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Autore: luvsam    30/05/2021    1 recensioni
Quella mattina il buonumore di Dean gli stava dando veramente ai nervi e Sam avrebbe dato qualsiasi cosa per farlo tacere, ma papà era ancora arrabbiato per la scenata del giorno prima e non poteva certo permettersi di iniziare un combattimento anche con suo fratello.
E dire che fino a poche ore prima si era sentito davvero felice perché il coach Maverick aveva diramato le convocazioni per la finale di calcio under 16 ed era dentro, non poteva crederci. Era stato su di giri per tutta la giornata discutendo con i suoi compagni degli avversari, di schemi ed eventuali rigoristi, e già si immaginava a correre sul campo.
Uscendo da scuola aveva visto l’Impala e aveva riconosciuto subito suo padre. Era una rarità che andasse a prenderlo alla fine delle lezioni e aveva pensato che ne avrebbe approfittato subito per chiedere il permesso per andare ad Austin con la squadra, ma qualcosa nella postura rigida del genitore lo aveva messo in allarme. Si era avvicinato e aveva riconosciuto il signor Rhodes e da lì tutto era andato storto.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Bobby, Famiglia Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quella mattina il buonumore di Dean gli stava dando veramente ai nervi e Sam avrebbe dato qualsiasi cosa per farlo tacere, ma papà era ancora arrabbiato per la scenata del giorno prima e non poteva certo permettersi di iniziare un combattimento anche con suo fratello.
E dire che fino a poche ore prima si era sentito davvero felice perché il coach Maverick aveva diramato le convocazioni per la finale di calcio under 16 ed era dentro, non poteva crederci. Era stato su di giri per tutta la giornata discutendo con i suoi compagni degli avversari, di schemi ed eventuali rigoristi, e già si immaginava a correre sul campo.
Uscendo da scuola aveva visto l’Impala e aveva riconosciuto subito suo padre. Era una rarità che andasse a prenderlo alla fine delle lezioni e aveva pensato che ne avrebbe approfittato subito per chiedere il permesso per andare ad Austin con la squadra, ma qualcosa nella postura rigida del genitore lo aveva messo in allarme. Si era avvicinato e aveva riconosciuto il signor Rhodes e da lì tutto era andato storto.
Papà aveva urlato per tutto il viaggio di ritorno e non appena avevano messo piede nella bettola, che era stata la loro casa nell’ultimo mese, aveva ordinato di essere pronti a decollare per il Singer Salvage il giorno dopo alle cinque e gli aveva sequestrato il cellulare.
Sam non era il tipo di dare buca alla gente senza nemmeno una spiegazione e quella notte, dopo aver volutamente disertato la cena, non era riuscito a chiudere occhio. La nottataccia non aveva però placato l’adolescente, anzi gli aveva dato la possibilità di pensare con odio alla sua vita da cacciatore, e quando il padre aveva tirato giù dal letto lui e Dean, era sul punto di esplodere. Si era alzato senza dire una parola e aveva guardato con disinteresse la colazione che lo aspettava sul tavolo. Suo fratello invece aveva divorato latte e pancakes, poi si era messo a raccogliere fischiettando le sue cose eccitato dalla prospettiva di inseguire un nuovo mostro.
Dean era la copia più giovane di John e venerava suo padre. Non metteva mai in discussione un suo ordine, si allenava nel corpo a corpo e nell’utilizzo delle armi con diligenza e cercava continuamente di migliorarsi.
Era tutto uno scattare sull’attenti e un sì signore e l’intesa con l’ex marine era perfetta, cosa che suscitava invidia ma anche rabbia in Sam, che si sentiva sempre escluso dagli altri due Winchester. Per questo aveva spesso cercato fuori di essere parte di qualcosa e non aveva importanza se era il club del libro, o il gruppo di scienze, voleva solo sentirsi integrato.
Entrare nella squadra di calcio da ultimo arrivato alla Lincoln High School era stata una grande vittoria, ma per suo padre nulla aveva importanza tranne la caccia e aveva anche cercato più volte di non farlo andare agli allenamenti affermando che avrebbero sottratto tempo alle cose importanti.
