Fanfic su artisti musicali > Nothing But Thieves
Ricorda la storia  |      
Autore: Soul Mancini    17/06/2021    2 recensioni
[Scritta per il compleanno di Sabriel ♥
Joeminic - Hairdresser!AU]
Dom è un giovane parrucchiere che ama profondamente il suo mestiere.
Una mattina d'estate, appena rientrato al lavoro dopo le ferie, nel suo salone fa il suo ingresso un cliente che non aveva mai visto prima; il nuovo arrivato è subito in grado di attirare l'attenzione di Dom.
Si tratta di un giovane dal viso angelico, le movenze armoniose e una fluente chioma di capelli biondi da spuntare.
Genere: Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dominic Craik, Joe Langridge-Brown
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sab
A Sabriel,
anche se in ritardo di un giorno.
Qualsiasi parola per te mi sembrerebbe banale,
questo scritto per te mi sembra banale –
qualsiasi scritto lo sarebbe.
Grazie per essere parte del mio mondo,
parte del mio cuore,
parte di me.
Buon compleanno ♥
 
 
 
 
 
 
 
Make you hungry

 

then I wanna feed ya

 
 

 
 
 
 
La musica dai toni estivi risuonava nella grande sala illuminata dal sole, sovrastata di tanto in tanto solo dall’acqua che scrosciava e il motore dell’asciugacapelli.
Nonostante il mio periodo di ferie si fosse concluso e da quel momento in poi avrei dovuto lavorare ancora più intensamente, ero di buonumore: mi piaceva il mio impiego e stare a contatto con le persone, sentivo ancora forte e chiara l’allegria contagiosa della bella stagione nell’aria.
“Sei sicuro che non vuoi la pelata? Va di moda!” apostrofai ironicamente Phil, mentre pettinavo le sue ciocche di media lunghezza. Mio cugino era stato uno dei primi a prenotare un appuntamento nel salone gestito da me e Conor non appena aveva saputo del mio rientro.
Lo vidi esibirsi in una smorfia di disappunto allo specchio. “Non ci provare” mi ammonì; istintivamente sollevò una mano sulla testa per accertarsi che i suoi capelli fossero ancora al loro posto, ma il braccio era intrappolato sotto il telo protettivo.
“Perché no? È un taglio molto estivo, è comodissimo” asserii ancora con un sorriso beffardo, lanciando un’occhiata eloquente alle forbici che avevo poggiato sul ripiano davanti a noi.
Lui rise. “Ma ti immagini me senza capelli?”
“Non scherziamo!” intervenne Conor che, presso il lavandino, stava sciacquando i riccioli di un altro nostro affezionato cliente e caro amico di Phil, ovvero Price.
“Beh, magari prima o poi inizierai a soffrire di calvizie e li perderai, chi può dirlo?” commentò quest’ultimo.
Scoppiai a ridere.
“Grazie mille Price, tu sì che sei un vero amico…” bofonchiò mio cugino sollevando gli occhi al cielo.
“Allora” incalzai nuovamente, scrutandolo attraverso lo specchio, “nemmeno un crestino punk?”
“Dom…”
“Posso almeno farti la piastra?”
Phil sbuffò, ma i suoi occhi ridevano. “Ti costa tanto asciugarmi i capelli e basta?”
Risi e gli battei un paio di volte la spazzola sulla spalla prima di metterla via. “Che noioso!”
“Non mi mancherai per niente quando sarò in ferie, Dom!” esclamò Conor.
Mi voltai a osservarlo e lui mi strizzò l’occhio, per poi tornare a massaggiare i capelli del suo cliente con le mani colme di schiuma.
Io e lui ci organizzavamo sempre in quel modo, ogni estate: prendevamo le ferie in due periodi diversi per non dover chiudere il salone, così ora che ero tornato io il mio amico e collega poteva staccare a sua volta.
“Non la penserai allo stesso modo quando ti ustionerai la faccia dopo due minuti al sole” lo sbeffeggiai scherzosamente, facendo riferimento alla sua pelle così pallida da avere un aspetto malsano.
Lui ribatté qualcosa, probabilmente un insulto nei miei confronti, ma proprio in quel momento avviai l’asciugacapelli e il frastuono che si sprigionò dall’apparecchio sovrastò la sua voce.
Cominciai ad asciugare i capelli di mio cugino, scostando le ciocche con la mano sinistra e canticchiando tra me e me.
Era trascorso almeno un minuto buono quando mi accorsi che nel salone aveva fatto il suo ingresso una quinta persona, che si era posizionata sul divanetto all’entrata, in attesa di essere servita.
