Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |       
Autore: jomonet    29/05/2021    6 recensioni
[Levi x Petra]
La guerra è finita da qualche anno e una nuova alba sorge sulla famiglia Ackerman.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Petra Ral
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note iniziali

Questa one shot partecipa alla Rivetra Weekend 2021 progettata su Tumblr, seguendo la tematica Breeze.

Buona lettura!✨

 

Alba - Sunrise

 

I primi raggi di sole del primo giorno di primavera facevano capolino tra le colline che si stagliavano lontane dalla loro casa, illuminando delicatamente la natura che la circondava. La luce chiara e fioca si rispecchiava nelle piccole gocce che scendevano lentamente da ogni bocciolo, da ogni petalo, da ogni ramo alto degli alberi accanto alla loro dimora, dal tetto e dagli scalini che portavano alla porta d’ingresso. Petra stiracchiò le braccia verso l’alto, mentre si alzava dalla panchina che lei stessa aveva voluto nel loro portico. Le piaceva osservare e ammirare sia l’alba che il tramonto e adorava poterlo fare stando direttamente in contatto con la natura, con il vento che le scompigliava i capelli e il profumo dell’erba fresca mescolato con quello dei primi fiori sbocciati che le rinfrescava l’anima. La donna si strinse maggiormente nella piccola coperta di lana che indossava sopra alla sua lunga vestaglia bianca. “È stupenda.” Disse a bassa voce, mentre un raggio di sole le accarezzava caldamente una guancia. Si appoggiò con una spalla contro una delle colonne del portico, abbandonandosi ad una piccola folata d’aria fresca. Chiuse i suoi occhi, inspirò profondamente e stette così per un po’, fino a quando non sentì dietro di lei il rumore sottile della zanzariera del portone aprirsi lentamente. Espirò e nel farlo le sfuggì una piccola risata sincera, poiché sapeva già cosa le stava per riferire con tono duro e infastidito.

“Quante volte ti ho detto di non uscire con questo freddo nelle tue condizioni?”

“Sto bene.”

Udì un leggero sfregamento di tessuto e Petra lo immaginò mettersi a braccia conserte, mentre il suo sguardo azzurro, nascosto dietro ad un’espressione corrucciata, si posava delicatamente verso la fioca luce solare.

Riaprì dolcente le sue palpebre, sentendosi completamente parte di quella natura così calma e selvaggia. “Stai tranquillo.”

“No.”

Ridacchiò un’altra volta sotto i baffi, cercando di non farsi udire dal marito. Lo conosceva fin troppo bene, come le sue stesse tasche. “Torna dentro. Torna a dormire.” Aveva imparato da anni a conoscere il suo comportamento rude, freddo e distaccato che celava un cuore d’oro, gentile e premuroso. Lei lo amava così, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. 

“No.” Lo sentì espirare una forte manciata d’aria. “Non ti lascio sola.”

“Tra cinque minuti rientro. Tu intanto vai.”

Quattro passi lenti e pesanti si avvicinarono a lei. “Petra” la chiamò con distinta profondità. “Ti conosco. Se qualche tempo fa potevi ancora permetterti di tenere qualche segreto con me, ora non è più così. E tu lo sai. Per me, ormai, sei come un libro aperto. Quindi so che non rientrerai in casa tra cinque minuti.” Strinse la sua mano sinistra attorno a quella della moglie. “Andiamo.”

“Ma si sta così bene qui fuori.”

“No, non è vero. Rischi di ammalarti e non puoi permettertelo.”

Petra si voltò lentamente verso il volto serio e pallido dell’uomo per regalargli un dolce e puro sorriso appena accennato con le sue labbra leggermente screpolate a causa del gelo mattutino.

“Petra…” le sussurrò, sollevando le dita della mano di destra per sfiorarle le piccole ferite. “La tua bocca…”

“Mh” la donna si mangiucchiò istintivamente le labbra, bagnandosele velocemente. “È orrenda…” si morse quello inferiore. “È screpolata, non è vero?”

“Già.”

“Cavolo…” rise tra sé, cercando di mascherare la sua colpevolezza. “Mh, forse… e dico forse… è colpa…”

“Del freddo.” Levi strinse maggiormente la sua mano sinistra in quella di Petra. “Forza. Torniamo dentro.” E con un rapido scatto si voltò verso la porta, trascinando con sé la moglie. 

“Sei passato da Peter?” Gli chiese con tenerezza, avvicinandosi velocemente all’orecchio del marito.

