Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Red Saintia    24/06/2021    14 recensioni
Anche se è difficile immaginarlo, impossibile sapere come sarà, imprevedibile capirne i vari percorsi... il futuro arriva per tutti. Anche quando il presente incombe come un macigno pronto a schiacciarci a terra, ci sarà sempre un domani nuovo, diverso, migliore. Perché il dolore anestetizza cuore e sentimenti, inaridisce l'anima e spegne le speranze. Ma come tutte le cose di questo mondo pian piano passa, e resta solo un silenzioso compagno con il quale si riesce pacificamente a convivere.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Armin Arlart, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Inspirava ed espirava alternando la corsa con flessioni ed esercizi per aumentare la resistenza di braccia e gambe. Era la sua normale routine quotidiana alla quale non sapeva rinunciare, ed era anche un modo per scaricare la tensione che sentiva sempre presente sotto la pelle.

L'aria fresca del mattino era rigenerante e dovette ammettere che la conversazione avuta con Armin la sera prima era proprio quello di cui aveva bisogno. Adesso sentiva il cuore più leggero, e una flebile speranza la riempiva di nuova energia. Poi lo sguardo le cadde sugli avambracci leggermente violacei e un guizzo di latente vendetta si fece lentamente strada nella sua mente.

Non era la sola ad essere già in piedi quella mattina, tuttavia sembrò non accorgersi che qualcuno la stava osservando.


"Hai intenzione di rimanere nascosto a fissarla ancora per molto?" Hanji gli arrivò furtiva alle spalle, ma lui non ne fu affatto sorpreso, non tanto quanto la velata allusione della frase da lei pronunciata.

"Di solito a quest'ora non sei in bagno per le tue solite... questioni?" rispose adagiando la tazzina da tè con aria annoiata.

"Beh... direi che anche qui, riflettendoci, trovo delle questioni molto interessanti da osservare."

"Falla finita quattrocchi."

La donna sorrise divertita sistemandosi la benda sull'occhio. Lo conosceva fin troppo bene, e da tanto ormai, per non sapere che quando Levi sviava un discorso era perché sotto nascondeva qualcosa.

"Parlando di cose importanti, cosa pensi dei ragazzi e di questa situazione? Sai bene che non possiamo permetterci di fare passi falsi. Se dovremo combattere e pensi che lei possa essere un problema devi lasciarla fuori, anche se fosse l'unica a poterti coprire le spalle." Avrebbe potuto dirgli chiaramente ciò che ormai sapeva da giorni, ma ritenne che quello non fosse il momento adatto, soprattutto contando che lei, seppur lontana, avrebbe potuto sentire qualcosa.

Solo in quel momento Levi si voltò ad osservare in viso il comandante Zoe.

"Credi che non lo sappia? "

"Ebbene, cosa hai intenzione di fare?"

Bevve l'ultimo sorso del suo tè mattutino con la netta sensazione addosso che quella giornata sarebbe stata più problematica del previsto. "Tu pensa a raccogliere più informazioni possibili. Alla mia squadra ci penso io." concluse, mettendole in mano la tazza ormai vuota.

"Sai Levi dovresti ampliare un po' i tuoi gusti. Perché non provi quella bevanda scura dal sapore così intenso e forte, magari potrebbe piacerti?"

"Tse... non dire assurdità, sei tu quella a cui piacciono gli esperimenti. Strozzati pure con quella roba se ne hai voglia." le rispose allontanandosi in direzione del cortile antistante la baita in cui si trovavano.

 

                                                                                                                                        ***

 

Si stese sull'erba ancora umida aspettando che il respiro si regolarizzasse. La brezza del mattino era piacevole e sembrava cullarla dolcemente. Avrebbe atteso ancora qualche minuto prima di farsi una doccia e cominciare così un'altra giornata. Gli occhi chiusi per ripararsi dai primi raggi che filtravano dagli alberi non le impedirono di udire dei passi che si avvicinavano.

Si alzò all'istante assumendo una posizione d'attacco.

"Ehi Ackerman cerca di stare calma, se già stata abbastanza molesta con i tuoi esercizi di primo mattino."

Mikasa allentò la tensione del corpo ma non l'espressione accigliata che aveva in volto. "Non si preoccupi ho terminato, così smetterò di importunarla." l'intonazione calma della sua voce mascherava il reale stato d'animo, che però non sfuggì a Levi vedendo la sua mano destra chiusa a pugno.

"Sai una cosa ragazzina... ho appena deciso che forse sgranchirmi i muscoli non sarebbe male neanche per me. Potresti aiutarmi magari, che ne dici?"

