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Autore: Itsnotbroken    11/06/2021    2 recensioni
“Come ti chiami, amico? Non posso continuare a chiamarti occhi blu nella mia testa.”
“Suppongo di no.”
Suppone?
“Castiel.”
“...che hai detto?”
“Hai chiesto il mio nome, te l’ho dato” risponde. “Piacere.” Allunga una mano e quando Dean non si appresta a stringerla, la sua espressione si fa pensosa. “Si usa fare così quando ci si presenta, giusto? Scusa, non sono molto pratico. Le mie abilità nel trattare con le persone sono...arrugginite.”

Dean incontra uno sconosciuto alla stazione. È un uomo un po’ bizzarro, che parla a enigmi e così indifferente al caldo, che indossa un impermeabile marrone a giugno. Quello che Dean non sa, è che lo strano sconosciuto vestito da contabile è in realtà un angelo del signore ed è lì, per salvargli la vita.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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"Le cose belle accadono"

 

 

 

 

“Che cazzo di stazione è questa??” Sbraita praticamente al nulla. Vorrebbe avere davanti la vecchia signora non più così tanto amorevole che gli ha indicato la strada. Gliel’avrebbe fatta a lei, la domanda. La maglietta che ha indosso è appiccicata al petto come una seconda pelle e Dean, passando una mano in fronte, può raccogliere abbastanza gocce di sudore da riempirci una vasca. Fantastico. 

Guarda in giro, ma non c’è davvero nessuno a parte lui. La stazione è spoglia, fatta solo di un tettuccio di vetro che a mo’ di cupola si staglia su vecchie sedie. La cosa più viva che c’è lì intorno sono un paio di cicale e le lancette di un orologio appeso proprio nel mezzo che segnano le nove e dieci. Ah, no era un’impressione: le lancette sono ferme e Dean non si chiede il perché visto lo strato di ruggine che le ricopre. Anche se è piuttosto strano che segnino l’ora giusta. Conoscendo la sua fortuna, hanno smesso di funzionare proprio quando è arrivato lui.

“Davvero fantastico” bofonchia prima di mettersi a sedere. Spera che almeno lì ci passino i treni, l’erba sui binari cresce così fitta che gli sorge qualche dubbio. “Stazione del cazzo.” Lo ripete, perché non può farne a meno. 

Passa un po’ di tempo, l’aria si impregna di uno strano odore dolciastro, come quello dell’impasto che esce fumante dal forno, quello che preparava sua madre quand’era piccolo. Dà un’occhiata nei paraggi per tentare di trovare la fonte dell’odore, ma senza successo. Le spighe verdi dei campi si affacciano oltre le recinzioni, l’azzurro del cielo si affloscia in colori cupi. Un violetto brucia all’orizzonte, mentre dove è più scuro, il cielo si fora di stelle. Ancora nessun segno del treno. Niente. Nada.

Ora, se Dean avesse dietro il cellulare e quello stramaledetto orologio funzionasse, avrebbe almeno modo di sapere che ore sono e capire se questa stazione ha qualche speranza di vedere passare un treno. Ma il cellulare l’ha buttato per non vedere i messaggi di Bobby, non può leggere l’ora da nessuna parte e così, fa cadere la testa tra le mani e lascia un lamento simile a quello di un gatto bastonato.

“Tutto bene?” 

“FIGLIODI—“
Non è orgoglioso di ammettere che con un balzo è subito in piedi, che il sangue gli pompa nel cuore a un ritmo che è sicuramente il doppio del normale e che quello che gli è uscito dalle labbra non è stato un grido virile. 

“Amico” dice prendendo fiato. “Da dove salti fuori?” Lo chiede con sguardo un po’ circospetto e premendo una mano sul cuore (vuole capire se è ancora in pericolo d’infarto, grazie) e l’altra, dove tiene la pistola.

“Sono sempre stato qui” risponde quello.

“Dubito, ti avrei visto. Questo posto non è esattamente grande.”

