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Autore: Ellery    08/06/2021    2 recensioni
Ben Solo, stilista di fama mondiale, viene invitato a presentare la sua collezione durante la Settimana della Moda di Milano. E quale migliore compagno di viaggio di uno spocchioso ex-generale del Primo Ordine? Peccato che le cose, naturalmente, non vadano come Hux spera...
Note: La ff è il seguito di "La cura del gatto per negati (e altri novantanove pratici consigli per diventare Imperatori del Male). Note introduttive nel primo capitolo.
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Generale Hux, Kylo Ren
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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4. Quindi… hai scritto un libro?


«È questo?!»

Hux si guardò attorno, mal celando la delusione. Si era aspettato un ambiente completamente diverso, per uno dei locali più celebri della città. L’interno era piuttosto stucchevole con il bronzo e il dorato a farla da padrone. Si era immaginato un’atmosfera elegante e moderna, con dei toni tra il bianco e il grigio, e non certo dei vaghi richiami al barocco. La sala, malgrado le ampie vetrate, era immersa in una luce piuttosto soffusa, che donava un senso di pesantezza generalizzato. Pareva quasi una villa ottocentesca frettolosamente rimodernata, che un ristorante d’alta classe.

I tavoli erano piuttosto anonimi: rotondi, coperti da lunghe tovaglie candide e completati da curiose lampade ad olio che fungevano da centrotavola. La mise en place non era nulla di eccezionali: piatti, bicchieri e posate in acciaio, talmente sobrie ed anonime da non avere neppure un ricamo o una iniziale. Probabilmente erano state comprate all’Ikea, approfittando dei saldi invernali.

Sbuffò, quando un cameriere indicò il loro posto: nell’angolo più buio della stanza, lontano dalle finestre e attorniato da svariati Ficus benjamin, nemmeno fossero in un orto botanico.

«Grazie…» borbottò contrariato, lasciandosi scivolare su una sedia imbottita «Beh? Che ne pensi?» chiese, scoccando un’occhiata al compagno.

Ren era, ovviamente, entusiasta: una persona con un tale gusto dell’orrido non poteva non apprezzare tanta opulenza, le rifiniture luccicanti e le tende broccate. Non smetteva di guardarsi attorno, con la stessa curiosità di un bambino in un negozio di caramelle.

«È spettacolare, non trovi?»

Non rimase affatto sorpreso da quella risposta. Si limitò a scrollare le spalle:
«Pensavo qualcosa di meglio, in verità…»

«Tipo cosa?!» una voce profonda lo fece sussultare. Hux si voltò immediatamente, incrociando lo sguardo arcigno del proprietario «Se il mio locale non è di tuo gusto puoi anche trovarti un altro posto di lavoro!»

L’ex-generale batté le palpebre, perplesso:
«In che senso?» domandò, incerto.

Cracco lo agguantò per una manica, costringendolo ad alzarsi e spingendolo verso il centro della sala:
«Qui i lavativi hanno poco da fare! Fila in cucina a prendere le ordinazioni…»

«Io… veramente sarei un cliente!»

«Vestito così? Ma fammi il piacere…»

Spiò rapidamente i dipendenti del ristorante, malauguratamente abbigliati in modo identico: completo scuro, gilet grigio, scarpe lucide e l’immancabile papillon. Sospirò amaro… forse avrebbe dovuto arrendersi e indossare a propria volta uno degli atroci pantaloni di Ren, almeno non sarebbe stato scambiato per un commesso qualunque.

«No, sul serio!» riprovò, lanciando allo stilista una richiesta d’aiuto «Ren, per favore! Diglielo tu che…»

Si sentì scuotere nuovamente e strattonare in avanti. A dispetto delle apparenze, lo chef era decisamente robusto. Alto, con le spalle larghe e le braccia muscolose. La presa era solida, tipica di chi è abituato al comando e a sporcarsi le mani con il duro lavoro. I riccioli scuri incorniciavano il volto severo, semicoperto da una corta e curata barba.
Gli occhi sottili si strinsero maggiormente:
«Sto perdendo la pazienza, ragazzino! O ti metti in riga, oppure ti scordi lo stipendio!»

