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Autore: Immersi nella vita    24/06/2021    1 recensioni
Le avventure tragicomiche delle Nazioni alle prese con i loro sentimenti.
[ Pairing: Gerita, Spamano, Fruk, Rochu ]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17: Parole non dette 

Veneziano tornò a casa rincuorato. Le parole del francese lo avevano fatto riflettere molto ed era arrivato alla conclusione che doveva agire. Aprì la porta di casa e poggiò il cesto di vimini sul pavimento, il suo sguardo si soffermò per qualche istante sul portavivande, come era potuto accadere che il picnic fosse finito così male? Si allontanò velocemente da quei pensieri e si avvicinò con larghi passi verso il salotto. 

" Lovino sono tornato! Come stai? Mi dispiace per i cani-" il resto della frase gli morì in gola quando vide cosa stava facendo il fratello.

 Romano, che era seduto sul grembo dello spagnolo e aveva le mani sulle sue spalle, si staccò velocemente da quest'ultimo, come se avesse toccato il fuoco, e si tirò in piedi con un urlo soffocato. Entrambi avevano i volti arrossati, Lovino guardò con gli occhi spalancati il fratello, aveva il fiato corto e i capelli scompigliati e la camicia era sbottonata. Balbettò: " Fe-feliciano!? Che...che ci fai qui!? " deglutì e riprendendo un contegno aggiunse velocemente: " Non è come credi, noi, ecco il bastardo è venuto solo per sapere come stavo...e..."  Spagna si alzò in piedi,  appoggiò una mano sulla spalla di Lovino e sorridendo disse: " Ciao Feli, ero venuto a trovare Lovino, adesso vado, vi lascio chiacchierare!". Gli occhi di Romano cercarono quelli dello spagnolo, Lovino che pensava di trovarci delusione con sua sorpresa , invece, ci ritrovò mutuo assenso. Tirò un sospiro di sollievo e gli fece un piccolo sorriso.

 Prima che Veneziano potesse proferire un'altra parola lo spagnolo si era volatilizzato. I due fratelli si fissarono per qualche secondo senza dire nulla. Feliciano si sedette sul divano e chiuse gli occhi. Romano lo osservò attentamente, aveva i capelli umidi e indossava vestiti diversi, sembrava stanco.

Lovino non era pronto a rivelare la sua nuova relazione al fratello. Si sedette vicino a lui e proferì: " Non verrò mai più a uno dei tuoi stupidi appuntamenti, intesi? " Feliciano aprì gli occhi e lo guardò a lungo, il senso di colpa si rifletteva nelle sue iridi nocciola, annuì. Romano iniziò a lamentarsi di tutto quel dannato pomeriggio, di come non sopportasse i crucchi e i loro fottutissimi cagnacci e di come voleva riempire di pugni la faccia dell' ex-Nazione. Veneziano si strofinò la testa e guardò per terra, Romano si chiese perché puzzava di vino. Abbassò il tono della voce e chiese: " Hai bevuto?". Il fratello che era rimasto in religioso silenzio per tutto il tempo della ramanzina disse in un sussurro: " Sono andato a trovare Francia", solo in quel momento Romano notò i suoi occhi rossi. La preoccupazione gli infiammò il petto e chiese a bruciapelo: " Cosa hai fatto!? " il meridionale non aveva mai capito perché il fratellino teneva tanto a quel mangia-lumache. Veneziano rise appena, lo sguardo del fratello era davvero divertente, gli raccontò lentamente, ma in maniera coerente, che era andato dal francese per ricevere dei consigli. Che il "fratellone" lo aveva confortato, gli aveva dato abiti asciutti, essendo che i suoi si erano inzuppati per la pioggia, e che gli aveva perfino offerto del vino.  Non rivelò però  quali fossero questi consigli e a cosa gli servissero, disse solo che Francia era stato molto gentile. Poi aggiunse: " Ma anche tu e Spagna avete bevuto, no? " indicò con innocenza le bottiglie sul tavolino e i bicchieri.  Romano arrossì e mosse una mano infastidito, sbottò: " Lascia perdere! " e così finì la loro conversazione. 
.