“Sì. Prima di venire a ricuperare voi due.” Si fermò ad un passo dalla maniglia del portone. “Sta bene. Dorme come un ghiro.” Le sue labbra si incurvarono leggermente verso l’alto. “Come sua madre.”

“Ma immagino che non si sia mosso neanche di un millimetro.” Sogghignò tra sé. “Come suo padre.” Inarcò simpaticamente un sopracciglio sotto lo sguardo impassibile di suo marito. “Lo so che vuoi ridere… o almeno sorridere.” Ammorbidì i suoi occhi gialli, tentando di rubargli un’espressione felice.

Levi separò le loro mani intrecciate e, solo dopo averle lanciato un’intensa occhiata furtiva al suo sguardo calmo e contento, le rubò la coperta di lana per un momento, alzandola e pulendola da un po’ di polvere. “Perché ti sei appoggiata contro quella colonna?” Le chiese con severità. “Ieri sera a cena ti avevo detto che il portico era sporco a causa dei temporali di qualche giorno fa. Stamattina lo avrei pulito.”

“Ti posso dare una mano.” Un affettuoso sorriso nacque sul volto luminoso di Petra.

“Sai già la risposta.”

La donna incrociò le sue braccia e fece una piccola smorfia. “Perché no?”

“Perché devi stare attenta.” Le ripose delicatamente la coperta sulle spalle, stringendogliela appena, ammorbidendogliela con qualche leggero colpetto lungo il corpo e accarezzandole dolcemente la sua sporgente pancia. “Ti devi riposare. Non voglio che…”

Petra raccolse il viso del marito fra le sue dita calde e profumate, immobilizzandolo. “Levi…” sussurrò teneramente il suo nome. “Non ho intenzione di stare in una palla di cristallo.”

“Lo so, ma…”

“È la seconda gravidanza che affronto. Ho imparato un po’ come funziona.”

Levi arricciò appena le labbra. “Sì, lo so, ma il dottore ti ha raccomandato di stare il più lontano possibile da qualsiasi cosa che possa essere per te frutto di stress.” Ghignò. “E pulire il portico non è così tanto rilassante.”

“Posso passare la scopa.” Petra inarcò furbamente un sopracciglio. “Lo faccio anche dentro casa.”

“La merda che c’è qui fuori non è paragonabile a quella che c’è in cucina.” L’uomo lanciò una veloce occhiata al loro portico e sul suo volto si palesò immediatamente un’espressione di totale disgusto. “Sembra un porcile.”

Petra chiuse le sue mani in due pugni, che appoggiò contro il suo bacino, facendo aprire la coperta di lana che suo marito le aveva avvolto delicatamente. “Sei un coccione.”

Levi si voltò rapidamente verso lo sguardo innervosito della donna al suono di quel nomignolo. “Io?”

“Sì.”

“Io?” Ripeté sbalordito, non credendo alle proprie orecchie. “Sei sicura?”

La donna si accigliò maggiormente, tant’è che le sue labbra iniziarono a tremarle. “Sì.” Sbuffò piano. “Tu e Peter siete proprio uguali in questo.”

“Peter ed… io?”

Le palpebre di Petra si fecero molto sottili, assumendo per un istante le stoiche e imperturbabili espressioni di suo marito. “Certo.” Si richiuse da sola la coperta, buttando all’indietro uno dei suoi lati più lunghi contro la schiena. “Sarà inutile distoglierlo dalle tue pulizie… anche se ha solo tre anni, ha la tua stessa mania per il pulito.” Si strinse di più tra le sue braccia, lasciandosi abbracciare dal calore della lana. “Spero solo che lei non sarà così.” Abbassò il volto verso la sua pancia gonfia e passò lentamente le dita sul suo ventre tondo, lasciandogli diverse dolci carezze.

Levi serrò la maniglia del portone e con uno rapido scatto l’aprì. “Entriamo.” Si spostò di lato per lasciar passare prima la moglie, che lo superò immediatamente non alzando neppure per un secondo il suo sguardo dalla sua calda pancia.

“Non ti sei vestito.” Gli disse Petra, mentre abbandonava la sua coperta su di una sedia della cucina e si avvicinava ai fornelli con piccoli passi. “Di solito…” sorrise tra sé. “Indossi gli abiti della giornata non appena metti piede fuori dal nostro letto.” Si voltò verso suo marito che, nel frattempo, aveva chiuso la porta e, in piedi accanto al tavolo, l’osservava attentamente nei suoi movimenti precisi. “Vuoi tornare a dormire?” Prese un pentolino dalla credenza.

Dipende.”

