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Autore: LadyPalma    06/06/2021    12 recensioni
Minilong | eventual Severus/Charity | Post DH.
“Ho fatto quello che doveva essere fatto, Minerva, niente di più, niente di meno”.
“Lo credi davvero? In guerra succedono cose orribili e quello che è successo a Charity è una di queste, sicuramente. Ma se davvero tieni a lei, e io penso anzi so che è così, allora dovresti andare avanti dal tuo senso di colpa… e permettere anche a lei di farlo”.
Severus solleva le sopracciglia, il suo viso è una maschera di orrore. “Non mi starai chiedendo di…”
“Sì, Severus, sì. Lei deve sapere, deve confrontarsi con la verità”.
Charity Burbage ha continui incubi dopo la guerra e si rivolge a Severus per una pozione sonno senza sogni. Ma forse si tratta più che di semplici sogni e Severus ha delle colpe a cui rimediare.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charity Burbage, Minerva McGranitt, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
[...]
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.

[Ecclesiaste]
 
 




Stracciare e cucire





Un’ombra, nient’altro che un’ombra. Se apre gli occhi e si sforza di vedere la figura che le è addosso, non riesce proprio a scorgere qualcosa di più definito – nonostante la luce della bacchetta e l’inquietante vicinanza con quel corpo estraneo. Non vede niente, però sente tutto. Le unghia nella pelle, la saliva sul collo, una risata fredda che non riconosce, un peso asfissiante che non le gravita sopra ma dentro.
“Adesso non provochi più, stupida puttana? Ti farò capire io cosa significa stare al tuo posto. Siamo noi a comandare qui, non lo hai capito?”
Non si chiede cosa stia succedendo: ancor prima di sentire quelle mani fredde squarciarle la gonna, lei lo sa.
Lo sa, quindi urla solamente, a squarciagola – ed è solo quando si accorge che nessun urlo le esce dalle labbra che si mette a urlare per davvero.
Charity si sveglia di soprassalto, ma si tranquillizza subito constatando il vuoto del suo letto e la calma perfetta della stanza. “È solo un sogno” mormora a metà tra il sollievo e il fastidio, perché quel semplice sogno è lo stesso che ormai rivive quasi ogni notte dalla fine della guerra. È qualcosa di più di un sogno, se ne rende conto, ma senza nessun altro indizio è questo il nome con cui continua a definire quei frammenti di violenza e dolore.
Li chiama sogni, senza sapere che sono ricordi.
 



 
Capitolo 1.


 
 