Passano attimi di silenzio, poi, l’uomo esce dall’angolo buio in cui si trova e wow, Dean ha una crisi di sessualità a quasi trent’anni, perché di fronte a lui c’è uno sconosciuto con capelli scuri e un po’ spettinati, dai lineamenti del viso forti, quasi modellati da scalpelli, dalle labbra grandi e un po’ secche e dagli occhi...Dean non crede di aver mai visto niente di più blu. L’uomo inclina la testa di lato e nel gesto porta un po’ il peso del suo corpo a sinistra, mettendo in risalto la valigia nera che ha in mano. Dev’essere un uomo d’affari, un contabile, forse. Si spiegherebbe quell’orribile impermeabile marroncino e la cravatta blu che si intona perfettamente ai suoi occhi bellis—ee può bastare.

“Tu...lascia stare” dice Dean e si rimette a sedere. L’uomo scivola nel posto accanto al suo senza dire nulla.
“...sai che ore sono piuttosto?”

“No” risponde senza guardarlo, in una voce roca e a Dean ricorda il rumore del fuoco che scricchiola, la sensazione di calore sulla pelle...Ma che va a pensare? Non è una ragazzina che scrive il suo diario. Si schiarisce la voce, perché dopo quei pensieri, ne sente il bisogno e fa un’altra domanda.
“Quindi non hai...un cellulare?”

L’uomo continua a guardare in avanti con espressione fin troppo seria per uno che aspetta un treno in una stazione semi deserta.
“Non ne ho bisogno” risponde dopo un po’. 

“Come fai a—Lascia stare.”

“Non lo hai nemmeno tu.”

“No, ma perché io—“ Si interrompe e lascia che il silenzio sovrasti le sue parole. Non ha bisogno di voltarsi per capire che l’uomo lo sta guardando. Non accenna a parlare però e Dean non riesce a rimanere in silenzio per lunghi periodi di tempo.

“Parlando di orario, credevo che all’inizio quell’orologio funzionasse. Voglio dire, sarà un caso, ma segna più o meno l’ora in cui sarei dovuto arrivare qui. Hai notato se funzionava?” 

L’uomo accenna un sorriso e Dean realizza che è bello persino colpito dalle luci penose di quella stazione del cazzo.
“Funzionava. A che ora hai il treno?”

Dean si schiarisce la voce.
“Alle nove e un quarto.”

“Hm” fa quello, di fianco a lui, come se sapesse qualcosa che Dean non sa. 

“E il tuo?”

“È lo stesso.” Si limita a rispondere.

Se è anche lui qui ad aspettarlo, il treno dovrebbe passare e a momenti. In un certo senso, Dean è dispiaciuto: non vuole che l’uomo veda quello che sta per fare...Sospira e si tasta le tasche in cerca di una foto. Quando la tira fuori, ha già un sorriso sulle labbra. È in bianco e nero, ha i bordi spiegazzati e porta i segni delle pieghe nel mezzo, ma è la cosa che Dean ha più cara al mondo. Ritrae lui e suo fratello Sam, in giardino da Bobby. Ridono entrambi nella foto, come se fossero stati felici tutta la vita...la realtà è ben diversa.

“È una bella foto” arriva la voce di occhi blu.

Dean passa un pollice sulle loro figure. “Lo è” dice poi, lasciando la fotografia nella sedia accanto. “Come ti chiami, amico? Non posso continuare a chiamarti occhi blu nella mia testa.”

“Suppongo di no.” 

Suppone?

“Castiel.” 

“...che hai detto?”

“Hai chiesto il mio nome, te l’ho dato” risponde. “Piacere.” Allunga una mano e quando Dean non si appresta a stringerla, la sua espressione si fa pensosa.
“Si usa fare così quando ci si presenta, giusto? Scusa, non sono molto pratico. Le mie abilità nel trattare con le persone sono...arrugginite.”
Accompagna la parola disegnando virgolette metaforiche con le dita e Dean non può che lasciare una risata al gesto.

“Sì, si fa così” dice tendendogli la mano, con un sorriso ancora sulle labbra. Cas, è l’unica sillaba che è riuscito a registrare del suo nome, piega gli angoli della bocca prima di far scivolare la mano nella sua. Quando la presa salda si chiude sulla sua pelle, Dean è colto da un brivido, per un attimo sente la pelle punzecchiata di scintille, per un attimo, vede qualcosa di più negli occhi blu di Castiel, qualcosa di profondo e incomprensibile. Dura un istante, il tempo di un battito e la strana sensazione svanisce: rimane solo la mano grande di Castiel, calda e un po’ sudaticcia a contatto con la sua. Lascia la presa continuando a guardarlo, ma non riesce a trovare nulla della sensazione di prima. 