Feliciano si alzò dal divano e andò nella propria camera. Si stese sul letto e si coprì il volto con le mani. Una parte di sé voleva confidarsi con il fratello, ma sapeva che non avrebbe preso benissimo il fatto che gli piaceva il tedesco. Eppure anche suo fratello aveva dei segreti, cosa c'era tra lui e lo spagnolo? Si scoprì il volto e fissò il soffitto, si alzò a sedere con uno scatto e cercò il cellulare. 

Scorse velocemente i contatti e scrisse a Germania.

«Ciao»

«Come stai?»

«Lud??»

Fissò i suoi messaggi. Dopo qualche minuto le due spunte divennero blu. Il suo cuore accelerò di anticipazione.

« Hallo, sto bene, cosa vuoi? »

Feliciano fissò lo schermo, qualcosa dentro il suo petto pulsò dolorosamente. Si ricordava vividamente la loro gita in barca, la quiete del lago, solo loro due, così vicini, il tocco caldo delle mani sul suo viso, i loro nasi che si sfioravano... . Chiuse gli occhi e fece un lungo sospiro. 
Scrisse:

« Ti sei divertito?»

Sì pentì subito di quello che aveva scritto, come poteva essersi divertito se il pomeriggio era finito così tragicamente?

« Italien, io...»

« es tut mir leid(mi dispiace) non dovevo portare i cani...come sta Romano? »

« Lovino sta bene... »

Feliciano iniziò a sudare, gli aveva scritto preso da un impulso, non sapeva cosa scrivergli. Decise che  era meglio sentire la sua voce, lo chiamò.

 "Luddy"

 "ja?"

 "Mi è piaciuto uscire con te"

Il tedesco non rispose.

 " E-ehi" la sua  voce tremava appena.

 " Voglio uscire con te " 

Germania guardò stupito il telefono, le sue guancie si tinsero di un tenue rosa. Disse a fatica:

 " C-cosa? "

L'italiano gli rispose velocemente, la voce sottile era attraversata dal nervosismo:

 " Ovviamente senza Romano o altri, solo noi due. "  aggiunse subito dopo, quasi in un sussurro: " Se a te va bene... "

Germania si sentì la testa esplodere. Veneziano lo aveva appena invitato a un appuntamento? Passò un tempo indeterminato in cui nessuno dei due parlò.  

Veneziano  boffonchiò: " Lascia stare, se non puoi va bene...io..." 

Germania si accorse che il suo silenzio aveva probabilmente confuso Feliciano. Si affrettò a dire:

 "No, no....va bene. Quando vuoi uscire?" si sentì andare le guance a fuoco.

Sul volto dell' italiano sbocciò un grande sorriso, si sentiva al settimo cielo. Un'euforia contagiosa gli attraversò il corpo come una scarica elettrica permeandolo di energia.

 Si accordarono per la domenica successiva. 
.

Prussia si sedette accanto al fratello e gracchiò: " Allora come va con il piccolo Feli? " un ghigno gli attraversava il viso.  Il volto di Germania si fece ancora una volta infuocato, balbettò: " C-cosa vuoi dire?". Prussia si mise a ridere e rispose: " Andiamo, West, sai benissimo di cosa sto parlando! Feliciano continuava a farti gli occhi dolci, cosa è successo quando vi siete allontanati per fare un giro in barca? " lo guardò come una comare pronta a carpire gli ultimi pettegolezzi del vicinato. Ludwig corrucciò le sopracciglia e disse irritato: " Non sono affari tuoi! ". Gilbert lo guardò in modo fintamente ferito e soggiunse:" Ma sono il tuo magnifico fratellone, certo che mi interessa! Su, non essere timido, puoi confidarmi le tue turbe amorose! " gli fece l'occhiolino.
L'imbarazzo e il fastidio colorarono le guance del tedesco, perché il fratello doveva essere così invadente!? Sospirò e disse duramente: " Non c'è assolutamente niente tra me e Italien, non capisco cosa vuoi da me... " e pensò fra sé 'e anche se avessi bisogno di consigli amorosi non andrei a chiederli a te'.