“Scusami Severus, è sempre lo stesso… sogno.”
“Forse dovremmo iniziare a definirlo incubo piuttosto, altrimenti non saresti qui, non credi?”
Severus curva leggermente le labbra mentre formula quella risposta e con un brusco cenno del capo fa entrare la sua ospite. È l’una di notte e i loro appartamenti sono quasi agli antipodi del castello, eppure il mago non può dire che quella visita sia inaspettata né inopportuna. Lo è stata mesi prima quando per la prima volta era andata a svegliarlo in piena notte con due preoccupanti occhiaie, dopo tre giorni in cui si era data malata. Adesso, invece, quei traffici notturni sono diventati una sorta di abitudine, tanto che, senza che lei lo sappia, lui non si ritira proprio in camera nei giorni in cui sa che lei ha bisogno di una pozione del sonno senza sogni.
“Anzi, per quanto mi riguarda potrei evitare di definirlo proprio. Ma dal momento che mi trovo mio malgrado coinvolto potrei sapere, finalmente, di quale incubo si tratta?” insiste poi, calcando a suo solito sull’ironia per mascherare la propria preoccupazione.
Con le sopracciglia sollevate la studia, la scruta, anzi la fissa, mentre per reazione quasi immediata lei si divincola da quello sguardo invasivo e gli dà ostinatamente le spalle.
“Non provarci neanche, Severus” lo rimprovera lei in tono quasi annoiato. “Sarai pure un eroe di guerra adesso per l’intera comunità magica, ma vedo che con me decidi di tornare a ricorrere ancora ai tuoi sporchi mezzucci”.
“Non dovrei ricorrere a questi sporchi mezzucci se tu decidessi di parlare con me”.
Charity scuote la testa tra sé e sé. A dispetto del carattere scontroso del mago, sono stati amici per anni, fin dal primo ingresso a Hogwarts di Charity come insegnante e in qualche modo perfino quando durante l’anno precedente lo aveva creduto un assassino. Allora perché, adesso che la guerra è finita, si ritrovano a scontrarsi come se il loro equilibrio non fosse mai esistito?
Torna a voltarsi con un sospiro seccato e se lo ritrova davanti con la stessa occhiata indagatrice e una preziosa fiala tra le mani. Si avvicina per afferrarla, ma lui prontamente gliela sottrae, quasi come se fosse uno stupido gioco infantile. Non lo è, però; è invece la richiesta di un do ut des non proprio alla pari.
“Severus, ti prego, voglio dormire, ti sto semplicemente chiedendo aiuto” sussurra e il tono le esce più spezzato ed estenuato di quanto avrebbe voluto.
“E per quanto credi che questa ti aiuterà? Vuoi drogarti di Pozioni a vita?” Severus digrigna i denti e la fissa a lungo e odia che per quanto possa apparire minaccioso l’espressione di lei non cambia di una virgola. Non lo aveva temuto neanche quando lo aveva visto a capo dei Mangiamorte come Preside (era delusa, mai spaventata), come potrebbe temerlo adesso? Controvoglia, si decide infine a cederle la fiala.
“Buonanotte, Charity. Ci vedremo domani sera, suppongo”.
**
Severus sa che è sbagliato, ma non può farne a meno. Non di seguire Charity con gli occhi durante i pasti in Sala Grande o da lontano lungo i corridoi o, addirittura, adesso per le strade di Hogsmeade, specialmente quando la vede fermarsi davanti ai Tre Manici di Scopa e salutare con un certo entusiasmo un uomo che lui non conosce. Non è ossessionato da lei e non ha la minima intenzione di impedirle di muoversi normalmente… è solo che vuole osservarla, o meglio monitorarla, per assicurarsi che stia bene e che l’insonnia non sia legata forse a un trauma più profondo. Anzi, più che vuole, lui deve – così come deve aiutarla in un modo più concreto di una stupida pozione, deve proteggerla e deve… (rimediare, rimediare, rimediare).
Severus sa che è sbagliato, ma la verità è che non gli importa. Si dice che in fondo esistono cose ben peggiori al mondo, e quelle cose lui le ha viste con i suoi occhi e alcune le ha anche fatte. Così, scivola qualche minuto dopo anche lui nel locale, sedendosi nell’angolo opposto rispetto a dove si trova la coppia: perfetto per vedere, senza essere visto.
“Vino elfico” ordina distrattamente a Rosmerta, senza degnarla di uno sguardo. I suoi occhi sono centrati su di lui (biondo, abbastanza giovane, forse considerabile come piacente, ride un po’ troppo ed è una risata fastidiosa) e su di lei (si è arricciata i capelli e il rosso le sta bene e sta ridendo anche lei, ma è una sua impressione o la risata è un po’ falsa? Perlomeno con lui non ha mai riso così, no davvero), e neanche si rende conto che i suoi pensieri si avvicinano sempre più a un territorio minato, conditi dal retrogusto di attrazione e gelosia.
La segue, in quel momento e sempre, come se seguirla fosse una nuova missione da spia, ed è per questo che salta su non appena la visuale cambia. Non sa come sia successo – ha visto tutto ma non ha capito –, sa solo che il mago le si è avvicinato e le ha accarezzato i capelli e lei all’improvviso si è alzata e, farfugliando qualche parola, è uscita fuori visibilmente scossa. Severus l’ha seguita anche lì: meno di un minuto per rivederla seduta su una panchina, con il corpo scosso dai singhiozzi e le braccia strette.
“Charity…”
La strega trasale a quel semplice soffio e alza gli occhi – sono davvero lacrime? – prima di rilassarsi. “Severus…”. Ma è un sollievo di breve durata, sostituito da confusione e vaga diffidenza. “Che ci fai qui? Tu… mi stavi seguendo, anzi mi segui sempre.  Cosa pensi che sia una bambina da accudire? Io…”. S'interrompe con un sospiro e si prende la testa tra le mani. “Lascia stare, non importa. Forse fai bene a tenermi d’occhio, anzi, perché sto impazzendo, non so più cosa mi succede e…”
“Quel mago ti ha fatto qualcosa?”
“No. Aurora mi ha combinato questo appuntamento e io ho pensato che potesse farmi bene per distrarmi e… ma non riesco, da dopo la guerra io ho paura, ho sempre paura. E non riesco a dormire, non riesco a essere toccata, non…"
Severus sente che il segreto dietro quei sogni è vicino, ma è proprio per questo che interviene. Non gli piace vederla in quello stato, non vuole conoscere la verità a quel prezzo, o forse la verità sospetta di conoscerla già e non vuole sentirla a dispetto di quanto abbia creduto fino a quel momento.
“Va tutto bene, non devi spiegarmi nulla. Va bene così”.
E si siede accanto a lei, senza che accanto sia vicino, e senza toccarla. Soprattutto senza osare toccarla. Si slega il mantello e lentamente, quasi per non spaventarla, glielo posa sulle spalle.
“Stai tremando”.
“Non è per il freddo, io…”
“Tienilo lo stesso”.
**
“Sei preoccupato per lei”.
“Mh, credo tu debba essere più specifica di così, Minerva”.
“Charity. Sei palesemente preoccupato per Charity...”
Non è questo che Severus si era aspettato dalla convocazione nell’ufficio della Preside, avrebbe preferito mille volte discutere della formazione della nuova squadra di Quidditch dei Serpeverde (“Sì, Minerva, credo che Malfoy possa essere un valido capitano, oppure abbiamo smesso di credere nelle seconde possibilità?” avrebbe detto con fermezza, anche solo per il gusto di farla imbarazzare) o un rimprovero per i cinquanta punti tolti in una sola mattinata ai Grifondoro (a sua discolpa, il nuovo primo anno gli fa rimpiangere Paciock e Potter).
“... Vedi, ho notato anche io che dall’inizio dell’anno non è la stessa di sempre e immagino che per quello che è successo tu senta il dovere di…”
“Ho fatto quello che doveva essere fatto, Minerva, niente di più, niente di meno”.
“Lo credi davvero? In guerra succedono cose orribili e quello che è successo a Charity è una di queste, sicuramente. Ma se davvero tieni a lei, e io penso anzi so che è così, allora dovresti andare avanti dal tuo senso di colpa… e permettere anche a lei di farlo”.
Severus solleva le sopracciglia, il suo viso è una maschera di orrore. “Non mi starai chiedendo di…”
“Sì, Severus, sì. Lei deve sapere, deve confrontarsi con la verità”.
“Lei mi odierebbe e…”
“La cosa non riguarda te, o mi sbaglio? Non puoi negarle una cura per il tuo egoismo!”
Severus fa un ghigno, a metà tra l’ironia e l’irritazione. Odia Minerva seduta alla sedia di Silente, specialmente da quando si comporta esattamente come lui  – e ancor di più da quando, per caso, ha iniziato a condividere segreti anche con lei.
“Non osare! È forse egoismo se le voglio impedire di stare male? Perché ne uscirebbe distrutta, completamente devastata".
Lo sguardo della strega si addolcisce, così come le sue labbra che si curvano leggermente in un sorriso triste. "Oh, Severus, non capisci che lei è già distrutta? Non dorme, è distratta, è spaventata… i segni ci sono già tutti: il trauma lo sente dentro di sè, comunque".
"Non se si può fare qualcosa, non se posso fare qualcosa" ribatte lui senza esitazioni.
E la sua fermezza è così dura, così insistente è la sua tenacia, che Minerva non può far altro che scuotere la testa e fare un passo indietro, almeno per il momento.
"Molto bene, Severus. Qualsiasi cosa possa aiutarti a dormire la notte… ma tieni bene a mente che anche Charity dovrebbe riuscire a dormire".
 