“Ehm...io sono Dean.”

“Dean...” Ripete. Quando riporta la mano a riposare sulla coscia, Dean intravede il ciondolo di un braccialetto: ha la forma di una croce. 

“Dove sei diretto, Dean?”

“Cosa?”

“Dove vai.” Cas ha di nuovo il volto verso l’orizzonte, Dean invece, non riesce a staccare gli occhi da lui, dalla pelle che brilla di un bagliore quasi surreale. 

“Vado, ehm...” Farfuglia, mentre soppesa le sue opzioni. La verità è da escludere, in quanto a mentire dovrebbe essere bravo, ma questa volta non gli viene in mente nulla, non davanti all’uomo. 

“Non lo sai ancora?”

“...No.”
Il che aveva fondo di verità, perché Dean non ha mai creduto alla stronzata degli angeli e del paradiso che rifilano per consolazione. Una volta morto, non sa dove andrà. Spera solo di non sentire più nulla. Si accorge che Cas lo guarda con la coda dell’occhio e si sforza di parlare. “No...non lo so, vedo se c’è qualche posto che m’ispira mentre sono sul treno, tu?”

“Dipende da te.”

“Come scusa?”

Cas porta il peso in avanti e gli avambracci sopra le cosce, la mano a sorreggere il mento. Rimane in silenzio e non distoglie gli occhi dalla linea dell’orizzonte e la cosa sta diventando ridicola. 

“Mi spieghi che hai tanto da guardare??” 

Ha la risposta subito dopo, perché quando lancia uno sguardo davanti a sè, si accorge che nulla è cambiato. Da una parte, la notte mezza calata, con uno spicchio di luna e granuli di stelle e dall’altra, una linea di colori chiari, violetto e porpora. 

“È impossibile” dice sollevandosi in piedi. “Sto impazzendo. Cazzo. No, aspetta, lo vedi anche tu, giusto??”

Cas sospira e si alza in piedi per fare qualche passo e affiancarlo.
“È quello che può accadere se scegliamo di camminare tra di voi.”

“Camminare tra—Cristo. Cos’è, sei un alieno per caso? E.T. versione impermeabile?” 

L’uomo apre la bocca due o tre volte senza dire nulla e inclina la testa di lato in confusione. (Dean trova il gesto fin troppo carino.)
“Non so di cosa tu stia parlando...”

“È un film piuttosto famoso...”

“Non mi piacciono granché i film, anche se...” L’espressione dell’uomo si fa appena più brillante. “Una volta ho visto un documentario sulle api, di come costruiscono la loro casa, impollinano e producono miele.” 

Dean ora è solo confuso. Quando Cas si accorge della sua espressione, il volto si fa più serio e poggia la valigia a terra. 

“Lasciando da parte i film e le api...Cas...vogliamo parlare di quello che hai detto prima?” Chiede, perché non è una cosa che può trascurare; a questo punto, Cas potrebbe essere un mostro, un demone, anche. Dean spera con tutto il suo cuore di no. Per sicurezza, porta comunque la mano a tastare il profilo della pistola. “Intendo quella roba sui tipi come te che camminano tra quelli come me e su quello che può succedere, perché è stata abbastanza inquietante.”

Cas rimane in silenzio a guardarlo.
“Cosa vuoi fare quando arriva quel treno, Dean?”

Dean deglutisce facendo fin troppo rumore. Manda giù la cosa con una risata.
“Che vuoi dire??? Ci salgo. E ora rispondi alla mia, di domanda.”

Ti prego non essere un mostro

“Ci sali.” Si ostina a ripetere Cas. “Non mentire con me, Dean.” 

Dean per un attimo è così sorpreso che non dice nulla. L’uomo ha un’espressione di rammarico in volto, come se sapesse che cosa Dean sta per fare, come se fosse dispiaciuto, come se a lui importasse qualcosa.