Petra aprì il rubinetto e riempì gran parte del piccolo contenitore. “Dipende?” Si sporse di lato per prendere meccanicamente due tazze lasciate ad asciugare quella notte vicino al lavabo. “Da che cosa?”

“Dipende.” Il tono dell’uomo rimaneva fermo e neutro.

Petra accese il fuoco del fornello in cui il pentolino pieno d’acqua fresca attendeva pazientemente.

Levi cominciò muoversi. Con piccoli passi lenti, ma decisi, si avvicinò alla figura di sua moglie e appoggiò delicatamente le sue mani sulla sua schiena. Il fiato si accorciò. Le sue dita ripercorsero gradualmente il percorso delle sue ossa che le accompagnarono fino alle spalle rigide, ma forti, della donna. Il cuore iniziò a pompare istintivamente più sangue nelle sue vene. Inspirò profondamente ed espirò una grande manciata d’aria calda che fece rabbrividire la pelle del collo di sua moglie. Spinto da un calore sempre più insistente e pressante nel suo corpo, continuò a delineare i lineamenti di lei, scendendo sulle sue braccia e aggrappandosi ad esse con entrambi i palmi, stretti attorno al tessuto bianco della sua camicia da notte. Respirò nuovamente sotto l’orecchio della donna, provocandole altrettanta pelle d’oca in quella zona piuttosto sensibile a lei. La sua preferita. Scivolò lentamente con le mani fino ai gomiti, mentre si avvicinava con il volto sotto il lobo destro di sua moglie. “Ferma.” Le sussurrò con voce roca e tremendamente profonda, lasciando fuoriuscire dalla sua gola desideri e sentimenti ancora inespressi. 

Petra non riusciva più ad inspirare normalmente del banale ossigeno. Aveva la vista appannata, come se si fosse trovata improvvisamente all’interno di una fitta nebbia che non le permetteva di vedere nulla. Riusciva a mala pena a intravedere delle piccole bollicine dentro il pentolino pieno d’acqua. Il suo petto era pregno di un forte, intenso e violento calore che le circondava tutto il corpo, esplodendo sulla sua pelle in ogni parte in cui suo marito la toccava e l’accarezzava. Il suo collo si era ormai trasformato in un vero campo di lava bollente e quando l’uomo espirò un’altra volta profondamente contro la sua pelle nuda, un forte fuoco esplose in ogni centimetro del suo corpo, divampando e bruciando nelle sue vene in maniera incontrollata. Le dita di Levi attorno ai suoi gomiti e alle sue braccia emanavano un forte e sottile calore, che si insinuava pericolosamente all’interno della sua pelle, unendosi al suo fuoco e infiammando insieme l’atmosfera che li circondava. L’odore del gas acceso le stuzzicava il naso, eppure l’elettrizzava, regnandole diverse emozioni diverse che si incastravano perfettamente fra di loro. Il sottile odore riempiva l’aria, mescolandosi con il profumo dei loro corpi vicini, caldi e desiderosi di qualcosa. Levi le aveva detto di fermarsi, prima che lei riuscisse a prendere la scatola dello zucchero. Ora era lui al timone delle sue braccia. Si voltò appena con lo sguardo verso destra e subito le sue iridi gialle si scontrarono contro l’occhio sinistro dell’uomo, fermo e inespressivo, ma così intenso e pieno di parole non dette, che navigavano e affogavano nel mare blu e grigio racchiuso nella sua sottile palpebra. Senza distogliere ed eliminare il contatto fra i loro sguardi, Levi si chinò appena in avanti per lasciarle morbidi, lunghi e umidi baci lungo il suo collo accaldato. Petra ingoiò difficoltosamente un po’ di saliva, riuscendo a mala pena a controllare le forti emozioni che incendiavano il suo corpo in ogni dove. In quel momento l’acqua all’interno del pentolino cominciò a bollire e la donna usò quel rumore fastidioso per tornare a galla, toccando con la punta dei piedi il fondo. “Levi…” sussurrò con voce rotta, trattenendo un gemito al centro della gola, mentre suo marito le mordeva delicatamente il lobo del suo orecchio.

Lui mugugnò qualcosa di incomprensibile e spostò nuovamente le sue mani verso le spalle di sua moglie e scivolare pericolosamente verso il bacino.

“Levi…” lo richiamò lei. “E se… Peter si svegliasse…” Le bolle all’interno del pentolino si erano fatte davvero grandi e scoppiettavano ripetutamente contro il contenitore. Con un rapido e furtivo movimento, che per un istante le ricordò i loro allenamenti durante la guerra contro i giganti, Levi spense il gas del fornello acceso e la fece voltare verso di lui. Petra perse uno o più di un respiro in qualche secondo. “Levi…” riuscì solo a dire. Lo sguardo dell’uomo si fece duro come quello di un ritratto, ma allo stesso tempo lei notò i suoi lineamenti ammorbidirsi e farsi più dolci non appena la bocca di lui si avvicinò di molto alla sua. 