«Ma sono un cliente! Sono venuto apposta per conoscerla, chef…»

«Sì, dite tutti così quando non volete sgobbare. Siete solo degli scansafatiche.» una pausa e poi un sorriso, chiaramente diretto all’uomo ancora seduto al tavolo «Mi dispiace signor Solo che questo disgraziato le abbia causato tanto fastidio. Mi permetta di rimediare offrendole una bottiglia di Dom Pérignon del 2008, da seicentosessanta euro al litro…»

Kylo Ren annuì soddisfatto:
«Ne sarei lieto, chef! In cambio della cortesia, mi permetta di invitarla domani mattina, per il lancio della mia nuova collezione di pantaloni a vita alta.»

«Il suo invito mi onora, signor Solo! Temo di dover declinare… domani mattina sarò impegnato qui al ristorante...»

«Ah, naturalmente! E… giovedì, invece? Sarò alla Feltrinelli di Piazza Duomo per l’uscita del mio libro. Ci terrei molto a regalargliene una copia.»

«Cosa?! Quando hai scritto un libro, Ren?» Hux li fissò sbalorditi, ma nessuno dei due parve notarlo. Lo ignorarono, semplicemente.

«Perfetto, signor Solo! Passerò sicuramente a trovarla. Ora, mi permetta di lasciarle gustare la cena in pace. Devo rimettere in riga questo sguattero sottopagato…» una piccola pausa e un veloce colpo di tosse a celare le ultime parole «… volevo dire, cameriere indisciplinato.»

«Oh, fate pure mastro Cracco. Non sarò io a fermarla. L’ordine e l’efficacia sono tutto sul posto di lavoro.»

Hux sgranò gli occhi. Ren si era bevuto quel poco di cervello che gli era rimasto. Da quando era un paladino “dell’ordine e dell’efficacia sul lavoro”?! Proprio lui, che non aveva fatto altro che mettergli i bastoni tra le ruote per tutta la vita. Sbuffò, valutando l’idea di ucciderle l’altro con un colpo di centrotavola. Non riusciva a decidere quale versione fosse la più irritante: almeno il precedente Kylo Ren era coerente con sé stesso; un po’ violento, megefreghista e un bamboccio capriccioso, ma… dopo tutto, non era così male in confronto al redento Ben Solo. Questi era un idiota troppo cresciuto, con manie da missionario e terribili gusti in fatto di vestiario.

Beh, in effetti, questi ultimi li ha sempre avuti. Si sussurrò.

«Tuttavia, chef…» riprese lo stilista, indicando la sedia vuota dinanzi a sé «Credo di doverla contraddire. Armitage…»

«Non chiamarmi così!»

«… è davvero mio ospite, per questa sera. Purtroppo non è abbastanza lungimirante per distinguere un completo raffinato da una livrea da cameriere. Mi creda, le speranze di inculcargli qualche nozione di stile sono ormai ridotte all’osso. Però posso assicurarle che non è parte della sua brigata… e che è un pessimo cuoco.»

«Questo non è vero!» Protestò, ma Cracco lo liberò poco dopo. Tornò immediatamente a sedersi al posto, fissando irritato lo chef. Attese delle scuse che, naturalmente, non giunsero mai.

«Ah, meglio così allora» fu l’unica cosa che il proprietario disse, lasciando loro due menù «Manderò qualcuno per le ordinazioni. Scegliete pure con calma e benvenuti al mio ristorante.»
 

***


«Certo che dopo questa figura di merda, poteva offrirci almeno l’antipasto.»

«Beh, ci ha già offerto una bottiglia di non ho capito cosa…»

Hux sollevò lo sguardo al cielo, rifiutandosi di rispondere. Scosse il capo e pregò silenziosamente i Jedi morti di concedergli un po’ di pazienza aggiuntiva. Infine, tornò a scrutare la carta «Certo che ce n’è di roba strana qui… Tuorlo d’uovo marinato, asparagi verdi e tartufo nero, quaranta euro. è un cazzo d’uovo! Anzi, meno di un uovo… c’è solo il giallo.»  sbottò incerto «Tagliatella di tuorlo marinato, panna prosciutto e piselli…trentasei euro! Diamine… panna prosciutto e piselli so farla anche io.»

«Il che è tutto dire…»

Decise di ignorare il sarcasmo, continuando nella lettura:
«Animella arrosto, liquirizia, zucca di primavera, prugne in salamoia, così se sei stitico riesci anche ad andare a cagare facilmente e… puttanelle?» aggrottò la fronte, avvicinando il foglio al viso «Ah, no! Puntarelle. Mi sembrava strano che offrisse anche un… beh, un servizio simile.» aggiunse, con una nota di imbarazzo.

