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Autore: Stria93    04/06/2021    0 recensioni
Sakura ha deciso di affidarsi a Tsunade per apprendere le arti mediche. Ma per iniziare il nuovo capitolo della sua vita di kunoichi, è necessario un ultimo confronto a cuore aperto con il suo Maestro. Uno splendido ciliegio in fiore farà da cornice ad un momento in cui ricordi ed emozioni di entrambi si mescoleranno in un flusso dolceamaro.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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- Lady Tsunade, ho una richiesta ufficiale da sottoporle. -

L'Hokage, intenta a vergare caratteri neri su un qualche documento, non si disturbò nemmeno a sollevare lo sguardo. - Di che si tratta? -

Sakura strinse i pugni, raddrizzò la schiena e si stampò sul viso un piglio determinato. Finalmente aveva trovato in se stessa la grinta e la volontà per intraprendere il suo cammino. Era fermamente intenzionata a lasciarsi alle spalle la ragazzina petulante e piagnucolona dei vecchi tempi per abbracciare una nuova versione di sé: più forte, più coraggiosa, più risoluta. Voleva diventare una persona e una kunoichi migliore, per se stessa e per tutti quelli che credevano in lei. Era la sua chance ed era perfettamente conscia di doversela giocare al massimo delle sue possibilità. Non poteva permettersi di ottenere un rifiuto.

- Vorrei che diventasse il mio Maestro e mi insegnasse le Arti Mediche. -

La donna fermò il movimento della mano che reggeva il pennello sul rotolo, spostò lo sguardo sulla giovane, intrecciando le dita sotto il mento e squadrandola con i suoi penetranti occhi nocciola.

Era al corrente dei trascorsi turbolenti della Squadra 7 e sapeva che Sakura Haruno non si era mai distinta particolarmente nel corso delle missioni assegnate a quel team. Del resto, riuscire ad emergere quando i propri compagni erano nientemeno che due presenze formidabili e ingombranti come il Jinchuriki dell'Enneacoda e l'erede del clan Uchiha poteva rivelarsi assai complicato per chiunque. Tuttavia, era stata anche informata delle pregevoli qualità della kunoichi, alla quale non sembravano mancare una spiccata intelligenza, una buona dose di coraggio e tenacia, nonché la disponibilità ad impegnarsi al massimo per perseguire un obiettivo. In più la fermezza che le leggeva negli occhi mentre attendeva la sua risposta era molto promettente.

Alla fine, le sue labbra si inclinarono in un sorriso. - Molto bene, Sakura Haruno. Accetto la tua richiesta. Ti prenderò come mia allieva. -

Un misto di sollievo e soddisfazione illuminò il volto della ragazza.

- Ma ti avverto: sarò inflessibile. Dovrai lavorare molto duramente e da parte tua pretenderò il massimo dell'impegno. Sarà tutt'altro che una passeggiata. -

Sakura batté i tacchi e si produsse in un inchino rispettoso. - Sissignora! -

Tsunade fece un cenno d'approvazione. - Provvederò a informare Kakashi che d'ora in poi, il tuo addestramento proseguirà sotto la mia diretta supervisione. -

Ma la ragazza scosse la testa. - Mi scusi, Quinto Hokage, ma preferirei parlare al Maestro Kakashi di persona. È stata una mia decisione ed è giusto che sia io a comunicargliela, anche in quanto elemento della Squadra 7. -

L'Hokage sorrise di fronte alla maturità dimostrata dalla sua neo-allieva. La ragazzina iniziava col piede giusto. Indubbiamente, la missione dalla quale era appena rientrata aveva smosso qualcosa ad un livello psichico molto profondo, innescando un cambiamento che forse si era fatto attendere fin troppo a lungo. Ma, d'altra parte, chi poteva giudicare quale fosse il momento più opportuno perché una persona decidesse di dare una svolta alla propria vita?

Tsunade si lasciò andare contro lo schienale della sedia, incrociò le braccia al petto e annuì. - D'accordo, Sakura. Lascio a te quest'incombenza. Quando avrai parlato con Kakashi, ci occuperemo delle pratiche ufficiali e poi potremo iniziare il tuo allenamento. -

La giovane ringraziò e fece un altro inchino, prima di ritirarsi.