Sbirciai in quella direzione e mi resi conto che si trattava di un ragazzo che non avevo mai visto prima, probabilmente un nuovo cliente; un paio di occhiali da sole spiccavano sul viso dai lineamenti delicati e dalla carnagione chiara, indossava una camicia scura dalle maniche arrotolate fino ai gomiti e teneva i lunghi capelli dorati raccolti in una confusa acconciatura simile a una crocchia.
Mi morsi il labbro e dovetti trattenere per non continuare a fissarlo; era in assoluto la persona più bella che i miei occhi avessero mai visto.
Cercai di darmi un contegno, spensi l’asciugacapelli e gli rivolsi un sorriso amichevole. “Ciao!”
Lui distese appena le labbra e ricambiò con un cenno di saluto.
Mi voltai verso Conor, una domanda palesemente dipinta sul volto.
“È per te, è venuto a prenotare un appuntamento quand’eri in ferie” spiegò.
Annuii e riportai lo sguardo sul ragazzo biondo. “Un attimo, arrivo subito!” Detto ciò, mi armai nuovamente di phon e mi sforzai di concentrarmi su Phil. Ma di tanto in tanto con la coda dell’occhio mi ritrovavo a sbirciare verso il divanetto all’ingresso, estremamente incuriosito da quel nuovo cliente: consultava il telefono e di tanto in tanto si sistemava con gesti veloci qualche ciocca che gli era scivolata sul viso.
Man mano che il tempo passava e i capelli di mio cugino si asciugavano, mi chiedevo sempre più come avrei fatto a stare a contatto con quel ragazzo per circa un’ora senza comportarmi in maniera inopportuna.
“Finito!” Premetti il pulsante di spegnimento dell’asciugacapelli e sorrisi soddisfatto, squadrando Phil come fosse un’opera d’arte da me creata.
Lui si rimirò per qualche secondo, poi annuì e sorrise. “I capelli sono ancora tutti al loro posto, quindi posso ritenermi contento.”
Lo liberai dal telo e gli battei una pacca sulla spalla. “Visto? Ora che sei passato da me sei uno schianto!”
“Certo, certo…”
Lo accompagnai alla cassa, gli feci il conto e chiacchierammo del più e del meno mentre lui pagava. Facevo di tutto per non pensare a ciò che mi attendeva, ma era inevitabile: il biondo sedeva proprio davanti alla cassa e in quel momento si era appena sfilato gli occhiali da sole, rivelando il suo viso per intero. Era assolutamente perfetto e angelico.
Phil decise di aspettare che Price finisse, in modo da poter andare via insieme, così sostituì il ragazzo dai capelli biondi sul divanetto.
Scrutai il mio nuovo cliente, che si era accostato al bancone, poi consultai brevemente il calendario degli appuntamenti. “Joe, giusto?”
Lui annuì e sorrise. “Devo dare solo una piccola spuntata” affermò.
Quel sorriso luminoso fu come un fulmine a ciel sereno: le labbra sottili distese, le fossette che gli comparvero sulle guance, gli occhi azzurri e brillanti che sorridevano a loro volta…
Dovevo darmi una calmata.
“Bene, quindi…”
“Ah, già!” Si portò le mani sul capo e, con movimenti lenti e fluidi, liberò i capelli dall’elastico che li raccoglieva. Non riuscii a distogliere lo sguardo dalle dita affusolate che scivolavano lentamente tra le ciocche dorate, finché queste ultime non si liberarono attorno al viso del ragazzo.
Non riuscivo a capire se lo stesse facendo apposta, se Joe fosse consapevole del fatto che i suoi gesti risultassero estremamente sensuali. Lo conoscevo da meno di cinque minuti e avevo già una voglia incontenibile di saltargli addosso.
La situazione non fece che peggiorare quando, con la scusa di sistemare i capelli sciupati dall’elastico, Joe infilò entrambe le mani tra le lunghe ciocche e prese ad agitarle per conferir loro un po’ di volume. Dovetti distogliere lo sguardo da quella cascata d’oro che incorniciava il suo viso perfetto, altrimenti si sarebbe accorto dei miei occhi decisamente affamati.
Decisamente poco professionale.
Tuttavia non riuscii a trattenere un sorriso. “Wow!”
Lui mise su un’espressione fiera. “Non li affido alle mani di chiunque.”
“Sei venuto dal parrucchiere giusto” lo rassicurai strizzandogli l’occhio.
Gli feci strada fino al lavandino e disposi tutti i prodotti che avrei utilizzato per lavare la fluente chioma di Joe, sforzandomi di guardare esclusivamente le boccette e isolare tutto ciò che rientrava nella periferia del mio campo visivo.