«Buono! Io opto per quelle.»

«Mh… sai cosa sono le animelle, Ren?»

«No, ma sono sopravvissuto alla tua cucina così a lungo… che ormai non temo più niente.»

«Sono frattaglie…»

«….»

«Viscere, Ren…»

«…»

«Interiora, budella, chiamale come vuoi..»

«Oh, ma che schifezza!» Ren storse la punta del prominente naso, mimando un’espressione disgustata «Beh, però il nome mi ispira. Le prendo comunque…»

«Sembrano un piatto uscito da Ratatouille! Le preparava il topo chef, se ben ti ricordi.»

«Sì, forse hai ragione, ma non vedo altro che mi interessi.»

Hux sospirò. Aveva imparato a non combattere la testardaggine del cavaliere. Chiuse il menù con uno scatto secco:
«Molto bene» concluse «Io andrò sul sicuro! Una pizza alle melanzane.»

 
***
 

L’ex-generale fissò sconsolato il proprio piatto. La pizza ordinata era tutto, tranne che una pizza. Prima di tutto, aveva le stesse dimensioni e consistenza di una focaccina surgelata. La crosta era annerita da un evidente eccesso di cottura e la mozzarella sembrava rinsecchita. Le melanzane si erano rivelate essere delle zucchine con un evidente disturbo della personalità. Inspirò a fondo, chiudendo gli occhi.

Non ti preoccupare. Si sussurrò Paga Ren. Non hai bisogno di pensare al prezzo esorbitante che sborserete per questa roba. Goditi la cena. È già stata una bruttissima giornata, non ha senso rovinarsi anche la sera, giusto? Non soffermarti sui trentasei euro di pizza abbrustolita. Pensa ai dolci! Sicuramente i dolci saranno migliori. Concentrati! La lista includeva delle cose interessanti: crostatine al limone, panna cotta ai frutti di bosco, gelato al cioccolato con salsa di lamponi… Non aprire gli occhi! Non guardare il piatto di Ren. Kriff, è atroce! Sembrano dei cervelli rosa su vomito di gatto. Non guardare. Concentrati sul taglio della tua focaccia… Respira, su… conta fino a tre.

«Sai, questa roba… fa abbastanza schifo.»

La voce del cavaliere lo costrinse a riaprire lo sguardo e a fissare le magre pietanze sul tavolo. Impugnò il coltello, affondandolo nella pizza. Un sinistro scricchiolio riecheggiò nella sala. Scosse il capo, sconsolato.

«Comunque… l’egiziano sotto casa, con cinque dollari, la fa meglio.» si lamentò, afferrando una fetta e tentando di strappare un morso. La base si sbriciolò immediatamente, piovendo sui pantaloni del completo. La mozzarella si rovesciò proprio sul cavallo, lasciandovi una indelebile macchia di unticcio.

«Kriff e Kriff e di nuovo Kriff! Ma quando finirà ‘sta sfiga infame?»

 
***

 
Kovalski abbassò il binocolo, impugnando la trasmittente. Si sedette sul panettone spartitraffico, avendo cura di non aumentare la pressione in addome. Accavallò le gambe, stringendo le ginocchia. Forse non avrebbe dovuto bere due birre prima di tuffarsi nel freddo della sera.

«Cremlino a Primula Rossa. Rispondete, passo!» sussurrò.

Un gracchiare giunse dall’auricolare:
«Qui Primula Rossa, ti sentiamo. Novità?»

«Il nostro obiettivo è a cena da Cracco.»

«Hai capito il signorino?! E noi che pensavamo fosse uno spiantato.»

«C’è qualcuno con lui.»

«Chi?»

«Non riesco a individuarlo. È coperto da una selva di Ficus benjamin

«Uomo o donna?»

«Non saprei…»

«D’accordo. Altre novità?»

«Una, sì…» inspirò a fondo, stringendo i denti «Chiedo un cambio immediato. Qualcuno di voi può venire a sostituirmi?»

«Mh, forse… scusaci, è che sta cominciando il Gran Premio della Steppa proprio ora. È urgente?»

Si premette una mano sul ventre, annuendo rapido:
«Sì, moltissimo!»

«D’accordo. Guardiamo la partenza e poi ti mandiamo Matrioska. Passo e chiudo!»
 