Sam però gli aveva giurato che non avrebbero interferito con il suo training domestico e nelle ultime due settimane aveva fatto i salti mortali per non essere colto in fallo. Non si era mai risparmiato durante una seduta del sergente Winchester e aveva evitato di commentare quando gli aveva imposto più flessioni o giri di corsa del solito. Spesso aveva studiato di notte seduto sul pavimento del bagno per non far calare i suoi voti ed era andato a scuola anche quando avrebbe voluto riposare perché questa volta non poteva finire nel solito modo.
Urla e punizioni memorabili erano sempre state le uniche risposte di John alle richieste di finire un anno scolastico in una scuola, o partecipare ad una festa e l’adolescente voleva che, almeno in questa occasione, le cose andassero diversamente.
E invece il giorno precedente era stato un disastro, lui e il padre si erano scontrati in modo violento e solo l’intervento di Dean lo aveva salvato da una sonora ripassata quando aveva urlato a John che lo odiava e si era chiuso in camera sbattendo forte la porta.
Per non stuzzicare il can che dorme e non rischiare di ripetere delle esperienze molto sgradevoli, Sam si stava forzando quella mattina di trattenere l’ira fissando un punto imprecisato sul tavolo. Teneva appoggiato il viso sul palmo della mano sinistra e cercava di non ascoltare i borbottii di suo fratello, ma i suoi coraggiosi tentativi erano destinati a fallire.
L’ennesima strofa di Dead or alive lo scosse dal torpore e il più giovane dei Winchester alzò la testa. Strinse la mano intorno al cartone del latte e senza pensarci un secondo in più, lo lanciò contro suo fratello urlando:
“Adesso piantala, basta! Che cazzo hai da essere così allegro alle cinque del mattino?”
Sam aveva colpito in pieno Dean, che ora lo fissava scioccato non sapendo esattamente come reagire.
“Sammy”
“Sam, cazzo, ti ho detto un miliardo di volte che mi chiamo Sam! Non Sammy, non Samantha, non schizzo, il mio nome è Sam”
Le urla portarono John Winchester ad abbandonare un borsone accanto al bagagliaio dell’Impala e a rientrare in casa.
“Che diavolo sta succedendo?”- tuonò notando subito il cartone del latte ai piedi di Dean e il suo sguardo incredulo ancora su suo fratello.
Ci fu silenzio e l’uomo si accigliò.
“Ragazzi, sapete che non sopporto porre domande e non ottenere una risposta”
“Colpa mia, papà- fece Dean-ho fatto cadere il latte e…”
“Non dire cazzate, io ti ho lanciato il latte perché devi chiudere la bocca!”
“Sammy”
“Ti ho detto di non chiamarmi Sammy!”
Il minore dei Winchester fece per avventarsi contro suo fratello e sicuramente lo avrebbe colpito se suo padre non lo avesse intercettato.
“Che diavolo credi di fare?”
“Lasciami”- urlò l’adolescente tentando di scalciare John, ma l’ex marine era troppo ben addestrato per farsi cogliere impreparato e in pochi secondi mise a terra il figlio piantandogli un ginocchio all’altezza dei reni e girandogli le braccia dietro la schiena.
Sam reagì violentemente al placcaggio e tentò con tutte le sue forze di liberarsi, ma suo padre era troppo pesante. Dopo qualche tentativo dovette cedere dinanzi alla manifesta superiorità dell’uomo e nulla poté quando fu ribaltato. Tentò di approfittare del cambio di posizione e di rimettersi in piedi, ma John lo trattenne di nuovo impedendogli qualsiasi movimento.
“Hai finito, Samuel?”-chiese minaccioso John.
“Papà, non è successo nulla e finiremo per partire in ritardo”
“Stanne fuori, Dean! Non voglio nemmeno sapere per quale motivo tuo fratello ti ha lanciato il latte, sa bene che per nessuna ragione dovete alzarvi le mani”.
“Togliti di dosso”
“Cosa hai detto?”
“Ho detto di toglierti di dosso, sei sordo?”