 Calò un breve silenzio. Il prussiano sospirò, si mise in piedi e disse allora in modo provocatorio: " Be', se non ti interessa il piccolo Italien vuol dire che posso corteggiarlo io, non è vero?" . Germania si fece pallido e lo guardò sconvolto. Gilbert continuò: " Che c'è perché fai quella faccia? Feliciano è così carino e si merita qualcuno che sappia apprezzarlo~! ". Il prussiano continuò a sorridere aspettando una reazione da parte del fratellino. Ludwig disse infine a fatica:" C-cosa? " sembrava non riuscire a comprendere le parole del fratello. L'albino scoppiò ridere in modo sguaiato e una volta che le risate smisero di scuotergli il petto aggiunse agitando una mano: " Tranquillo, stavo scherzando - Feli è tutto tuo~" gli fece l' occhiolino e lasciò la stanza.

 Germania si sentiva frastornato. Era confuso, lui e l'italiano erano buoni amici, allora perché le parole del fratello gli avevano fatto contorcere lo stomaco? Una voce nella sua testa gli suggerì che si trattava di gelosia, ma scacciò subito questo pensiero. Tra lui e l'italiano non ci poteva essere niente, non importava se il suo cuore accelerava ogni volta che Feliciano gli regalava un sorriso, loro erano Nazioni e come tali erano legate solo al loro popolo. Aveva fatto l'errore, anni prima, di confondere l'amicizia con l'amore, il ricordo di quel San Valentino gli risultava ancora spiacevole. Non voleva più riprovare quel senso di totale imbarazzo e ineguatezza, la sensazione di aver fatto un madornale sbaglio e di sentirsi rifiutato. 
Sospirò e si passò una mano fra i capelli, perché l'italiano era sempre così complicato da gestire?
.

Romano fissò la parete di fronte a sé in maniera assente. Non riusciva a pensare a niente, nella sua testa continuavano a riproporsi le immagini di Spagna, del suo sorriso, delle sue labbra, dei suoi baci. Si abbracciò da solo e ripensò al tocco delle sue forti braccia, al suo profumo di spezie e pomodori, quel calore a cui desiderava solo soccombere. Un gemito gli scappò dalle labbra e afferrò il cuscino stritolandoselo al petto. Non riusciva ancora a crederci, si erano messi insieme? L'euforia del vino gli aveva dato coraggio e gli aveva fatto fare cose che a mente lucida non avrebbe mai fatto. Sospirò e si toccò il petto,  quel tepore che si era sprigionato fra i due continuava a scaldargli il cuore, era così felice. Un sorriso ebete gli allungava le labbra.
  Lanciò il cuscino contro la parete. Ma che stava facendo!? Perché si stava comportando come una ragazzina innamorata!? Si rotolò sul divano e guardò corrucciato il soffitto. Pensò ' maledetto Antonio perché non mi esci dalla testa?'.  

Scrisse un breve messaggio:

« Ohi, sei già arrivato a casa?»

La risposta arrivò immediata:

« Sì, Romanito~ <3 »

Lovino alzò gli occhi al cielo sorridendo, e scrisse:

« Senti, per oggi...ecco...»

«...Sì?»

« Vedi...non ti sei offeso per prima, vero?»

« In che senso?»

Romano sbuffò e digitò velocemente:

« Nel senso, per Feli- ecco... »

Non riusciva a trovare le parole giuste per descrivere quello che voleva dire. In realtà le sapeva ma non aveva il coraggio di scriverle.

' Ti sei offeso quando non ho detto a Feliciano che stiamo insieme? Perché stiamo insieme, giusto?'

Spagna gli rispose:

« Certo che no! Va bene davvero , ci sarà l'occasione giusta per dire a tutti che stiamo assieme, mi amor💕~ »

Lovino sentì il cuore accelerare, sorrise e iniziarono a conversare delle piccole cose,  come stavano le sue tartarughe, che programmi aveva per le prossime settimane e altro ancora.