“Non si sveglierà.” La rassicurò, solleticandole con il respiro le labbra. “Prima devo sapere una cosa.” Si allontanò dal suo volto per accarezzarle i capelli rossi, ma il suo sguardo era concentrato e fuso con quello di lei. “Dimmi… hai finito di dire stronzate?”

Petra ci rimase di stucco. “Eh? Io non…” sbarrò la bocca, non comprendendo l’accusa di suo marito fino a quando lui stesso non le indicò con la testa prima la porta d’ingresso e poi i fornelli spenti. “Io non…” aprì maggiormente le sue palpebre. “Ora ho capito il tuo ‘dipende’…”

“Se non avevi terminato tornavo a dormire, mentre se avevi finito rimanevo.”

Petra gli lanciò un’occhiata piena di rabbia e di disappunto e si allontanò con un lungo passo dalla cucina, ma soprattutto da lui. “Stronzo.” In pochi istanti sentì delle dita attorcigliarsi attorno al suo polso che possedevano la forza giusta per fermarla al centro della stanza. Si girò velocemente con tutto il corpo verso l’uomo. “Cosa vuoi?”

“Non andare.” Le disse pacatamente.

“Sei uno stronzo, Levi Ackerman.”

“Lo so.” L’espressione più fredda dell’inverno.

“Pensavo che io fossi l’eccezione.” Ingoiò furiosamente della saliva. “Invece non è così. Durante la guerra lo potevo capire… sai… la confusione… le perdite… il sangue… le continue e strazianti lotte…” Petra staccò il suo polso dalla presa di suo marito. “Ma ora… dopo anni di pace… dopo anni dal nostro matrimonio. Levi… stiamo aspettando un altro figlio! Ancora vuoi…”

“Petra, ma che stronzate stai dicendo?!”

Stronzate?!”

“Certo!”

La donna serrò brutalmente la sua bocca. “Vado a controllare Peter.” Si voltò di nuovo verso il corridoio che conduceva alle camere da letto.

“No, aspetta.” La voce dell’uomo tremò. “Petra, aspetta.” 

La donna si bloccò sui suoi passi. Con passo sostenuto era riuscita in poco tempo ad arrivare sotto la volta del corridoio.

Aspetta.”

“Cosa?” Bisbigliò, serrando fortemente le sue mani in due pugni, mentre il naso le cominciava a pizzicare. 

“Non andare. Rimani.”

In un attimo nella loro cucina piombò un silenzio fastidioso e rumoroso, pesante e piuttosto ingombrante tra di loro. Petra si avvicinò lentamente ad una delle sedie dove vi si sedette con le gambe tremolanti. Si coprì il volto con entrambi i polsi, cercando di fermare il flusso insistente delle sue lacrime che avevano cominciato a bagnarle rapidamente le guance. “Me- merda.” Farfugliò tra sé.

Levi fece qualche passo in avanti, cingendosi a sedere nella sedia libera più vicina a sua moglie. Appoggiò entrambi i gomiti sul tavolo e premette il pollice sinistro contro una delle sue cicatrici. Attese che Petra si fosse sfogata almeno un po’, liberandosi di qualche peso, mentre lui ripercorreva mentalmente i loro momenti, dal portico alla cucina. Buttò fuori dalla bocca parecchia aria pesante, che gli comprimeva lo stomaco, e avrebbe voluto scusarsi, pensando a quanto sia stato scontroso con lei, più del solito, ma sua moglie lo anticipò.

“Scusa.” Bisbigliò più a se stessa che all’altro, prima di sollevare gli occhi su suo marito. “Scusa.” Ripeté fermamente, mentre una lacrima si accodava ad un’altra ferma al centro della sua guancia. “La gravidanza… sai… che con la gravidanza divento più… ho una terribile fusione di stati d’animo… in me.”

“Lo so.”

“E me la prendo facilmente… mi dispiace.”

“No.”

“No?” Lei si immobilizzò, abbandonando le sue braccia sul tavolo.

Levi la guardò seriamente, come nelle loro missioni al di fuori delle vecchie mura. Dal suo sguardo non traspirava nulla, se non un sentimento di puro pentimento nascosto a mala pena in piccolo lato dell’occhio sinistro. “Petra, è colpa mia.”

