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Autore: BeingHuman    14/06/2021    2 recensioni
Due amici, uno dei quali cieco, si ritrovano ad una mostra d'arte. Il resto è scritto.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sonno della ragione genera mostri
Il sonno della ragione genera mostri

-Ed eccoci qui, amico mio. Questo museo contiene opere di un certo spessore e nel mio piccolo spero di riuscire a far in modo che tu le veda come le vedo io.- Disse l'uomo più alto all'uomo più basso.
-Che intendi con "come le vedo io"? Non dovresti offrirmi una visione oggettiva delle cose?- Replicò l'altro.
L'espressione di Sebastian cambiò da serena a divertita e un accenno di risata conquistò delicatamente il silenzio della mostra.
Alla fine si ritrovava sempre a dover spiegare tutto. Non sapeva se fosse colpa sua, magari poiché troppo criptico nei discorsi, oppure dei suoi interlocutori, non realmente interessati alle parole. Si diede un tono e cercò di chiarire le sue intenzioni; il suo amico non poteva di certo vedere la sua espressione, ma Sebastian era sicuro che potesse avvertire il suo complesso di eterno incompreso.
-Vedi, Michael, l'arte non può essere oggettiva. Per quanto l'immagine possa essere una e una soltanto agli occhi di tutti, ognuno le dà una propria interpretazione guardandola.- Spiegò.
Passarono alcuni minuti prima che Michael replicasse e Sebastian si convinse di aver detto qualcosa che potesse averlo turbato in qualche modo. In effetti era così: l'uomo era non vedente dalla tenera età, e sebbene avesse visto la forma di gran parte delle cose materiali di cui la vita umana si compone, molte di esse le aveva dimenticate non vedendole più; o semplicemente perché era troppo piccolo per associarle a qualcosa che gli sarebbe servito da adulto.
Sapeva come erano fatti gli animali, ma conservava ricordi visivi di soli cani, gatti e criceti.
Sapeva come erano fatti i volti delle persone, ma faticava a immaginare quelli degli estranei che lo aiutavano ad attraversare la strada.
Fortuna che aveva con lui Sebastian, l'amico di una vita, e Jonny, il suo cane guida.
-E io che non posso guardarla, come faccio a dare la mia interpretazione?-
L'espressione serena sul volto di Sebastian sparì. C'erano cose con cui doveva fare i conti, cose che costituivano la realtà della vita. Di solito si limitava ad accantonare quelle consapevolezze dure ed ingiuste, come il fatto che Michael fosse cieco e che lui fosse il suo unico amico vero.
Effettivamente neanche Sebastian aveva molti amici.
-Non c'è bisogno di vederla con gli occhi per guardarla. Tu stammi a sentire e non mi interrompere, d'accordo?- lo ammonì scherzosamente, cercando di mascherare quel velo di malinconia che un attimo prima aveva fatto ombra sulle sue emozioni.
Michael sorrise, cogliendo il tono giocoso, e annuì.
-Allora, il quadro che ti racconto oggi è di Francisco Goya. Realizzato nel 1797 attraverso una particolare tecnica di incisione su metallo, si esprime secondo me su un tema molto attuale.-
-Come si chiama il quadro?-
Un gesto di stizza della mano di Sebastian fece ridere Michael, consapevole di aver suscitato irritazione nell'amico. Irritazione che fu subito smorzata da una mano sulla spalla.
-Ti avevo chiesto di ascoltarmi, se non sbaglio. In effetti, stavo proprio per dirti il titolo dell'opera.-
-E qual è il titolo?-
Entrambi un po' divertiti dalla situazione risero, da buoni amici. Era questo il motivo per cui Michael aveva Sebastian come amico: lui non aveva paura di dirgli le cose, di fargli notare quanto fosse irritante. Non lo trattava come un disabile, anzi. Avrebbe dovuto ringraziarlo per il fatto che fosse un amico così sincero, ma non sapeva come farlo. Tuttavia sapeva che Sebastian avrebbe capito e che non ci sarebbe stato bisogno di dire grazie. La gratitudine era un concetto troppo implicito
per essere espresso da una parola sola e fortunatamente erano entrambi d'accordo su questo.
-Il sonno della ragione genera mostri. Questo è il titolo.-
-Impressionante.- disse Michael sarcasticamente, per smorzare il tono serioso che l'amico aveva preso ad assumere.
-L'immagine si compone della figura di un uomo che dorme con la testa appoggiata su un tavolo e attorno a lui una serie di animali mostruosi pronti ad attaccarlo. Tra questi ci sono volatili di varie fattezze e pipistrelli; appare anche una lince. E prima che tu me lo chieda, la lince è un gatto di dimensioni maggiori con le orecchie leggermente più a punta.- Spiegò Sebastian.
Michael si mostrava interessato. Era sempre così quando l'amico gli spiegava le cose nel modo più chiaro e riassuntivo possibile, poiché sapeva che Michael non amava i discorsi troppo lunghi ma troppo vuoti nel contenuto: non serviva dilungarsi nelle descrizioni se poi non si riusciva a trasmettere un significato reale e tangibile, significato che potesse essere compreso anche da un cieco come lui.
-Il tale addormentato è una metafora dell'intelletto umano che va a farsi benedire. E quando questo succede allora è lì che l'uomo fa prevalere il suo lato bestiale, il suo istinto.-
-Sono sicuro che è un'ottima scusa quella dell'istinto, per giustificare azioni orribili.-
-Ottima osservazione, Mike. Ma continuiamo. Nel momento in cui la ragione si addormenta, le bestie vengono fuori e tentano di assalire il pover uomo. Esse rappresentano le atrocità, le azioni figlie dell'ignoranza, le perversioni incontrollate, i vizi che prendono il sopravvento. Tutto diventa caos dominante.-
Sebastian fece una pausa preceduta da un sospiro prima di continuare. Era un tema che lo toccava da vicino, poiché tante volte si era interrogato sul significato della vita. -Vedi Michael, c'è il rischio che l'uomo non si risvegli più. Quando il caos prende il sopravvento non c'è più modo per dominarlo e tornare sani di mente. In effetti, tra sanità mentale e malattia il filo è sottilissimo.-
Michael annuì. Era realmente così. Lui stesso aveva avuto modo di toccare con mano la follia umana, seppure non potendola vedere con i propri occhi. E aveva deciso con se stesso che forse non vederla era stata una benedizione.
-Come sempre riassuntivo, ma esaustivo. Grazie Sebastian.-
-Ma non è finita! Devi dirmi la tua interpretazione del quadro ora che lo hai visto.-
Michael sembrò pensarci su, ma in realtà non aveva nessun dubbio. Quel quadro, seppur realizzato nel 1797, esprimeva un concetto che non sarebbe mai cambiato nel corso dei secoli.
-I mostri che assalgono l'uomo sono creati da lui stesso. E' egli stesso la causa dei suoi mali più grandi e può incolpare solo se stesso della sofferenza che questi demoni possono causare.- Sentenziò.
Sebastian annuì soddisfatto. Era felice con Michael, perché l'amico riusciva a capirlo sempre, senza fraintendere o cercare significati nascosti. Sapeva che con lui bastavano poche parole.
L'amicizia tra loro era così: semplice, vera, genuina; fatta di pregi come di difetti, non dispiaceva a nessuno dei due tenerla ancorata al cuore.
Perché le emozioni, quelle vere, non si sentono, non si vedono e non si toccano: si hanno dentro al cuore, cucite con dolore ma apprezzate nella loro complicatezza.

-Al prossimo quadro, Mike.-
-Al prossimo riassunto, Seb.-






 

  
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