// Domenica, penultima settimana d'ottobre  //

Era  finalmente giunto il fatidico giorno dell'appuntamento.  Alla fine avevano deciso di farlo a casa di Feliciano a Venezia.
L' italiano aveva passato i giorni precedenti a cercare su internet diverse idee e consigli su come organizzare il perfetto appuntamento.  Si disse che sarebbe stata l' occasione perfetta per confessarsi. 

Si guardò allo specchio in modo apprensivo, passandosi per la millesima volta la spazzola tra i capelli.   Aveva deciso di invitarlo nella sua casa "lussuosa", un appartamento al piano nobile di un antico palazzo affacciato sul canal grande. Iniziava già  a pentirsi della scelta. Di solito lo avrebbe portato nella sua casetta appena fuori città, ma aveva seguito l' istinto e aveva deciso di portarlo lì. Posò la spazzola sul comodino e si passò le mani lungo la camicia bianca di cotone, gli calzava a pennello fatta dalle mani esperte del suo sarto di fiducia. Una preziosa cintura gli avvolgeva la vita, sostenendo gli eleganti calzoni neri. Ai piedi portava le sue scarpe più belle. Aggiustandosi i polsini si chiese se forse non aveva esagerato, se si era vestito in modo troppo elegante.

 Il suo viso assunse un'espressione pensosa, avrebbe trovato il coraggio di confessarsi? Si diede un leggero schiaffo sulla guancia e scrollò con veemenza la testa, doveva smetterla di farsi mille paranoie!

Uscendo dalla sontuosa camera da letto, si diresse verso il soggiorno. Un sospiro gli lasciò le labbra, le finestre che davano sul canal grande illuminavano lo spazio, grandi affreschi a muro a sfondo mitologico e religioso lo salutavano con i loro vivaci colori, le tinte del tramonto rendevano l'atmosfera magica. 

Rimase sulla soglia della porta ad osservare  il tutto in contemplazione, si ricordava ancora quando erano stati affrescati, alcuni erano stati realizzati dai suoi cittadini altri li aveva posati lui stesso. Non aveva mai invitato nessuno, a parte Romano, in quella casa. Era un luogo che risplendeva nel lusso, di quando Venezia era ancora la regina dell'Adriatico, stucchi, statue, dipinti, tessuti preziosi adornavano le stanze, risplendendo nel loro lusso e nel loro sfarzo. Pensò che Ludwig lo avrevve preso per un vecchietto. Poteva sempre portarlo a fare un giro nella città, andare in un ristorante, ma aveva passato giorni interi a pulire la casa poco usata e aveva già preparato la cena... . 

I suoi pensieri vennero interrotti dal suono del campanello. Era arrivato. 

Col cuore in gola andò ad aprire la porta. Germania gli sorrise leggermente, l'italiano lo accolse festoso, tutte le sue preoccupazioni svanirono come neve al sole, un grande sorriso gli solcava le labbra, gli occhi rilucevano di gioia. Il tedesco non ebbe il tempo di salutarlo che Veneziano lo abbracciò e sollevatosi sulle punte dei piedi gli diede due baci sulle guancie, esclamando: "  Ciao, ti aspettavo, entra pure, puoi appoggiare la giacca lì" indicò l'attaccapanni in ottone. Ludwig  rimasto leggermente frastornato dai saluti così calorosi dell'italiano, si riprese subito e lo salutò a sua volta. Disse: " Ciao Italien, è sempre un piacere venire qui, Venezia è sempre bellissima, anche in autunno". Feliciano gli sorrise, iniziava a sentirsi le guancie calde. Appoggiò una mano sul braccio di Ludwig e lo invitò a entrare in soggiorno. 

Germania si guardò meravigliato in giro, sembrava di camminare in un'opera d'arte, il pavimento alla veneziana, il soffitto a botte affrescato, l' imponente lampadario di cristallo e i sontuosi  mobili gli diedero l'impressione di aver fatto un viaggio nel tempo e di trovarsi di fronte a un salotto settecentesco. 