Quando la porta dell'ufficio si richiuse dietro la kunoichi, Tsunade sorrise nuovamente, oscillando sulla sedia. Aveva un ottimo presentimento riguardo a quella giovinetta dai capelli rosa. Kakashi l'aveva informata delle sue doti eccezionali per quanto riguardava il controllo del chakra e questo era senza dubbio un requisito indispensabile per un buon ninja medico, ma era piuttosto certa che anche la sua personalità ben si conciliasse con quel ruolo. Aveva solo bisogno di qualcuno che la spronasse e la mettesse un po' sotto pressione per spingerla a manifestare tutte le proprie potenzialità, che forse nemmeno credeva di possedere.



Sakura arrivò al parco che affiancava l'Accademia Shinobi di Konoha. Dal cortile giungevano le voci e gli incitamenti degli studenti che si esercitavano nelle tecniche ninja.

Sedette su una panchina di pietra sovrastata da un magnifico ciliegio in piena fioritura. Il profumo delicato e dolce dei fiori di cui la ragazza portava il nome ingentiliva il venticello tiepido che faceva fremere i rami, provocando quella che sarebbe potuta apparire come una fitta e rosea nevicata. Sakura intercettò con il palmo della mano uno dei petali impalpabili che danzavano con grazia intorno a lei. Rimase per un attimo a contemplarlo prima di soffiarlo via dolcemente.

Si stiracchiò e reclinò la testa all'indietro per offrire il viso a un raggio di sole che faceva breccia nella trama intricata di rami, in attesa che il Maestro Kakashi si presentasse all'appuntamento. Era preparata all'idea che le sarebbe toccato aspettare non poco su quella panchina: era sempre così con il Sensei. Fin dal giorno in cui lei, Naruto e Sasuke l'avevano conosciuto proprio tra le mura dell'edificio che sorgeva lì accanto. Anche allora si era fatto vivo con un ritardo spudorato.

In effetti, aveva scelto di incontrarlo in quel luogo perché, in un certo senso, era proprio lì che tutto era iniziato e aveva l'impressione che non esistesse posto migliore per chiudere quel ciclo così importante della sua vita.

Si perse per un momento tra i ricordi di quel giorno lontano, quando, dopo aver superato l'esame finale ed essersi diplomata all'Accademia, era stata assegnata alla Squadra 7 insieme a Naruto e Sasuke. Il primo incontro con il Maestro Kakashi era stata un'esperienza alquanto bizzarra, per non parlare del test dei campanelli al quale l'uomo li aveva sottoposti per stabilire se accettarli come allievi.

Da quel momento, era stato tutto un susseguirsi di avventure incredibili. Le missioni che portavano a termine, banali o impegnative che fossero, consolidavano non solo le loro singole abilità di ninja, ma anche il loro spirito di squadra e la fiducia reciproca. Sakura aveva vissuto intensamente ogni attimo ed era certa che non avrebbe mai potuto dimenticare nulla di tutto ciò che aveva condiviso con quella che era diventata a tutti gli effetti la sua seconda famiglia.

Sembrava passata una vita intera e la nostalgia per quel periodo spensierato l'assalì come il morso di un serpente velenoso.

Sasuke, Naruto. Cos'è cambiato da allora? Che cosa ci è successo? Come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto?

- Hey, Sakura. Che aria pensierosa. -

La ragazza venne riconsegnata alla realtà dalla voce del suo maestro che, contro ogni previsione, si era presentato all'appuntamento in perfetto orario.

Scattò in piedi per la sorpresa. - Maestro Kakashi, lei... lei è... è arrivato puntuale! -

L'uomo fece una risatina imbarazzata e si portò una mano ai capelli d'argento, arruffandoseli ancora di più. - Be', sai com'è: oggi non ho incontrato vecchiette da aiutare o gattini da salvare, quindi... - lasciò in sospeso la frase e il suo atteggiamento traslò dalla burla a una cupa serietà. - E poi, ho il sospetto che volessi parlarmi di una cosa importante. Ho indovinato? -

Sakura fece un cenno di assenso con il capo e tornò a sedersi sulla panchina. Kakashi la raggiunse con calma e prese posto accanto a lei.

Maestro e allieva rimasero in silenzio per qualche istante; l'uno in paziente attesa, l'altra in cerca delle parole più adatte per metterlo al corrente della sua scelta e delle ragioni che l'avevano condotta ad essa. La sua decisione ricadde infine sul metodo più sincero e diretto.

- Maestro Kakashi, - esordì la giovane. - Ho chiesto a Lady Tsunade di prendermi come allieva, e lei ha accettato. Inizierò l'addestramento per diventare un ninja medico. -

Il Jonin non disse nulla né lasciò trasparire alcuna reazione, concedendole il tempo di proseguire il discorso.