“E tu chi cazzo sei per dirmi una cosa così?” Sbraita. Sotto la sua voce, Cas rimane immobile. Dean, preso della rabbia, lo afferra per il collo dell’impermeabile e sbatte l’uomo sulle staccionate della stazione. “Stammi a sentire. Non so chi sei e tu non sai chi sono io. Non mi conosci, quindi non ficcare il naso nelle mie faccende.”

“Ti sbagli, Dean Winchester.”

Dean spalanca gli occhi, come diamine fa a—

Il lampione sopra di loro sfavilla e poi si rompe con irruenza, lasciando che scintille piombino sopra di loro, come stelle cadute dal cielo. Dean si lancia all’indietro per ripararsi, Cas rimane immobile con l’oscurità gettata sul viso. 

“Vedo la tua anima, Dean. Uno sguardo e ti conosco più di chiunque altro. So che per un po’ sei cresciuto a Lawrence, che avevi una famiglia a cui volevi bene e poi l’hai persa. So che tuo madre è morta e da allora tuo padre non è stato più lo stesso. So che hai badato a tuo fratello dandogli tutto quello che avevi e anche di più. So che sei un cacciatore, che sei arrivato fin qui pieno di rimorsi per il sangue che macchia le tue mani. E so anche che non salirai su quel treno quando arriverà, ma ti butterai sotto, sulle rotaie, perché non riesci a vivere con la consapevolezza che non puoi fare niente per portare indietro tuo fratello.”

Dean rimane a terra, incapace di muoversi, mentre la luce del lampione riprende debolmente a brillare. 

“Chi sei tu?” Chiede prendendo in mano la pistola.

“Castiel. Un angelo del signore.”

“Puttanate!” Grida e si solleva in piedi. “Non esistono gli angeli. In tutta la merda che caccio, non gli ho mai visti gli angeli!”

“È questo il problema con te, Dean. Tu non hai fede.” Dice così e la luce sopra di lui si scurisce un’altra volta. Questione di pochi attimi e Cas, ruotando le spalle, libera dietro di sè ombre enormi di ali, accompagnate dallo scoccare simile di un frusta e dal bagliore repentino di un lampo. Davanti a quella visione, retrocede per istinto di qualche passo e si ferma in tempo dal scivolare sui binari.

“Non-non è possibile” balbetta. 

“Di che altra prova hai bisogno?” Chiede Castiel, un fottuto angelo. 

“Ho cercato prove per tutta la vita. Non sarà il trucchetto di un paio di ali a farmi cambiare idea ed è meglio così. Perché se è vero che esistete...” Avanza di qualche passo, lascia da parte la paura e sente la rabbia ribollire nelle vene. Castiel dice di essere un angelo, davanti a lui, e quand’è che si fa vedere? Adesso. Nessuna traccia di lui quando sua madre e suo padre sono morti, nessuna traccia di lui quando ha pregato in ginocchio con il cadavere di Sam tra le braccia.  
“Perché se esistete, vuol dire che avete fatto un bel lavoro del cazzo! Con me e con tutta l’altra gente!”

Castiel, l’espressione stoica, sembra assumere un po’ più di umanità dopo le sue parole. China la testa e muove le labbra, faticando a trovare una risposta da dargli. 

“Come immaginavo, su questo non hai niente da dire.”

“Dean, gli angeli non intervengono nelle faccende degli uomini. La morte fa parte di voi...noi non possiamo fermarla, ogni cosa deve seguire il suo corso. C’è una stagione per tutto.”

“Sei qui per me, no?”

“A volte si fanno eccezioni.”

Dean ride, perché arrivato a questo punto, non può fare nient’altro.
“Eccezioni...sì. Certo. Un cazzo di angelo venuto qui solo per salvarmi il culo. Non me la bevo.”

La luce del lampione è di nuovo accesa adesso e Castiel, fermo, sotto di essa, con quello stupido impermeabile e occhi compassionevoli, sembra quasi umano.
“Perché è così difficile da credere?” Chiede avvicinandosi di tanto a lui. 

Dean stringe più forte l’impugnatura della pistola. 

Castiel inclina la testa di lato e un respiro fresco gli bagna il volto, Dean si aspettava che non respirasse.
“Qual è il vero problema?” Punta gli occhi blu su di lui e se ne sta in silenzio, guardandolo come se lo conoscesse da tutta la vita. “...Tu...tu credi di non meritare di essere salvato.” 