La sua non era una proposta, era una sfida, e Mikasa lo sapeva bene. Forse voleva testare il suo autocontrollo o magari vedere se si fosse finalmente data una svegliata come si deve. Fatto sta che l'occasione era troppo allettante per non approfittarne. Gli occhi le brillarono in modo ferino, così come quelli di Levi quando puntavano una preda che sapeva essere più ostica delle altre.

"Non aspettavo altro capitano."

Alle parole seguirono i fatti. Veloci e agili le sue gambe si mossero all'istante assestando una serie di calci che Levi parò con gli avambracci. La risposta non si fece attendere. Un sinistro ben assestato sul fianco fece indietreggiare Mikasa che mantenne l'equilibrio poggiando un ginocchio a terra. La posizione era l'ideale per ricambiare con un gancio puntando dritto alla mascella del capitano, che incassò parzialmente il colpo gettando un grumo di sangue dalla bocca.

"Che mocciosa irritante..."

Il volto di Mikasa si illuminò di soddisfazione. Stavolta gliela avrebbe fatta pagare per quello che un tempo aveva fatto ad Eren, per tutte le volte in cui l'aveva rimproverata e fatta sentire in colpa perché si lasciava sopraffare dalle proprie emozioni.

Sì, quello non era un allenamento, era una sfida, fatta di rabbia, nervi e frustrazione. Perché loro sapevano di essere i migliori, gli unici che potevano fare la differenza. Loro... che non riuscivano a capirsi né a comprendersi, ma che sapevano inconsciamente che un filo sottile li legava. Perché troppe volte bastava solo guardarsi negli occhi per capire le rispettive intenzioni, perché sapevano che la loro sopravvivenza significava prendere la vita di qualcun altro.

Mikasa era in evidente affanno, vinta dal precedente allenamento, ma non avrebbe ceduto, un'altra occasione come quella non si sarebbe ripresentata.

"Non credere che sia finita capitano... non ancora." lo provocò.

Levi si asciugò il sudore dalla fronte abbozzando un sorriso. "Ma se ti reggi a malapena in piedi." Era senz'altro più bravo lui a stuzzicarla, anche perché Mikasa si infiammava all'istante.

Gli si gettò addosso con tutte le forze che aveva, colpendolo con una ginocchiata al fianco. Stavolta era fatta. Prima di cadere rovinosamente a terra però Levi le assestò un calciò alla caviglia capovolgendo la situazione. Lui riuscì a reggersi in piedi mentre Mikasa si ritrovò a faccia in giù sull'erba. Neanche il tempo di voltarsi che Levi le incrociò entrambe le braccia dietro la testa, puntandole un coltello alla gola prontamente estratto dal retro dei pantaloni.

"Sei morta Mikasa!" lei provò a divincolarsi ma lui non spostò l'arma neanche di un millimetro.

"Te la ricordi questa posizione Ackerman? Certo che la ricordi... solo che le parti erano un tantino invertite quella volta." La ricordava fin troppo bene, una delle tante volte in cui l'avrebbe ammazzato perché non condivideva la scelta che stava per prendere.

"Era una circostanza diversa quella. E se vuoi saperlo, capitano, non mi pento di niente. Se tornassi indietro agirei allo stesso modo."

Di questo ne era convinto anche lui, come sapeva che in quella occasione si era salvato solo grazie all'intervento di Hanji.

"Lo so che lo faresti. Ed è questo che ti frega ragazzina. Sei irruenta e irresponsabile, agisci d'istinto e non pensi alle conseguenze. Ti lasci dominare dai tuoi sentimenti e non comprendi che quegli stessi sentimenti possono rappresentare la tua debolezza. E chi si mostra debole diventa preda delle proprie emozioni, si lascia sopraffare e alla fine muore."

Mikasa poteva sentire sulla pelle sudata il freddo di quella lama. Chiuse gli occhi per un istante e immagini che appartenevano ad un passato troppo doloroso da far riemergere le tornarono alla mente. Fu solo un attimo ma bastò a farla rabbrividire. Cercò di darsi una scossa agitando furiosamente la testa e puntando lo sguardo in quello di Levi, era più che mai convinta che in altre circostanze lui l'avrebbe senz'altro ammazzata.

 

Intanto, dei passi in avvicinamento annunciarono l'arrivo di un'altra persona.