Sakura lasciò ricadere lo sguardo sulle proprie mani abbandonate in grembo ed esalò un greve sospiro. - Vede, da quando la Squadra 7 è stata formata, io sono sempre stata l'elemento più debole. Naruto e Sasuke riuscivano a cavarsela anche nelle situazioni più disperate, io invece ho sempre avuto bisogno di aiuto e protezione. Ormai ho perso il conto di tutte le occasioni in cui non sarei riuscita a uscirne viva se non fosse stato grazie a lei o ai miei compagni. La mia presenza non è mai stata decisiva per il successo delle missioni e, anche se credevo di conoscere i miei compagni di squadra, col tempo mi sono resa conto di quanto mi sbagliassi. La verità è che non ho mai compreso la sofferenza e il dolore che Naruto e Sasuke hanno dovuto sopportare nella loro vita, né le motivazioni che li spronavano a dedicarsi all'addestramento dando anima e corpo. Non ho potuto impedire che la rivalità fra loro degenerasse e non sono neppure riuscita ad evitare che Sasuke lasciasse il villaggio per unirsi a Orochimaru. -

Malgrado si fosse ripromessa di non farsi sopraffare dalle emozioni e di mostrarsi salda davanti al Maestro, il pensiero dell'allontanamento di Sasuke le spezzò la voce e la indusse a stringere i pugni e a serrare i denti. Due piccole perle luccicanti si erano già formate ai lati dei suoi occhi di giada.

Kakashi emise un sospiro amaro vedendola così abbattuta e una volta di più si domandò come potesse essere finita in quel modo. Nonostante lo strabiliante potere dello Sharingan che abitava il suo occhio sinistro, era stato cieco proprio nel momento in cui vedere il quadro generale, oltre il velo dell'apparenza, si sarebbe rivelato fondamentale.

Se la Squadra 7 aveva finito per smembrarsi, la responsabilità, in quanto leader e Maestro, era solo sua. All'epoca, aveva tentato di confortare la giovane assicurandole che tutto si sarebbe risolto per il meglio e che la squadra sarebbe tornata unita come una volta. Col senno di poi, si era reso conto di essersi comportato da vero stupido, dando prova di un'ingenuità al limite del puerile. Quella che aveva cercato di seminare nella mente della sua allieva era una speranza alla quale lui per primo non osava credere. Ciononostante aveva tentato di persuaderla del contrario, verosimilmente anche per convincere se stesso.

Ma non avrebbe permesso che Sakura si assumesse una colpa che non le spettava. Almeno da quel peso, poteva sollevarla. Era il minimo che potesse fare per lei dopo averla illusa inutilmente.

Sbirciò di sottecchi oltre i capelli che le ricadevano sul viso e scorse una sottile scia umida e scintillante solcarle la guancia.

- Ehi, - sussurrò, allungando una mano per prenderle delicatamente il mento tra le dita ed esercitando una lieve pressione per indurla a guardarlo dritto in volto. - Ascoltami bene, Sakura. Non è stata colpa tua. - scandì, serio. - Quello che è successo con Sasuke non ha niente a che fare con una tua mancanza o debolezza. Non ha voluto dare ascolto neanche a me e ha deciso da solo di incamminarsi sul sentiero della vendetta e della ricerca del potere. Era il suo obiettivo da anni e l'influenza di Orochimaru ha fatto il resto. Nessuno avrebbe potuto trattenerlo. Naruto ci ha provato con la forza e ci ha quasi rimesso la pelle. Non biasimarti per come sono andate le cose. Non ne hai alcun motivo. Non farti carico di fardelli che non ti spettano. -

La ragazza lo ascoltava con occhi spalancati, dissetandosi di quelle parole di conforto che pur se impotenti contro la dura realtà dei fatti, almeno contribuivano ad alleggerirle un po' l'animo dal groviglio di sensi di colpa che vi si era insediato come un ragno che, di giorno in giorno, tesseva una tela di amarezza e rimpianti.

Un'ultima lacrima le sfuggì dalle ciglia e Kakashi la intercettò gentilmente con il pollice, sfregandola via con delicatezza prima di interrompere il contatto con il viso di lei.

Sakura si asciugò gli occhi con il dorso delle mani e un sorriso triste e imbarazzato affiorò alle sue labbra. - Sono una sciocca, non è vero? Non faccio altro che piangere. È davvero un comportamento patetico per uno shinobi. -

Kakashi non rispose e si limitò a fingere un distratto interesse verso una farfalla che volteggiava leggiadra tra i fiori per dare il tempo a Sakura di ricomporsi. Quando incrociò di nuovo il suo sguardo, intravide in fondo all'iride smeraldina un luccichio non di lacrime, piuttosto di una neonata risolutezza.

