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Autore: edoardo811    14/06/2021    4 recensioni
Questa è una raccolta di drabble, oneshot, missing moments e capitoli extra della mia storia, La Spada del Paradiso.
Esploreremo le menti di più personaggi, scopriremo segreti sulla vita al Campo Mezzosangue e soprattutto scopriremo come se la cavano i nostri eroi dopo gli avvenimenti de "La Spada del Paradiso."
Vi consiglio dunque di leggere quella storia per comprendere questa raccolta e soprattutto per evitarvi spoiler nel caso decidiate di farlo in futuro. Potete trovarla nella mia pagina autore.
Spero che la raccolta vi piaccia, buona lettura!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le insegne imperiali del Giappone'
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Salve gente, come promesso, eccoci con la raccolta! Al fondo del capitolo lascerò alcune note per spiegare meglio la situazione, qui inizio solo con il dire che, se non avete letto "La Spada del Paradiso" e avete intenzione di farlo (e se non avete intenzione allora fatelo comunque) vi consiglio caldamente di non leggere questo capitolo e la raccolta in generale perché pieni, strapieni di spoiler, in particolare questo capitolo in quanto ambientato dopo il finale della storia.

Quindi sì, SPOILER WARNING!

Bene, non dico altro, ci vediamo giù. Buona lettura!

 

 

 THOMAS

1

Demoni

 

 

Tommy era teso. Aveva affrontato mostri, Giganti, Orochi, eppure nemmeno di fronte a loro si era sentito così intimorito. 

Quelli avrebbero potuto farlo a brandelli, fargli male, tanto male. Ma erano mostri, sapeva cosa aspettarsi da loro.

Da ciò che lo attendeva invece… non sapeva cosa aspettarsi. Sapeva solo che avrebbe potuto trattarsi di un mostro ben peggiore di tutti quelli che aveva già incontrato. 

La situazione era grave. Molto di più di quanto avrebbe mai potuto immaginare.

Le pareti bianche, il pavimento di piastrelle lucide, l’odore di disinfettante, i vasi con le piante sparpagliati qua e là, le donne in divisa verdi e rosa che camminavano frettolose, alcune spingendo carrozzine, le espressioni lugubri sui volti delle persone sedute nelle sale di attesa, la reception rotonda dove una segretaria lottava disperata contro venti telefoni che squillavano in contemporanea. 

Quel luogo lo inquietava. Non avrebbe dovuto metterci piede. Voleva andarsene e non voltarsi più indietro.

Una mano si posò sulla sua spalla, facendolo trasalire. Lisa apparve accanto a lui, sorridendogli con dolcezza. Era stupenda, come sempre. Con la sua coda di capelli ricci, il viso tondo e lentigginoso e il sorriso gentile.

«Forza Tommy. Puoi farcela» bisbigliò, dandogli un bacio sulla guancia.

Per un secondo, il figlio di Ermes si domandò perché era andato in quel luogo, quando avrebbe potuto tenere per mano la sua bellissima ragazza durante una passeggiata a Central Park o a Times Square. 

Poi, ricordò che era stato proprio per la volontà di lei che erano finiti lì. Sospirò ed annuì, angosciato nonostante il bacio. Abbozzò un sorriso verso la figlia di Bacco, poi si avviarono verso la reception. 

«S-Salve» disse cauto non appena la receptionist sembrò liberarsi. «Stiamo cercando una persona. Sappiamo che è ricoverata qui.»

La donna chiese i loro documenti mentre batteva le dita sulla tastiera del computer, li fece firmare sopra un registro e poi indicò il piano e la stanza senza degnarli di una seconda occhiata. «L’orario delle visite termina tra mezz’ora» annunciò tiepida, prima che il telefono squillasse di nuovo. A quel puntò alzò gli occhi al cielo, sospirando esausta. 

«Ehm… grazie.» 

I due semidei presero il primo ascensore libero per salire al quinto piano. Per tutto il tempo, Thomas non disse una parola, rimanendo rigido come un palo. Osservò i pulsanti dei piani illuminarsi man mano che salivano. 

Ancora una volta, Lisa cercò di confortarlo posandogli una mano sulla spalla. «Andrà tutto bene, Tommy. Sta tranquillo.»