“Sam, basta”
“Fatti i cazzi tuoi, Dean"
"Sam, ma che diavolo ti prende? Sei impazzito?"
“Sì, sono uscito di testa perché non hai il diritto di non farmi vivere, io non sono un tuo oggetto”
“Ragazzino, stai tirando troppo la corda”
“Ne ho abbastanza delle tue regole, non voglio più fare quello che dici”
“Con chi credi di parlare? Sono tuo padre e tu...”.
“Mio padre? E che ne sai tu di come si fa il padre? Non ci sei mai e quando ti degni di farti vedere, non fai che dare ordini e te ne sbatti di quello che pensano gli altri”.
“Ti conviene chiudere la bocca, Sam, o te ne farò pentire amaramente. Ieri sera te la sei cavata, ma non ho dimenticato che te ne sei andato in camera tua senza permesso. Devi ringraziare tuo fratello se non le hai prese, ma non sono un tipo paziente e se continui così, dovrò rimetterti al tuo posto”.
Dean sussultò a quella minaccia capendo al volo quale sarebbe stata la punizione per l’insolenza di suo fratello e tentò di evitargli un incontro ravvicinato con la cintura di John.
“Papà, non farlo, Sam adesso si calma e sono sicuro che chiederà scusa per tutto questo”.
“No”
“Vuoi ripetere, ragazzo?”.
“Ho detto no, non chiedo scusa a nessuno. Tu dovresti scusarti per essere un padre di merda”
“Sam, chiudi la bocca"
"Dean, ti ho detto di restarne fuori"
"Sì, signore"
"Quindi, Sammy, secondo te, sono un padre di merda"
"Sì, gli altri genitori non si comportano come te"
"Gli altri genitori non hanno idea di che cosa ci sia là fuori"
"Ma vivono lo stesso e lasciano vivere i loro figli. Gli danno una casa, li fanno andare a scuola, li accompagnano a fare sport"
" Noi non siamo come gli altri, dovresti averlo capito ormai"
“Perché tu non vuoi essere normale”
“Non posso essere normale visto che la mia Mary è morta salvandoti la vita! Io sarò anche un padre di merda, ma tu sei un ingrato”
Dean sussultò alle parole del genitore e pregò che suo fratello incassasse senza reagire, ma sapeva che non sarebbe andata in questo modo.
Per tutta risposta infatti l’adolescente tentò di colpire John agitandosi sotto di lui e quel punto l’ex marine perse del tutto la pazienza.
"Adesso basta! Chiedi scusa per il tuo comportamento e farò finta di non aver sentito il cumulo di stronzate che ti sono appena uscite dalla bocca"
"No"
“Molto bene, tua la scelta, tue le conseguenze! Dean, prendi l’Impala e vattene, ci vediamo da Bobby”
Il maggiore dei ragazzi Winchester incrociò lo sguardo severo del padre e capì che non c’era spazio per una trattativa. Raccolse il suo borsone e dopo aver dato un’ultima occhiata a suo fratello bloccato sul pavimento, lasciò la casa.
"Maledizione, Sammy, adesso la pagherai cara"- pensò prima di entrare in macchina e avviare il motore.
Nel frattempo, John stava ancora tenendo fermo suo figlio e non appena sentì allontanarsi l'Impala, gli chiese:
"Sai che ti punirò, vero?"
"Puoi fare quello che voi, non mi rimangio quello che ho detto. Non mi piace cacciare, non mi piace non avere una casa, non mi piace dormire in motel di merda"
"Ma senti...Altro da aggiungere?"
"Sì! Odio le tue regole, odio il tuo addestramento, io ti odio"- urlò.
John sapeva che suo figlio stava parlando in preda all'ira e che non doveva prendere la sfuriata troppo sul serio, così rispose calmo:
"Non sono un tuo amico e non ti devo piacere"
"Non corri nessun rischio"
"Sam, smettila di essere così indisponente"
"Sei tu che hai chiesto e hai detto che non sopporti non ricevere risposte"
L'uomo si accigliò e si disse che non poteva tollerare un minuto di più l'atteggiamento del figlio, ma allo stesso tempo non amava punire fisicamente i suoi ragazzi. Certo, aveva l'abitudine di andare in fondo alle cose e aveva già fatto capire come avrebbe castigato il suo secondogenito, ma sperava di ridurre al minimo i danni e chiudere in fretta la questione.
