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Autore: Giovievan    11/06/2021    1 recensioni
Ho impiegato molti anni e fin troppa sofferenza a farmene una ragione ma finalmente l’ho capito: il mio destino non è mai stato quello di essere Perfetto. Io sono nato per essere il padre degli dei. Il mio unico compito, la mia missione, è rendere reale la Leggenda, e ci proverò fino all’ultima goccia del mio sangue.
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Durante l'inverno più rigido che Arcos abbia mai vissuto Cold decide di infrangere la legge arcosiana per generare l'Essere Perfetto, il mutante che secondo la leggenda avrebbe una tale potenza da poter diventare padrone dell'intero Universo.
È così che nonostante le resistenze, in particolare quelle di Cooler, Freezer prende vita possedendo l’immenso potere che Cold sognava di generare da sempre. Ma le cose si fanno più complesse del previsto e lentamente tutto scivola fuori controllo...
Genere: Dark, Introspettivo, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Cooler, Freezer, Re Cold
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Origins: come tutto ebbe inizio'
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12.
Spin-off: Freezer, il fervore dell'Essere Perfetto


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«Quindi non ricordi nulla sul serio?»
La coda mi trema dalla stizza, ho voglia di sbatterla contro qualcosa. L’unico motivo per cui mi freno dal far esplodere in mille pezzi con un colpo solo la roccia su cui sono seduto è che mi annoia il pensiero di doverne cercare un’altra altrettanto comoda.
«Eppure mio padre ha detto che sono capace di comunicare» ribatto, osservandolo. «Forse sei tu a non comprendere il significato di “Non ricordo”? Mi sembrano parole semplici.»
Cooler, così mi pare si chiami, mi riserva uno sguardo feroce con cui vorrebbe palesemente incenerirmi. Il mio intuito mi suggerisce che io non debba ispirargli troppa simpatia, ma suppongo che avrò modo di confermarlo… temo che dovrò aver più contatto del previsto con quest’essere.
«Nostro padre ha detto che sei avanzato, sì. Ma resti comunque un neonato.»
Mi lascio scivolare addosso quell’ultima parola; dovrò valutare se prenderla come un insulto o come un complimento alle mie magnifiche ed evidentemente precoci capacità. Eppure non mi sfugge che abbia calcato di proposito il nostro. D’improvviso, da chissà quale recondito angolo della mia essenza, giunge una consapevolezza: ora so bene cosa sto guardando e la cosa mi strappa una risata che non so trattenere.
Da cui Cooler sembra infastidito.
«Che hai da ridere?»
«Oh, nulla» dico stringendomi nelle spalle. Mi godo la sua espressione che muta in peggio a ogni mia parola. «Solo, ho appena realizzato di aver a che fare con un mocciosetto geloso. Non preoccuparti, Cooler… nostro padre.»
Fastidio, collera, ma anche una spiazzante sorpresa: tutto ciò passa sul viso di mio fratello – immagino mi convenga accettare che lo sia – in un attimo. Lo leggo come un libro aperto.
Questa storia inizia a divertirmi; prendo in considerazione l’idea di continuare a tormentarlo, ma per adesso c’è qualcos’altro di più urgente che mi preme chiedergli.
«Ora smettila di perder tempo. Mio padre… oh, volevo dire nostro padre, mi ha promesso una storia grandiosa. Sono tutt’orecchie.»
Lo vedo concentrarsi come se stesse trattenendo la voglia di insultarmi; un vero peccato considerando quanto sarebbe divertente vederlo perdere le staffe. Credo che mi ci impegnerò a fondo appena avrò modo.
«La storia è questa» dice dopo aver preso un profondo respiro. «Io, tu e nostro fratello Froze…»
Sono così sorpreso che non riesco a trattenermi.
«Ce n’è un altro?»
Annuisce, evidentemente stizzito dall’interruzione.
«E perché non è qui?» sbuffo. Mi irrita il pensiero che questo Froze abbia preferito qualsiasi altra attività piuttosto che presenziare alla mia nascita. Spero proprio che abbia avuto le sue motivazioni e che la questione non sia ben diversa… del resto, se Cooler è geloso, nulla vieta a Froze di essere invidioso.
A essere sinceri, credo mi irriti ancora di più la sua sola esistenza. Vorrà dire un altro arcosiano con cui dover necessariamente collaborare…
ma collaborare a cosa?
«Continua» gli intimo, e lui si morde la lingua per non rispondermi in modo sgarbato.
«Dicevo, noi tre siamo i figli del Gran Cold, uno dei cinque Capoclan di Arcos. Siamo mutanti, ciò vuol dire che abbiamo una potenza superiore a quella dei normali arcosiani e che, dando vita a dei figli, possiamo spingere questa mutazione al massimo fino a ottenere… l’Essere Perfetto.»
Ha esitato prima di pronunciare quelle parole. Questo può voler dire una cosa sola.
«Sono io l’Essere Perfetto?»
«Sembra di sì.»
«Mh… capisco. Quanto superiore?»
«Cosa?»
«La nostra potenza. Quanto è superiore a quella dei comuni arcosiani?»
Esita ancora, sono certo che stia per mentirmi. Sembra un bel po’ preoccupato, ma da cosa? Da me? Dalle mie intenzioni? O forse dal fatto che se volessi potrei diventare il padrone di Arcos, proprio come ha detto Cold? Lo conosco ancora troppo poco per poter comprendere le sue emozioni fino in fondo. L’unica cosa di cui sono certo è che il mio dolce fratello non si fidi affatto di me.
«Molto» taglia corto, infatti. Una risposta che a suo modo mi soddisfa.
«Bene» dico senza trattenere un sorriso. «Non vedo l’ora di provare.»
Mi alzo in piedi e anche Cooler fa lo stesso, allarmato, anche se non credo abbia ancora realizzato cosa sto per fare. So bene che dovrò essere veloce o mi prenderà e non voglio affatto che accada… ma non accadrà, perché lo ha detto anche lui: sono molto, molto più potente di lui.
Vediamo quanto, fratello.