Non gli era mai capitato, nemmeno con Sam, che qualcuno riuscisse a leggerlo all’istante, a scavare a fondo e vedere l’odio che prova per se stesso. Deglutisce e alza l’angolo della bocca in un sorriso sarcastico.
“Ci hai preso. Non ci voleva un genio visto che hai già dedotto che fine voglio fare. Ma grande comunque. Inizio a vedere un po’ di potere angelico in te. Mi chiedo dove sia la tua arpa.”

Per un secondo, Castiel sembra spazientito ed è l’emozione più umana che ha visto trasparire dal suo volto. Dean non si ferma lì, però, perché di tutta quella storia, niente gli va giù.
“Fammi un favore, Cas. Se sei davvero un angelo, va’ a salvare quelli che ne hanno veramente bisogno.” Gli passa affianco e si dirige di nuovo verso le sedie arrugginite. “O torna dal tuo boss, da Dio, sempre che esista.”

“Esiste.”

“Non l’avrei detto” gli risponde lanciandogli un sorriso. “E digli che è ora che inizia a fare qualcosa per la sua gente.” Ripensa a Sam, al suo corpo che si faceva freddo tra le sua braccia, alla luce degli occhi che si spegneva e a quanto sarebbe stato facile per uno come Dio salvarlo. “Digli che sollevare un dito ogni tanto non farebbe male. Non so quand’è l’ultima volta che ha lanciato uno sguardo qua sotto, ma cazzo...ne ha di lavoro da fare.”

“Dean...Dio agisce per-"

“Se dici vie misteriose, giuro che ti prendo a calci in culo.”
Rimane un attimo allibito dalle sue stesse parole. È un angelo del signore dopotutto quello che ha davanti, Dean non è sicuro che sopravviverà se continua a parlargli così. La cosa è messa ancora più in dubbio dall’espressione di Castiel, dall’aria che sembra d’un tratto elettrostatica. Invece di alzare un dito e fargli piombare addosso una scarica elettrica, però, l’unica cosa che fa Castiel è sospirare, prendere la sua stramaledetta valigetta e sedersi vicino a lui. 

“Quello della foto” dice dopo un po’ e Dean si fa subito sull’attenti.
“Era tuo fratello.”

“Sì. Il tuo Dio non l’ha salvato.”

“No” risponde Castiel, sfregandosi le mani e lanciandogli un’occhiata. “Non l’ha fatto. Cosa credi che volesse Sam per te?”

“Non dire il suo nome. Non ti azzardare.”

“Ok, cosa credi che volesse tuo fratello?”

Dean abbandona per un istante la rabbia e rimane in silenzio a pensare seriamente alla domanda. È una domanda stupida e ovvia, l’unica cosa che voleva Sam è che lui fosse finalmente felice, ma è anche l’unica cosa che non può dargli. Perché Dean non si è mai permesso di essere felice, la felicità è stata sempre cosa degli altri e di sicuro non la farà sua adesso, adesso che Sam non c’è più, adesso che non è riuscito a proteggerlo.

“Pensa se Sam ti vedesse adesso” insiste Castiel.

“Sam non c’è.”

“L’anima di tuo fratello è in paradiso. Può dare un’occhiata in basso, se vuole.”

Dean rimane senza parole.
“Si può sapere perché me? Perché tanta fatica per salvare me?” 

Castiel allora si alza e aggiusta l’impermeabile.
“Perché sei un’anima buona, Dean, che ha perso molto e dato tutto quello che aveva. Io ho...” Castiel sembra avere qualche difficoltà a trovare le parole. Poi, un piccolo sorriso gli curva le labbra ed è la prima volta che succede. “Devo confessarti che altre volte sono sceso sulla Terra. Lo faccio ogni tanto e solo per poco, così che nessuno si accorga della mia presenza. Non posso fare a meno di stare lontano dalla Terra, perché trovo voi essere umani...affascinanti. I miei fratelli sono un po’ diversi da me, non mettono mai piede qui. Loro fanno il compito di Dio, ma sdegnano creature come voi, dimenticandosi che siete la creazione che ha dato a mio Padre più orgoglio.”

“Non c’è molto di cui andare fieri. L’avrai visto anche tu, dato che ti piace tanto passare del tempo in mezzo a noi.”