Thomas la osservò assorto. Se non fosse stato per lei, non si sarebbero mai trovati lì. Era stata lei ad aiutarlo spiegare a Chirone la situazione. Il centauro gli aveva permesso di telefonare ai suoi nonni, per sapere dove fosse sua madre. Quando i nonni gli avevano detto cos’era successo, non aveva potuto credere alle sue orecchie. Gli avevano dato l’indirizzo e lo avevano salutato con calore, come se non se ne fosse mai andato dalle loro vite. 

In quel momento, Tommy aveva pensato a quanto fossero stati indispensabili per lui. Erano anziani ormai, ma era bastato solamente sentirli per telefono per capire che non avevano perso un solo colpo. Sarebbe andato a trovare anche loro, era una promessa. Li avrebbe presentati a Lisa e le avrebbe mostrato il luogo dov’era cresciuto.

Dopo aver detto a Chirone cosa intendevano fare, il centauro non aveva avuto il cuore di impedire loro di uscire dal campo solo per un pomeriggio. Sapevano che era pericoloso, ma dopotutto avevano entrambi completato un’impresa e poi sarebbe stato solo per poche ore.

Sarebbe andato tutto bene. Anche perché Thomas stava realmente desiderando che dei mostri li attaccassero, così da avere un valido motivo per poter fuggire da lì. E di solito, quando desiderava una cosa, si avverava l’esatto opposto.

Le porte si aprirono con un DING, spalancandosi su un corridoio grigio e triste. Delle infermiere gli vennero incontro e lui spiegò cos’era venuto a fare. Purtroppo non lo cacciarono via. Anzi, furono molto gentili e cortesi. Gli indicarono una porta sulla destra, affermando che poteva stare fino al termine dell’orario di visita. Sarebbero venute loro a chiamarlo quando era ora di andare. 

Camminarono per il corridoio e l’odore di chiuso di quel luogo si insinuò nelle sue narici facendogli girare la testa. Non riusciva a crederci che le cose fossero finite così. L’ultima volta che l’aveva vista, sua madre viveva da sola, in una casa modesta in periferia. Erano passati anni da allora. Anni in cui tutto quanto era stato stravolto.

Arrivarono di fronte alla porta, socchiusa. Thomas rimase immobile, ad osservarla angosciato.

Disturbo borderline di personalità. Di quello l’avevano diagnosticata, prima di ricoverarla lì, nel reparto psichiatrico. 

Tommy non aveva potuto accettarlo. Non gli importava se quella donna lo aveva ferito, era pur sempre sua madre. Non riusciva ad accettare che… che fosse fuori di testa. 

Era stato un colpo durissimo. Ancora gli si stringeva lo stomaco al solo pensiero. Ma grazie agli dei, Lisa lo aveva aiutato a reggere, rimanendogli accanto per tutto il tempo. Non aveva idea di che cosa avrebbe fatto senza di lei. Forse lui le aveva salvato la vita, affrontando Efialte, ma lei stava migliorando la sua minuto dopo minuto, giorno dopo giorno.

Essere semidei non sempre era semplice. Molte volte non lo era affatto. Spesso, oltre ai mostri che cercavano di ucciderli, erano costretti ad avere a che fare anche con altri mostri: i mostri della vita reale. 

Erano sempre due le vite che venivano sconvolte dal passaggio degli dei: quella dei loro figli e quella del mortale di cui si innamoravano. Alcuni riuscivano a superare la cosa, altri, invece, no. 

Bussò timidamente, finendo con l’aprire ancora di più la porta. Nessuna risposta. A stento, per via del cuore che batteva con forza nel petto, riprovò un’altra volta, sempre senza risultato. Scambiò uno sguardo con Lisa che, ancora una volta, lo incitò a proseguire con un sorriso amorevole.

Rincuorato dallo sguardo apprensivo della sua ragazza, Tommy spinse la porta, che si aprì con un lento cigolio. 

Avanzò in un breve corridoio, superando il bagno sulla destra ed arrivando ad una stanza piccola, spoglia, con solo un armadio e un letto affacciato su un’ampia finestra. Non appena Thomas notò le sbarre, come se si trovasse in una cella di prigione, sentì l’impellente desiderio di fuggire da lì. 

Non poteva accettarlo. Era… sbagliato. 

Quando vide la donna seduta sul bordo del materasso, le spalle rivolte verso di lui e lo sguardo smarrito verso il paesaggio esterno, sentì il suo cuore cessare di battere. Fece alcuni passi e lei si voltò con un gesto meccanico. Thomas si fermò, paralizzandosi.