“Ma che cosa dici… io…”

“Lo so. So bene di questi sbalzi e proprio per questo sbaglio. Non ti aiuto come dovrei. È colpa mia.” Ripeté, allargando inavvertitamente il petto. “So che sei stanca del mio carattere. Immaginavo che sarebbe arrivato questo momento.”
“No, Levi.”

Lo sguardo dell’uomo si fece tagliante, ma non era rivolto a lei, piuttosto a se stesso, o meglio, al suo riflesso nel forno. “L’ho sempre atteso con terrore.”

“Ma cosa dici!”

“Petra… perdonami se non sono il marito perfetto e se sono… così.”

“Levi, smettila! Vai bene così. Non sei perfetto… è vero, ma per me sì. Io ho sempre voluto solo te. Conoscevo fin troppo bene il tuo carattere già all’epoca della nostra prima squadra. Sapevo a cosa andavo incontro. Sapevo dove mi stavo lanciando.”

“Petra… era diverso. C’era la guerra.”

“Levi, smettila, per favore.” Accostò la sua mano a quella dell’uomo. “Sei un padre e un marito stupendo. Sei premuroso, ti preoccupi davvero tanto per la tua famiglia e…”

“Quante volte ti ho detto ‘ti amo’?” La fermò, allontanando le sue dita da quelle di sua moglie. “Quante volte ti ho detto seriamente cosa provo?”

“Che…?”

“Rispondi.”

Petra spalancò la bocca e asciugò frettolosamente una nuova lacrima. “Non lo so.”

“Una volta… o forse un paio, ma sono pur sempre troppo poche. Non sono il tipo che ama le parole. Preferisco i fatti.”

“Lo so e a me va bene così.”

“Tu non lo meriti.”

Io so che merito te, come tu meriti me.” Sorrise, riprovando a far ricongiungere le punte delle loro dita sul tavolo. “Non mi importa delle parole. Dopo tutti questi anni ancora non hai capito che funzioniamo davvero bene insieme? Tutti gli anni passati nell’esercito a combattere fianco a fianco… non ti hanno lasciato niente?”

“Sì e anche per quello chiesi la tua mano.”

“Allora… quando hai questi stupidi pensieri… ricordati quei momenti e poi pensa al presente. Al nostro presente.” Petra si sporse maggiormente in avanti e racchiuse tutte le dita del marito nel suo palmo. “Sei cambiato, Levi… con la fine della guerra, con il matrimonio, ma soprattutto da quando è nato Peter.” Prese un leggero respiro, mentre i suoi occhi si concentravano sul volto dell’uomo. “Mi dispiace di averti trattato così prima.”

“No, dispiace a me. Davvero… tanto. Ti prego, credimi.”

Un accenno di sorriso lieve e sincero si disegnò sul viso bagnato della donna. “Levi… io mi fido di te dal primo momento che mi hai scelto per far parte della tua squadra.”

“Cercherò di… migliorare.” Levi si alzò dalla sedia, seguì lentamente il perimetro del tavolo per accostarsi infine a fianco di sua moglie, appoggiando la sua fronte contro l’altra e accarezzando dolcemente il ventre tondo di lei. “Soprattutto in questi mesi. Ti sosterrò… meglio di quando feci la scorsa volta, mentre attendevamo trepidanti Peter.”

Petra chiuse le sue palpebre, assaporando l’odore buono di suo marito che l’inebriava fino dentro la sua anima, partendo dalle narici, scendendo lungo la sua gola, diffondendosi nei suoi polmoni ed espandendosi in tutto il suo corpo, accendendo e abbracciando il suo cuore e l’altro che portava in grembo.

Levi raccolse il volto di sua moglie tra i suoi palmi, tentando di riscaldarle le guance fredde e bagnate con il proprio calore umano. “Petra…”

La donna riaprì i suoi occhi, facendo rincontrare lentamente i loro sguardi così giovani, ma allo stesso tempo maturi e vecchi. Iridi gialle e blu che hanno visto e vissuto l’impensabile proprio ad un passo da loro. Sorrise, abbandonandosi al tocco morbido e delicato delle dita di suo marito contro la sua carne improvvisamente assetta e nuovamente desiderosa della sua. “Sì?”