- Ma ora ho capito, Maestro. - dichiarò in tono deciso. - Non voglio più essere una palla al piede per chi mi sta accanto. Non sono una stupida: ero consapevole fin dall'inizio che Naruto e Sasuke avevano molto più potenziale di me come shinobi. Eccellere nel controllo del chakra non potrà mai portarmi al loro livello, lo so benissimo. Ma voglio comunque provare a migliorarmi. Voglio capire fino a dove posso arrivare con le mie capacità. Voglio scoprire i miei limiti e provare a spingermi oltre, come hanno sempre fatto Naruto e Sasuke. E credo che imparare le Arti Mediche da Lady Tsunade possa essere il modo in cui finalmente potrò riscattarmi e, quando verrà il momento, supportare e proteggere le persone che mi stanno a cuore. -

Kakashi annuì in segno d'incoraggiamento. - Sono sicuro che sotto la guida del Quinto Hokage, diventerai un ninja medico eccezionale. Ho sempre creduto in te, Sakura. E sono molto fiero di essere stato il tuo Maestro. -

La ragazza chinò il capo, grata e commossa. - E io non potrò mai ringraziarla a sufficienza per quello che mi ha insegnato. Essere sua allieva e far parte della Squadra 7 è stato un onore. Mi dispiace se, a volte, non sono stata all'altezza delle sue aspettative. -

Kakashi le pose una mano sulla testa. - Non dire sciocchezze. - la rassicurò. - Mi hai reso orgoglioso di te in molte occasioni e in tutto questo tempo sei cresciuta moltissimo sia come kunoichi che a livello personale. Lo dimostra il fatto stesso che tu abbia preso questa decisione e che abbia trovato la tua strada, come Naruto e Sasuke hanno trovato la loro. -

Fece una pausa e lo spettro dell'oscuro percorso intrapreso dall'Uchiha aleggiò per un momento intorno ai due come una tetra presenza. Ma durò solo qualche secondo, prima che Kakashi riprendesse la parola in tono più disteso. - Certo che ora mi annoierò parecchio senza i miei tre genin, anche se, come Sensei temporaneamente disoccupato, avrò più occasioni di dedicarmi ad altre attività, tipo la lettura o andare alle terme. Ma naturalmente dovrò continuare ad allenarmi anch'io e perfezionare le mie tecniche se non voglio rischiare che fra qualche anno voi ragazzini mi sorpassiate. -

Kakashi ridacchiò e le diede una tenera scrollatina ai capelli.

Sakura scosse la testa con un sorrisino triste. - No, credo che questo sia impossibile, Maestro. Inoltre, Naruto e Sasuke hanno già fatto passi da gigante durante il periodo di allenamento che abbiamo trascorso insieme. - Un'ombra tornò a incupire i suoi lineamenti delicati. - Temo di essere io, quella rimasta indietro. -

- Mmm. -

Kakashi guardò intensamente la sua allieva, poi accavallò le gambe con disinvoltura e appoggiò i gomiti allo schienale della panchina, fissando lo sguardo sul tetto roseo e profumato sopra di loro, che ondeggiava pigramente nella brezza lieve del primo pomeriggio.

- Hai visto questi ciliegi? - chiese senza preamboli, come se avessero parlato di futilità fino a un attimo prima. - Siamo nel cuore della stagione di fioritura. Quest'anno, trovo che siano particolarmente belli. - commentò il Jonin con voce casuale. - Ma guarda là, proprio su quel ramo dietro di te. -

Puntò l'indice verso una frazione di spazio alle spalle di Sakura. La ragazza sbatté le palpebre, incapace di immaginare dove potesse andare a parare quel discorso sui ciliegi; ad ogni modo seguì la direzione del suo dito fino ad incontrare un singolo bocciolo non ancora schiuso che faceva timidamente capolino tra le corolle vistose dei suoi fratelli. Eclissato, timoroso, quasi vergognandosi di mostrarsi al mondo ancora richiuso su se stesso.

La kunoichi aggrottò le sopracciglia e rivolse un'occhiata interrogativa al suo maestro, che le sorrise con dolcezza da sotto la maschera. - Quel fiore è in ritardo rispetto agli altri, ma scommetto che quando sarà il suo momento, sboccerà e diventerà il più bello di tutti. -

Sakura si sentì gonfiare il cuore di commozione e avvertì un'ondata di intenso affetto per il suo Sensei.

- Grazie, Maestro Kakashi. -





*Ogni riferimento a Mulan è spudoratamente intenzionale.*

  
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