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Autore: flaaminia_    13/06/2021    0 recensioni
di quando Erik ha un incubo e Charles c’è
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ogni volta finiva nello stesso modo; ogni volta quel dolore lancinante alle tempie, al petto. Quell'impotenza mentre ciò che gli era più caro al mondo cadeva a terra, spento, ma tranquillo.

E da lì cominciava il vero incubo: Nina e Magda che venivano colpite, Charles che cadeva a terra, Raven che sanguinava, tenendosi la gamba. La madre che moriva, il dolore di un pugno, la moneta che vibra forte sul comodino. 

In un attimo, la testa di Erik si riempiva di immagini del suo passato che lo avevano fatto soffrire tantissimo e che continuavano a tormentarlo nei momenti di solitudine, di buio. 

E così ogni notte, tutta la notte, sempre peggio. La maggior parte delle volte riusciva a controllare il dolore, ad anestetizzare qualsiasi emozione o a concentrarsi su ciò che lo faceva stare bene, che lo aiutava ad uscire da quel vortice di rabbia, sete di vendetta, ma soprattutto tristezza. Tanta tristezza, malinconia, nostalgia, impotenza. 

Ma tutto questo, a volte, era troppo, persino per lui, che aveva imparato ad asciugarsi da solo le lacrime fin da bambino, che aveva usato la rabbia come scudo dal mondo e ne aveva fatto un'arma. Quelle volte si svegliava di soprassalto, urlando, tenendosi la testa tra le mani e tirando fuori tutto il pianto che aveva represso durante il sonno.  

I primi tempi era stata parecchio dura, da solo, nel suo letto grigio, le lenzuola opprimenti e l'aria asfissiante. Era stata dura, ma poi, dopo il ritorno di Mystica, di Charles e di tutti gli altri, dopo la sconfitta di En Sabah Nur, era tornato nella scuola, aiutando a ricostruirla. 

Stare in mezzo a tutti quei ragazzi mutanti, vivere la routine che con la morte di Nina aveva perso, lo aveva aiutato a distrarsi, ad avere ancora speranza, a credere di poter vivere una vita tranquilla. 

Ed il primo a convincerlo di questo, come sempre, era stato Charles. 

Charles, che lo aveva pregato di restare con lui, di non abbandonarlo, questa volta. Charles con quello sguardo che scavava nella mente di Erik senza neanche doverci entrare davvero. 

Rivederlo, prigioniero e sottoposto a torture e dolore, gli aveva spezzato il cuore e probabilmente era stata la goccia che aveva fatto traboccare quel vaso di incertezze, di dubbi. 

Dopo tutto quel tempo, Erik non aveva dimenticato quello che erano stati, nemmeno dopo Nina e Magda. Non aveva smesso di pensare a lui, al blu dei suoi occhi, alla pace della scuola, che adesso era tornata ad ospitare i ragazzi mutanti di tutta la zona ed anche oltre. 

Per la seconda volta, Erik si era sentito dentro il bisogno di mollare tutto e seguirlo. E, questa volta, non avendo proprio niente da perdere, aveva esaudito il suo desiderio più recondito. 

Per questo, quando il suo busto si piegò di scatto in avanti e dalle sue labbra proruppe un urlo, che squarciò il silenzio della notte, Charles si alzò a sedere, vicino a lui, strofinandosi un occhio e sussurrando qualcosa che Erik non riusciva a distinguere. 

"Erik, va tutto bene." un attimo dopo, le mani del professore stavano accarezzando le spalle nude del suo più caro, caro amico, che adesso tremava, tenendosi la testa tra le mani. 

"Erik." cercò di attirare la sua attenzione Charles. 

Ma Erik fissava il lenzuolo terrorizzato, ancora con l'immagine della bambina cadere a terra, tra le braccia della madre. 

A volte si chiedeva come riusciva ad andare avanti, dove trovava la forza di continuare a respirare, dopo tutte le perdite che aveva subito, dopo tutte le cose che aveva visto. Dopo tutto quello che aveva fatto.

Poi si ricordava di Charles, di come il vederlo ogni giorno, da quando Apocalisse era stato distrutto, al suo fianco, nel suo letto, accarezzato dalla luce del sole, lo rendesse felice ed alleviasse il suo dolore. 

"Erik." questa volta, Magneto si voltò verso il suo amante. Era bellissimo, anche nella penombra della notte, mentre si portava una mano tra i capelli e sbadigliava appena. 

"Avvicinati, per favore."

Vederlo così, nudo, mezzo addormentato, senza riuscire a muovere le gambe, lo avrebbe fatto sembrare agli occhi di chiunque un uomo vulnerabile, indifeso. 

Ma Erik sapeva come il professor Xavier non fosse nessuna delle due cose, e sentirgli pronunciare quelle parole lo rendeva felice ogni volta. Charles avrebbe potuto ordinare a chiunque di fare qualunque cosa, ma, alle persone che amava, chiedeva gentilmente. Rispettava le persone e ne alimentava la fiducia. 

Gli si avvicinò lentamente, sedendoglisi accanto a gambe incrociate. Il siero aveva terminato l'effetto, perciò Charles alzò le mani e pose le dita sulle tempie di Erik. 

Piano, il suo potere mise da parte l'agitazione, l'ansia e tutto quello che Erik aveva provato fino a qualche momento prima, lasciando spazio alla tranquillità dei ricordi più felici. 

A un tratto, tra i sorrisi di Charles e le lezioni con gli studenti, nella sua testa passò fugace il ricordo di quella sera, di ciò che avevano fatto prima di addormentarsi. 

"Scusami." Charles arrossì; evidentemente ci stava pensando.

La cosa fece sorridere Erik, che si rivolse a lui malizioso. "Credevo avessi sonno.."

Le mani di Charles si abbassarono, come anche il suo sguardo, imbarazzato. 

Erik adorava tutto in quell'uomo, avrebbe voluto stare lì a guardarlo per sempre, dimenticare tutto il resto. 

Avvicinò il viso al suo, lasciando che i loro nasi si sfiorassero e così anche le loro labbra. 

Si fermò così per degli istanti che a Charles parvero secoli, ere: il respiro del professore cominciò a farsi impaziente, le mani si posarono sul corpo di Erik, teso verso di lui, che sapeva benissimo come farlo impazzire. 

Quando Erik parlò, le loro labbra si toccarono per qualche secondo. "Secondo giro?"

Charles non resistette più e, con una risatina, baciò quelle labbra tanto aspettate, tanto sospirate, durante tutti quegli anni. 

Le sentinelle, Mystica, poi Apocalisse. Tutte occasioni per rivedersi e per stare ancora insieme, per baciare ancora quelle labbra. Ma sempre brevi, fugaci. 

Ma questa volta Charles era sicuro che Erik non se ne sarebbe andato, che non lo avrebbe abbandonato. Perché, finalmente, aveva accettato il fatto che avesse bisogno di stare bene e di non abbandonarsi alla disperazione.

Con il fiato corto, allungò la mano verso la siringa sul comodino.

   
 
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