***
 

Hux spinse via il piattino del dolce, decisamente scoraggiato. Aveva optato per una tortina al limone. Tuttavia, in cucina avevano finito i limoni, quindi si era dovuto accontentare della base di pasta frolla. Niente di eccezionale, in effetti. Si consolò, pensando che Ren non era stato più fortunato: il suo sorbetto alla frutta si era rivelato un centrifugato allo zenzero e al finocchio. Quando aveva provato a chiedere spiegazioni, il cameriere aveva alzato le spalle e si era finto sordomuto.

«Che delusione!» esclamò «Non c’è niente di peggio che mangiare male e spendere tanto! Ti va tutta la cena di traverso.»

«Sono d’accordo…»

«Che dici, paghiamo e… andiamo in albergo?»

«Assolutamente no!» Ren sbatté le mani sul tavolo, facendo tremare le stoviglie rimaste «Io ho ancora fame!»

«Non possiamo ordinare nuovamente! Due dolci, una pizza e un disgustoso piatto a base di interiora ci sono costati quasi…duecento euro, comprensivi di acqua e coperto. La bottiglia di Dom Pèrignon almeno è stata offerta! E comunque faceva schifo pure lei… seicento euro di vino che sapeva di piscio.»

«Ma io ho fame…»

«Lo so! Mangeremo di più domani mattina.»

«Voglio mangiare adesso!»

«Non hai cinque anni, Ren! Cerca di resist…» un brontolio incessante si levò dalla bocca del suo stomaco. Si premette il palmo sulla pancia, cercando di mettere a tacere quel borbottio. Non ottenne grandi risultati. Tossì per nascondere il rumore, ma ormai era tardi. Si ritrovò ad osservare il sogghigno beffardo del compagno «D’accordo…» ammise infine «Ho fame anche io.»

«Ho una idea!» Ben Solo scattò in piedi, affrettandosi a recuperare il suo poncho azteco «Perché non ci prendiamo un kebab?»
 

***
 

Hux si accomodò sullo sgabello. Il tavolino traballante di Turkish Kebab era ingombro di piattini, forchette di plastica, tovagliolini e lattine. Quel cibo spazzatura era l’unica cosa che potesse risollevare una giornata a dir poco disastrosa. Non era salutare, ma almeno le porzioni erano abbondanti. Addentò un falafel, lasciandosi avvolgere dalla croccantezza della crosta e dal sapore speziato.

«Mhhh…» biascicò, la bocca ancora piena «Buonissimo!»

Non era cucina d’alta classe, ma era indubbiamente gustoso. Si rilassò, concedendosi una lunga sorsata coca cola.

«Shi, nienhte malhe…» gli fece eco il collega.

«Non puoi evitare di parlare mentre mangi, Ren? Stai sputando pezzi di carne ovunque! Per tacere della salsa… diamine, datti una ripulita» ringhiò, tendendo all’altro un fazzolettino di carta.

«Pignolo. Comunque… è ottimo! Questo è cibo degno di nota.»

«Sì» convenne, arrendendosi all’evidenza. Le cose migliori erano spesso quelle più semplici ed economiche. Inoltre, non era abituato ai piatti raffinati: aveva passato una vita a sopravvivere con caffè e barrette energetiche, o con frittate improvvisate. Forse… le animelle in salsa di liquirizia erano davvero troppo per i loro palati magri. Agguantò una patatina fritta, prima di domandare «Quindi… hai scritto un libro?»

Ottenne un cenno d’assenso:
«Esatto! Lo presenterò dopodomani al pubblico.»

Hux abbassò lo sguardo, per nascondere la delusione. Possibile che, qualunque cosa facesse, Ren avesse più successo di lui? Non solo! Lo stilista era diventato così popolare da non avere più bisogno neppure dei suoi consigli. Non lo aveva minimamente coinvolto nel progetto, anzi… non glielo aveva neppure accennato. Fissò sconcertato i propri falafel, indeciso se annegarli nella maionese oppure avanzarli. Sentiva un nodo allo stomaco, difficile da ignorare. Inspirò a fondo, per sciogliere la tensione.

«Perché non me lo hai detto? Una volta lo avresti fatto.» sussurrò.

«Beh, perché non credevo ti importasse.»