“Oh, no.” Castiel si gira a guardalo e ha lineamenti scolpiti perfettamente dalla luce, la bellezza di una statua. “Ogni volta, ho visto solo il bello delle cose. Perché non lo vedi anche tu?”

“Perché la mia vita non è fatta di cose belle.”

“Ma le cose belle accadono, Dean.” 

E Dean quasi gli vuole credere, perché lo dice con un’emozione così viva negli occhi, con un sorriso così aperto sulle labbra...

“Scendendo sulla Terra, ti ho fatto visita molte volte.”

“Cosa?!”

“Aiuti le persone e non c’è niente di più bello. Ti ho visto dare l’amore a tuo fratello, a tuo padre, sperando di riceverlo indietro. Ho visto l’amore in tutto quello che facevi, in tutto quello che fai. Hai combattuto, mettendo a repentaglio la tua vita, per il mondo. So che non credi nella sua bontà, ma hai sempre creduto nelle persone, nella famiglia, nel loro diritto di essere salvate. Dove tu vedi odio e rabbia, io vedo...amore, tanto amore e qualche errore lungo la strada.”

Dean non sa cosa dire. Castiel, un angelo, lo guarda con qualcosa di tremendamente umano negli occhi. È qui, davanti a lui, un angelo, a parlargli del bene che ha fatto in vita sua e per una volta, Dean sente di non doversi odiare poi così tanto. 

“Sono qui per questo. Perché per te, ho voluto fare un’eccezione, perché non ho mai visto nulla di più bello della tua anima, Dean Winchester e mai lo vedrò.”
Scivola accanto alla sua sedia e per qualche ragione, Dean sente lacrime agli occhi.

“Per cui” dice Cas avvicinando il volto al suo, lasciando che la luce macchi d’oro i suoi occhi, le sue labbra, la pelle. “Ti prego di salire su quel treno e trovare un posto che possa...ispirarti, come hai detto tu. Ti prego di non togliere a questo mondo, qualcosa di così buono come te.”

Dean sente la prima lacrima bagnare la sua guancia e fa presto ad asciugarla con la mano. Castiel solleva le dita e Dean si tira indietro istintivamente. Allora, il movimento rallenta e l’angelo lo guarda mentre sposta lentamente la mano sul suo volto. Fa passare le dita sulla sua guancia, calde e screpolate e Dean prende un respiro profondo, si abbandona al contatto. Non ricorda quand’è stata l’ultima volta che qualcuno lo ha toccato così.

“Qui-quindi tu...credi che...sei qui per salvarmi la vita?”

“Sì. Perché io, un angelo, strumento e guerriero di Dio, lassù mi stavo dimenticando quali fossero le cose importanti, che contano davvero, che mio Padre voleva rispettassimo. Venendo quaggiù, tu, me l’hai ricordato. Non ho mai provato l’amore, Dean. Né qualsiasi cosa di lontanamente simile a un’emozione umana.”

“Cos’è cambiato?”

Castiel guarda appena le sue labbra, poi sposta lo sguardo sui suoi occhi.

“Tu.”