Afferrai un asciugamano e mi accostai a Joe, già accomodato sulla poltroncina, per poterglielo avvolgere attorno alle spalle. Stargli così vicino non era affatto semplice, specialmente dopo aver notato che i primi bottoni della camicia erano allentati e dipingevano sullo sterno del ragazzo un accattivante scollo a V. Deglutii e posizionai il telo il più in fretta possibile, evitando di sfiorare la sua pelle, ma l’inevitabile accadde quando Joe gettò il capo all’indietro per poggiarsi al bordo del lavandino, esponendo il collo come fosse un dono per me.
Allora avvertii un’ondata di calore provenire dal mio basso ventre e fui costretto a distogliere lo sguardo. Come accidenti avrei fatto a lavorare in quelle condizioni?
Quando sfiorai per la prima volta i suoi bellissimi capelli, avvertii una strana elettricità pervadere il mio corpo, partire dalla pelle delle mie mani e diramarsi ovunque. Ero un parrucchiere, avevo lavato i capelli di centinaia di persone, eppure quella volta fu diverso.
Aprii l’acqua e inumidii la capigliatura di Joe, facendomi scorrere quei fili dorati tra le dita in modo da bagnarli per bene. Mi resi conto solo dopo qualche secondo che avevo cominciato a mordermi il labbro e sperai vivamente che quello fosse l’unico indizio della battaglia interiore che stavo affrontando.
“Hai dei bellissimi capelli” buttai lì, giusto per fare conversazione, ma la mia voce uscì molto più maliziosa di quanto avessi programmato.
Joe sorrise. “Li curo molto.”
“Si vede, non sono affatto rovinati. Come mai li vuoi tagliare?”
“Beh, sono molto lunghi. D’estate fanno davvero caldo, e vorrei evitare di legarli perché l’elastico li rovina.”
Versai una generosa dose di shampoo sulla mia mano sinistra e chiusi il rubinetto, per poi spalmare il prodotto sui suoi capelli. “Mi auguro che tu non voglia un taglio a spazzola, perché se così fosse sappi che mi rifiuto!”
Lui ridacchiò – il suono più stuzzicante che avesse mai raggiunto le mie orecchie. “Non esiste proprio!”
Presi a massaggiargli con movimenti lenti e delicati il cuoio capelluto, insaponando e sfregando piano ogni millimetro; nel frattempo provavo a convincere in tutti i modi il mio cervello che quello era ciò che facevo con qualsiasi cliente e che non dovevo lasciar libera la mia fantasia.
Joe, evidentemente compiaciuto dal trattamento, socchiuse appena le palpebre e si rilassò ancora di più. Uno spicchio di sole che filtrava dalle vetrate alte si posava sulle braccia abbandonate in grembo e faceva brillare i bracciali sottili che gli adornavano i polsi, mentre un piccolo rivolo di schiuma aveva preso a scorrergli appena sopra l’orecchio.
Perché improvvisamente i miei jeans si erano fatti così stretti?
Portai a termine il lavaggio col fiato sospeso. Probabilmente l’unico motivo per cui fino a quel momento ero riuscito a trattenermi dal compiere gesti avventati era la presenza di Conor, Price e Phil, che chiacchieravano tra loro e di tanto in tanto cercavano di coinvolgere anche me. Da una parte li ringraziavo, dall’altra avrei preferito che sparissero tutti e tre all’istante.
Joe si sollevò lentamente dalla poltroncina e io gli asciugai il capo, frizionando delicatamente con l’asciugamano.
Fu in quell’istante che lui mi lanciò uno sguardo insolito, quello sguardo che dissipò ogni dubbio nella mia testa. Avevo pensato che fosse tutto frutto della mia immaginazione, ma appresi grazie a una sola fugace occhiata che in quegli occhi blu e magnetici c’era davvero della malizia.
Allora non aveva agito per caso, lo faceva apposta.
Allora gli piaceva il modo in cui mi stavo prendendo cura di lui.
Gli scoccai un sorrisetto malizioso e, una volta assicuratomi che gli altri presenti non ci stessero guardando, mi chinai fino a ritrovarmi a pochi centimetri dal suo orecchio e sussurrai. “Andiamo a tagliarli, mmh?”
Lui annuì lentamente e, mentre si rimetteva in piedi con gesti spudoratamente sensuali, scosse il capo e agitò i capelli; alcune ciocche bagnate colpirono accidentalmente la mia maglietta e lasciarono dei piccoli schizzi sul cotone.
Mi schiarii la gola e strinsi appena i pugni per trattenermi dall’allungare le mani su di lui. Stava facendo di tutto per mandarmi fuori di testa e in quel momento ero così eccitato che avrei potuto sbatterlo nuovamente sulla poltroncina e strappargli via quella dannata camicia che gli stava divinamente.