La donna aveva capelli rossi, dello stesso colore dei suoi, che scendevano disordinatamente sopra il suo volto e le sue spalle, coprendo uno dei due occhi cristallini. Aveva il volto pallido, prosciugato, con le guance scavate e diverse rughe. 

Era molto diversa da come la ricordava. Eppure, era lei. Era sua madre. Lo osservò con occhi vitrei per diversi istanti, schiudendo leggermente le labbra. 

Tommy avrebbe voluto dire qualcosa, ma non trovò le parole esatte da dire. Non sapeva come comportarsi. Dopo tutto quello che era successo, dopo essere stato abbandonato da lei, in che modo avrebbe dovuto rapportarcisi? 

La donna si alzò dal letto, facendo con passo tremante il giro del materasso, ritrovandosi di fronte a lui. Continuò ad osservarlo, scrutandolo con aria quasi intimorita. La sua voce uscì come un sibilo d’aria: «Thomas…»

Il ragazzo spalancò gli occhi per lo stupore. Annuì incerto, serrando le labbra, reggendo il suo sguardo. Era passato un sacco di tempo dall’ultima volta che aveva sentito la sua voce. 

«Thomas…» ripeté lei, avvicinandosi di qualche altro passo. Tese una mano verso di lui, osservandolo come se fosse stato uno spettro. Poi, le lacrime cominciarono a sgorgarle dagli occhi. «T-Thomas…» sussurrò ancora, prima di abbracciarlo con forza. 

Cominciò a piangere, stringendo le braccia dietro la sua schiena, appoggiando il mento sulla sua spalla. Tommy rimase immobile, incredulo. La vista gli si appannò.

Avvolse il corpo della donna, fragile e magro come un fuscello, ed appoggiò anche lui il mento sulla sua spalla, prima di stringere i denti e serrare le palpebre, mentre un fiume di lacrime cominciava a farsi strada dai suoi occhi. Pianse anche lui, versando quelle gocce salate, dolci e amare allo stesso tempo. Lacrime di gioia, per averla rivista, lacrime di tristezza, per tutto quello che era successo. Felicità e angoscia si mischiarono in quel pianto che da molto tempo aspettava di poter uscire.

«Sono… così felice di vederti…» bisbigliò Michelle. Gli accarezzò la schiena, suscitandoli un brivido. Quel tocco morbido, materno, lo colse di sorpresa. Non l’aveva mai ricevuto prima di quel giorno.

Thomas la abbracciò con forza. «Anch’io… anch’io sono felice di vederti.»

Sua madre lo aveva odiato, lo aveva abbandonato, lo aveva ferito nel profondo. Eppure, non poteva essere arrabbiato con lei. Specie dopo tutto quello che aveva passato. La sua vita era stata stravolta, le avevano diagnosticato una malattia orribile e l’avevano ricoverata. 

Dopo averla vista piangere, dopo che l'aveva abbracciato in quel modo, aveva capito che in realtà non era stata quella donna a fargli tutto quel male, ma la sua condizione.

Lei non gli avrebbe mai fatto del male di sua spontanea volontà. Ne era sicuro. 

Quando si separarono, lei gli prese il volto tra le mani, osservandolo negli occhi e distendendo il suo sorriso triste. «Sei… sei cresciuto così tanto…»

Tommy sentì le guance tingersi, mentre reggeva lo sguardo. Glielo disse con voce felice, orgogliosa perfino. 

«Come stai, Thomas? Come… come va al campo?»

«Va… va tutto bene» mormorò lui, faticando a trovare le parole giuste. «Ho… ho conosciuto un sacco di persone. Ho dei fratelli, degli amici e…» Si voltò verso di Lisa, che era rimasta nel corridoio ad osservare la scena con un sorriso intenerito, e le fece cenno di avvicinarsi. Anche Michelle si accorse di lei, perché fece un verso sorpreso. «Thomas…» bisbigliò ancora, con voce meravigliata.

«Salve, io… sono Lisa. Piacere… piacere di conoscerla» mormorò la figlia di Bacco, imbarazzata, rivolgendo un timido cenno di saluto.

Tommy si separò dalla madre per prendere la mano della fidanzata, facendola sussultare. «Lei è… è la mia ragazza» concluse le presentazioni, sapendo che lei non avrebbe mai trovato il coraggio di dirlo. 