L’uomo si spostò leggermente in avanti, sfiorando con la punta del proprio naso l’altro a punta. La sua vista era totalmente persa in lei, cadendo e mescolandosi nei colori intensi e accesi di cui erano pregne le iridi gialle. Il suo collo si mosse spontaneamente, guidato dallo stesso intimo istinto che ogni volta, da diversi anni, gli regalavano potenti scosse elettrizzanti ed eccitanti quando il suo sguardo rimaneva imprigionato più di un singolo momento a quello di Petra. Le loro labbra si sfiorarono rischiosamente un’altra volta e i loro respiri si fermarono per un tempo che parve ad entrambi infinito. Lui spostò delicatamente i suoi mignoli verso la bocca semiaperta di sua moglie, stuzzicando la poca aria che li separava elettrizzandola e accaldandola pericolosamente. “Ti amo.” 

Una scarica calda irrequieta si espanse lungo la sua schiena.“Anche io.” Fece in tempo ad inspirare un poco dell’ossigeno, immobile e umido tra di loro, con il naso, prima che le sue labbra calde e carnose, ancora leggermente screpolate, furono rapite e imprigionate da quelle fredde e sottili di suo marito, affogate e immerse nel desiderio irresistibile e implacabile di farle sue. Le dita sul suo suo volto si fecero più strette, imprimendo delicatamente i loro polpastrelli nell’incavo magro delle sue guance accaldate. Il contatto leggero e tenue tra le loro bocche fu subito inghiottito dalla passione travolgente e carnale e dalla voglia irrefrenabile e incontrollata, che in poco tempo si impossessò dei loro corpi, diramandosi velocemente fin dentro le loro fibre per guidare e spingere ogni loro movimento istintivo e vorace, ricco di desiderio e di un amore puro. Le labbra di Levi premevano duramente contro le sue, quasi a volerle supplicare di aprirsi e di concedersi totalmente a loro per cadere insieme in un oscuro limbo profondo contornato da bagliori d’oro e luminosi, capaci di trasportarli in un’altra dimensione di puro calore. Petra si sentì molle, leggera come una nuvola, ma calda e potente come i primi raggi solari in una prima fresca mattina di primavera, graziosamente accolti tra le braccia gelate della natura raffreddata dalla notte appena passata. Premette le sue mani contro il petto forte del marito, raccogliendo nei suoi pugni un po’ del tessuto del suo pigiama. Lei voleva di più. Il suo corpo glielo chiedeva, il suo cuore la pregava ansiosamente. Socchiuse gli occhi e notò l’espressione decisa e annebbiata celata dietro l’iride azzurro, che la guardava con desiderio, amore e devozione. Lo sguardo chiaro, acceso, ma velato da piccole e sfumate ombre nere e grigie la fissava intensamente, perforandola fin dentro l’anima. Sussultò appena con il corpo, mentre della pelle d’oca le solleticava eccitante la schiena e il collo, sentendosi pervasa dalla sensazione di vuoto mista all’insaziabile bramosia di cui il volto di Levi ne era colmo. L’iride azzurra non si staccò dalle sue palpebre semichiuse, rimanendo puntata sul suo viso dolcemente sfumato da un rosso chiaro, anche quando la sua lingua le leccò maliziosamente e ripetutamente la sua bocca, che si separò languidamente ad ogni sottile e forte tocco premuto con passione. Petra sentì il suo corpo prendere improvvisamente fuoco, come la prima volta che si baciarono nascosti dentro alla camera chiusa di lui. Delle fiamme calde e impazzite le risalirono dal petto all’inizio della gola, incendiando e seccando la sua bocca. Necessitava tremendamente dell’acqua. Petra era consapevole che era lui la causa delle sue esplosioni fin troppo intime di calore, ma era anche la linfa che desiderava ardentemente e che la sua carne voleva e bramava fin dentro le ossa. Lei serrò ancora di più i suoi pugni stretti sulla maglia del pigiama di suo marito, facendogli ben intendere la sua pulsione e il suo profondo appetito che riservava per la sua lingua e per la sensazione elettrizzante, che l’invadeva voracemente ogni volta che l’unione dolciastro delle loro salive le scivolava lungo la gola secca. Levi non si fece attendere per un altro inutile istante in più e, con una brutalità veloce e dolce, si tuffò insaziabilmente tra le labbra carnose e ormai gonfie di lei. La sua bocca fu invasa da un’onda anomala che ne bagnò immediatamente ogni parte, assettata e impaziente di unirsi completamente a lei. Levi pareva mangiarla e divorarla con le proprie labbra e la sua lingua che si scontrava ferocemente e si incontrava amabilmente con la sua. La sua fame era incontrollata come quella di lui. Parevano fossero passati lunghi e infinti giorni dal loro ultimo pasto, dal loro ultimo bicchiere bevuto. Entrambi ne erano consapevoli, ma non potevano fare niente contro l’irresistibile magnitudine che li legava ogni volta che si baciavano, e che spesso tentavano di nascondere tra le loro semplici e abituali chiacchiere a tavola o quando si sfioravano per sbaglio o si abbracciavano nel letto.  Era una sensazione che li attorcigliava insieme come un filo invisibile che li teneva stretti l’una all’altro. Era inevitabile, poiché questo era qualcosa di più forte di loro. Era quasi metafisico, univa le loro anime e solamente in certe occasioni si percepiva maggiormente, come un leggero tocco sfiorato alla fine del loro collo che li stringeva e si diramava come tanti fiumi per il loro corpo. Come in quel momento. Le piccole scariche fresche si espansero al centro del loro petto e salivano rapidamente come fulmini verso la loro bocca, contrastando il calore  eccessivo della loro pelle per incrociarsi e incastrarsi nella danza passionale, selvaggia e ardente delle loro lingue, provocando intime sensazioni profonde e intense fin dentro l’animo dei due amanti. Levi aveva iniziato a scendere con le dita dal suo volto scottante, accarezzandole delicatamente con i polpastrelli il collo bollente e crearle diversi brividi lungo le spalle, mentre le sue mani abbandonavano il pigiama di suo marito per dirigersi lentamente verso la sua nuca rasata e immergersi successivamente nella sua nera chioma liscia, quando una voce famigliare ad entrambi li fermò nell’immediato.