 

"Ehm... scusate l'interruzione, non era mia intenzione intromettermi, ma il comandante Hanji vi manda a chiamare capitano. Pare ci siano delle novità delle quali vuole mettervi a conoscenza." il volto di Connie era visibilmente imbarazzato, soprattutto vedendo Levi a cavalcioni su Mikasa. Non osò chiedere oltre, un po' intimorito dai soggetti di quella strana scena, un po' perché quel coltello puntato alla gola della ragazza lo fece deconcentrare totalmente.

Levi non si scompose minimamente, allentando di poco la presa sui polsi di Mikasa. "Riferisci che a breve sarò da lei."

"Sissignore!" e così dicendo Connie si dileguò in fretta. Di certo Mikasa non aveva bisogno del suo aiuto. Tutti sapevano che se c'era una persona che poteva tener testa al capitano, anche nel corpo a corpo, quella era lei.

"Bene... la lezione è finita puoi anche smettere di tremare."

"Cosa?" il suo viso si infiammò di rabbia. Levi si sollevò dalla sua posizione lasciandola libera, lei pensò che quella fosse l'occasione giusta per attaccarlo di nuovo ma si trattenne improvvisamente quando vide un gesto che di certo non si sarebbe mai aspettata. Levi le stava porgendo la mano per aiutarla a sollevarsi da terra. Quasi stentava a crederci e infatti esitò forse più del dovuto.

"Hai intenzione di rimanere così ancora a lungo? Perché io avrei da fare."

Solo sentendo la sua voce Mikasa sembrò destarsi dalla sua indecisione. Allungò la mano e strinse quella di Levi. Fu un attimo, un breve istante, come una scossa che si irradia dalla punta delle dita fino a tutto il corpo. Come essere connessi con qualcuno che senti affine, così simile a te stesso da poterti specchiare attraverso i suoi occhi. Anche Levi doveva aver provato qualcosa di simile perché lo vide spalancare gli occhi e irrigidirsi. Nessuno dei due però proferì parola.

Mikasa ritrasse la mano e sempre in silenzio si apprestò a tornare nella sua camera.

"Mi dispiace..." disse quasi sussurrando, due semplici parole che bastarono a bloccarla sul posto "... se quel coltello ti fa fatto tornare alla mente dei brutti ricordi. Ti assicuro che non era mia intenzione."

Non si aspettava che lei confermasse ciò che sapeva già per certo, per questo non attese oltre nel congedarsi e raggiungere Hanji.

"Ma come..." si chiese, una volta rimasta da sola. Sicuramente il capitano sapeva cosa le era accaduto da bambina, non era più un segreto da anni ormai. Però perché tirare fuori quell'argomento proprio in quel frangente, nel momento esatto in cui anche a lei era tornato in mente. Non riusciva a darsi una spiegazione plausibile, e dentro sé pensò che in fondo forse... era meglio non sapere.

 

                                                                                                                                   ***

 

"Vi assicuro che è così, non sto esagerando. Il capitano in pratica era sopra di lei e le puntava un coltello alla gola! Io... non ho capito cosa diavolo stesse succedendo ma secondo me quei due prima o poi si ammazzano a vicenda."

Jean era letteralmente sbiancato, mentre Sasha ascoltava incuriosita mentre smangiucchiava avidamente un pezzo di pane caldo appena sfornato.

"Ma... ma in che senso era sopra di lei, cioè in che modo e perché?" Jean cercò in qualche modo di approfondire la questione senza nascondere una palese gelosia di fondo.

"Cosa vuoi che ne sappia, è esattamente come ti ho descritto, e comunque ero lì per chiamare il capitano non certo per chiedere spiegazioni. Avevano sicuramente lottato era evidente, è stato proprio il rumore dei loro colpi a farmi capire dov'erano."

"Ma scusa Jean, a te cosa importa. Sappiamo tutti che Mikasa si è completamente chiusa in se stessa nell'ultimo periodo. Tenendo alla larga persino Armin. Se il capitano Levi le ha dato una bella strigliata le avrà fatto senz'altro bene." concluse Sasha.

"È chi ti dice che non sia stata lei a suonargliele! Mikasa è sempre stata la migliore di noi e sicuramente l'unica che può lottare alla pari con il capitano, secondo me il piccoletto se l'è vista brutta stavolta."

"Chi è che se la sarebbe vista brutta Kirschstein?" come al solito Jean aveva parlato a voce troppo alta, coprendo persino l'entrata di Levi che aveva ascoltato l'ultima parte della conversazione.

Col fiato corto e il cuore in gola cerco di spiccicare una qualche giustificazione. "Nessuno signore, le mie erano solo semplici supposizioni." disse, provando a correggere il tiro.

