissenso mentre teneva le iridi dorate puntate verso lo straniero. Alla sua vista, l'uomo rettificò con un sorriso nascosto dietro un ventaglio che aveva fatto comparire fuori dalla manica "O forse sarebbe meglio dire che negli anni ci siamo assicurati di tenere traccia l'uno dell'altro."

Il gatto, dopo l'ammissione, si sedette come se soddisfatto, di cosa, Bond non lo sa.

Chiuse il ventaglio con uno schiocco "Mah… ormai non importa più." E lanciò un ultima occhiata penetrante verso l'agente, come se lo stesse spogliando di tutte le sue maschere per vedere ciò che si nascondeva sotto la sua dura corazza da agente con licenza di uccidere.

Con un lieve cenno del capo, come se fosse soddisfatto da quello che aveva visto, girò sui tacchi e si diresse verso le scale, seguito dal gatto.

Sventolando il ventaglio, salutò "Farewell, Mister Bond."

L'agente lo guardò interdetto.

"Te ne vai così?" chiese stranito Bond all'ex abrupto partenza del biondo.

Fermandosi e voltandosi a guardarlo da sopra la spalla, chiese "Certo. Perché non dovrei?"

"Hai detto che sei venuto qui per vedere chi aveva ereditato il favore da M. Come puoi essere sicuro che sono io?"

"Hai il cane." Rispose Urahara, come se fosse ovvio, accennando con la testa verso la scatola che teneva dentro il kitsch bulldog di porcellana che per anni aveva sorvegliato la scrivania di M all'MI6 "E Madam Mansfield odiava quel brutto cane. L'ha sempre odiato, fin dal primo momento che gliel'ho regalato. E aveva giurato che un giorno l'avrebbe fatto a pezzi, non appena avrebbe riscosso il favore da me. Ma anzi, l'ha riparato dopo che era stato danneggiato, quindi…"

Urahara non finì la frase ma non ce ne era bisogno, Bond aveva perfettamente capito ciò che l'uomo non stava dicendo.

Ora capiva come mai era così sicuro che lui fosse la persona giusta.

Bond annuì in comprensione verso l'altro.

Con un sorriso soddisfatto, Urahara riprese la sua strada verso le scale, mentre il gatto nero in pochi balzi lo raggiunse per poi arrampicarglisi sugli abiti verdi e accomodandosi sulle sue spalle, e prima di sparire dietro l'angolo si voltò di colpo verso di lui, gridando "AH! E Mister Bond!"

Bond inclinò la testa, quel tanto che bastava per far capire che lo aveva sentito, e lo osservò, curioso di cos'altro voleva.

"Se avete bisogno di me il mio numero è nella tasca sinistra della vostra giacca!"

A quello Bond scattò sull'attenti, e perse diversi momenti nel cercare di frugarsi le tasche mentre teneva tra le mani sia la sua eredità che la fida pistola, finché non risolvete il problema infilandosi la scatola sotto il braccio con quel brutto bulldog con l'Union Jack dipinta sulla schiena, e finalmente infilando la mano sinistra nella tasca corrispondente della giacca.

Con suo grande sgomento tirò fuori un biglietto da visita, che era sicuro che non era lì quando l'aveva indossata la sua giacca a casa, mai visto prima, in cui erano scritti, sia in inglese che giapponese, nome, indirizzo e recapito di Urahara Kisuke.

Ma ciò che più lo sconcertava era che non aveva la minima idea di come questo bigliettino fosse finito nella sua tasca, perché era sicuro che non si fosse mai avvicinato abbastanza a lui per infilarglielo in tasca senza che se ne accorgesse.

Quando diamine lo aveva fatto?

Ma quando Bond alzò gli occhi, la domanda sulla punta della lingua, Urahara era già svanito dal tetto, lasciandolo solo e senza risposte e profondamente snervato dall'intero incontro.

E il sole, intanto, spuntava fuori da oltre i tetti di Londra, salutando il nuovo giorno.





 

 

 

Note dell'Autrice:
E pensare che un tempo la trama doveva essere lunga ed articolata ed eccetera eccetera... e invece è finita per essere talmente tanto stravolta che è rimasto di uguale solo... niente, tranne il concetto che tutto partiva - se si può dire così - dal funerale di M.
Ma va bene così.
Ciò che mi sorprende di più è che per una volta non c'ho infilato Ichigo Kurosaki come personaggio - protagonista - presente in una delle mie storie di BLEACH. Incredibile.
E penso che la storia, comunque, si spieghi - più o meno - da solo.
Detto questo, vi saluto.

Arrivederci.

Devil-san
 

PS: Questa storia la troverete anche su Ao3 e Fanfiction.net


 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bleach / Vai alla pagina dell'autore: Devil_san