Lo condussi fino alla poltrona davanti alla grande specchiera, in cui ero solito fare i tagli, e aspettai che si mettesse comodo. Dopodiché afferrai il telo protettivo e glielo posizionai sul davanti – fu un vero peccato coprire lo scollo che lasciava intravedere un frammento di petto – e glielo legai dietro il collo, stavolta facendo ben attenzione a sfiorare la sua pelle pallida e sensibile. Lo sentii rabbrividire e sbirciai nello specchio per constatare la sua espressione: si stava mordicchiando il labbro inferiore, ma appena capì che lo stavo guardando si aprì in un sorriso eloquente.
Non vedevo l’ora di tornare su quelle ciocche fradicie che gli piovevano attorno al viso in maniera perfetta.
Portai i suoi capelli all’indietro, poi afferrai la spazzola e cominciai a pettinarlo. Le setole scorrevano fluide lungo quei fili biondi, ci danzavano e ci giocavano, dissipavano senza difficoltà ogni nodo. A poco a poco, con movimenti studiati e morbidi, districai quel capolavoro d’oro che era la chioma di Joe.
Intanto, nello specchio, la sua espressione mutava continuamente: ogni tanto arricciava il suo delizioso e delicato naso per annusare il profumo dolce e fruttato dello shampoo, altre volte le sopracciglia bionde e sottili si aggrottavano, ma ancor più di frequente le sue labbra rosate si schiudevano appena o si increspavano in un sorrisetto.
Era davvero difficile concentrarsi.
“Abbiamo finito!”
Mi accorsi che Price si era alzato dalla poltroncina e che Conor stava mettendo in ordine la sua postazione solo quando il mio collega lo annunciò a gran voce.
Mi voltai e lanciai un’occhiata in direzione del cliente, che però aveva già indossato il suo solito cappellino. “Allora?”
“Sono sempre uguale” commentò lui con un’alzata di spalle, per poi ridacchiare.
Phil si mise in piedi. “Beh ragazzi, noi andiamo allora. Grazie di tutto!”
“Vi seguo: Price era l’ultimo cliente della mattinata” annunciò Conor, rimettendo a posto scopa e paletta che aveva utilizzato per raccogliere le ciocche radunate a terra.
“D’accordo, andate pure tutti a pranzo mentre io muoio di fame” li apostrofai scherzosamente.
In realtà il mio cervello non era più a quella conversazione, ma si stava già occupando di processare il fatto che nel giro di qualche minuto io e Joe ci saremmo ritrovati completamente soli nel salone.
Dopo un’altra manciata di chiacchiere e convenevoli vari, i tre ragazzi lasciarono il locale chiudendosi la porta alle spalle e nella stanza calò il silenzio, riempito solo dalla musica che si diffondeva imperterrita dalla radio.
Soppesai la spazzola, pettinai l’ultima ciocca che mancava all’appello e per un attimo fui pure tentato di comportarmi come una persona normale, ma il biondo mi fissava insistentemente attraverso lo specchio e io sotto quegli occhi blu mi stavo inesorabilmente sciogliendo.
Approfittando della mia posizione, mi sporsi in avanti e lasciai che i capelli umidi di Joe mi solleticassero il volto. “Allora… non mi hai ancora detto quanto li vuoi tagliare” soffiai.
“Mmh” mugolò lui, piegando appena il capo verso destra. Col volto stravolto dalla lussuria e gli occhi leggermente lucidi, era ancora più invitante e irresistibile.
A quel punto non resistetti più e mi avventai sul suo orecchio, prendendo il lobo tra le labbra e mordicchiandolo piano. Non ne potevo più: aveva fatto qualsiasi cosa per provocarmi e io non ero certo noto per le mie capacità di resistenza.
Lui gettò la testa all’indietro e mi si offrì con ancora più spudoratezza, assecondando ogni mio movimento come se non avesse aspettato altro per tutto il tempo; dalle sue labbra fuoriuscivano già dei sospiri estasiati.
Continuai a torturargli il lobo dell’orecchio per qualche altro secondo, poi ridiscesi lungo la mandibola fino ad approdare al collo. La sua pelle era calda ed elettrica, morbida e candida, pronta per essere marchiata. La mordicchiai, la baciai, la percorsi con la lingua, la tormentai e la esplorai finché non fu increspata di brividi, finché Joe non si lasciò sfuggire un piccolo gemito.