Veneziano disse: " Cosa ne pensi della casa? Troppo vecchia? " Ludwig si riprese dal suo stupore e disse: " No, no è magnifica " e aggiunse: " mi piace in particolare quell'affresco, da chi è stato fatto?" indicò la figura di una donna in un chitone che osservava abbandonata e scomposta la riva del mare lontano, uno sguardo affranto le adornava il volto. Il sentimento di dolore e abbandono erano perfettamente resi dai colori e dalle pose. Feliciano arrossì di imbarazzo e disse: " Be' questo in realtà è opera mia, rappresenta Laodàmia che aspetta Protesilào*" . Germania sorrise e disse: " Il mito raccontato da Ovidio nelle Eroidie? ". Veneziano si illuminò e disse festante: " Lo conosci anche tu? Adoro le sue storie, i poeti del nonno sono davvero bravi! Be' sì, sono proprio loro. In realtà a volte mi sono detto di riaffrescare questa parete perché non mi convince più molto. Però la loro storia mi aveva particolarmente colpito, era davvero commovente" . Si sedettero sul divano, Feliciano iniziò a divagare sui diversi miti che gli piacevano, Ludwig lo ascoltava attentamente sorridendo appena.
 Era stata una settimana stressante e anche lui aveva aspettato con impazienza questo incontro.
L'italiano gli prese la mano e disse: " Lud, ho preparato una bellissima cena, vieni andiamo nella sala da pranzo. ".

Lo condusse nella stanza adiacente attraverso il corridoio.
Italia aveva utilizzato un magnifico servizio di piatti e la sua argenteria migliore. Un vaso di fiori decorava il centro della tavola e due candele accese rischiaravano l'ambiente immerso nella penombra serale. 

Seduti da soli a quel tavolo, Feliciano iniziò ad agitarsi, doveva confessarsi prima  o dopo la cena? Passò una mano sulla tovaglia ricamata e appiattì una piega.

 Iniziò a servire le pietanze, come primo mangiarono bigoli con l'anatra** con un buon bicchiere di vino rosato. Germania gli fece i complimenti, Feliciano continuò a parlare del più e del meno durante l'intera prima portata. Per secondo l'italiano servì un altro classico della tradizione culinaria veneta, il baccalà alla vicentina*** servito insieme alla polenta. Veneziano rise quando vide l'espresione che il tedesco fece quando gli rivelò che aveva impiegato quattro ore nella preparazione del piatto. Il tempo passava e Feliciano non si decideva a fare la sua mossa.

 Sospirò e allungando la mano lungo il tavolo la appoggiò su quella del tedesco. Gli occhi zaffiro di quest'ultimo si sollevarono dal piatto e si trafissero nei suoi. Il cuore gli pulsava tra le costole, il tempo sembrò fermarsi in quell'istante. Se si fosse sporto avrebbe potuto cercare le sue labbra e cogliere la sua espressione sorpresa? Scacciò subito quel pensiero e separò le loro mani. Il tempo riprese a scorrere. 

Disse : " Scusa, Lud, vado un attimo in bagno" gli sorrise come per scusarsi e fuggì quasi dal tavolo. Il " Va bene" di Ludwig un' eco sottile alle sue orecchie. 

La porta del bagno si richiuse alle sue spalle con un tonfo sordo. Si fermò davanti allo specchio e fissò il suo riflesso, due grandi occhi dai riflessi ambrati lo guardavano affranti. Chiuse le palpebre e cercò di respirare, si sentiva a un bivio. Aveva pensato che sarebbe stato più facile, ma in quel momento tutto il coraggio che aveva provato a tirare fuori era svanito in un istante, sorclassato dall'improvvisa e sconfinata paura. Aprì e guardò dolorosamente di fronte a sé, cosa avrebbe fatto se fosse stato rifiutato, la loro amicizia sarebbe finita, o peggio si sarebbe guastata irreparabilmente mettendoli in una posizione scomoda. Si aggrappò al lavabo di marbo e cercò di contenere le lacrime, la prospettiva di poter perdere Ludwig per il suo egoismo lo distruggeva. Era questa la sua paura più grande. Sapeva cosa voleva dire perdere qualcuno a cui teneva.

 Eppure non era proprio per questo che lo stava facendo? 