«Freezer» dice lui, un monco avvertimento perché prima che possa aggiungere altro io scatto verso l’uscita tanto veloce che persino le pareti di roccia della grotta si crepano al mio passaggio.
Tutto ciò che sento è il vento che inizia a colpirmi appena esco dalla bocca della caverna. È potente, a tratti mi trascina o mi contrasta nel mio volo, ma non può fermarmi.
Mentre sfreccio tagliando a metà la neve ai miei piedi sento l’aura crescere in me assieme al desiderio di utilizzarla. È un fiume in piena che non riesco ad arrestare… o non voglio farlo.
Ma cosa voglio?
Voglio verificare con i miei occhi di essere Perfetto, ad esempio. Voglio vedere quanto grande sia davvero la potenza che sento esplodermi dentro. Ma soprattutto voglio questo pianeta ai miei piedi.
Le parole di mio padre continuano a danzarmi in testa. Il padrone di Arcos, ha detto. Anche lui sa che con la mia infinita potenza potrò diventare il re di questo pianeta.
Il potere è un istinto fin troppo forte in me; dal primo momento in cui ho aperto gli occhi ho saputo di essere superiore a chiunque io avessi attorno. Il pensiero di essere superiore agli abitanti di un pianeta intero mi sconvolge… ma come posso dubitarne? Io sento l’energia bruciarmi dentro con una tale violenza che non so per quanto ancora riuscirò a trattenermi dall’assecondarla…
Rallento, prendo quota e mi guardo attorno: inizio ad avere una strana sensazione. Tutto ciò che vedo sono distese di neve, montagne aguzze, alberi scheletrici con i rami appesantiti da spesse stalattiti. Non so cosa dovrei aspettarmi da Arcos ma sono abbastanza intelligente da notare che, in ogni caso, da queste parti non ci sono arcosiani da governare. Decido che chiederò spiegazioni a mio padre.
Proprio mentre la noia sta per prendere il sopravvento e sto per innervosirmi irrimediabilmente qualcosa attira il mio sguardo come una calamita: una profonda macchia nera che si estende sul suolo, in lontananza.
In pochi attimi la raggiungo e resto a bocca aperta. In fondo questa stupida distesa bianca potrebbe avere qualche sorpresa in serbo per me.
Mi siedo su quello che è l’orlo di un crepaccio così profondo che non ne vedo la fine. Mi sporgo verso l’interno e mi coglie uno spietato senso di vertigine; so bene di non poter cadere, se lo facessi mi metterei in volo in un attimo evitando ogni rischio di sfracellarmi, eppure la profondità di questo buco mi lascia scosso per un attimo.
Mi metto a gambe incrociate. Il vento pare calmarsi, persino il rumore cala e solo adesso mi accorgo di quanto le mie orecchie si fossero abituate a quello sgradevole sottofondo. Iniziano a fischiare; forse è per questo che non avverto nessuno avvicinarsi e quando vedo le due figure è troppo tardi.
Cooler sembra trafelato, deve aver fatto un grande sforzo per starmi dietro… non che mi aspettassi diversamente. Accanto a lui c’è un altro arcosiano leggermente più alto e di certo più arrabbiato, a considerare da come mi guarda.
«Maledetto incosciente!» mi urla contro il mio nuovo interlocutore. «Sei forse impazzito? Cosa credevi di fare?»
«Mi pare che tu abbia saltato le presentazioni» dico con un sorriso che deve sembrargli davvero intollerabile, perché fa per scagliarsi verso di me e di certo mi aggredirebbe, chissà con che conseguenze, se Cooler non gli afferrasse il braccio con fermezza.
«Stai calmo» sembra avvertirlo. Potrebbe essere pericoloso, è il sottinteso seguito che non osa pronunciare. Se solo sapesse quanto ha ragione…
L’estraneo mi punta contro un dito minaccioso.
«Stammi a sentire, moccioso» ringhia con un tono che davvero non mi piace. «Non rovinerai tutto con la tua stupida imprudenza. Non siamo liberi di fare ciò che ci pare, quassù. Prima lo imparerai, meglio è.»
«Non ho ancora sentito il tuo nome.»
«Froze» interviene Cooler, consapevole che non gli lascerò pace finché non lo dirà. Gli è bastato poco per imparare a conoscermi, vedo.
«Ah, il famoso Froze. Che piacere conoscerti.»
«Smettila di prendermi in giro» ringhi lui, furente. «Hai capito cos’ho detto?»
Gli sorrido stringendomi nelle spalle con fare indifferente. Non gli darò la soddisfazione di annuire.
«Volevo soltanto esplorare un po’. Che cosa c’è di male?»
«C’è di male che non ti ho ancora raccontato l’intera storia» dice Cooler. «E, se vuoi un’anticipazione, la premessa fondamentale è che tu non esisti.»
«A me sembra di esistere eccome.»
«Non per Arcos. Come prevedi di arrivare ai tuoi scopi se tutti vorranno ucciderti? Per loro sei una minaccia leggendaria che temono da secoli.»
«Non ci riuscirebbero» sorrido, ma presto mi accorgo che non posso esserne certo fino in fondo. Del resto, cosa so di questo popolo? Potrebbero possedere qualche asso nella manica che metterebbe di certo in difficoltà un neonato…
«Gli arcosiani sono davvero potenti» continua lui, confermando i miei pensieri. «In gruppo potrebbero facilmente distruggerti, almeno per adesso. Quindi farai meglio a nasconderti, almeno finché nostro padre non capirà cosa fare.»
Non credo di avere altra scelta.
«D’accordo» dico, sforzandomi come se avessi appena fatto un patto contro la mia volontà. «Proverò a frenare la mia curiosità, se me lo chiedete così gentilmente.»
Finché non sarò tanto potente che neanche voi potrete fermarmi.
Froze aggiunge altro ma io smetto di ascoltarlo: non mi interessa ciò che ha da dire. Non mi interessa nemmeno cosa Cold deciderà di fare. Adesso ho solo un obiettivo: testare la mia potenza e coltivarla, perché una cosa mi è chiara: io sono una leggenda e tutti temono le leggende, soprattutto se queste possono spazzarli via in un attimo.
Guardo l’abisso dinnanzi a me e lo sguardo si perde nelle profondità. Inspiro l’aria gelida di questo pianeta ostile e rumoroso e mi accorgo che sì, la mia vita sarà grandiosa. È appena nato un sovrano e Arcos lo scoprirà molto, molto presto.
 