Per quanto mi riguardava, quello era già abbastanza per sentire la mia eccitazione pulsare con insistenza e avvertire l’impellente desiderio di strapparmi i vestiti di dosso.
Ben presto però cominciai a stufarmi e decisi di farmi più audace; avevo bisogno di sentire il desiderio di quel ragazzo, volevo assolutamente sapere che effetto provocavo in lui. E volevo farlo impazzire come lui aveva fatto con me.
Gli posai la mano destra all’altezza del petto, cercai i bottoncini della sua camicia al di sotto del telo, poi li percorsi con le dita uno a uno fino a ridiscendere verso il basso. Una volta giunto all’ultimo, mi fermai per dare un’occhiata al volto di Joe: aveva gli occhi sgranati, colmi di piacere e curiosità, e si leccava appena le labbra.
Così feci scivolare le mie dita ancora più in basso, all’altezza del suo inguine, fino a trovare il cavallo dei suoi jeans. Quei dannatissimi jeans aderenti e strappati all’altezza del ginocchio che gli stavano a pennello.
Joe si esibì in un singulto e strizzò gli occhi, preso alla sprovvista da una nuova ondata di piacere.
Sorrisi sulla pelle del suo collo e tornai a baciarlo e mordicchiarlo, mentre le mie dita giocavano con la sua erezione attraverso la stoffa e la tormentavano. Joe gemette piano e si inarcò sensualmente in avanti, chiedendomi ancora di più. Forse avrebbe voluto fare qualcosa, ma le sue braccia erano ancora intrappolate sotto il telo – dovevo ammetterlo, mi piaceva avere il controllo della situazione e vederlo così inerme.
Andai avanti a quel modo per un po’, fino a quando decisi che l’avevo provocato abbastanza. Ritrassi la mano e mi staccai dal suo collo, per poi rivolgergli un sorriso impertinente e osservarlo dall’alto al basso. Aveva il volto arrossato, le palpebre socchiuse e qualche ciocca umida incollata alla pelle: un vero spettacolo.
Mi scrutò attentamente, gli occhi colmi di aspettative.
Feci ruotare appena la poltroncina, fino a ritrovarmelo esattamente di fronte, e premetti con urgenza le labbra sulle sue. Mi accolse subito nella sua bocca e ci unimmo in un bacio passionale, vorace, quasi aggressivo; io mi ritrovai subito con le mani tra i suoi capelli, li tirai appena e vi feci scorrere le dita per la millesima volta quel giorno.
Ma sapevo bene che dovevamo darci un taglio, anche se la parte più irrazionale di me mi gridava di continuare: avevo un lavoro da portare a termine e, anche se in quel momento eravamo da soli, ci trovavamo pur sempre in un luogo pubblico e da un momento all’altro sarebbe potuto entrare un cliente interessato a prenotare un appuntamento.
Così lasciai andare le sue labbra e mi rimisi dritto, senza mai staccare lo sguardo dal suo.
Il viso di Joe si incupì per la delusione, ma poi si guardò attorno e capì quali fossero stati i miei pensieri. Nessuno dei due si sarebbe voluto fermare, ma non c’era altro da fare.
Tuttavia ora eravamo entrambi così affamati. Ci eravamo provocati così tanto a vicenda…
Mi passai una mano sul volto, poi ripresi in mano la spazzola e sorrisi. “Li abbiamo nuovamente scompigliati, accidenti! Sarò costretto a pettinarli di nuovo, tutto da capo…”
Lui ruotò nuovamente sulla sedia girevole fino a ritrovarsi nella posizione originaria, poi sorrise con lascivia e gettò il capo all’indietro, per poi sussurrare: “Sono tutti tuoi”.
Mi persi nuovamente in quel mare dorato, ci giocai, mi ci districai, ci immersi le dita, la spazzola e il viso, inspirai il profumo di shampoo e di Joe, impazzii nuovamente.
Ma sapevo fin dal principio che non saremmo riusciti a darci un contegno.
Qualche minuto dopo ci trovavamo nel piccolo sgabuzzino sul retro del salone: Joe, la camicia quasi del tutto sbottonata, era in ginocchio davanti a me e prendeva il mio membro tra le labbra con avidità, mentre io l’avevo artigliato per i capelli ancora umidi e lo spingevo più vicino alla mia intimità.
“Sai Joe” mormorai, la voce rotta dal piacere, “credo che oggi non andrai via da qui con un taglio di capelli nuovo…”
Lui sollevò il viso in modo da potermi guardare e sorrise in quella maniera luminosa e fintamente innocente a cui non sapevo resistere. “Oh, ma questo è molto meglio” affermò, per poi tuffarsi nuovamente tra le mie cosce.
Serrai gli occhi e lasciai che la mia mente si riempisse di piacere color oro.
 