“Mamma?” Il tono calmo e assonnato proveniva dal corridoio buio. “Papà?”

Levi si ricompose velocemente e, offrendo una mano a sua moglie, l’aiutò ad alzarsi dalla sedia della loro cucina con tranquillità, facendo attenzione alla pancia gonfia. Con passi lunghi e spediti si avviarono sottobraccio verso la voce di loro figlio, una mano intrecciata in quella di Petra e l’altra appoggiata delicatamente sul suo ventre caldo.

“Amore mio.” La donna intravide subito l’ombra di Peter accanto alla porta della sua camera da letto illuminata dalla sottile luce dei raggi solari filtrati dalle tende. “Stai bene?”

“Cos’è successo, piccolo?” Gli chiese il padre con un leggero tremolio nella voce.

“Niente…” Peter si grattò con un polso l’occhio ancora semichiuso. “Mi… so… no…svegliato.”

Levi si accucciò davanti a suo figlio e cinse amorevolmente le sue braccia attorno all’altro corpicino per sollevarlo e prenderlo in braccio. “Forse tua madre ed io abbiamo parlato un po’ troppo forte. Scusaci, piccolo marmocchio.” Gli accarezzò i capelli neri e toccò buffamente la punta del suo naso.

Peter gli regalò l’accenno di un allegro sorriso ancora assonato e si tuffò con le sue braccine attorno al collo del padre, osservando con i suoi grandi occhi gialli i capelli rossi di sua madre. “Mamma?”

“Sono qui, tesoro.” Petra gli lasciò un morbido e dolce bacio sulla fronte ricoperta da una piccola frangia, voluta esplicitamente dal bambino per assomigliare ancora di più a Levi.

“Ho… fame.” Biascicò il bimbo, accomodandosi sulla spalla di suo padre. “Ho… tanta… fame, mamma.”

La donna gli accarezzò amorevolmente la guancia, facendo scorrere ripetutamente e delicatamente le sue dita dal mento a punta alle corte ciocche nere come la pece del bambino. “Mamma, ora ti prepara una fantastica colazione con tanti biscotti al cioccolato.” Posò nuovamente le sue labbra sulla fronte del figlio, prima di regalare un nuovo e soffice bacio a suo marito. “Andiamo in cucina che la pancia di questo piccolo guerriero brontola.” Si rivolse a Levi, mentre con le mani solleticava il fianco destro del bimbo a livello del suo stomaco.

La risata fresca e leggera di Peter si diffuse rapidamente per tutto il corridoio, riempiendo ogni stanza silenziosa e vuota della loro casa, illuminandola assieme alla luce fioca, ma più forte, del nuovo sole primaverile, che con timidi raggi riuscì ad entrare in ogni angolo della dimora campagnola. Il bimbo si strinse maggiormente attorno al collo del padre, mentre i suoi genitori lo conducevano nella stanza più luminosa, sommersa completamente dal giallo e dal bianco solare che si rispecchiava nei due colori delle pareti e della cucina stessa. “Papà…” sussurrò il piccolo. “Papà… mangi con me, non è vero?”

Levi inarcò un sopracciglio. “Certo.”

“E…” una luce veloce, quasi impercettibile, attraversò gli occhi grandi del bambino. “Dopo ti va… di giocare… con me?”