 








 

NDA:
Ho una minilong in sospeso da un bel pezzo e una raccolta da aggiornare, ma eccomi a fare lo stesso errore: pubblicare qualcosa di nuovo. A mia discolpa posso dire che era un’idea che frullava nella mia testa davvero da tantissimo tempo, per cui con il primo capitolo pronto sentivo il bisogno di postarla.
È una storia un po’ diversa dal mio solito, trattando di tematiche delicate (uno stupro che per ora è solamente sognato) e mostrando comportamenti alquanto controversi (sì, Severus, parlo di te). Ci tengo a dire che con questa storia non ho intenzione di giustificare nessun comportamento né romanticizzare determinate tematiche, ma semplicemente mostrare alcune dinamiche paradossali che si pongono in una zona altamente grigia. Il personaggio che in questa storia ha un po’ la funzione di mantenere la morale comune e anche il mio pensiero personale è, a tal proposito, Minerva.
Per quanto riguarda l’ispirazione, devo almeno citare due cose: il contest di Severa Crouch “Magicamente controversi” per cui avevo iniziato a elaborare la trama nel dettaglio, e una puntata di Thirteen Reasons Why (non dico quale per non spoilerare qualcosa dei prossimi capitoli ahah).
Un’ultima nota riguarda la presenza di Charity: sappiamo tutti che è morta all’inizio del settimo libro, ma per questa storia l’ho fatta invece sopravvivere e continuare a insegnare Babbanologia durante il settimo anno. Avevo originariamente iniziato a scrivere con Septima Vector al posto di Charity ma ho trovato davvero difficile immaginare un rapporto tra lei e Severus dello stesso tipo (sempre in accordo ai miei headcanon, ovviamente).
I sogni di Charity quanto sono reali? E qual è la colpa di Severus?
Spero di scrivere e aggiornare presto. Grazie a tutti per aver letto fino a qui.
   
 
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