«Sì, invece! E tanto! Diamine, Ren… siamo stati colleghi per così tanto tempo. Abbiamo comandato lo stesso incrociatore stellare. D’accordo, ero ovviamente migliore di te in questo, come in molte altre cose, ma… mi hai sempre raccontato tutto! All’incirca… cioè, a parte la storia della ragazza spazzino e il resto. In effetti, ho perso Starkiller proprio per la tua incompetenza, ma… tralasciando questo…» infilzò la forchetta di plastica al centro del panino e i denti fragili si spezzarono. Si ritrovò a fissare la posata mutilata, ormai inutilizzabile «Mi consideri davvero così poco? Avrei potuto aiutarti a stenderlo.»

«E dove avrei dovuto stenderlo, scusa? È un libro, non un paio di mutande appena uscito dalla lavatrice.»

«Come diavolo hai fatto a pubblicarlo? Non conosci neppure le espressioni d’uso comune. Lo avrai riempito di errori d’ortografia, di sintassi sbagliate e… oh, diamine! Le virgole sai come utilizzarle?»

«No, ma… credi davvero che queste inezie interferiranno col mio successo?»

«Inezie? Ti sembrano cose da poco?»

«Sapevo che mi avresti fatto delle osservazioni noiose. Per questo non te l’ho fatto leggere! E poi… dubito davvero ti interessi…»

«Potrebbe!»

«Molto bene!»

Kylo Ren armeggiò con la tasca dei pantaloni, cavandone lo smartphone. Gli piazzò lo schermo sotto al naso.

Hux fissò l’immagine inorridito. Al centro di una terrificante copertina gialla, capeggiava una foto altrettanto orrenda: un paio di gambe avvolte dagli immancabili pantaloni a vita alta, tanto da arrivare appena al di sotto dei prominenti pettorali del modello. Il viso non si vedeva, ma il generale non ci mise molto a capire che quel corpo apparteneva al suo coinquilino. D’altronde, lo aveva visto così spesso da non potersene dimenticare: erano più le volte che il cavaliere girava a torso nudo che vestito. Il titolo, a caratteri cubitali sotto al nome dell’autore, era scritto in un acceso rosso fragola: “La vita alta fa tendenza (E altri dieci imprescindibili dettami di moda)”.

«Davvero, Ren?» esclamò incredulo. Come poteva una schifezza simile avere successo? Perché, in quello stupido e retrogrado pianeta, tutti pendevano dalle labbra di uno pseudo-Sith fallito, con pessimi gusti in fatto di abbigliamento e l’igiene personale pari a quella di un lombrico decomposto?

«Visto? Te l’avevo detto che non avresti apprezzato!» fu la pronta risposta altrui.

«Non si può concepire una cosa del genere. È scandalosa.»

«Sei solo geloso! Io sono ricco e famoso e tu… beh, devi scroccarmi la cena per tirare a campare.»

«Guarda che posso pagare per entrambi!»

«Sì, certo… coca cola e patatine fritte, forse. Ma… la cena di prima? Oh, quella non potresti permettertela con il tuo misero stipendio da ingegnere fallito.»

Hux si pizzicò gli angoli degli occhi. Valutò brevemente l’idea di infilzarsi con lo spiedo del kebab. Ma… era davvero geloso dello stilista?

Assolutamente no! Si disse, mentre il dubbio gli scavava dentro.
D’accordo, forse un pochetto… Ammise, prima di gridare dentro di sé Va bene, sono geloso marcio! Ti odio Ren, ti ho sempre odiato e ti odierò fino alla fine dei miei giorni. O dei tuoi!
 

***

 
Vladislavo si strinse nella sciarpa e impugnò nuovamente il binocolo. Controllò ancora una volta la vetrina del Turkish Kebab, mentre dalla trasmittente proveniva una voce familiare:
«Primula Rossa a Matrioska. Sei sul posto?»

«Affermativo!»

«Vedi l’obiettivo?»

«Sì. È seduto al tavolo del kebabbaro.»

«È solo?»

«Negativo. C’è una persona con lui.»

«Descrivila.»

Vladislavo spiò attraverso le lenti.

«Corporatura robusta. Maschio bianco, credo.» scandì attentamente «Vistosi pantaloni all’ultima moda. Calzini di spugna e sandali. Un poncho precolombiano.»

«In volto?»

«Non lo vedo bene. È nascosto dietro il disegno di un falafel gigante. È un uomo con una polpetta di ceci al posto della testa.»

«Per oggi temo che dovremo accontentarci» gracchiò un’ultima volta Primula Rossa «Bel lavoro Matrioska! Rientra alla base, abbiamo molto di cui discutere.»

 
  
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