Sam, dal canto suo, sapeva bene di star rischiando letteralmente il culo continuando a rispondere in quel modo, ma era orgoglioso e non aveva nessuna intenzione di battere in ritirata. In questo era un vero Winchester e provava in quel momento un perverso piacere nel far incazzare il genitore.
John lo afferrò per la maglietta all’altezza del petto e gli intimò:
“In piedi”
L’uomo si alzò e mentre lo faceva, cominciò a sfilarsi la cintura.
L’adolescente si tirò su e fissò fiero l'uomo davanti a lui.
“Voltati e mani sul tavolo!”
L’adolescente non si mosse e l’uomo ripeté l’ordine.
“Voltati e mani sul tavolo! Sai bene che la tua punizione aumenterà se non ubbidirai all’istante”
Sam continuò a mantenere il contatto visivo con il padre e quest'ultimo rimase scioccato dal fuoco che vide ardere negli occhi del figlio. Stava per reagire all’ennesima provocazione quando il ragazzo fece quello che gli aveva detto e gli diede le spalle. Si aggrappò al bordo del tavolo e attese il primo colpo, che non tardò ad arrivare. L’adolescente strinse forte le labbra per non gemere e cercò di trattenere le lacrime quando le cinghiate sul suo fondoschiena cominciarono ad aumentare.
L’ex marine aveva iniziato dicendosi che si sarebbe fermato al primo lamento, ma la bocca di Sam rimase chiusa e questo irritò ancor di più l’uomo.
"Vuoi fare il duro, Sammy?"
Continuò a colpire con la cintura i glutei del figlio e non si fermò fin quando non sentì il braccio fargli male. Abbassò la cinghia lungo il fianco sinistro e cercò di controllare il respiro fissando il suo ragazzo, che ancora gli dava le spalle e teneva il capo chino come se attendesse il resto della punizione.
Sam rimase fermo per un po', poi, rendendosi conto che il padre non avrebbe continuato a colpirlo, si voltò e tornò a fissarlo.
John si sentì di nuovo sfidato e se da un lato la cosa lo infastidiva, dall’altro non poté impedirsi di provare una punta di orgoglio per la forza del figlio, che, nonostante fosse palesemente in difficoltà, continuava a tenergli testa.
“Per ora la chiudiamo qui, Samuel, ma devi ancora scusarti con me e con tuo fratello! Datti una sistemata, raccogli le tue cose e raggiungimi al pick up. Hai cinque minuti e non farti venire a prendere. Mi sono spiegato bene?”.
“Sì, signore”
John si rimise la cinta, poi lasciò solo suo figlio, che così ebbe la possibilità di dare sfogo alle sue emozioni e al dolore. Si lasciò andare sul pavimento e singhiozzò rumorosamente non notando la figura del padre che lo spiava dall’esterno della casa.
L’ex marine riuscì a scorgere sotto la cascata di capelli un viso sconvolto e rigato dalle lacrime e si impose di tenere sotto controllo il suo istinto che lo spingeva a rientrare e a controllare che, nonostante tutto, il suo ragazzo stava bene. Lo aveva amato dalla prima volta che lo aveva preso in braccio in ospedale, ma doveva insegnargli la disciplina ad ogni costo, doveva tenerlo sotto stretto controllo per non rischiare di perderlo.
Sam nel frattempo restava a capo chino sulle ginocchia e respirava a bocca aperta. Il dolore era molto forte e continuava a piangere, cosa che non faceva da un pò ormai visto che suo padre gli aveva ripetuto fino alla noia che i veri uomini non versavano lacrime.
Tentò più volte di smettere di singhiozzare, ma non ci riusciva e a un certo punto si lasciò andare completamente sul pavimento.
