Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: AlnyFMillen    18/06/2021    0 recensioni
I. Levi teneva stretta tra le dita una tazza di coccio e, di tanto in tanto, la portava svogliatamente alla bocca – una bocca fresca e umida che voleva toccare e baciare e mordere – e Dio, quanto avrebbe voluto essere quella dannatissima tazza.
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II. Petra non si lamentava quasi mai ad alta voce delle cicatrici che le imbruttivano la pelle. Si limitava a distendersi sul lettino e chiudere gli occhi ogni volta che le fasciature andavano cambiate. “Non penso che potrei mai piacere ad un uomo”.
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III. La prima volta che avevano fatto l’amore era stata umida ed incerta per entrambi. Si erano scoperti con lentezza, l’imbarazzo e i timori vinti dalla voglia di appartenersi.
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IV. “Non mi muovo da qui finché non ti scusi”. In quel momento Petra non se lo ricordava nemmeno bene il motivo per cui avevano litigato, ma sapeva di pretendere delle scuse, ubriaca o meno.
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[Rivetra][Rating variabile]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levi Ackerman, Petra Ral
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Scuse
Rating: Verde
Genere: Slice of Life, Demenziale
Personaggi: Levi Ackermann, Petra Ral, Erd Gin
Tipo di coppia: Het
Note: AU
Avvertenze dell’autrice: Sì, è demenziale e no-sense, ma ho sentito il bisogno di scriverla comunque. 




Scuse.

Quando aveva portato alle labbra l’ennesimo bicchiere, Erd aveva scosso la testa in segno di disapprovazione.
Lei, per tutta risposta, aveva oscillato la mano su e giù, sbiascicando un qualche verso di protesta. Se avesse saputo prima che l’avrebbe trattata come una ragazzina alla sua prima birra, si sarebbe rivolta a qualcun altro. Magari a Gunter o ad Auruo. Ecco, sicuramente Auruo non le avrebbe levato i bicchieri dalle mani traballanti. Forse avrebbe fatto lo scemo con lei, ma almeno l’avrebbe lasciata bere in santa pace. Erd, invece, continuava ad essere la voce della sua coscienza e Petra non voleva proprio ascoltare niente di ragionevole, in quel momento.
Aveva osservato il liquido ambrato del cocktail vorticare un po’ sotto i suoi occhi, prima di prendere una nuova lunga sorsata. Era talmente intontita che, quando il tavolo aveva iniziato a vibrare, l’amico le aveva dovuto indicare lo smartphone che si agitava spasmodicamente tra un bicchiere e l’altro.
“Ti stanno chiamando”.
Lei aveva mugugnato un’altra risposta poco carina ed era tornata al proprio bicchiere, l’espressione imbronciata. Il telefono si era acquietato per qualche attimo, per poi riprendere a suonare, ancora e ancora. Alla fine, col grande disappunto di Petra, che aveva tentato di impedirglielo, Erd s’era arrischiato a prendere in mano il cellulare. Dopo aver letto il mittente, aveva imprecato: “Levi sta arrivando”. Breve, lapidale.
La ragazza s’era imbronciata ancora di più. Gli aveva lanciato qualche insulto, incolpandolo di essere un pessimo amico, un pessimo compagno di bevute e, per di più, uno spione. Finiti gli insulti, si era chiusa nel mutismo più totale, lasciando che il risucchio fastidioso della cannuccia dalla quale beveva parlasse per lei.
Erd aveva davvero pregato che Levi arrivasse al più presto, ma quando l’uomo aveva finalmente varcato la porta del locale, il pensiero che sarebbe stato davvero più saggio evitare di rispondergli si era fatto strada nella sua mente.
Levi aveva raggiunto il tavolo che stavano occupando a passo di marcia, lo sguardo affilato fisso sulla ragazza. “Ti porto a casa”, le aveva detto, il tono atono che non ammetteva repliche.
“Te lo scordi”, aveva borbottato la rossa di rimando e, se non fosse stata lei, Erd era sicuro che Levi gli avrebbe staccato la testa di netto all’istante. “Non mi muovo da qui finché non ti scusi”. In quel momento, Petra non se lo ricordava nemmeno bene il motivo per cui avevano litigato, ma sapeva di pretendere delle scuse.
“Petra sei ubriaca”. L'uomo sibilava.
“Ma che ubriaca e ubriaca”. La ragazza aveva teso la mano verso di lui con il palmo verso l’alto, come aspettando che le consegnasse qualcosa. “Le tue scuse”.
Levi aveva assottigliato gli occhi e serrato la mascella. Erd aveva fatto del suo meglio per andarsene con discrezione, per lasciarli parlare, ma alla fine era fuggito a gambe levate tra la calca del bar. Prima di imboccare l’uscita, aveva sentito Petra sbiascicare qualcosa a squarciagola – “Avete sentito gente? Levi Ackerman mi ha chiesto scusa!” – e gli era quasi parso di vedere la figura trafelata di Levi dirigersi all’esterno, con la ragazza buttata sulle spalle come un sacco di patate.


 
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