La realizzazione gli fece sgranare gli occhi, calde lacrime scivolarono lungo le guancie cadendo sulla superficie di marmo. Si tappò la bocca con una mano, aveva deciso di confessarsi a Ludwig per non ripetere l'errore fatto con Sacro Romano Impero, eppure nel momento in cui si era ritrovato di fronte alla scelta si era tirato nuovamente indietro.

 Un singhiozzò gli scosse il petto, il cuore pulsò dolorosamente come attraversato da una coltellata, vecchie cicatrici e ricordi lo assalirono come antichi fantasmi. Si passò una mano tremante sugli occhi cercando di asciugare le lacrime. Aprì il getto d'acqua e si lavò il viso. Aveva le guancie e il naso leggermente arrossati, le perle d'acqua gocciolarono lentamente verso il basso. Una volta calmatosi sorrise amaramente allo specchio, la consapevolezza  della sua decisione gli gelò il cuore. 

Ritornò con un sorriso a trentadue denti dal suo ospite, si scusò per l'attesa e continuarono la loro cena. Il rumore delle vettovaglie riecheggiava nella sala. Veneziano bevve due bicchieri di fila e facendosi allegro continuò a intrattenere il suo amico con battute e racconti, il sorriso non lasciava le sue labbra.

 Conclusero con un tiramisù al caffé.

Arrivati alla porta, Veneziano disse: " Ludwig, io-". Germania si girò e lo guardò in modo interrogativo. Feliciano si sentiva girare la testa, balbettò: " Ecco è stato divertente. Vedi ti ho invitato perché mi mancavi. E penso che ogni tanto dovremmo passare del tempo insieme...siamo sempre impegnati con il lavoro e-" la voce gli morì in gola. Lo sguardo del tedesco si ammorbidì, gli accarezzò la guancia, Feliciano si sentì mancare il respiro. Il tono profondo e baritonale di Ludwig gli arrivò dritto al cuore: " Anche a me è mancato uscire con te. Grazie Feli" . Veneziano chiuse gli occhi trattenendo le lacrime e lo abbracciò. Ludwig ricambiò l'abbracciò, lo strinse a sé e gli accarezzò lentemente la schiena e i capelli. Dopo un tempo indefinito si staccarono dall'abbraccio, entrambi avevano i visi leggermente arrossati. Feliciano si alzò sulle punte e gli diede un bacio sulla guancia, gli sorrise e ritrovando la voce riusci a dire: " Fai buon viaggio". Ludwig si toccò con  le punte delle dita la guancia, gli sorrise e lo salutò. 

Feliciano fissò a lungo la porta chiusa davanti a sé. Ludwig se ne era andato, così come le sue speranze di confessarsi.
.

La notte era scesa sulla città lagunare e la pioggia aveva preso a cadere fitta.

Veneziano guardò malinconicamente le finestre, un senso di vuoto gli scavava il petto, il cielo rifletteva il suo umore. Le sue labbra che avevano continuato a sorridere per tutta la durata della cena, ora rimanevano piatte. Un senso di abbattimento gli pesava sul capo, alla fine ci aveva riprovato, ma come prima non era riuscito a pronunciare quelle fatidiche parole. Era troppo stanco per piangere, e si mise a sparecchiare la tavola, vedere tutti quei piatti gli ricordava con crudele ironia quanto cura aveva messo a preparare il tutto. 

Dopo aver sparecchiato la tavola si abbandonò sul divano del salotto, in mano aveva il resto della bottiglia di vino che non avevano finito. Il profumo floreale e il gusto fresco con quella nota acida gli allegerirono la testa. Avrebbe dovuto chiedere al tedesco di rimanere anche dopo la cena, avrebbe dovuto baciarlo. Un sospirò gli lasciò le labbra, i suoi occhi vuoti si posarono sul suo affresco. 

Gli vennero alla mente i versi di Ovidio ' Finché potei guardare mio marito, guardare mi dava sollievo, ed inseguii a lungo i tuoi occhi con i miei; quando non potevo più vederti, potevo vedere le tue vele, e le vele trattennero a lungo il mio sguardo. Ma dopo che non vidi più te, le vele che si allontanavano, e ciò che guardavo non era altro che mare, anche la luce se ne andò con te, e, fattosi buio all'improvviso, mi si dice che, pallida, caddi sulle ginocchia che si piegavano. '

 Era questo che aveva ispirato la sua mano all'epoca. La storia di un amore fedele stroncato da una guerra. Anche lui aveva aspettato fedelmente qualcuno, che purtroppo non era più tornato. 