 
 
 
♠ ♠ ♠
 
 
AUGURI SABRIEEEEEEL!!!! E scusa per il ritardo, sono imperdonabile T.T
Ma ovviamente l’ispirazione ha deciso di assistermi IN RITARDO e per una storia che non avrei mai voluto dedicarti, perché speravo davvero di riuscire a scrivere su qualche tuo personaggio… ma spero che tu abbia comunque gradito, amica mia! Almeno ho potuto sfruttare la nostra fissa comune per un certo biondo EHEHEHEH XD
Ebbene… lettori miei, ormai sicuramente sapete che che a farmi partire la Joeminic non ci vuole niente… così quando ho visto quella foto che trovate nel banner, in cui Dom asciuga i capelli a Phil con Joe lì di fianco, il mio cervello (o i suoi resti AHAHAH) ha ciminciato subito a elaborare questo AU… e chi poteva essere il collega parrucchiere di Dom, se non Conor? AHAHAHAHAHAHAHAH stupendi!
So di aver lasciato a bocca asciutta tutti con questo finale, ma ehi, è già tanto che sono riuscita a scrivere qualcosa XDD e non è stato mica facile! Anche perché tutte queste descrizioni di Joe mi hanno mandato subito in tilt ^^”””
Ultima piccola noticina: il titolo è tratto dal brano “I Wanna Be Your Slave” dei Måneskin (grazie ragazzi, non avete nemmeno idea di quanto mi avete ispirato per questa storia XD)
E niente, spero che la storia vi sia piaciuta quanto è piaciuto a me scriverla *-*
Alla prossima e ancora TANTISSIMI AUGURI ALLA MIA DOLCISSIMA SABRIEL *_____________* ♥
 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Nothing But Thieves / Vai alla pagina dell'autore: Soul Mancini