"Smettetela di comportarvi come delle pettegole e mettetevi al lavoro. Ho il sospetto che più tardi il comandante vorrà parlare anche con voi."

"Sissignore!" risposero sugli attenti prima che lui varcasse la porta dell'ufficio di Hanji.

 

                                                                                                                                  ***

 

"Finalmente ti sei degnato di raggiungermi."

"Non sapevo avessi fretta."

Solo in quel momento Hanji sollevò lo sguardo dalla lettera che aveva tra le mani osservando Levi. "Non hai una bella cera sai... secondo me te la sei vista brutta."

Adesso ci si metteva pure lei. Lo sguardo torvo che lui le lanciò era un chiaro invito a non andare oltre in quella conversazione. Il sorrisetto divertito di Hanji lasciò intendere che aveva colto l'avvertimento, e confermato le sue parole.

"Comunque veniamo a noi, accomodati..." il comandante aprì il cassetto della sua scrivania spostando uno scomparto ancora più interno. Ne estrasse fuori altre due fogli identici a quello che aveva tra le mani. Li aprì porgendoli a Levi.

"Che roba è?"

"Leggi..."

Gli bastarono poche righe per capire il mittente e lo scopo di quelle lettere. Gli occhi di Levi si spalancarono per qualche secondo, tornando subito dopo seri e sospettosi. Stettero in silenzio entrambi finché lui non ebbe finito di leggere tutto. Poi riconsegnò le lettere ad Hanji guardandola con evidente irritazione.

"Da quand'è che hai in mano questa roba e perchè non mi hai detto niente. Ma soprattutto... cosa hai intenzione di fare?"

Per la prima volta da quando era nell'esercito Hanji sembrò soppesare le sue prossime parole. "Calmati... una risposta per volta. Le ho ricevute da una decina di giorni a questa parte, volevo accertarmi di avere qualcosa di concreto in mano prima di parlartene. Per questo ho spinto affinché mettessi in riga i ragazzi. Se le cose andranno come penso serviranno tutti gli uomini a nostra disposizione comprese le nuove reclute.”

"Ehi... frena, frena, cerca di mandare ossigeno a quel tuo cervello bacato. Non avrai intenzione di assecondarlo spero?"

Lo sguardo di Hanji si incupì, accadeva spesso ultimamente, soprattutto quando si trovava in disaccordo con Levi. Ormai l'aveva capito, l'eredità lasciatale da Erwin era qualcosa di suo soltanto, che avrebbe dovuto portare in solitudine, pagandone il prezzo.

"È presto per dirlo. Le informazioni a nostra disposizione sono ancora scarse, ma pare che qualcosa di grosso si stia muovendo a Marley. Hai letto anche tu... presto ci invierà ulteriori dettagli."

A quel punto la calma di Levi, semmai ne aveva avuta da quando era entrato, andò completamente persa.

"È una follia! Una delle tante se vuoi davvero sapere come la penso. Questi sono i vaneggiamenti di un ragazzino troppo cresciuto che adesso vuole giocare alla guerra." Urlò alzandosi in piedi e sbattendo la mano sulle lettere ancora sparse sopra la scrivania.

"Credi che non sappia i rischi? Ma l'eventualità di lasciare Eren in mano al nemico è anche peggio. Se riescono a portarlo dalla loro parte per noi è finita. Non avremo niente da poter usare contro di loro."

"E tu pensi che l'abbiamo mai avuto?"

"Che vuoi dire?"

Levi andò alla finestra dell'ufficio, da fuori si potevano appena sentire le voci dei ragazzi che cominciavano il loro allenamento mattutino, una cosa alla quale lo stesso capitano esigeva non dovessero mai mancare. Ognuno aveva un compito. Sasha dava istruzioni su come usare al meglio le armi da fuoco. Jean e Connie aiutavano le reclute con il movimento tridimensionale. Mikasa faceva loro da avversario nel corpo a corpo. Levi si sorprese nel vederla già ripulita e ordinata unirsi agli altri. Di solito lei evitava di stare in gruppo e aiutare i compagni, preferendo beccarsi la solita ramanzina.

"Li vedi quei ragazzi là fuori quattrocchi... loro vanno avanti giorno dopo giorno perché hanno fiducia in lui, o almeno hanno scelto di averne. In qualche modo hanno abbracciato il suo sogno facendolo diventare anche il proprio. Lo hanno aiutato, assecondato e sostenuto, dovrebbero essere quelli che lo conoscono meglio. Eppure se adesso gli chiedi di Eren nei loro occhi si forma un'espressione di paura e incertezza. Tu vuoi davvero che io mandi quei ragazzi a Marley a morire per lui?"