John cominciò a preoccuparsi quando lo vide restare immobile per un pò e stava quasi per perdere la battaglia contro le sue emozioni quando vide suo figlio tirarsi su a fatica. Ritornò prima sulle ginocchia, poi, appoggiandosi pesantemente al tavolo, riguadagnò la posizione eretta. Scacciò con rabbia le lacrime dal suo viso e iniziò a muoversi verso il bagno.
Non appena Sam sparì alla sua vista, l'uomo sospirò e si avviò al pick up. Vi entrò e si mise a picchiettare nervosamente sul volante.
"Perché devi sempre complicare le cose?"- esclamò prima di battere il pugno sullo sterzo.
Sam intanto era in piedi davanti al lavandino e stava cercando di ricomporsi gettandosi acqua fredda sul viso. Si guardò allo specchio e tentò di ignorare il continuo pulsare del suo sedere. Pensò di togliersi i jeans e indossare qualcosa di più comodo, ma il clacson del pick up lo convinse a tornare nella sua stanza, a riempire il suo borsone e ad andare. Uscì di casa e mise le sue cose nel bagagliaio della vettura.
"I cinque minuti sono scaduti, datti una mossa"
Sam mise la mano sulla maniglia della portiera posteriore destra e fece per aprirla. Voleva entrare e andare a occupare il suo solito posto quando viaggiavano, ma la voce del padre lo bloccò:
"Porta qui il tuo culo, non stai prendendo un taxi"
Il ragazzo si spostò in avanti e si sistemò sul sedile del passeggero evitando accuratamente di guardare John in faccia. Sapeva che sul suo viso erano ben chiari i segni delle lacrime e non voleva dargli la soddisfazione di canzonarlo per la sua mancanza di spina dorsale, così ruotò il corpo verso il finestrino e rivolse lo sguardo fuori dall'abitacolo.
Le intenzioni dell'uomo erano però diverse: aveva voluto che suo figlio si sedesse accanto a lui perché così avrebbe potuto ogni tanto lanciargli un'occhiata e valutarne le condizioni. Aveva infatti realizzato, mentre lo aspettava, di averlo colpito un numero molto alto di volte e temeva di averlo ferito seriamente. Abbassò lo sguardo verso il sedile del passeggero e notò con sollievo che nella parte visibile del lato posteriore del jeans non c'erano macchie scure, quindi Sam non stava sanguinando.
La postura rigida del suo ragazzo gli disse però che stava soffrendo e si sentì stringere lo stomaco, ma poi reagì da marine e disse:
"La cintura"
John attese che tutto fosse a posto, poi partì alla volta di Sioux Falls e il silenzio accompagnò il viaggio dei due Winchester fin quando una buca fece sussultare il pick up e un lamento uscì dalle labbra di Sam. L’uomo si voltò a guardarlo e si domandò se non dovesse accostare e dare un’occhiata al danno. Era evidente che le cinghiate stavano cominciando a presentare il conto, ma John sapeva che suo figlio non gli avrebbe mai permesso di controllargli il fondoschiena, così tornò a concentrarsi sulla strada.
Il traffico stava aumentando e dopo qualche minuto i due Winchester si ritrovarono fermi sulla statale in compagnia di molti altri automobilisti.
“Maledizione”-imprecò John.
Un uomo con un giubbotto catarifrangente e paletta lo informò che più avanti un camion aveva perso il suo carico e che ci sarebbe voluto un po' per liberare la carreggiata.
“Le conviene spegnere il motore, signore, l’attesa sarà lunga”
John scosse la testa e pensò che quella giornata era un vero schifo. Lanciò un’occhiata a Sam, che sembrava sempre più a disagio ma si ostinava a guardare fuori dal finestrino e a ignorarlo, e si chiese se la proverbiale fortuna dei Winchester avesse in serbo qualcos’altro .
Imprecò e desiderò di non aver mandato via suo figlio maggiore. Probabilmente in quel momento Sam non sarebbe stato con lui, ma avrebbe viaggiato con Dean e durante la marcia il suo primogenito sarebbe riuscito a sfondare il muro che il giovane Winchester aveva alzato.
Non riuscendo più a tollerare il silenzio e la vista delle spalle di suo figlio minore, prese il cellulare e cercò chi gli era vicino più di chiunque altro:
“Ehi, dad, dove siete?”