È una cosa stupida, è in una stazione abbandonata, con il tempo che ha smesso di scorrere, un angelo vestito da contabile nella sedia affianco alla sua che ha incontrato solo da poco, ma non riesce a fare a meno di ciò che sta per fare, perché non si è mai sentito così amato. Stringe tra le dita il colletto dell’impermeabile e sotto lo sguardo sorpreso di Castiel, porta il suo viso così vicino da far incontrare le loro labbra. Dean non è mai stato uno dalle emozioni deboli, se prova qualcosa, lo sente con tutto se stesso. Per questo, muove subito le labbra su quelle di Castiel, affonda la lingua quando quelle dell’angelo si dividono, stringe le dita di una mano tra i capelli umidi, strappando a Castiel un suono bellissimo. È questione di attimi, Cas inizia a ricambiare il bacio e Dean, quasi che riesce a sentire le scintille che erano scoppiate dal lampione sulla propria pelle. Baciare Castiel è diverso da tutto quello che ha conosciuto nella vita. L’angelo afferra i suoi capelli con una mano e fa scivolare le labbra sulle sue, muove la lingua perché si scontri con i suoi denti, con gli angoli cavernosi della sua bocca. È la passione che Dean ha bisogno in questo momento, la forza con cui Castiel gli afferra una spalla e lo porta ancora più vicino a sè, l’entusiasmo con cui gli divora la bocca. Poi, inaspettatamente, la mano che tirava forte le ciocche dei suoi capelli, lasciandogli un formicolio alla nuca, si ritrae e scivola lungo una guancia. La pressione sulla spalla diminuisce e la sensazione di bruciore che l’accompagnava si spegne. Castiel rallenta il movimento delle labbra e ritrae la lingua dalla sua bocca. Tutto quello che sente adesso Dean, è la morbidezza con cui Castiel lo bacia, come se fosse qualcosa da venerare e tenere delicatamente con sé. Un ultimo assaggio delle sue labbra, di qualcosa che gli ricorda le scaglie di mele che trovava nella sua torta preferita da piccolo, e Dean allontana il volto da quello di Castiel. Nota i capelli neri ancora più arruffati dopo che ci ha passato le dita e l’impermeabile che ricade storto su una spalla. Non può fare a meno di ridere. Castiel sembra nutrirsi del suono, perché gli occhi gli diventano luminosi e un sorriso affiora sulle labbra. 

“Che è appena successo?” Chiede Dean. 

Cas non ha ancora tolto la mano dalla sua guancia, né da dove poggia sopra la sua spalla e continua a guardarlo con quella strana emozione negli occhi. Sembra rinvenire un secondo dopo, però, e allontana il suo tocco, distogliendo lo sguardo quasi con timidezza.
“Le mie scuse, Dean...quando occupo un corpo umano, alle tentazioni è ancora più difficile resistere...e tu...io trovo la tua anima molto bella.” Finisce con un rossore in viso, cosa che non avrebbe mai creduto di vedere in un angelo. 

Dean sente le guance che quasi gli fanno male da quanto sta sorridendo.
“Questo l’hai già detto...è solo che...avrei pensato che voi angeli...”

“Non sono il primo” dice Castiel. “La storia di noi angeli è molto lunga ed è già capitato che qualcuno si accorgesse della bellezza di voi umani, della creazione di nostro Padre.“

“È una dichiarazione, Cas?”

“Come dite voi umani?” Chiede senza incontrare il suo sguardo e Dean pensa un po’ prima di rispondere. La faccenda è talmente assurda...
“Ehm...innamorarsi...credo.”

“Allora sì, intendo fare una dichiarazione. Dopo tutto il tempo passato a conoscerti, anche se da lontano e in silenzio, penso di essermi innamorato di te, Dean Winchester. Venendo qua però non avevo previsto...”

“Il bacio da urlo?”

Castiel accenna di nuovo un sorriso e questa volta lo guarda.
“Sì, non avevo previsto un’attività fisica con le nostre bocche.”

“Wow, Cas, molto eccitante.”

Cas inclina la testa di lato. 

“Era una battuta...sarcastica...noi non-non diciamo così quando facciamo qualcosa con qualcuno. Ne parliamo in modo diverso, meno scientifico, più...” Castiel ancora non sembra capire e Dean ci rinuncia. “Senti...lascia stare.”

Cas annuisce, ma continua a guardarlo e ora Dean riesce a cogliere l’emozione che non riusciva a decifrare. Che sia vero? Un angelo di nome Castiel si è innamorato di lui?

“Cosa farai, Dean?” Gli chiede, interrompendo il flusso dei suoi pensieri. 

“Non dipende da te?”

“No, non ti salverò se non è veramente quello che vuoi.”

Il silenzio cade fitto tra di loro, le cicale continuano a stridere e Dean è cosciente del sudore che cola lungo la schiena, della sensazione umida che hanno lasciato le labbra di Castiel sulle sue. Allunga una mano per riprende la fotografia di suo fratello nella sedia accanto a lui. Erano davvero felici in quella foto. Era la foto preferita di Sammy, perché coglieva Dean con un sorriso smagliante in volto. Suo fratello non avrebbe mai voluto che si togliesse la vita, avrebbe voluto che la vivesse, felice, come in quella foto. Volta lo sguardo verso Cas, l’angelo che vede in lui la bellezza del mondo. 