Hanji aveva compreso perfettamente i sentimenti di Levi, e forse se non avesse ricoperto il ruolo di comandante avrebbe ragionato allo stesso modo. Adesso invece il suo compito era quello di valutare la scelta più vantaggiosa e meno rischiosa per Paradis, anche se ciò implicava possibili perdite.

"Credo che nessuno di noi abbia mai combattuto per andare a morire Levi. Ognuno di noi era mosso da speranze e sogni, molti dei quali adesso giacciono sepolti sotto strati di terra. Credo che Eren abbia qualcosa in mente..."

"Certo che ce l'ha! Ci sta chiedendo di fare la guerra con lui, alle sue condizioni. Il punto è un altro però."

"Ovvero?"

Levi si voltò a guardarla ed Hanji capì l'amarezza che celava il suo sguardo. "Quando avrà compreso che non siamo d'accordo con il suo modo di agire, cosa saremo noi per lui. Amici o nemici?"

Il volto di Hanji sembrò una maschera di cera, immobile e inespressivo, archiviò nella sua mente il dubbio insinuato da Levi e capì che si stavano muovendo su un terreno accidentato dal quale difficilmente sarebbero usciti illesi.

"Non alimentare le mie preoccupazioni ti prego. In ogni caso devo urgentemente mettere al corrente gli altri di queste missive inviateci da Eren, magari con l'aiuto di Armin e Mikasa potremmo capire meglio le sue intenzioni."

Lo sguardo basso e pensieroso di Levi sembrò animarsi improvvisamente non appena la donna fece i nomi dei due ragazzi.

"Tieni Mikasa fuori da questa cosa. Parlane con Armin o con chi diavolo vuoi ma non coinvolgerla." disse nel suo solito tono di voce basso ma imperioso.

"E perché mai? Ti ho appena detto che a breve renderò conto a tutti di come stanno le cose. Loro due sono quelli che meglio lo conoscono, il loro consiglio potrebbe essere determinante."

"Forse quello di Armin ma non certo di Mikasa. Lei non sa essere obbiettiva quando si tratta di Eren, si farebbe ammazzare pur di salvarlo senza pensare ai rischi che corrono gli altri."

"Questo è vero... quella ragazza è troppo coinvolta per guardare la situazione dalla giusta prospettiva. Comunque sia saprà lo stesso delle sue intenzioni, quello è inevitabile."

Ma questo Levi lo sapeva bene. Solo che avrebbe voluto più tempo... più tempo per cosa però. Per renderla forte, indipendente da Eren o sicura delle sue scelte? Ciò che sapeva per certo era che non voleva vederla nuovamente chiudersi in sé stessa con l'anima a pezzi.

"Credo non ci sia altro da aggiungere. Farò radunare i ragazzi prima dell'ora di pranzo, così potrai parlare loro con calma." incrociò le braccia al petto dirigendosi verso l'uscita.

"Un'ultima cosa Levi..." Hanji lo richiamò facendolo voltare appena di profilo "... tu invece credi di riuscire a rimanere obbiettivo in questa situazione?" il capitano sembrò volerla incenerire solo guardandola.

"Ma di che diavolo parli?"

Ad Hanji in realtà non serviva una risposta, gli bastò notare il modo in cui si era improvvisamente irrigidito per comprendere che si erano capiti al volo. "Niente... niente, non farci caso. La tensione mi fa parlare a sproposito. Va pure ad avvisare i ragazzi."

Lui fece una sorta di smorfia seccata ed uscì dalla stanza.





Eccomi di nuovo per questo secondo capitolo, che non solo introduce la cara Hanji ufficialmente come nuovo comandante del Corpo di Ricerca, ma spiega un po' meglio le dinamiche che tutti stanno vivendo durante l'assenza di Eren. Sappiamo bene cosa lui stia complottando a Marley, quello che invece non conosciamo è come stia vivendo il resto della squadra a Paradis in attesa del famoso attacco a Liberio. Parlerò di questo e di tanto altro, cercando di evidenziare gli stati d'animo dei personaggi e i cambiementi che avranno nel corso della storia. Perchè non dimentichiamoci che si cresce fisicamente, ma che si cambia anche in base alle esperienze vissute e al dolore che ci colpisce in modo profondo e personale. Spero di avervi incuriositi e che resterete con me in questo viaggio fatto di speranze, sogni e rinascita. Alla prossima settimana.

 

 

 

 

   
 
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