Continuò a pensare al componimento chiuse gli occhi e disse: "Giuro sul tuo ritorno e sul tuo corpo, che sono i miei numi, e sulle fiaccole unite del cuore e del matrimonio, e sulla tua testa - che possa vederla imbiancare per la canizie, e che tu possa riportarla indietro con te! - giuro che io ti raggiungerò, come compagna, ovunque tu sia chiamato, sia che... ahimè, quel che temo - sia che tu sopravviva" era quell' ironia patetica e quel senso di nostalgia che lo avevano colpito. 

Gli déi le avevano restitituito suo marito per tre ore. Sacro Romano Impero non era più tornato. Aveva sempre trovato triste questo mito, come hanno pasato quelle tre ore? Non è troppo crudele, riportarlo indietro per poi mandarlo via?

Chiuse gli occhi pensando che avrebbe davvero dovuto riaffrescare  quella maledetta parete.


Note:

* Laodàmia e Protesilào= Laodàmia era la figlia di Acasto, re di Iolco, e fu la sposa di Protesilào, che fu il primo dei greci ad arrivare sulle sponde Troiane e il primo  a cadere in battaglia, per le mani di Ettore. Laodàmia, distrutta dal dolore implorò gli déi di poterlo rivedere una sola volta ancora, impietositi le restituiscono il marito solo per la durata di tre ore. Fece poi costruire una statua di bronzo o di cera a somiglianza del defunto marito e la mise nella camera da letto per dedicargli i riti sacri. Un giorno il servo che le portava la frutta da offrire alla statua, sbirciò dalla serratura e la vide mentre baciava e abbracciava la statua, pensando che fosse un amante andò dal padre di lei, che si precipitò nella stanza e vide la statua. Per non far più soffrire la figlia fece costruire una pira e ordinò di bruciarvi la statua, Laodàmia, non reggendo al dolore, vi si gettò sopra e fu arsa viva.

** I bigoli con l’anatra (detti anche bigoli co’ l’arna) sono un piatto tipico della tradizione veneta.
I bigoli o “bigoi” è un tipo di pasta all’uovo del diametro di 2 mm e lunga circa 20 cm. Si ottiene passando l’impasto in una trafiliera al bronzo detta bigolaro dove si ottengono spaghettoni spessi di superficie ruvida.

*** baccalà alla vicentina: È un secondo piatto di pesce tipico del Veneto. Per questa ricetta si utilizza il merluzzo essiccato e non quello conservato sotto sale, anche se il nome potrebbe trarre in inganno. Per saperne di più potete esplorare il sito della confraternita del baccalà alla vicentina.
https://baccalaallavicentina.it/la-confraternita/#:~:text=La%20Confraternita%20del%20Bacal%C3%A0%20alla%20Vicentina%20nata%20con,compito%20con%20un%E2%80%99intensa%20attivit%C3%A0%20organizzativa%2C%20filantropica%20e%20culturale.

Note dell'Autrice:

Salve a tutti! Ecco il nuovo capitolo^^, chiedo scusa per il ritardo ma sono successe un sacco di cose   eh eh 

Ebbene sì, un capitolo Gerita....questi due piccioncini sono ancora bloccati nella friendzone v.v, già....e il piccolo  Feli ha mental breakdown in bagno, confessarsi al proprio miglior amico non è mai facile. 

Devo revisionare alcuni aspetti importanti della trama originale, quindi gli aggiornamenti potrebbero essere più lenti (anche per il fatto che i miei problemini di salute mi rallentano un po') , ma cercherò comunque di mettere ogni volta un capitolo fatto al meglio delle mie possibilità.

Ringrazio tutti i lettori che ancora stanno leggendo questa storia. Fatemi sapere nelle recensioni cosa ne pensate , i commenti mi motivano molto  ^^~

A presto 💖.








 
   

 


   
 
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