“Bloccati sulla statale 29 per un incidente. Tu?”
“Mi manca ancora qualche ora per arrivare da Bobby”
“Qualche ora? Datti una calmata, ragazzo, e alza il piede”
“Tranquillo, io e Baby andiamo alla grande!”
“Non lo metto in dubbio, ma…”
“Papà?”
“Sì, Dean?”
“Va tutto bene?”
“Se stai parlando di Sam, è qui accanto a me e respira ancora”
“Ti ha detto che cosa gli è preso?”
“No e deve ancora scusarsi con entrambi”
“Per me la questione è chiusa, è solo un ragazzino e devo ammettere che a volte lo esaspero”
“Sei troppo indulgente con lui”
“Lo so, me lo hai ripetuto un sacco di volte"
"Sì, te l'ho detto un sacco di volte eppure continui a prendere le sue difese"
“Non lo sto difendendo, papà, sto solo dicendo che non ho bisogno delle sue scuse. Sono più preoccupato dalla reazione che ha avuto, non è da lui esplodere in quel modo”
“Mi sembra che abbia chiarito molto bene il motivo della sua ira, no?”
“Sì, ma...”
“No, Dean, non continuare a proteggerlo”
"Se non sbaglio, sei stato tu che mi hai cresciuto dicendomi di stare attento a Sammy”
“Sì, l'ho fatto, ma questo non significa che tu debba fargliela passare sempre liscia”
“Non gliela faccio passare sempre liscia, ma ho i miei metodi per metterlo all'angolo”
“Se lo dici tu”
“Dad, pensi che ne avrete per molto?”
“Non saprei, ma ti richiamo non appena ci muoviamo”
“Okay e non rendermi figlio unico”
John sorrise e rispose prima di riagganciare:
“Cercherò, ma non garantisco nulla”
Appoggiò il cellulare sul cruscotto e guardò di nuovo Sam, che nel frattempo si era rannicchiato vicino allo sportello e aveva appoggiato la testa al finestrino.
“Fai bene a metterti comodo, resteremo qui a lungo”
Il ragazzo non reagì all’affermazione e John si disse che era meglio uscire a prendere una boccata d’aria prima di iniziare un nuovo round. Aprì lo sportello e non appena scese, notò la lunga fila di auto dietro di loro e vide che in molti stavano approfittando della sosta forzata per sgranchirsi le gambe. Tra le tante persone il suo sguardo indugiò su un uomo della sua età accanto ad una Camaro blu, che teneva un braccio sulle spalle di un ragazzo e gli parlava.
John si disse che probabilmente dovevano essere padre e figlio e quando vide i due scoppiare in una risata, sentì una fitta allo stomaco. Tornò a guardare all’interno del suo pick up e si chiese quando lui e Sammy avevano smesso di cercarsi in quel modo. Il suo bambino lo aveva sempre accolto con un abbraccio ogni volta che era tornato da una caccia e lo aveva travolto con le sue chiacchiere prendendo possesso delle sue ginocchia. Sammy era stato una boccata di aria pulita quando si era sentito soffocare dalla lotta contro il male e dal dolore per la morte di Mary, Sammy gli aveva impedito di andare alla deriva, ma poi Sammy aveva scoperto la verità e aveva lasciato il comando a Sam.
John vide che il figlio era esattamente dove lo aveva lasciato e scosse la testa prima di rientrare in auto perché fuori faceva troppo freddo. Si prese della soda dal frigo portatile e realizzò in quel momento che il suo ragazzo non toccava cibo da quasi 24 ore visto che il giorno prima non aveva cenato, e a colazione…Beh, era andata come era andata!
“Vuoi mangiare qualcosa? -offrì- Ci dovrebbero essere dei…”
“No, signore, non ho fame”
Il silenzio tornò a riempire il pick up e nelle successive due ore i Winchester rimasero persi nei propri pensieri. L’ex marine tentò in ogni modo di non cedere all’impazienza, ma essere bloccato su una statale con un adolescente scontroso era veramente pesante e quando Sam si mosse per l’ennesima volta sul sedile cercando una posizione confortevole, non si trattenne più:
“Giuro su Dio che io proprio non ti capisco! Che diavolo ti passa per la testa ultimamente? Un momento sprizzi gioia da tutti i pori e il momento dopo sei insopportabile. Stamattina avresti fatto a botte con Dean se non ti avessi fermato, per non parlare di come ti sei rivolto nei miei confronti”.