L’uomo non disse nulla per un po’, ascoltando i rumori della cucina prodotti da sua moglie che si cementò rapidamente a riscaldare un bicchiere di latte e due tazze di tè. Le iridi gialle di suo figlio l’osservavano attentamente, come incuriosite o terrorizzate all’idea di poter tralasciare qualunque piccola caratteristica del suo sguardo serio. Levi lo strinse di più contro di sé, incastrando il suo volto nel piccolo incavo tra il collo e la spalla del bimbo per assaporare il naturale profumo buono di suo figlio. Ogni volta che i suoi polmoni ne erano sommersi e pieni, aveva la netta impressione che il mondo attorno a loro si fermasse e che ogni suo muscolo riuscisse finalmente a rilassarsi dopo tanti sforzi e disumani pericoli vissuti per troppo tempo. Quel profumo, simile a quello delle piante selvagge che per anni aveva odorato unito a quello dell’acqua fresca e dei fiori gialli, lo immergeva e lo coccolava come una calda coperta morbida e appena pulita. Ancora con il volto nascosto accanto al piccolo orecchio di suo figlio, Levi gli accarezzò simpaticamente la chioma nera leggermente scompigliata, sistemandogliela poco a poco. Quando il suo sguardo azzurro incontrò nuovamente quello gentile e infantile giallo, l’uomo gli regalò un sincero e accennato sorriso affettuoso. “Certo, piccolo marmocchio. Non vedo l’ora.”

Peter ricambiò all’ espressione totalmente pacifica e calma di suo padre con un immenso e allegro sorriso, ricco di pura gioia ed entusiasmo. “Anche io!” Si rannicchiò nuovamente tra le braccia di Levi, mentre questo gli sfiorava delicatamente la schiena con le dita per farlo rilassare e trasmettergli una piccola sensazione di protezione. “Ti voglio bene, papà.” Bisbigliò, proprio quando Petra lo chiamò.

“Peter?”

“Mamma?” 

“È pronta la colazione. Vuoi stare un po’ in braccio a me?”

Peter sollevò la testa dal petto di suo padre, arricciando contemporaneamente sia le labbra che le sopracciglia. “No, mamma. Sono grande. Posso mangiare da solo.”

Petra si grattò distrattamente la tempia. “Sei grande per mangiare da solo… è vero… però ancora non sei grande per stare lontano dai miei abbracci!” Fece finta di offendersi, incrociando le braccia al petto.

“Stai un po’ con la mamma.” Gli disse Levi con voce seria, accentuando un pizzico di dolcezza nelle ultime due parole. Lo strinse un’ultima volta, prima di avvicinarsi a sua moglie per lasciarglielo tra le braccia. “Ti voglio bene, piccolo marmocchio.” Gli sussurrò, baciandolo sulla fronte. “Non puoi immaginare quanto.” Il suo sguardo incontrò quello innamorato di sua moglie, in completa adorazione per il quadro padre-figlio che stava osservando con tanto amore e attenzione. Allargò appena le sue labbra per regalarle un sereno, spontaneo sorriso speciale, di quelli che raramente aveva avuto l’occasione di mostrare, fatta eccezione del giorno del loro matrimonio avvenuto tre anni prima. “Petra.” Posò Peter tra le gambe di sua moglie già seduta al tavolo, mentre si accarezzava il ventre gonfio.

“Sì?”

Il bambino rivolse ad entrambi uno sguardo curioso e furbo, immaginandosi già quanti biscotti al cioccolato sua madre gli avrebbe permesso di mangiare.

“La mattina… l’alba… per qualche altro mese… cerca di vederla dalla finestra della cucina che fa ancora piuttosto freddo la mattina.”

Petra rise sinceramente tra sé, coprendosi la bocca con una mano. “Va bene, tesoro. Te lo prometto.”

 

Spazio Autrice:

Salve a tutti!🌻

Torno nel fandom di AOT grazie alla Rivetra Weekend organizzata su Tumblr e che si svolgerà proprio in questi giorni!✨ Per l’occasione ho pensato di condividere con voi la prima storia di una piccola raccolta di one shots che ho voluto creare per soddisfare i miei sfegatati sogni e innocenti desideri di vedereimmaginare Petra e Levi costruirsi pian piano una famiglia sempre più unita e grande. 

Spero con tutto il mio cuore che questa prima e iniziale one shot vi sia piaciuta e vi abbia regalato un po’ di felicità e di serenità.❤️

Alla prossima!

Baci,

jomonet

 

PS: tornerò mooolto presto per la seconda!👀

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: jomonet