*  *  *






Nota dell'autrice

Salve, ragazzi. Finalmente sono riuscita a finire questo capitolo, anche se è più breve di quanto avrei desiderato.
Scusate per l’assenza ma è stato un periodo davvero cruciale nella mia vita in cui dei grandi e definitivi cambiamenti sono stati protagonisti, assieme al lavoro che sta entrando nel vivo tenendomi impegnata anche nei fine settimana.
Nelle ultime settimane di pubblicazione avevo trovato il compromesso di scrivere l’intero capitolo il sabato e la domenica e pubblicarlo il giorno stesso, cosa purtroppo non sostenibile che mi impegnava oltre il limite consentito. In pratica, nel week-end non facevo altro che scrivere. Questo mi ha portato un po’ di stress e, purtroppo, una mancanza di motivazione e un insistente blocco. Purtroppo preferisco di gran lunga avere molti capitoli pronti e scrivere andando avanti che sentirmi “costretta” a produrre, soprattutto in un periodo della mia vita in cui per la prima volta ho iniziato a convivere con il mio (futuro, a breve) marito, trascorrendo con lui quasi tutto il mio tempo libero.
Insomma, mi fermo per un po’. Non so per quanto, suppongo che aspetterò che questa ennesima fase di stress e blocco passi e che la voglia di narrare ritorni, così da poter dare il massimo per rendere indimenticabile questa storia. Ho in mente dei grandi sviluppi… devo solo metterli nero su bianco. Con Cooler la pausa mi diede anche molti nuovi spunti, mi auguro sia lo stesso anche stavolta.
Sono ancora indecisa se pubblicare un capitolo ogni tanto, senza un ritmo preciso, appena è pronto, o se accumularne un po’ per poi riprendere a un ritmo regolare, cosa che ovviamente richiederà molto tempo. Tendo a preferire la seconda opzione, ma chissà…
Grazie come sempre per essere qui, ci sentiamo… spero presto.

- Gio
   
 
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