Il giovane Winchester si voltò a guardare il padre e tornò a sfidarlo con lo sguardo.
“Sono stanco, Sam, stanco di dover indovinare con quale piede sei sceso dal letto la mattina, stanco delle tue continue lamentele su come viviamo! Dean non si è mai comportato così!”
“Evidentemente dovevi fermarti quando hai messo al mondo lui, il secondo ti è venuto male”-mormorò il ragazzo.
“Cosa hai detto?”
“Niente, signore”
 “Samuel, ringrazia il cielo che siamo in macchina o il tuo culo e la mia cintura avrebbero un altro incontro ravvicinato. Evidentemente non ti è bastata la lezione di stamattina e mi sa che dovrò rinfrescarti la memoria, soprattutto se non ti togli quelle idee del cazzo dalla testa. Tu sei un Winchester e i Winchester sono cacciatori, quindi, te lo dico ancora una volta, non c’è spazio per il college e  stronzate simili! Se solo ne sento parlare un’altra volta, giuro che ti… ”.
Un clacson interruppe la sfuriata di John, che avviò il motore del suo pick up ringraziando il cielo di potersi finalmente muovere e prese subito il cellulare.
“Ehi, dad, ancora fermi?”
“No, siamo ripartiti ed è una fortuna per tuo fratello che ora le mie mani siano impegnate a guidare”.
“Che ha fatto ancora?”
“Si sta divertendo a fare il gioco del silenzio e a tenermi il broncio come se avesse tre anni”
“Papà, dai, lo sai che Sam…”
“Non giustificarlo, Dean, sta rompendo da stamattina! Ne ho abbastanza del suo atteggiamento sprezzante verso quello che facciamo, dovrebbe sentire la responsabilità di vendicare tua madre e di salvare la vita delle persone. E invece no, Samuel Winchester si sente troppo superiore per vivere nelle stanze dei motel e mangiare nelle tavole calde, mr. A+ crede di essere troppo importante per sprecare il tempo nella caccia. Beh, adesso basta, Dean, lo tiro giù dal piedistallo a calci in culo. Basta con i gruppi di studio, basta con le attività extrascolastiche, basta con la fottuta squadra di calcio”.
John fissò furente Sam, che nel frattempo si era raddrizzato sul sediolino, e continuò a gridare.
Dean tirò l’Impala al lato della strada e pregò che suo padre fosse altrettanto lucido da non continuare a guidare in preda all'ira, ma le urla continuarono con il sottofondo del potente motore del pick up.
Dopo qualche minuto di imprecazioni e accuse vomitate sul minore dei suoi figli, John tacque dopo aver urlato un "cazzo", che probabilmente era stato udito fino alla costa orientale.
"Papà"
"Sto bene, Dean"
"Sei sicuro?"
"Sì, adesso sì, ho finalmente buttato fuori quello che avevo sullo stomaco da un bel pò. Da oggi in poi le cose cambieranno, tuo fratello torna sotto il mio diretto controllo e rimpiangerà di avermi portato a questo punto"
"Papà, tu..."
"No, figliolo, è ora che Sam diventi un uomo, un vero Winchester"
Il tono della sua voce non ammetteva repliche e Dean non tentò nemmeno di alleggerire la situazione.
"Non sento l'Impala, sei fermo?"
"Sì"
"Rimetti in moto, ci vediamo più tardi"
"Okay, dad, a dopo"
"Ciao, Dean"
Il maggiore dei Winchester stava per riagganciare quando improvvisamente arrivò alle sue orecchie la voce angosciata di suo padre. “Sam, che diavolo stai facendo? Fermo!”
“Papà, papà, che sta succedendo?”
Seguì una brusca frenata, poi dal cellulare uscì solo il suono della fine chiamata.
   
 
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