“Tornerai a farmi visita?” Gli chiede.

Cas sembra pensarci un po’ su, poi, un sorriso gli riempie le labbra, rende gli occhi una macchia di luce blu.
“Certo, Dean.”

“Faremo ancora attività fisica con le nostre bocche?” Chiede, perché se non fa battute che possono imbarazzare qualcuno non è lui. E poi spera un pochino che la risposta di Cas sia un sì, ma Cas non dice nulla. Si solleva subito dalla sedia, pulendo polvere inesistente dall’impermeabile e recuperando la valigetta nera che aveva poggiato a terra. Dean riesce a scorgere un po’ di rossore macchiare il viso. Delicatamente, fa scivolare la fotografia nella tasca dei pantaloni e affianca Castiel. 

“Ci vediamo, Dean” dice semplicemente.

“Non cambiare mai, Cas.”

“Penso sia un po’ tardi per quello. Da quando ho conosciuto te, non sono più quello di un tempo” dice serissimo e porgendogli un sorriso. Dean nota che intorno a loro si è fatto più buio. Si chiede quando potrà assaggiare di nuovo le labbra di Castiel, sentire le sue mani toccargli la pelle come una scossa elettrizzante. 

Dean sente il rumore del treno arrivare e si gira a lanciare un’occhiata all’orologio: ha ripreso a funzionare e segna le nove e un quarto.

“Credi davvero che ci sia del buono in me?” Chiede adesso che Cas può ancora sentirlo. 

“Credo che tutti quelli che ti stanno attorno lo vedano.”

Le parole e la sincerità con cui l’angelo lo dice, gli creano un nodo alla gola, un calore nel petto. 

“Per quanto riguarda tuo fratello, abbi fede. Non ti arrendere. È ancora possibile riaverlo con te.” 

E con quello, nella notte più bizzarra (e ne ha di esperienze da paragonare) della sua vita, Castiel, l’angelo che si è innamorato di lui, sparisce sotto la luce dei fanali del treno. A Dean sembra di sentire un battito di ali e un sussurrato: “A presto.”

Un angelo che si è innamorato di lui...Roba da matti. Dean non credeva di meritarsi nemmeno l’amore di se stesso, figuriamoci quello di un angelo. Le cose belle accadono, gli ha detto Castiel e mentre Dean sale i primi gradini del treno e scorge ancora l’ombra di ali che si dispiegano, inizia a pensare che sia vero.






 

 

Note dell’autrice: 

Ciao ^-^
Prima cosa, un grazie per aver letto. Secondo, un paio di precisazioni. La storia, anche se inspirata al primo e ultimo incontro di Castiel e Dean :’) , è nata dal nulla, la trama mentre la scrivevo, quindi non vi biasimo se trovate qualche cosa non molto chiara. Sono stata un po’ indecisa se pubblicarla, ma non volevo farla marcire tra tutte le altre note che scrivo al cellulare ://  Quindi, eccola qua, una piccola storia breve ambientata nella seconda stagione, dopo la morte di Sam. Ho immaginato Dean, che non riesce a fare nessun patto per far tornare indietro Sam e il dolore lo spezza a tal punto che pensa al suicidio. All’inizio non ho fatto trapelare la sua tristezza, perché volevo che la cosa si scoprisse leggendo. Arriva Castiel, angelo del signore, che vuole salvarlo e fargli cambiare idea. Come dice anche lui nella ff, ha fatto visita mooolte volte a Dean e osservandolo, conoscendolo anche se da lontano, ha finito col provare cose non molto angeliche. AMORE, belli miei. Quindi, ehm, niente. Riesce a far cambiare idea a Dean e si becca pure un bacio. Quello che succede dopo questo incontro, lo lascio alla vostra bellissima immaginazione. 

GRAZIE, spero vi piaccia, mio Dio non so che pensare 🤣 se qualcuno vuole farmi sapere come ha trovato questa one shot mi riempirebbe il cuore di gioia ✨

Sto preparando un AU a più capitoli. Spero che a qualcuno possa interessare e magari anche di risentirvi lì.
Un saluto GRANDE ❤️

P.s. Se qualcuno è curioso, vi lascio il link di una canzone che mi ha ispirato: https://youtu.be/-IiUkxyYH_4

   
 
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