Lisa arrossì, mentre Michelle si portava le mani di fronte alla bocca, gli occhi che luccicavano di nuovo.

Un po’ imbarazzato a sua volta, Thomas si massaggiò dietro al collo. «Ho… ho tante cose da raccontarti.»

Michelle annuì con un sorriso commosso, prima di stritolarlo di nuovo in un abbraccio. «Mi… mi dispiace… per quello che ho fatto…» sussurrò con voce incrinata, suscitando un verso di sorpresa in lui. Poi, timidamente, sorrise e l’abbracciò di nuovo, accarezzandole la schiena. «Non… non importa, mamma. È acqua passata.»

«Ti voglio bene, Thomas. Non... non sai quanto te ne voglia.» 

«Ti… ti voglio bene anch’io» sussurrò lui, prima che altre lacrime lo assalissero.

«Grazie per essere tornato.»

Quelle parole scesero come un macigno nel suo stomaco. Gemette, stringendola con più forza. Se non fosse stato per Lisa, non sarebbe mai tornato. Aveva sempre visto sua madre come un demonio, senza mai realizzare che in realtà lei era sempre stata costretta a combatterne uno. Ma non si sarebbe ripetuto. Aveva capito cos’era successo ed erano di nuovo insieme. 

E giurò a sé stesso che questa volta lo sarebbero rimasti. 


 
 
 
 
 
 
  

Salve di nuovo gente, grazie per aver letto!

Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, diciamo che questa oneshot è il motivo principale per cui è nata la raccolta. Volevo raccontare del ricongiungimento tra Tommy e sua madre, ma per farlo avrei dovuto “sporcare” il finale della Spada del Paradiso, aggiungendo un ulteriore capitolo a mo’ di scena post-crediti e non mi piaceva molto l’idea. Quindi, mi son detto, perché no? Creiamo una raccolta gigante di scene post-crediti e via, siamo tutti più felici. Io sono felice perché scrivo dei miei bimbi e voi siete felici perché potete leggere qualcosa, quindi vincono tutti.

Non ho idea di quanti capitoli ci saranno, né di quanto saranno lunghi, né di quando si svolgeranno. Come ho detto, sarà una raccolta con un po' di tutto dentro e le idee mi verranno man mano.

Questa oneshot si svolge dopo la storia, Thomas e Lisa stanno insieme e sono andati a trovare la madre di Tommy. Siccome è il primo capitolo non mi sono dilungato all’inizio, ma la mia idea è questa: all’inizio di ogni capitolo inserirò una nota per spiegare in quale momento de “La Spada del Paradiso” ci troviamo, che sia durante, dopo o perfino prima,  in modo da levare ogni dubbio. Ditemi se per voi è una buona idea, è la prima volta che faccio questo genere di raccolte).

Il pov si evince dal nome in alto (non metterò le immagini perché sarebbe più difficile riconoscere personaggi "esterni" al trio originale) e ogni storia sarà numerata e avrà un titolo, ma il numero non inficerà sull'ordine in cui vanno lette, nel caso dovessi scrivere un "sequel" di una oneshot, lo metterei in una nota in alto. Conoscendomi, so già che mi autociterò un milione di volte, perché sono fatto così, ma cercherò sempre di fare in modo che ogni storia possa leggersi in maniera a sè stante (non che sia un problema, perché so che voi cari lettori le leggerete TUTTE, vero? Kiss).

Approfitto, infine, per avvertire che la revisione de “La Spada del Paradiso” è quasi ultimata. Ho dato una ripulita, riscritto scene che non mi piacevano e modificato qualche dialogo qua e là, togliendo le battute che mi avevano fatto storcere il naso. In particolare, ho modificato lo scontro tra Hikaru e i semidei, nel capitolo 33. Ricordo che quel capitolo non mi era piaciuto molto (non a caso è stato l’ultimo capitolo che avevo scritto prima della mia lunghissima pausa), ora con le modifiche devo dire di apprezzarlo molto di più. 

Quindi, se siete interessati, potete trovare la Spada del Paradiso bella revisionata. 

Per concludere, spero che le oneshot vi piacciano, spero di rivedere i miei cari recensori e perché no, magari anche volti nuovi. Grazie per aver letto e alla prossima!

   
 
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